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domenica 7 ottobre 2018

E' lecito mentire per il politico?

La verità è la condizione della democrazia. Viceversa, l'uso sistematico della menzogna è la negazione della democrazia.
Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini delle caricature di uomini politici - disegnate per il periodico britannico Vanity Fair (1868-1914) - del pittore italiano Adriano Cecioni (1836-1886).

Adriano Cecioni, 
William Henry Smith
“Quid est  veritas?”  (Pilato).
-  “Il politico che dice la verità è quello che non bara, cioè quello che rispetta le regole, sintetizzabili in alcuni principi di cui abbiamo già parlato: la coerenza fra ciò che si enuncia e ciò che si fa, il rispetto dell’umanità dell’avversario, l’accettazione degli errori, l’assenza di interesse personale nelle azioni pubbliche, l’assunzione di responsabilità. Quest’ultimo punto è forse il più importante. Non trovi  inaccettabile che quando le cose vanno bene ci si attribuisca ogni merito, e quando vanno male si dica che è colpa dell’opposizione o dell’eredità di chi governava prima o, addirittura, dell’ingovernabilità della città (ogni riferimento a Roma è del tutto voluto) o del Paese?” (Gianrico Carofiglio con Jacopo Rosatelli, Con i piedi nel fango, Conversazioni su politica e verità, ed. Gruppo Abele,Torino, gennaio 2018, edito prima del 4 marzo).
- “Esiste un nesso inscindibile tra verità e democrazia perché la menzogna inganna il cittadino sullo stato delle cose e quindi gli impedisce di esercitare efficacemente i suoi diritti politici. La verità sta alla democrazia come la menzogna sta alla sua assenza” (L. Violante, Politica e menzogna, Einaudi 2013, frontespizio).
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Premessa. Ogni sguardo critico sugli altri esige sempre lo sguardo critico su se stessi. Nessuno è proprietario della verità. E’ sempre possibile - a volte difficile - cogliere in ogni diverso punto di vista “scene della verità” (1). Le mie  critiche sono rivolte prima di tutto a me stesso. Non ci sono persone da condannare. Ciò non significa non giudicare negativamente comportamenti e correlate ideologie per me inaccettabili. Non le persone. Le persone si rispettano, si ospitano nell’ascolto, si accolgono nella gentilezza, soprattutto nel dialogo, che può essere anche di pieno dissenso e di chiara ferma contrarietà di idee: è il sollen del cittadino responsabile.
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Adriano Cecioni, 
John Francis Maguire
Menzogna: versione falsa (immaginaria o alterata o inventata) della realtà.
E’ lecito per il politico mentire? Vexata quaestio da Platone a Machiavelli a Kant (2) alla Arendt (3)! Viviamo una strana contraddizione schizoide: in ogni campo dell’agire non si perdona al bugiardo la mancanza di “parresia” (4), ma si è disposti a discolpare il politico che giustifica la sua menzogna come “farmaco” per il bene della collettività o si autoassolve dall’inganno preelettorale (al fine di vincere le elezioni) e spergiuro postelettorale (conseguente a promesse irrealizzabili) perché vittima giocoforza di imprevedibili nefandezze, complotti degli avversari, disastrose condizioni socioeconomiche nascoste dai precedenti governi. Quanti anni luce è distante il monito kantiano “chi mente abolisce la società”! La storia di ieri e di oggi è piena di comportamenti menzogneri alla base di vicende che hanno determinato e determinano le sorti di generazioni intere (5). La menzogna insomma è la cartina di tornasole che  separa il politicante  dal “politico che dice la verità” (6). 
In un’ipotetica democrazia totalitaria o populista non ci meraviglierebbe l’uso sistematico della menzogna, barattata come lapalissiana realtà, per creare conformi platee che rinuncino a pensare, disponibili a considerare le notizie false come diffuse verità. Non è più necessaria la violenza bruta, invisa ed antipopolare, molto meglio la conquista del potere mediatico con l’uso accorto dei media e l’ossessiva spasmodica quotidiana ricerca del consenso per sentirsi dire sempre di sì, per enfatizzare inesistenti successi (tanto la gente non serba memoria), per stordire con irresistibili slogan futuristi (“lavoriamo per voi, faremo, cambieremo, spazzeremo via, non sbarcheranno più, aboliremo la povertà, l’Europa se ne farà una ragione…”), per eccitare e canalizzare le proteste (spesso legittime) di tanti “umiliati ed offesi” contro chi, indifeso capro espiatorio, è più umiliato ed offeso di loro, per gettar fango sugli avversari responsabili di ogni male. 
Adriano Cecioni, 
Viscount Enfield
Decisivo strumento è la “neolingua” mediatica, meglio se volgare e scorretta, conclamata come atto di coraggio che sbriciola le distanze tra “popolo” e governanti: linguaggio che propina notizie mai asettiche, sempre infarcite di espressioni o gesti suggestivi e simbolici, fascinosi, ora eccitanti ora seducenti, dove elemento fondamentale è dire senza mai dire. Così nell’ipotetica democrazia totalitaria o populista - alla scuola accelerata di seduttori-manipolatori, sondaggisti di professione e, oserei dire, di professionisti dell’inganno - si è inondati da meccanismi di persuasione coercitiva, sapientemente dosati, pescando qua e là nella sfera dell’inconscio e dell’irrazionale. E’ molto semplice: prioritario non è il bene comunitario, sono le emozioni, le pulsioni, gli interessi, i mi piace” delle  platee conformi, il tutto trasformato a spron battuto nel bonum commune. Nell’ipotetica democrazia populista ed in clima di grande  incertezza si corre tutti verso la società dell’Uguale descritta da Byung-Chul Han; si colonizzano progressivamente i media e le poltrone di responsabilità; all’opinione pubblica, fragile ed addomesticata si richiede una sorta di fidelity card o meglio di compiacente servilismo. E chi non ci sta? Fuori!, perché nella società dell’Uguale non c’è bisogno di impedire o proibire per legge la parola diversa: basta e avanza l’autocensura, la rimozione collettiva indotta dal riflesso condizionato inconscio o ben conscio (come recentemente ci ricordava Rossana su questo blog, a proposito di un racconto di Buzzati: qui). A questo punto mi è spontaneo il riferimento ad Orwell “1984” (7).
Per fortuna nostra non viviamo nell’ipotetica democrazia di cui sopra.  E tuttavia anche nella nostra imperfetta democrazia, più formale che sostanziale, non è facilmente smascherabile la menzogna politica (8).
Adriano Cecioni, 
Samuel Morley
Ripeto: non si tratta di demonizzare nessuno, ma si deve prendere atto che sta prendendo piede un comportamento politico a metà guado tra un fondamentalismo in apparenza non violento ed un cinismo manifestamente manicheo. E’ credere di poter persuadere non attraverso la ragione, la forza  dell'educazione e dei fatti, ma tramite la manipolazione dei media, l’impudenza verbale che irride l'avversario e il marchingegno delle emozioni pilotate. Nella ridda di maschere che si indossano e subito si  smettono la coerenza diventa burla (si dice e si fa tutto ed il contrario di tutto), l'accoglienza e l’ospitalità  cedimento e vile debolezza. Si vive tranquillamente la teoria-prassi della convertibilità degli opposti in base a cui ogni atto è giustificato perché mai contraddittorio rispetto al nulla. Che fare? I più temibili avversari del comportamento politico mendace sono uomini e donne che ritengono il rapporto etica-politica questione fondamentale. Proprio per questo pretendono che i politici sappiano comunicare non solo in modo  chiaro e comprensibile ma soprattutto parlino con il linguaggio  di una coerente ed avvincente testimonianza, sola capace di persuadere le menti e coinvolgere i cuori.  Alieni  da ogni radicalismo controproducente, non temono né il dialogo né la mediazione tra le parti (9), convinti che il “principio responsabilità” riguarda tutti, perché la politica è dentro ognuno di noi, è il difficile mestiere di vivere e crescere di ogni cittadino, ognuno personalmente anche se diversamente responsabile  delle relazioni  in ogni situazione: famiglia, gruppo, imprese  private, istituzioni pubbliche e politiche (locali nazionali internazionali).
Sono donne ed uomini che, nelle loro diverse opzioni politiche “pensano”, considerano il pensare “obbligo morale” (10), con ciò liberi dallo stato di minorità imputabile a se stessi. 
Adriano Cecioni, 
Spencer Horatio Walpole
“Minorità è l'incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stessi è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto d'intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro.[…] La gran parte degli uomini, pur essendo stati creati liberi dalla Natura ("naturaliter maiorennes") si accontenta molto volentieri di rimanere "minorenne" per tutta la vita. Questa condizione è dovuta o a pigrizia (non assumersi le proprie responsabilità, è una scelta comoda), o a viltà (non si ha il coraggio di cercare la verità). In ogni caso il risultato di questa non-scelta è la facilità per i più scaltri (o i più potenti) di erigersi ad interessati tutori di costoro […] infanti per tutta la loro vita” (11).

Note.
(1)  cfr. S. Natoli, Scene della verità, coll. Piccoli Fochi,, Morcelliana, 2018, p.5.
(2)  Per Kant “chi mente abolisce la società”. A seguito della critica mossagli nel 1796 da B. Constant, che gli contesta il carattere incondizionato dell’imperativo morale, Kant risponde  con il breve saggio "Su un preteso diritto di mentire per amore dell'umanità". Si può leggere la controversia in È lecito mentire?, I. Kant-B. Constant, Ed. Archinto, 2009. 
(3) Di  Hannah Arendt cito per cenni brevissimi  due saggi in edizione italiana, che meriterebbero ben altra attenzione; 1. Verità e politica, La conquista dello spazio e la statura dell'uomo, Boringhieri:sono raccolti due saggi apparsi  nel 1963 e 1967.  In particolare il primo saggio "Verità e politica", scritto a seguito delle polemiche suscitate dal suo reportage sul processo Eichmann, evidenzia del totalitarismo l’elemento distintivo: la fabbrica di verità.
2. La menzogna in politicaRiflessioni sui “Pentagon Papers”, a cura di O. Guaraldo, Marietti, Genova-Milano 2006: lucida riflessione sulla menzogna, creata deliberatamente dall’azione politica del Dipartimento della difesa americano dal secondo conflitto mondiale fino al 1968 ed alla guerra nel Vietnam a fine propagandistico..  Esiste la verità in politica? “Come hanno potuto” pretendere di “convincere il mondo” e di manipolare l’Occidente, trasformando le teorie in fatti? Nel contesto specifico della Guerra fredda  si è costruita una verità  per l’opinione pubblica mondiale: «colui che mente ha preparato la sua storia per il pubblico consumo, ben attento a renderla credibile» (p. 13). La menzogna non è semplicemente inganno in sé, perché produce effetti di lunga durata.  Politica e menzogna rischiano di essere attinenti e compatibili. Denuncia attualissima -- rileva Olivia Guaraldo nel suo commento - con una terribile e differenza: “l'opinione pubblica oggi non si indigna, pur di fronte allo svelamento della  falsità».  Indignazione, chiarisce Carofiglio, non è lo sterile sdegno, “reazione di risentimento misto a disprezzo. Indignazione è invece la ribellione – un’altra parola che amo – a quanto offende la dignità propria o degli altri” e rifiuto attivo dell’ingiustizia (cfr. Giancarlo Carofiglio, o.c. p.15).
Adriano Cecioni, 
Wilfrid Lawson
(4) Parresia (dal greco pan = tutto e rhema = ciò che viene detto) è dire la verità chiaramente, senza restrizioni mentali: il contrario della ipocrisia, delle menzogne o mezze verità. Si riconosce soprattutto nelle situazioni a rischio, come le elezioni, quando il dovere morale di dire la verità ai cittadini  è il contrario della seduzione e può costare caro. Dal punto di vista politico la parresia mette allo scoperto il candidato, pone a confronto il conclamato suo aspetto visibile (i discorsi) con il suo nascosto lato invisibile (la coerenza, la doppiezza della sua vita, la malafede delle sue promesse). 
(5) Come esempi sono citati dal L. Violante -  nel suo intervento  al Convegno promosso da E. Bianchi  il 28-30 maggio 2010 al forte di Bard sul tema ”La Ricerca  e Cura del sé” - la Donatio Constantini, i Protocolli dei Saggi di Sion  e la guerra in Irak:  menzogne che hanno segnato i destini di tante persone e le vicende di generazioni di popoli… cfr. in Atti dei Convegni  I Colloqui del Forte: Luciano Violante, La menzogna in politica, ed. Forte di Bard (AO), prima ed. 2010, pp.61-63.
(6) “Un politico pensa alle prossime elezioni e uno statista alle prossime generazioni”. Carofiglio, nell’opera citata, riprende la frase attribuita a De Gasperi, in realtà di J. Freeman Clarke, aggiungendo una parte meno nota:”Un politico pensa al successo del suo partito, lo statista a quello  del suo Paese”. E aggiunge: ”Oggi purtroppo il concetto di Clarke andrebbe adeguato al ribasso: il politico medio non pensa nemmeno alle prossime elezioni ma al prossimo sondaggio o alla prossima risposta da dare su Facebook o su Twitter” (o.c. pp. 35-36). 
(7)  In Appendice (I principi della neolingua) a “1984”  Orwell dichiara che “fine specifico della neolingua non era solo quello di fornire, a beneficio degli adepti del Socing, un mezzo espressivo che sostituisse la veccia visione del mondo e le  vecchie abitudini mentali, ma di rendere impossibile ogni altra forma di pensiero. Si riteneva che, una volta che la neolingua fosse stata  adottata in tutto e per tutto  e l’archelingua dimenticata, ogni pensiero eretico (vale adire ogni pensiero che si discostasse dai principi del Socing) sarebbe stato letteralmente impossibile”. Il totalitarismo interviene a falsificare ed adattare la lingua per nascondere una realtà sgradita, diffondere la propria ideologia contrapponendo all’”archeolingua”  la “neolingua”  di poche parole   perché “minore  è il numero delle parole, minore è la profondità dei pensieri”. In una lingua impoverita la menzogna non teme rivali. Interessante pure la convertibilità egli opposti, teorizzata e praticata nel “bispensiero”: fare proprie  due opinioni  contraddittorie e accettarle entrambe”. cfr. G. Orwell, Romanzi e Saggi, Mondadori, I Meridiani Collezione, Milano, 2000, pp 1219-1220. 
(8) cfr. in proposito le riflessioni di L. Violante nel suo  intervento  al Convegno citato in o.c. pp. 64-66.
(9) Per Carofiglio  il compromesso (personalmente preferisco il termine mediazione) è positiva capacità di intercettare il cambiamento, concetto fondamentale della democrazia. “La parola compromesso è sinonimo di vita, E dove c’è vita ci sono compromessi. Il contrario di compromesso non è integrità e nemmeno idealismo e nemmeno determinazione o devozione, il contrario di compromesso è fanatismo, morte”. Citando Contro il fanatismo di Amos Oz, il compromesso è figlio della convinzione che nelle opinioni altrui, degli avversari, c’è quasi sempre qualcosa di giusto da accettare e includere, perché  non esiste un singolo depositario della verità in ogni punto di vista  è possibile  cogliere una parte di verità . Dire tutta la verità significa allora, nell’accettazione della tolleranza e del senso del limite, non inficiare mai onestà e la verità della comunicazione e non significa affatto dover dire tutto ciò che si pensa o dover esplicitare tutti i retroscena. Cfr o.c., pp. 26-28. 
(10) cfr. S. Natoli, o.c., pp. 44-46. 
(11)  Immanuel Kant, Risposta alla domanda: che cos'è l'Illuminismo?, 1784.

Adriano Cecioni, 
Louis Adolphe Thiers
Adriano Cecioni, 
Arthur Wellesley

6 commenti:

  1. Grazie di questa "democratica" riflessione, pacata e insieme incisiva, ricca di spunti e sollecitazioni per operare nella verità.

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    1. Operare nella verità! Il che significa operare secondo coscienza, ovvero secondo quei valori espressi nei principi costituzionali in cui “persona e comunità” si integrano a vicenda,. Così da poter definire la comunità “libera” come “persona di persone” (Mounier).

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  2. E' lecito mentire per il politico?
    NO!

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  3. Alla tua ricco, sostanziosa, pacata e argomentata “bolla” sulla mendacita’ politica aggiungo, ancora una volta tanto frequente è la ricorrenza !), la “ leggenda de Grande Inquisitore” che mette a nudo la cedevolezza umana davanti al peso della Libertà.
    È dura da portare la responsabilità! Ma essa ci fa umani e “animali politici”.

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    1. Un monito che – stando ai sondaggi più o meno ordinati e più che meno pilotati – troppi uomini e donne pare non conoscano o abbiano largamente rimosso…

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