La concezione filosofico poetica dell'attimo (tra Heidegger e Montale), a partire dall'opera di Americo Salvatori.
Post di Rossana Rolando
Immagini delle opere di Americo Salvatori, per gentile autorizzazione (qui il sito).
Americo Salvatori, Lama di luce |
I paesaggi del Montefeltro - che costituiscono lo sfondo
dei quadri di Piero della Francesca - sono spesso
oggetto dei dipinti di Americo Salvatori, artista, pittore e musicista che nasce ad Urbania nel 1963 e vive a Lunano (PU).
Lama di luce ne è un primo esempio (olio su tela, 60 per 80).
In esso la natura viene offerta all’occhio di chi guarda nella sua immensità spettacolare, capace di suscitare uno stupore dal sapore antico, una meraviglia (thauma: nella duplice accezione di incanto e turbamento) che talora, nell’era tecnologica, sembra essere andata perduta.
La spazialità rappresentata ha una sua immediata veridicità: un prato, le colline, qualche albero, i monti sullo sfondo. Di lontano la luminosità irrompe a strisce, a squarci, a laghi. Dal limitare dell’ombra alla trasparenza delle montagne i colori si rarefanno, secondo una gradualità ascendente.
Un quadro realistico, si potrebbe dire.
Eppure il realismo dell’opera è tutto da indagare. Sappiamo bene che l’immagine non è la realtà, è piuttosto una rappresentazione mentale della realtà. Come il mare di Piero Guccione, la natura di Americo Salvatori è “un’essenza, un pensiero” (Marco Goldìn, La fedeltà di Piero Guccione al mare).
Lama di luce ne è un primo esempio (olio su tela, 60 per 80).
In esso la natura viene offerta all’occhio di chi guarda nella sua immensità spettacolare, capace di suscitare uno stupore dal sapore antico, una meraviglia (thauma: nella duplice accezione di incanto e turbamento) che talora, nell’era tecnologica, sembra essere andata perduta.
La spazialità rappresentata ha una sua immediata veridicità: un prato, le colline, qualche albero, i monti sullo sfondo. Di lontano la luminosità irrompe a strisce, a squarci, a laghi. Dal limitare dell’ombra alla trasparenza delle montagne i colori si rarefanno, secondo una gradualità ascendente.
Un quadro realistico, si potrebbe dire.
Eppure il realismo dell’opera è tutto da indagare. Sappiamo bene che l’immagine non è la realtà, è piuttosto una rappresentazione mentale della realtà. Come il mare di Piero Guccione, la natura di Americo Salvatori è “un’essenza, un pensiero” (Marco Goldìn, La fedeltà di Piero Guccione al mare).
Tutto è immobile, immerso nel silenzio,
fissato per sempre nell’attimo di luce che filtra dalle nuvole. Una visione
interiore, spogliata dalla ridondanza del particolare, ricondotta ai suoi
tratti minimi, smaterializzata.
Quel che si coglie in questo dipinto è
l’attimo che squarcia l’oscurità. E’ la celebrazione del momento, di
quell’istante in cui la luce filtra nella trama opaca del tempo. Né prima né
dopo. Non luce piena, non buio totale. Piuttosto, piccola radura luminosa.
Luogo in cui sostare e riposare.
Luogo in cui sostare e riposare.
Su questa “apertura” Martin Heidegger ha
intessuto un’intera filosofia ricorrendo al concetto di Lichtung (schiarita) e
adottando proprio la metafora del bosco per indicare la condizione - chiaro
scura - in cui soltanto può darsi una qualche “verità”.
La luce disvelante non è lo stato permanente dell’esistenza, sempre avvolta nel nascondimento, è piuttosto un evento che “accade” e si consegna a sprazzi, a tratti. Piccole illuminazioni capaci di dischiudere nuove possibilità di senso. Attimi (Augenblick).
Montale lo sa dire, nei suoi componimenti, in modo indimenticabile, legando indissolubilmente l'esperienza della luce all'improvvisa apparizione di ben precisi “oggetti” (correlativo oggettivo) come possono essere i limoni: Quando un giorno da un malchiuso portone/tra gli alberi di una corte/ci si mostrano i gialli dei limoni; o come può essere il girasole: Portami il girasole ch'io lo trapianti/nel mio terreno bruciato dal salino. L'insistenza sulla fugacità del tempo, legata ad altre immagini concrete (fil di lama, ghiaccio teso), segna la distanza tra l'intensità eccezionale di un momento e lo scorrere ripetitivo degli altri istanti: Felicità raggiunta, si cammina/per te su fil di lama./Agli occhi sei barlume che vacilla,/al piede ghiaccio teso che s’incrina; e dunque non ti tocchi chi più t'ama/Se giungi sulle anime invase/ di tristezza e le schiari, il tuo mattino/ è dolce e turbatore come i nidi delle cimase/Ma nulla paga il pianto del bambino/a cui fugge il pallone tra le case.
E’ una concezione precisa dell’attimo, non riconducibile al volontaristico carpe diem. E’ dono. Momento esaltante in cui si fa l’esperienza del valore in tutta la sua verità e bellezza (e questo può darsi nelle sfere più diverse del vivere: in campo estetico, affettivo, morale, politico...). Un attimo di senso compiuto che però basta ad illuminare un intero paesaggio interiore, venendo, nello stesso tempo, a turbare e a risvegliare il desiderio dell’infinito e dell’eterno. Scrive ancora Montale: Tendono alla chiarità le cose oscure,/si esauriscono i corpi in un fluire/di tinte: queste in musiche (Portami il girasole); E’ il segno di un’altra orbita: tu seguilo (Arsenio); ed io/dall’oscuro mio canto mi protendo/a codesto solare avvenimento (Crisalide); forse solo chi vuole s’infinita (Casa sul mare).
Questo mi pare il significato della
poetica della luce che attraversa e sostanzia i dipinti naturalistici di
Americo Salvatori. In essi si può rintracciare l'afflato di una dimensione
religiosa – anelito verso una vita piena, totalmente giustificata in se stessa,
non toccata dal dolore e dal male - che si radica nelle fibre più profonde
dell’umano e parla alla contemporaneità attraverso il linguaggio universale e
stra-ordinario dell’opera d’arte.La luce disvelante non è lo stato permanente dell’esistenza, sempre avvolta nel nascondimento, è piuttosto un evento che “accade” e si consegna a sprazzi, a tratti. Piccole illuminazioni capaci di dischiudere nuove possibilità di senso. Attimi (Augenblick).
Montale lo sa dire, nei suoi componimenti, in modo indimenticabile, legando indissolubilmente l'esperienza della luce all'improvvisa apparizione di ben precisi “oggetti” (correlativo oggettivo) come possono essere i limoni: Quando un giorno da un malchiuso portone/tra gli alberi di una corte/ci si mostrano i gialli dei limoni; o come può essere il girasole: Portami il girasole ch'io lo trapianti/nel mio terreno bruciato dal salino. L'insistenza sulla fugacità del tempo, legata ad altre immagini concrete (fil di lama, ghiaccio teso), segna la distanza tra l'intensità eccezionale di un momento e lo scorrere ripetitivo degli altri istanti: Felicità raggiunta, si cammina/per te su fil di lama./Agli occhi sei barlume che vacilla,/al piede ghiaccio teso che s’incrina; e dunque non ti tocchi chi più t'ama/Se giungi sulle anime invase/ di tristezza e le schiari, il tuo mattino/ è dolce e turbatore come i nidi delle cimase/Ma nulla paga il pianto del bambino/a cui fugge il pallone tra le case.
E’ una concezione precisa dell’attimo, non riconducibile al volontaristico carpe diem. E’ dono. Momento esaltante in cui si fa l’esperienza del valore in tutta la sua verità e bellezza (e questo può darsi nelle sfere più diverse del vivere: in campo estetico, affettivo, morale, politico...). Un attimo di senso compiuto che però basta ad illuminare un intero paesaggio interiore, venendo, nello stesso tempo, a turbare e a risvegliare il desiderio dell’infinito e dell’eterno. Scrive ancora Montale: Tendono alla chiarità le cose oscure,/si esauriscono i corpi in un fluire/di tinte: queste in musiche (Portami il girasole); E’ il segno di un’altra orbita: tu seguilo (Arsenio); ed io/dall’oscuro mio canto mi protendo/a codesto solare avvenimento (Crisalide); forse solo chi vuole s’infinita (Casa sul mare).
Americo Salvatori, Chiama quando vuoi (olio su tela) |
Esemplare nei passaggi da una disciplina all’altra (pittura,filosofia,poesia) , il post di Rossana concede un respiro di vita, senza fragore, nella calma, nel chiaroscuro, nell’Attesa.
RispondiEliminaGrazie Rossana, un abbraccio ��
Ciao Rosario, buona domenica a te e Liliana. E' sempre confortante leggere i tuoi commenti. Un grande abbraccio.
EliminaArgomento affascinante. L'arte del resto è ricca di opere che ci regalano - come lei scrive - quell' "attimo di senso compiuto che basta a illuminare un intero paesaggio interiore". Bellissime le citazioni di Montale alla ricerca di una luce, di un "varco"...
RispondiEliminaMa interessante anche il discorso sul chiaro-scuro della condizione umana: forse non c'entra, ma mi ha ricordato l'episodio biblico in cui Dio si rivela a Elia in "un sussurro di brezza leggera".
Grazie di cuore, Rossana!!
Sì, "il varco" montaliano è strettamente legato a questa "filosofia dell'attimo". Del resto Montale, come Leopardi, è un "poeta metafisico". Molto suggestiva l'associazione con l'episodio biblico di Elia: "la brezza leggera" ha la stessa sottile consistenza dell'attimo. Grazie per queste preziose considerazioni. Un caro saluto.
Elimina"L’attimo che squarcia l’oscurità (...)Non luce piena, non buio totale. Piuttosto, piccola radura luminosa. Luogo in cui sostare e riposare."
RispondiEliminaE poi i richiami ai girasoli, ai limoni di Montale ... I tuoi post, cara Rossana, che legano pittura, poesia e pensiero sono "Piccole - ma significative - illuminazioni capaci di dischiudere nuove possibilità di senso". E regalano una sensazione di pace. Grazie.
E' bello e gratificante poter condividere queste riflessioni (le nostre qui, le tue sul blog che curi). Un caro saluto e un abbraccio.
EliminaBellissime riflessioni per un artista che merita sicuramente attenzione.
RispondiEliminaGrazie per il commento, tanto più gradito perché scritto da un artista ed esperto di arte (ho visto e ammirato alcune sue sculture). Buona giornata.
Elimina