Chi è il nemico di Putin?
Post di Rossana Rolando.
Immagini dei dipinti del pittore ucraino Kyriak Kostandi (1852-1921).
Kyriac Kostandi, Fuori nel mondo, 1885 |
Abbiamo letto nei giorni scorsi, dall’inizio di questa guerra della Russia di Putin contro l’Ucraina, numerose analisi storiche e politiche; abbiamo ascoltato molte voci soprattutto per cercare di capire – che non vuol dire affatto giustificare – le motivazioni che hanno mosso Putin verso un passo così atroce, rispetto al quale si è alzata netta, forte e unita la condanna dei paesi europei e di molti altri nel mondo.
Le ragioni dell’Ucraina non hanno bisogno di essere cercate, sono lì evidenti: una nazione indipendente che viene aggredita, violata nel suo territorio, nelle sue città, nelle sue strade e nei suoi palazzi, massacrata nella carne della sua gente, ridotta alla fame, costretta a fuggire. Un paese che resiste orgogliosamente con le famiglie che si spezzano e con gli uomini che rimangono a combattere, un popolo niente affatto indebolito dalla consuetudine alla libertà, fiero, pronto a morire per riguadagnare la propria sovranità.
Kyriac Kostandi, Lillà, 1902 |
Le motivazioni di Putin sono tutte legate a una diversa narrazione
del conflitto: non si tratterebbe di una invasione, ma di una “operazione militare” di liberazione, rispetto al processo di occidentalizzazione dell’Ucraina, caduta nelle mani di un governo traditore, proiettato verso l’Europa e pronto ad entrare nella Nato, sotto l’egida dell’oppositore politico, risalente ai tempi della guerra fredda, rappresentato dagli Stati Uniti d’America. Le conculcate presenze russofone in Ucraina (prima la Crimea, passata alla Russia con referendum non riconosciuto nel 2014, poi la guerra del Donbass, dallo stesso 2014) avrebbero spinto dall’interno verso un riavvicinamento con la Russia.
del conflitto: non si tratterebbe di una invasione, ma di una “operazione militare” di liberazione, rispetto al processo di occidentalizzazione dell’Ucraina, caduta nelle mani di un governo traditore, proiettato verso l’Europa e pronto ad entrare nella Nato, sotto l’egida dell’oppositore politico, risalente ai tempi della guerra fredda, rappresentato dagli Stati Uniti d’America. Le conculcate presenze russofone in Ucraina (prima la Crimea, passata alla Russia con referendum non riconosciuto nel 2014, poi la guerra del Donbass, dallo stesso 2014) avrebbero spinto dall’interno verso un riavvicinamento con la Russia.
Le reazioni dell’Occidente le conosciamo. Le sanzioni economiche verso la Russia: dure, ma non sappiamo ancora quanto durature ed efficaci; gli aiuti militari europei che vanno a rafforzare l'esercito dell’Ucraina, non certo decisivi, data la sproporzione delle forze. Infine, l’appello alla pace – tentato nelle varie trattative diplomatiche – caduto nel vuoto.
Le speranze di una reazione interna alla Russia si infrangono contro il terrore del regime che non lascia alcuno spazio all’opposizione, come attestano le migliaia di persone arrestate per aver provato a dissentire e come dimostrano i mezzi della propaganda russa e l’imbavagliamento dell’informazione, costretta ad uniformarsi alla narrazione ufficiale.
Kyriac Kostandi, Inizio primavera, 1915 |
La natura del nemico. Molti studi sono stati elaborati sulla costruzione del nemico dal punto di vista politico, psicoanalitico, letterario. Sappiamo che il nemico ha una funzione di rafforzamento del potere, specialmente quando esso rischia di essere indebolito all’interno (per es. dopo il coronavirus per Putin).
Diceva Umberto Eco: “Avere un nemico è importante non solo per definire l’identità ma anche per procurare un ostacolo rispetto al quale misurare il proprio sistema di valori e mostrare, nell'affrontarlo, il proprio valore. Pertanto quando il nemico non ci sia, occorre costruirlo.”¹
Tutto si gioca su una doppia possibilità.
La prima è quella che conferisce peso alla sindrome dell’accerchiamento da parte dell’Europa e della Nato (di cui già fanno parte paesi come Estonia, Lituania, Lettonia, Polonia, Romania), sostenuta in particolare da Barbara Spinelli per la quale “le motivazioni dell’aggressore, anche se smisurate, sono non solo ben ricostruibili ma da tempo potevano esser previste e anche sventate.”² In questo caso, grande peso potrebbero avere le trattative diplomatiche ed eventuali mediazioni.
Kyriac Kostandi, Nella campagna, 1892 |
La seconda, più drammatica, è quella che considera un semplice pretesto il legame dell’Ucraina con l’Europa e l’avanzata ad est della Nato, essendo il nemico non effettivo, ma parte integrante dell’ideologia espansionistica. Elaborata da Hannah Arendt ed applicata ai totalitarismi novecenteschi la teoria del “nemico oggettivo” indica una categoria di uomini definita a priori, un soggetto politico e sociale ritenuto pericoloso, non in base ad un male realmente commesso o presunto, ma per l’ostacolo che esso rappresenta rispetto al disegno ideologico.
In questo secondo caso a nulla varrebbero le trattative: il nemico, infatti, muterebbe in rapporto alle diverse tappe del processo espansionistico di riunificazione panslava, secondo il progetto già zarista della grande Russia madre di tutti i popoli slavi. Lo sgretolamento dell’Unione sovietica, nell’ultimo decennio del secolo scorso, avrebbe spezzato quel corpo unico dell’Impero russo – portando anche all’indipendenza dell’Ucraina – che andrebbe ad ogni costo ricomposto.
Note.
1. Vedi testo di Umberto Eco, in pdf, qui.
Cara Rossana,hai compiuto un capolavoro di equilibrio, concepito dopo sforzo enorme di bilanciare le ragioni reciproche. Ho paura, però, che sia tutto inutile. Vedo schieramenti agguerriti , imbottiti di furore ideologico. Contro la guerra, unica risposta è quella data dal Pontefice : offrisci di persona, invocare, a prescindere, la Pace.
RispondiEliminaHo letto tanti commenti, di disparata provenienza, ma non vedo la “luce” della Pace ( invocherei - ma chi sono io? - la comprensione autentica del Verbo della Pace, di natura spirituale) e, così, dopo averti ringraziato per la citazione di Barbara Spinelli - è tutto dire! - rilancio con il testo haha pubblicato con Marco Pozza sul Sussidiario il 27/02/22 ripreso su Facebook dal gruppo Amici diSilvestro Montanaro. Un abbraccio
Grazie Rosario. Il piano profetico, su cui si muove il Papa, può forse aprire strade non altrimenti pensabili e percorribili. Scrive Gandhi: "La non violenza nella sua dimensione dinamica significa sofferenza cosciente. Essa non significa docile sottomissione alla volontà del malvagio, ma significa l'impiego di tutte le forze dell'anima contro la volontà del tiranno. Agendo guidati da questa legge, è possibile anche ad un solo individuo sfidare l'intera potenza di un impero ingiusto".
EliminaIn cuor mio spero anche in una ribellione del popolo russo, nonostante l'enorme difficoltà di opposizione. Leggo ancora in Gandhi: "E' possibile governare un popolo soltanto fino a che questo consente, consciamente o inconsciamente, ad essere governato".
Grazie!
RispondiEliminaCommento gradito, segno di uno scambio di pensieri e di una condivisione di riflessioni.
EliminaMolto acuta questa analisi. Il disastro attuale dipende anche dal fatto di non saper chiamare le cose col loro nome e dalla volontà di falsificarle. Non guerra ma operazione militare...
RispondiEliminaHa parlato invece a chiare lettere Papa Francesco, ieri all'Angelus!
Grazie di cuore, cara Rossana!
L'aspetto della falsificazione si aggiunge al male perpetrato, perché non permette ai russi di prendere piena coscienza di quanto sta accadendo ai loro fratelli ucraini. E' parte non minore della strategia del regime.
EliminaPapa Francesco è, invece, l'uomo della parresia.
Grazie a te.
La seconda mi pare più attendibile. Il nemico è chi/ciò che ostacola o disturba la realizzazione del piano ideologico.
RispondiEliminaTemo proprio che sia così. Grazie.
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