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venerdì 24 marzo 2023

Pedagogia e deriva tecnocratica.

"In difesa dell’umano" (ed. Vivarium Novum) con l'esplicito intento di salvare la scuola e l’università dalla deriva tecnocratica ed economicistica.
Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini dei disegni di Elena Griscioli (qui il sito instagram).
 
Elena Griscioli, Autoritratto (rivisitazione Escher)
Giorni fa il ministro della PIM intimava di non demonizzare l’intelligenza artificiale e dichiarava la necessità e la volontà di andare “oltre” la “lezione frontale”, dando per scontato che fosse qualcosa di brutto, oscenamente scipita, senza precisare che cosa per lui e per gli altri (docenti, alunni, famiglie, gli italiani tutti) significasse l’avverbio-preposizione “oltre”: esempio insigne di formazione reattiva che a sua volta demonizza. Insomma la lezione frontale in questo nostro tempo sarebbe qualcosa di “diabolico”  proprio nel senso etimologico del termine: qualcosa che separa divide allontana rende nemici. Esattamente l’opposto di ciò che è ogni giorno da secoli la lezione-relazione faccia a faccia, detta frontale.
Più o meno negli stessi giorni usciva alle stampe il libro-manifesto (2 vol. pagine1330) In difesa dell’umano (ed. Vivarium Novum) con l'esplicito intento di salvare la scuola e l’università dalla deriva tecnocratica ed economicistica, offrendo 48 contributi di studiosi di area umanistica e scientifica (1). Avvenire a questo tema ha dedicato molti articoli, Provo a sintetizzare l’articolo di Righetto, dal titolo citato in epigrafe (2), che illustra il senso del libro-manifesto.
Elena Griscioli, Dentro
Due minacce incombono sul mondo della scuola, dopo la sperimentazione della dad. La prima è il progetto delle grandi piattaforme digitali di sottomettere insegnamento ed educazione all’uso totalizzante della tecnologia, cancellando “secoli di tradizione umanistica”, negando l’essenza della “relazione diretta” docente-studente e tra studenti.
La seconda, più grave, è questione antropologica: il postumano non è bizzarria di folli, ma prospettiva concreta. In futuro tutti avrebbero aule multiple virtuali, collegate con i migliori docenti di tutto il mondo che faranno lezione grazie a strumenti di traduzione vocale. Affascinante! Non più differenze linguistiche e distanze! Ma il problema è - afferma il pedagogista M. Maggino - che le vecchie e nuove tecnologie, le classi virtuali, il digitale e tutto ciò che la dad ha prodotto “non possono sostituire né ora né in futuro ciò che più conta davvero: la relazione incarnata, così imperfetta ma reale che costruiamo e continueremo a costruire a scuola”. 
Elena Griscioli, Delicato
L’attacco alla scuola e all’università viene non a caso dai padroni della rivoluzione digitale e - aggiungo - dai loro manutengoli. Il rischio è la crisi del pensiero come capacità critica di ragionare, è trasformare l’uomo in un essere non pensante. Ecco i tratti salienti della nuova prospettiva: colonizzazione tecnologica e tecnicistica del pianeta - dissoluzione della specificità dell’umano - impoverimento dei processi di formazione e socializzazione - declino del logo in tutte le istanze della vita individuale e collettiva. 
Nessuno, dico nessuno, vuole demonizzare la civiltà tecnologica e tutti, dico tutti, ne riconosciamo ovviamente gli effetti positivi nella vita quotidiana.
Semplicemente è necessario rivedere e ricostruire una nuova alleanza tra cultura umanistica e scientifica.  Per Mauro Ceruti la vera malattia del nostro “tempo della complessità” è la semplificazione prodotta dalla crisi cognitiva che stiamo attraversando la cui esemplificazione è il transumanesimo, la trasformazione dell’umano sempre più appiattito dalla macchina. Crisi che dovrebbe imporci di tornare a pensarci come umanità. Occorre ripristinare la centralità dell’educazione per evitare la totale subordinazione della civiltà all’evoluzione delle macchine pensanti. 
Elena Griscioli, Scale
Gli anticorpi sono la scuola e l’università: il che significa stimolare il pensiero critico puntando su materie come semantica, storia, religione, arte, musica, letteratura e la scienza ovviamente.  
L’intelligenza umana va stimolata con forme diverse dalla logica del pc prima che riduca, se monopolizzato, gli umani in macchine: “macchine pensanti, beninteso, ma pur sempre macchine”. (cfr. R. Righetto in Avvenire, pag.18 del 12.3.23)
 
Note.
1. Tra i tanti G. Parisi, premio Nobel per la fisica - M. Ceruti filosofo - S. Latouche sociologo - P.  Zellini matematico. Curatori: del libro: L. Maffei neurobiologo, L. Boi filosofo della scienza, L Miraglia filologo e U. Curi filosofo.
2. Titolo dell’articolo di Avvenire del 12-3-23, pag. 18, a firma di Roberto Righetto, giornalista. Ha diretto le pagine culturali di «Avvenire» dal 1988 al 2016. Attualmente coordina la rivista «Vita e Pensiero», il bimestrale di cultura e dibattito dell'Università Cattolica del Sacro Cuore e del suo approfondimento quindicinale online VP PLus. Ha curato vari volumi pubblicati da Mondadori, Piemme, Sei, Giunti.
 

6 commenti:

  1. Non si deve mai dimenticare che l’educazione fissa in Socrate il “ modello del maestro “. Resta indelebile la dottrina della maieutica.
    Per altro verso, quel modello si ripresenta In Sant’Agostino, rivisitato cristianamente.
    La storia della pedagogia conferma nel tempo la centralità del maestro.
    A questo punto, quale aiuto può venire dalla tecnologia digitale? Un ausilio, niet all’ipotesi della “ sostituzione “.
    Spiega bene l’amico Gian Maria quando richiama, tra i compiti della scuola, la trasmissione dello spirito critico. A questo spirito è complementare la capacità di leggere la complessità . Non va cercato dunque il “ brodino elementare “. Un abbraccio da Rosario

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  2. Viviamo un momento in cui è duramente messa alla prova la resistenza del nostro ottimismo tragico di fronte a proclami ministeriali quali “Con l’istituzione del tutor e del docente orientatore comincia la grande rivoluzione del merito”, tanto assurdi nella loro patetica vanagloria quanto disastrosi nella loro impudica alterigia e cieca corsa ad inabissare lil valore fondante della scuola pubblica che si chiama educazione .

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  3. "La grande rivoluzione del merito"... "andare oltre la lezione frontale" ... Aspetto con timore e tremore gli esiti concreti di queste frasi sibilline nella prassi quotidiana della scuola: si tratta di innocui sproloqui destinati a sciogliersi al sole primaverile, oppure sta per essere rottamata una idea di scuola, ed io insieme a quella? ...
    Grazie, come sempre, per le preziose riflessioni condivise, allarmanti (per gli scenari che si delineano) e confortanti (per la condivisione di una visione di scuola, di insegnamento, di educazione).
    Valentina

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    1. Gentile e cara Professoressa, ho ben presente il suo esemplare quotidiano impegno di docente al “nostro” Liceo biellese (indimenticabile la vicenda del Crocifisso in aula…). Grazie per quanto ha scritto, che ha per me un valore tutto particolare.

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  4. Grazie professore per il costante lavoro di approfondimento e di comunicazione, che mi offre la possibilità - dopo tanti anni! - di tornare a confrontarmi col Suo pensiero…anzi, oserei dire che mi permette di tornare ad imparare dalle Sue lezioni!
    È molto gratificante per me seguire le argomentazioni sue e dei suoi collaboratori, sempre estremamente lucide e documentate, constatando che supportano e chiariscono quanto penso io stessa circa il ruolo della Scuola nel difficile periodo che stiamo vivendo.
    Mi auguro vivamente che almeno i docenti sappiano cogliere i rischi connessi all’eccessiva tecnologizzazione, e che qualcuno voglia ancora difendere la bellezza di quelle “lezioni frontali” che implicano una relazione autentica e sanno stimolare il pensiero critico, consentendoci di rimanere umani.
    Un ringraziamento sincero
    Angela S.

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