Lo spazio dato alla motivazione tra i banchi di scuola.
Post di Rossana Rolando
Immagini di Patrik Svensson (qui il sito instagram)
Patrik Svensson, Donna che danza |
Perché lo faccio? Lo spazio dato alla motivazione è tanto più rilevante tra i banchi di scuola, in un’età delicata e complessa, com’è quella della giovinezza. Spesso risultati scolastici deludenti non dipendono da capacità, intelligenza, propensione, quanto piuttosto dalla motivazione che manca. Di lì il famoso “non si impegna”, “è svogliato/a”, “non studia abbastanza”. Il problema è capire cosa può accendere il desiderio. Per ciò che si ama, infatti, – uno sport, uno strumento musicale, un hobby … - si mettono in conto grandi fatiche. Curare la motivazione significa introdurre uno scopo, un oggetto d’amore capace di rispondere al perché di tanti sforzi. Questo permette di superare ostacoli e frustrazioni, rimettendo le cose al giusto posto, delimitando il peso esagerato di false istanze, alla lunga deboli, sgretolate dalla prima difficoltà o sconfitta.
Patrik Svensson, Alla ricerca della propria identità |
Scuola di libertà. In particolare, la tematica della motivazione dovrebbe trovare il suo autentico spessore filosofico, in modo tale da sostenere la tensione pedagogica, dando fondamenta teoriche alla formazione della persona, rendendola consapevole del proprio sviluppo, capace di governare progressivamente le pulsioni e i turbamenti della psiche. Provo quindi ad individuare alcuni passaggi chiave, appoggiandomi alla filosofia fenomenologica, con particolare riferimento alla riflessione di Edith Stein. Per ogni punto aggiungerò un esempio tratto dal mondo scolastico, idealmente espresso in prima persona, per meglio capire.
Patrik Svensson, Senza confini |
2. La serie dei motivi che conducono ad un preciso atto non coincide con la serie delle cause, come si potrebbe pensare. Quest’ultima esclude la libertà e si osserva all’interno dei meccanismi naturali. La pianta cresce non perché così decide, ma perché il terreno è fertile, ben concimato e irrigato… Per l’uomo determinate condizioni non bastano a produrre il risultato. Essere motivati significa avere ragioni per fare o non fare qualcosa, per agire in un modo o in un altro. I motivi, a differenza delle cause, sono spinte cui si deve dire sì o no, in modo consapevole.²
Patrik Svensson, Il percorso verso buoni voti |
3. I motivi non sono tutti sullo stesso piano. Nella gerarchia dei valori è comunque il soggetto che può o deve trasformare il motivo in un sì (fiat).³ Nella scuola il voto, il professore più o meno simpatico, la paura della brutta figura, la formazione della personalità, l’apertura di orizzonti culturali possono essere motivi che spronano a studiare, ma non sono sullo stesso piano e vanno posti in una gerarchia. Aiutare a riconoscere la scala del più e del meno importante rientra nel compito pedagogico: faccio questo per questa ragione, perché così ha senso fare.
4. Solo i motivi fondati possono durare e reggere alle avversità e alle sconfitte: i motivi sono le spinte interiori, i fondamenti sono le convinzioni corroborate dalla realtà. Se studio per ottenere un bel voto e questo non arriva, verrà meno la mia fragile motivazione non fondata sulla realtà effettiva della prestazione oppure, per mantenere la motivazione, dovrò negare il fallimento della prestazione, non accettandolo e, per es., attribuendo la colpa all’insegnante. Se invece studio per formarmi, per crescere, la motivazione regge al mio momentaneo deficit, ma deve comunque fondarsi su basi effettive (la scuola mi fa davvero crescere). Se si percepisce il contrario la motivazione non regge.⁴
Patrik Svensson, Guardare lontano |
Note
1. Cfr. Edith Stein, Psicologia e scienze dello spirito, Città Nuova, Roma 1996, pp. 78, 84.
2. Ibidem, pp. 79; 91.
3. Ibidem, pp. 89; 87.
4. Ibidem, pp. 85-86; 83: “quando motivo e fondamento coincidono, la motivazione è razionale”.
Tutt’altro discorso di quello avvalorato dal Ministro del Merito , che ha il coraggio di incentrare così il programma di educazione civica. La denominazione che ha assunto, del resto, già di suo e’ chiara! Coraggiosa battaglia, cara Rossana! 🤗🍀Rosario
RispondiEliminaSì, Rosario. Un post che vuole anche essere critico nei confronti di una concezione del "merito" avulsa da motivazioni e percorsi interiori, ma anche polemico (nel senso che tu dici: battaglia) in rapporto alla riduzione psicologica e medica (certificazioni di tutti i generi) di ogni difficoltà relativa all'apprendimento o al percorso esistenziale (non tutto può essere "risolto" in termini psicologici). Non credo che questo aiuti davvero a crescere, oltre a costituire una vera e propria abdicazione al nostro compito di insegnanti che educano sostenendo e sostengono educando. Un abbraccio.
Elimina"Curare la motivazione significa introdurre uno scopo, un oggetto d’amore capace di rispondere al perché di tanti sforzi." E ancora: "Curare la motivazione significa introdurre uno scopo, un oggetto d’amore capace di rispondere al perché di tanti sforzi.": cara Rossana, finché nella scuola italiana ci saranno docenti come te, conservo un po' di speranza nel futuro... Grazie. E buon anno scolastico!
RispondiElimina