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venerdì 23 agosto 2024

Scuola di libertà.

Lo spazio dato alla motivazione tra i banchi di scuola.
Post di Rossana Rolando
Immagini di Patrik Svensson (qui il sito instagram)
 
Patrik Svensson, Donna che danza
Il tema. In ogni ambito, come tutti ben sappiamo, la motivazione fa la differenza, andando a qualificare l’operare di ciascuno in un senso o nell’altro. Esistono motivi diversi – buoni, cattivi, giusti, sbagliati – per agire. La stessa professione, quella del medico per esempio, può essere svolta al fine precipuo di guadagnare soldi oppure può caricarsi specificamente di un forte valore vocazionale ed ideale. In ogni caso, quando la motivazione - di qualunque segno sia - si affievolisce, subentra la negligenza sonnacchiosa che tutto ingrigisce.
 
Perché lo faccio? Lo spazio dato alla motivazione è tanto più rilevante tra i banchi di scuola, in un’età delicata e complessa, com’è quella della giovinezza. Spesso risultati scolastici deludenti non dipendono da capacità, intelligenza, propensione, quanto piuttosto dalla motivazione che manca. Di lì il famoso “non si impegna”, “è svogliato/a”, “non studia abbastanza”. Il problema è capire cosa può accendere il desiderio. Per ciò che si ama, infatti, – uno sport, uno strumento musicale, un hobby … - si mettono in conto grandi fatiche. Curare la motivazione significa introdurre uno scopo, un oggetto d’amore capace di rispondere al perché di tanti sforzi. Questo permette di superare ostacoli e frustrazioni, rimettendo le cose al giusto posto, delimitando il peso esagerato di false istanze, alla lunga deboli, sgretolate dalla prima difficoltà o sconfitta.

Patrik Svensson, Alla ricerca della propria identità
Approccio psicologico. Oggi si tende a ricondurre la questione della motivazione quasi esclusivamente al piano psicologico, andando a ricercare le ragioni contingenti del disimpegno e della disaffezione, spesso legate a situazioni adolescenziali di instabilità emotiva, a disagi familiari, a sintomi che sfociano nella sfera della patologia (si pensi ai disturbi specifici dell’apprendimento o, ancora, ai bisogni educativi speciali, fino ai diffusi disordini alimentari). La presenza dello/a psicologo/a, a supporto degli insegnanti e degli alunni, è sempre più comune nelle varie scuole, rischiando talora di medicalizzare o psicologizzare ogni problema, anche di tipo esistenziale, sminuendo il potenziale educativo delle stesse discipline scolastiche, in sé capaci – nella maggioranza dei casi, se ben indirizzate - di preparare alla vita.
 
Scuola di libertà. In particolare, la tematica della motivazione dovrebbe trovare il suo autentico spessore filosofico, in modo tale da sostenere la tensione pedagogica, dando fondamenta teoriche alla formazione della persona, rendendola consapevole del proprio sviluppo, capace di governare progressivamente le pulsioni e i turbamenti della psiche. Provo quindi ad individuare alcuni passaggi chiave, appoggiandomi alla filosofia fenomenologica, con particolare riferimento alla riflessione di Edith Stein. Per ogni punto aggiungerò un esempio tratto dal mondo scolastico, idealmente espresso in prima persona, per meglio capire.
Patrik Svensson, Senza confini
1. In una prospettiva filosofica, parlare di atti e di motivazione vuol dire entrare nel regno della libertà, della capacità di scegliere e del significato - rispetto a ciò che si fa -, nella convinzione che la persona umana sia in grado di autodeterminarsi, di essere padrona dei propri atti.¹ In campo scolastico questo vorrebbe dire aiutare a sviluppare nell’alunno/a la coscienza della propria scelta e del senso da lui/da lei attribuito allo studio: sono io che ho deciso di seguire questo corso di studi, in base a precisi motivi. Anche quando ci fossero forti pressioni esterne - dei genitori per es. - comunque non basterebbero a determinare il mio essere qui, seduto a questo banco. In mezzo c’è la mia decisione implicita od esplicita, che si ripete ogni giorno. Prendere coscienza della propria libertà non significa incentivare abbandoni, piuttosto aiutare a conferire un senso alle proprie scelte, a non subirle passivamente (che è un’altra faccia dell’abbandono).
 
2. La serie dei motivi che conducono ad un preciso atto non coincide con la serie delle cause, come si potrebbe pensare. Quest’ultima esclude la libertà e si osserva all’interno dei meccanismi naturali. La pianta cresce non perché così decide, ma perché il terreno è fertile, ben concimato e irrigato… Per l’uomo determinate condizioni non bastano a produrre il risultato. Essere motivati significa avere ragioni per fare o non fare qualcosa, per agire in un modo o in un altro. I motivi, a differenza delle cause, sono spinte cui si deve dire sì o no, in modo consapevole.²  
Patrik Svensson, Il percorso verso buoni voti
In ambito scolastico questo significa che nessun motivo – a meno che vi sia un impedimento esterno a me - è tanto forte da costringermi a venire a scuola o a non venire, a studiare o a non studiare, devo decidere io che vale la pena, che è rilevante per me.
 
3. I motivi non sono tutti sullo stesso piano. Nella gerarchia dei valori è comunque il soggetto che può o deve trasformare il motivo in un sì (fiat).³ Nella scuola il voto, il professore più o meno simpatico, la paura della brutta figura, la formazione della personalità, l’apertura di orizzonti culturali possono essere motivi che spronano a studiare, ma non sono sullo stesso piano e vanno posti in una gerarchia. Aiutare a riconoscere la scala del più e del meno importante rientra nel compito pedagogico: faccio questo per questa ragione, perché così ha senso fare.
4. Solo i motivi fondati possono durare e reggere alle avversità e alle sconfitte: i motivi sono le spinte interiori, i fondamenti sono le convinzioni corroborate dalla realtà. Se studio per ottenere un bel voto e questo non arriva, verrà meno la mia fragile motivazione non fondata sulla realtà effettiva della prestazione oppure, per mantenere la motivazione, dovrò negare il fallimento della prestazione, non accettandolo e, per es., attribuendo la colpa all’insegnante. Se invece studio per formarmi, per crescere, la motivazione regge al mio momentaneo deficit, ma deve comunque fondarsi su basi effettive (la scuola mi fa davvero crescere). Se si percepisce il contrario la motivazione non regge.
Patrik Svensson, Guardare lontano
Si potrebbe ancora continuare, ma mi fermo qui. Certo, in età adolescenziale, molte traversie interiori, connotate emotivamente, possono interferire con il pensiero pensante, indebolendone o neutralizzandone le portata, ma il seme della libertà - razionalmente motivata – una volta gettato, può comunque dare frutti, se non subito, almeno più tardi.
 
Note
1. Cfr. Edith Stein, Psicologia e scienze dello spirito, Città Nuova, Roma 1996, pp. 78, 84.
2. Ibidem, pp. 79; 91.
3. Ibidem, pp. 89; 87.
4. Ibidem, pp. 85-86; 83: “quando motivo e fondamento coincidono, la motivazione è razionale”.

3 commenti:

  1. Tutt’altro discorso di quello avvalorato dal Ministro del Merito , che ha il coraggio di incentrare così il programma di educazione civica. La denominazione che ha assunto, del resto, già di suo e’ chiara! Coraggiosa battaglia, cara Rossana! 🤗🍀Rosario

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    1. Sì, Rosario. Un post che vuole anche essere critico nei confronti di una concezione del "merito" avulsa da motivazioni e percorsi interiori, ma anche polemico (nel senso che tu dici: battaglia) in rapporto alla riduzione psicologica e medica (certificazioni di tutti i generi) di ogni difficoltà relativa all'apprendimento o al percorso esistenziale (non tutto può essere "risolto" in termini psicologici). Non credo che questo aiuti davvero a crescere, oltre a costituire una vera e propria abdicazione al nostro compito di insegnanti che educano sostenendo e sostengono educando. Un abbraccio.

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  2. "Curare la motivazione significa introdurre uno scopo, un oggetto d’amore capace di rispondere al perché di tanti sforzi." E ancora: "Curare la motivazione significa introdurre uno scopo, un oggetto d’amore capace di rispondere al perché di tanti sforzi.": cara Rossana, finché nella scuola italiana ci saranno docenti come te, conservo un po' di speranza nel futuro... Grazie. E buon anno scolastico!

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