Questo post è accompagnato, dal punto di vista iconografico, da alcune note parabole
evangeliche. Naturalmente si tratta di un’illustrazione
che va al di là del riconoscimento confessionale, volendo attingere a quei
significati universali di cui le parabole sono vettrici, indipendentemente
dalla fede di ciascuno.
Di questi tempi è semplice e
facile tacitare qualcuno: basta accusarlo di buonismo. “Sei un buonista!”
e con ciò il discorso si chiude e si ha ragione, anche quando non
la si ha. Si sa che nella vita bisogna essere seri e per essere seri bisogna
soprattutto non essere buonisti (nè tanto meno moralisti).
Le parole possono generare fraintendimenti... (Domenico Fetti, la parabola del seminatore di zizzania) |
.... semi da cui è bene liberarsi ... (Duccio di Buoninsegna, la parabola della guarigione del cieco) |
Ebbene il buonismo non mi
entusiasma ma neppure mi dispiace. Basta ovviamente intenderci sulle
parole.
Buonismo è un neologismo
relativamente recente (dagli anni 90) e, nei primi tempi almeno, i dizionari
non gli assegnavano una valenza negativa: “atteggiamento bonario e tollerante
che ripudia i toni aspri del linguaggio politico” (Zingarelli); “ostentazione
di buoni sentimenti, di tolleranza e benevolenza verso gli avversari, o nei
riguardi di un avversario, specialmente da parte di un uomo politico; è
termine di recente introduzione ma di larga diffusione nel linguaggio
giornalistico” (Treccani); “atteggiamento di benevolenza eccessiva e
moralistica nei rapporti sociali e di continua ricerca di mediazione tra
posizioni divergenti” (De Mauro).
"Buonismo" può essere un atteggiamento di facciata ... (la parabola del fariseo e del pubblicano) |
Nulla
dunque di particolarmente nefasto. Poi invece – un cenno è già in De Mauro - ha
assunto progressivamente un significato sempre più negativo, fino a diventare
sinonimo di opportunismo accomodante, esagerata e strumentale
manifestazione di buoni sentimenti sovente sconfessata da una condotta
incoerente, esternazione vuota e superficiale da esibire in ogni circostanza,
espressione di mancanza di carattere … E così è diventato un ideologico
luogo comune, parola “brutta”, “cattiva”, praticamente un’ingiuria ed
un’offesa, certo non un complimento.
... può essere, invece, l'anticamera della bontà... (Giacomo Conti, la parabola del buon samaritano) |
Che cosa
nasconde l’accusa di buonismo?
Naturalmente
c’è sempre un fondo di verità. Buonismo non è sinonimo di bontà, al più
potrebbe esserne l’anticamera. La bontà ha radici profonde, è espressione
di una vocazione interiore, di un orientamento maturato attraverso scelte
costanti e l’esercizio fedele, frutto di una decisione radicale capace di
segnare definitivamente e dare senso alla propria
esistenza proiettata sugli altri. Ne è emblematico paradigma la parabola
evangelica del buon samaritano.
Il
buonismo invece può essere un atteggiamento sano ed autentico, ma superficiale,
istintivo, transitorio, legato più alle circostanze che non alle convinzioni
fondanti della persona: in ogni caso qualcosa di monco, se non prelude
alla grandezza della bontà.
... la bontà ha radici profonde ... (Pelegrí Clavé i Roquer, la parabola del buon samaritano. Sullo sfondo il sacerdote che non si ferma a dare soccorso) |
Ma il buonismo - quello dei primi
dizionari e non certo quello facilone dei giornalisti e dei politicanti –
nell’accezione originaria, pur nella sua debolezza e fragile
ambiguità, non è né da ridicolizzare né da rigettare a priori quando
rivela un possibile cammino verso l’orizzonte della
solidarietà, un’apertura magnanima alla comprensione, un volto
paziente e tollerante che conosce le prove della vita, che
vede con empatia anche i lati oscuri dell’altro e che non è disposto né a
giudicare né a condannare, ma a sperare nel positivo nascosto in ognuno di
noi.
... la bontà si esprime nella solidarietà... (Maximilien Luce, la parabola del buon samaritano) |
Prendiamo
pure le distanze dai buonismi di comodo, di facciata, strumentali,
interessati. Chiamiamoli allora con il loro vero nome: ipocrisia, opportunismo,
calcolo adulatorio … Credo invece si possa (o si debba?) accogliere con
indulgente speranza il buonismo in noi e negli altri: se sono rose
fioriranno.
Ma forse l’aspetto più
interessante è che troppo spesso l’accusa di buonismo è un modo per
nascondere qualcosa di se stessi: una sorta di formazione reattiva,
difesa aggressiva, quasi un’excusatio non petita, della nostra aridità
spirituale che non sopporta l’altrui tolleranza, subito bollata come ipocrita
debolezza; un modo eloquente per nascondere la neghittosità e povertà,
proiettandola su altri. Penso ad esempio a quanti con faciloneria o
stupida disumanità accusano oggi di buonismo (con l’aggiunta di qualche
aggettivo qualificativo come irresponsabile, pericoloso…) la disponibilità ad
accogliere in ogni caso gli immigrati che fuggono a migliaia dall’orrore e
dalla miseria.
... nella parabola del figliol prodigo ... (Guercino)
|
Ecco: dimmi chi sei e che
cosa fai e poi capiremo se non fai altro che nascondere la tua
mediocrità e la tua indifferenza dietro l'accusa di ”buonismo”,
rassicurante e comodo pretesto che, a ben vedere, finisce per ritorcersi contro
chi lo pronuncia.
Il vero volto della bontà... (Maestri olandesi, la parabola del buon samaritano) |
Con un po' di stupore, ho notato che i dizionari di cui sono in possesso, non menzionano la parola:"Buonismo" Spesso l'ho sentita pronunciare - particolarmente nelle riunioni consiliari, quando svolgevo l'attività di Consigliere comunale. Ciò non significa che non mi sia fatto un'idea sul significato. In linea di massima, esso a mio avviso, indica il comportamento di chi al momento, non intende schierarsi o assumersi delle responsabilità. Un comportamento apparentemente neutrale e difensivo; atteggiamento dilatorio: " ...io non mi pronuncio, vediamo la cosa che piega prende!" Credo che quando si tratta di cose importanti, non ci si può appellare al "buonismo" Bisogna avere il coraggio e la serietà di affrontarli, e non demandarli ad altri. Infatti questo atteggiamento, lo definisco:" buonismo idiota." Sono d'accordo con Gian Maria quando dice:...se sono rose fioriranno. Credo però che poche saranno le rose fiorite, per bocca di chi si atteggia al buonismo. I tempi dei rinvii sono finiti da un pezzo. Questi sono i tempi delle decisioni da prendere urgentemente. Quando si tratta di scelte importanti, non c'è tempo per il "buonismo". I danni potrebbero essere irreparabili. Qualcuno si appella al "buonismo", per non professare la "solidarietà". Comunque...tutto è possibile. Un abbraccio, Franco.
RispondiEliminaFranco decifra il “buonismo” mediante un’interpretazione diversa dalla mia, ma sicuramente interessante, nel senso etimologico della parola latina (inter-esse): il buonismo, come egli lo precisa, si trova in mezzo al nostro esistere, tra di noi e dentro di noi, non so se come rischio, tentazione o abitudine radicata. E’ una visione saldamente realistica, che non ama la retorica, ma che richiede concrete azioni di impegno duraturo nell’ottica della solidarietà, perché essa, e non altri surrogati, siano in mezzo al nostro esistere. Ciao.
RispondiEliminaGian Maria, hai interpretato perfettamente il mio pensiero. Nella mia breve attività di amministratore pubblico, purtroppo, ho assistito molto spesso - ma non sempre - ad atteggiamenti di buonismo, che sono serviti unicamente a dilazionare i tempi, per poi sfociare nel nulla." E' solo il mio timore". Convengo che sia anche un modo di affrontare alcuni argomenti, con maggior tolleranza e valutazione, prima di prendere alcune decisioni, o trarre conclusioni, che diversamente potrebbero sortire esiti peggiori.
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