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martedì 1 luglio 2014

L'accusa di buonismo: ingiuria o comodo pretesto?


Questo post è accompagnato, dal punto di vista iconografico, da alcune note parabole evangeliche. Naturalmente si tratta di un’illustrazione che va al di là del riconoscimento confessionale, volendo attingere a quei significati universali di cui le parabole sono vettrici, indipendentemente dalla fede di ciascuno.


Le parole possono generare fraintendimenti... 
(Domenico Fetti, la parabola 
del seminatore di zizzania)
Di questi tempi è semplice e facile tacitare qualcuno: basta accusarlo di buonismo.  “Sei un buonista!” e con ciò il discorso  si chiude e si  ha ragione, anche quando non la si ha. Si sa che nella vita bisogna essere seri e per essere seri bisogna soprattutto non essere  buonisti (nè tanto meno moralisti). 

.... semi da cui è bene liberarsi ... 
(Duccio di Buoninsegna, 
la parabola della guarigione del cieco)

Ebbene il buonismo non mi entusiasma ma neppure mi dispiace.  Basta ovviamente intenderci sulle parole.

Buonismo è un neologismo relativamente recente (dagli anni 90) e, nei primi tempi almeno, i dizionari non gli assegnavano una valenza negativa: “atteggiamento bonario e tollerante che ripudia i toni aspri del linguaggio politico” (Zingarelli); “ostentazione di buoni sentimenti, di tolleranza e benevolenza verso gli avversari, o nei riguardi di un avversario, specialmente  da parte di un uomo politico; è termine di recente introduzione ma di larga diffusione nel linguaggio giornalistico” (Treccani); “atteggiamento di benevolenza eccessiva e moralistica nei rapporti sociali e di continua ricerca di  mediazione tra posizioni divergenti” (De Mauro).
"Buonismo" può essere 
un atteggiamento di facciata ... 
(la parabola del fariseo e del pubblicano)




Nulla dunque di particolarmente nefasto. Poi invece – un cenno è già in De Mauro - ha assunto progressivamente un significato sempre più negativo, fino a diventare sinonimo di opportunismo accomodante, esagerata e strumentale manifestazione  di buoni sentimenti sovente sconfessata da una condotta incoerente, esternazione vuota e superficiale da esibire in  ogni circostanza, espressione di mancanza di carattere … E così è diventato un ideologico luogo comune, parola “brutta”, “cattiva”, praticamente un’ingiuria ed un’offesa, certo non un complimento.

... può essere, invece, 
l'anticamera della bontà... 
(Giacomo Conti, 
la parabola del buon samaritano)
Che cosa nasconde l’accusa  di buonismo?
Naturalmente c’è sempre un  fondo di verità. Buonismo non è sinonimo di bontà, al più potrebbe esserne l’anticamera. La bontà ha radici profonde, è espressione di una vocazione interiore, di un orientamento maturato attraverso scelte costanti e l’esercizio fedele, frutto di una decisione radicale capace di segnare  definitivamente  e dare senso alla  propria  esistenza proiettata sugli altri. Ne è emblematico paradigma la parabola evangelica del buon samaritano.
Il buonismo invece può essere un atteggiamento sano ed autentico, ma superficiale, istintivo, transitorio, legato più alle circostanze che non alle convinzioni  fondanti della persona: in ogni caso qualcosa di monco, se non prelude alla grandezza della bontà.

... la bontà ha radici profonde ... 
(Pelegrí Clavé i Roquer, 
la parabola del buon samaritano. 
Sullo sfondo il sacerdote che non si ferma a dare soccorso)

Ma il buonismo - quello dei primi dizionari e non certo quello facilone dei giornalisti e dei politicanti – nell’accezione originaria, pur nella sua debolezza e fragile ambiguità, non è né da ridicolizzare né da rigettare a priori quando rivela un possibile cammino verso l’orizzonte della solidarietà, un’apertura magnanima alla comprensione, un volto  paziente e tollerante  che conosce le prove della vita, che  vede con empatia anche i lati oscuri dell’altro e che non è disposto né a giudicare né a condannare, ma a sperare nel positivo nascosto in ognuno di noi.


... la bontà si esprime nella solidarietà... 
(Maximilien Luce, 
la parabola del buon samaritano)
Prendiamo pure le distanze dai buonismi di comodo, di facciata, strumentali, interessati. Chiamiamoli allora con il loro vero nome: ipocrisia, opportunismo, calcolo adulatorio … Credo invece si possa (o si debba?) accogliere con indulgente speranza il buonismo in noi e negli altri: se sono rose fioriranno.
Ma forse l’aspetto più interessante  è  che troppo spesso l’accusa di buonismo è un modo per nascondere qualcosa di se stessi:  una sorta di formazione reattiva, difesa aggressiva, quasi un’excusatio non petita, della nostra aridità spirituale che non sopporta l’altrui tolleranza, subito bollata come ipocrita debolezza; un modo eloquente per nascondere la neghittosità e povertà, proiettandola  su altri. Penso ad  esempio a quanti con faciloneria o stupida disumanità accusano oggi  di buonismo (con l’aggiunta di qualche aggettivo qualificativo come irresponsabile, pericoloso…) la disponibilità ad accogliere in ogni caso gli immigrati che fuggono a migliaia dall’orrore e dalla miseria.
L'accusa di buonismo... 
(E.J.Poynter, 
la parabola del figliol prodigo)
... nella parabola del figliol prodigo ... 
(Guercino) 
... può essere rappresentata dal figlio maggiore... 
(Rembrandt, la parabola del figliol prodigo, 
il figlio maggiore sulla destra)
Ecco: dimmi  chi sei e che cosa fai e poi capiremo se  non fai altro che nascondere la tua mediocrità e la tua indifferenza dietro l'accusa di ”buonismo”, rassicurante e comodo pretesto che, a ben vedere, finisce per ritorcersi contro chi lo pronuncia.

Il vero volto della bontà... 
(Maestri olandesi, 
la parabola del buon samaritano)

3 commenti:

  1. Con un po' di stupore, ho notato che i dizionari di cui sono in possesso, non menzionano la parola:"Buonismo" Spesso l'ho sentita pronunciare - particolarmente nelle riunioni consiliari, quando svolgevo l'attività di Consigliere comunale. Ciò non significa che non mi sia fatto un'idea sul significato. In linea di massima, esso a mio avviso, indica il comportamento di chi al momento, non intende schierarsi o assumersi delle responsabilità. Un comportamento apparentemente neutrale e difensivo; atteggiamento dilatorio: " ...io non mi pronuncio, vediamo la cosa che piega prende!" Credo che quando si tratta di cose importanti, non ci si può appellare al "buonismo" Bisogna avere il coraggio e la serietà di affrontarli, e non demandarli ad altri. Infatti questo atteggiamento, lo definisco:" buonismo idiota." Sono d'accordo con Gian Maria quando dice:...se sono rose fioriranno. Credo però che poche saranno le rose fiorite, per bocca di chi si atteggia al buonismo. I tempi dei rinvii sono finiti da un pezzo. Questi sono i tempi delle decisioni da prendere urgentemente. Quando si tratta di scelte importanti, non c'è tempo per il "buonismo". I danni potrebbero essere irreparabili. Qualcuno si appella al "buonismo", per non professare la "solidarietà". Comunque...tutto è possibile. Un abbraccio, Franco.

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  2. Franco decifra il “buonismo” mediante un’interpretazione diversa dalla mia, ma sicuramente interessante, nel senso etimologico della parola latina (inter-esse): il buonismo, come egli lo precisa, si trova in mezzo al nostro esistere, tra di noi e dentro di noi, non so se come rischio, tentazione o abitudine radicata. E’ una visione saldamente realistica, che non ama la retorica, ma che richiede concrete azioni di impegno duraturo nell’ottica della solidarietà, perché essa, e non altri surrogati, siano in mezzo al nostro esistere. Ciao.

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  3. Gian Maria, hai interpretato perfettamente il mio pensiero. Nella mia breve attività di amministratore pubblico, purtroppo, ho assistito molto spesso - ma non sempre - ad atteggiamenti di buonismo, che sono serviti unicamente a dilazionare i tempi, per poi sfociare nel nulla." E' solo il mio timore". Convengo che sia anche un modo di affrontare alcuni argomenti, con maggior tolleranza e valutazione, prima di prendere alcune decisioni, o trarre conclusioni, che diversamente potrebbero sortire esiti peggiori.

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