Nella Francia ... cuore dell'Europa ... |
Questa
mattina di buon’ora mia moglie ed io siamo andati a caccia, un po’ in
tutte le giornalerie, di una copia de “Il Fatto Quotidiano” e dell’inserto “Charlie Hebdo”. Niente da fare: tutto esaurito. Prima di noi
tantissime persone si erano precipitate ad assicurarsi una copia. Sarebbe
interessante sviscerare il perché e che cosa questa corsa all’acquisto possa
significare.
La copertina del numero di Charlie Hebdo uscito oggi: Maometto in lacrime con il noto cartello tra le mani. |
Poi, mentre tra una sosta e l’altra ascoltavamo, come ogni mattina, radio rai 3, ecco che salta fuori la lettera dei professori
di Seine-Saint-Denis, la periferia di Parigi, pubblicata da Le Monde e che rai 3 "Pagina3" traduce per gli
ascoltatori, rinviando poi alla versione riportata sul blog della
genovese Claudia Vago. Allora abbiamo capito che era tempo perso
ricercare ancora, era invece urgente e necessario fare propri gli
stringenti interrogativi della lettera e cercare risposte, ognuno di noi
con le sue responsabilità, i suoi limiti ed il suo ruolo sociale.
La rilevanza
di questa lettera - riguardo ai fatti tragici di Parigi - è tutta nello scoperchiare il vaso di Pandora, nel presentare
impietosamente il nodo fondamentale: come è stato possibile che questi giovani nati in Francia,
vissuti in Francia, giovani che parlano francese, che sono andati a scuola in
Francia... come è stato possibile che proprio questi siano diventati preda di culture di morte?
La forza della cultura per opporsi all'orrore. |
Come è stato possibile? |
Perché la scuola,
l’educazione, la società francese (ma anche la nostra) non hanno saputo
trasmettere i valori di una cultura alta come quella maturata nel nostro
Occidente? Forse questi valori si sono svuotati? Sono dati per scontati?
Sono deboli? Come è possibile che questi giovani abbraccino un pensiero
fondamentalista e integralista dopo aver respirato la cultura occidentale di
libertà e di tolleranza?
Il prezzo antico e nuovo della libertà... |
Debbono prevalere il dolore e la
rabbia oppure la vergogna e la collera? Quando, a cominciare dalla classe
politica, capiremo “che la virtù si insegna solo attraverso l’esempio”?.
Si possono abbattere le teste, non le idee... |
Ne
riportiamo, con la traduzione sopra citata, le sequenze che ci sono parse
più significative, lasciando ad ognuno la responsabilità del pensare:
Il coraggio di questa lettera può far pensare tutti noi... |
“Siamo
professori di Seine-Saint-Denis.[…] Quelli di Charlie Hebdo ci facevano ridere;
condividevamo i loro valori. In questo, l’attentato ci colpisce. Anche se
alcuni di noi non hanno mai avuto il coraggio di tanta insolenza, noi siamo
feriti. Noi siamo Charlie per questo. Ma facciamo lo sforzo di un cambio di
punto di vista, e proviamo a guardarci come ci guardano i nostri studenti.
Siamo ben vestiti, ben curati, indossiamo scarpe comode, siamo al di là di
quelle contingenze materiali che fanno sì che noi non sbaviamo sugli oggetti di
consumo che fanno sognare i nostri studenti: se non li possediamo è forse anche
perché potremmo avere i mezzi per possederli. Andiamo in vacanza, viviamo
in mezzo ai libri, frequentiamo persone cortesi e raffinate, eleganti e colte.
Consideriamo un dato acquisito che La libertà che guida il popolo e Candido
fanno parte del patrimonio dell’umanità. Ci direte che l’universale è di
diritto e non di fatto e che molti abitanti del pianeta non conoscono Voltaire?
Che banda di ignoranti… […]
Per riprendere in mano la penna, con efficacia, è necessario un serio esame di autocritica. |
Se i crimini
perpetrati da questi assassini sono odiosi, ciò che è terribile è che essi
parlano francese, con l’accento dei giovani di periferia. Questi due assassini
sono come i nostri studenti. Il trauma, per noi, sta anche nel sentire quella
voce, quell’accento, quelle parole. Ecco cosa ci ha fatti sentire responsabili.
Ovviamente, non noi personalmente: ecco cosa diranno i nostri amici che
ammirano il nostro impegno quotidiano. Ma che nessuno qui venga a dirci che con
tutto quello che facciamo siamo sdoganati da questa responsabilità. Noi, cioè i
funzionari di uno Stato inadempiente, noi, i professori di una scuola che ha
lasciato quei due e molti altri ai lati della strada dei valori repubblicani,
noi, cittadini francesi che passiamo il tempo a lamentarci dell’aumento delle
tasse, noi contribuenti che approfittiamo di ogni scudo fiscale quando
possiamo, noi che abbiamo lasciato l’individuo vincere sul collettivo, noi che
non facciamo politica o prendiamo in giro coloro che la fanno, ecc. : noi siamo
responsabili di questa situazione.
Siamo responsabili di questa situazione... |
Quelli di
Charlie Hebdo erano i nostri fratelli: li piangiamo come tali. I loro assassini
erano orfani, in affidamento: pupilli della nazione, figli di Francia. I nostri
figli hanno quindi ucciso i nostri fratelli. Tragedia.[…] Allora, noi diciamo
la nostra vergogna. Vergogna e collera: ecco una situazione psicologica ben più
scomoda che il dolore e la rabbia. Se proviamo dolore e rabbia possiamo
accusare gli altri. Ma come fare quando si prova vergogna e si è in collera
verso gli assassini, ma anche verso se stessi? Nessuno, nei media, parla di
questa vergogna. Nessuno sembra volersene assumere la responsabilità.
Siamo responsabili per non aver impedito la manipolazione... |
Quella di
uno Stato che lascia degli imbecilli e degli psicotici marcire in prigione e
diventare il giocattolo di manipolatori perversi, quella di una scuola che
viene privata di mezzi e di sostegno, quella di una politica urbanistica che
rinchiude gli schiavi (senza documenti, senza tessera elettorale, senza nome,
senza denti) in cloache di periferia. Quella di una classe politica che non ha
capito che la virtù si insegna solo attraverso l’esempio.[…] Quelli che li
hanno uccisi sono figli della Francia.
Siamo responsabili della nostra incapacità di incidere nell'educazione... |
Grazie ai professori che hanno usato la penna per scrivere questa lettera a tutti noi. |
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bravissimi
RispondiEliminaGrazie, gentile Anonimo.
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