Grazie alla danza di una foglia d'autunno... |
“Io sosterrò sempre che il
ringraziamento è la più alta forma di pensiero
e che la gratitudine non è altro che una
felicità raddoppiata dalla sorpresa…
Tu ringrazi prima dei pasti. Bene. Ma
io dico grazie
prima del concerto e dell’opera, prima del
gioco e della commedia,
quando apro un libro, disegno,
dipingo, nuoto, faccio scherma e pugilato,
cammino, gioco, ballo e dico grazie quando
tuffo la penna nell’inchiostro”.
(G.K. Chesterton)
(G.K. Chesterton)
“Alziamoci in piedi per ringraziare per il fatto
che se non
abbiamo imparato molto, almeno abbiamo imparato un po’,
e se non
abbiamo imparato un po’, almeno non ci siamo ammalati,
e se ci siamo ammalati, almeno non siamo morti.
Perciò siamo grati. Ci sarà sempre qualcosa
per cui vale la pena di ringraziare “.
(Buddha).
Il segno di un grazie... (J. Miró, Danzatrice) |
Il perché della gratitudine ... (R. Magritte, Il riconoscimento infinito) |
Diciamo così tante volte grazie nella nostra vita
quotidiana che spesso questa parolina rischia di diventare un flatus vocis
abitudinario, inconsapevole come un riflesso condizionato o, peggio, un
inavvertito stereotipo che intenzionalmente non comunica nulla. E’ il grazie
anche spesso ipocrita delle buone maniere o dell’automatismo professionale
(penso al “prego”- la cui ricchezza semantica si perde nel buio dei manierismi
- del cameriere quando serve un piatto, prima ancora del mio “grazie” che segue
precipitosamente a ruota).
Il grazie come frutto di una convenzione sociale (Juan Gris, Pierrot) |
No, la gratitudine è ben più che un rituale delle buone
maniere: è sentimento più profondo di ogni possibile parola,
che spesso risulta del tutto inadeguata, e allora sentiamo prepotente il
bisogno di comunicare in termini non verbali, con il calore di una
stretta di mano, il sorriso di uno sguardo, il gesto più personale
dell’abbraccio e più intimo del bacio; è il rendere grazie che presuppone uno
stile, un orientamento di amabilità verso il mondo e le persone che lo abitano,
un benedire che è bene – dire.
Il grazie verso il mondo... (M. Chagall, Violinista sul tetto) |
Io credo che tutti noi – e sfido chiunque a contraddirmi –
abbiamo provato o proviamo o potremmo comunque provare gratitudine per
chi ci ha dato la vita, per chi ci ha educato e preso cura di noi, per
chi ci ha protetto e fatto dono del suo tempo e del suo amore, per chi ci
ha aiutato a divenire autonomi e perciò quelli che siamo, per chi ci ha
sorretto nelle difficoltà, confortato anche solo con un gesto uno
sguardo un sorriso.
Eppure la
gratitudine è molto più che un sentimento reattivo di
riconoscenza-riconoscimento per un gesto, un dono o un evento particolare. Può
(o dovrebbe?) essere un sentimento permanente, una disposizione d’animo, un
abito virtuoso, un atteggiamento di fondo.
Il grazie "naturale", verso chi ci ha amato e protetto (P. Picasso, Maternità) |
La gratitudine come atteggiamento di fondo (R. Delaunay, La gioia di vivere) |
Giuliani nel suo aureo libretto sulla “responsabilità di
essere grati e riconoscere che l’essenziale nella vita è dono”, dichiara che
“la virtù della gratitudine non è né religiosa né laica, semplicemente umana;
imparare a dire grazie rafforza la nostra dignità e rafforza il grado di
giustizia della società in cui viviamo” (cfr. De Benedetti–Giuliani, Dire grazie
l’hallelujah della gratitudine, Morcelliana, Brescia, 2014, pagg.77-78).
Gratitudine dunque per la vita e il tempo che ogni giorno trascorriamo, per ciò
che abbiamo e non abbiamo, per ciò che siamo e desideriamo, per le
persone a noi care e le infinite persone a noi sconosciute, per la bellezza del
mare e dei monti, ”il cinguettio degli uccelli e lo sbocciare dei fiori” (De Benedetti!), per
lo stupore delle albe e dei tramonti, per la verità e la bontà che con
fatica ricerchiamo in ogni incontro e relazione umana.
Gratitudine per la vita ... (P. Klee, Paesaggio con uccelli gialli) |
Ma anche indubbiamente gratitudine del credente: inno di lode
al Creatore per il dono della vita, della luce, dell’amore, nel riconoscimento
della finitezza come sentiero di salvezza; inno di lode che si eleva nel
“Gloria” della messa domenicale, nel “Te Deum laudamus” di fine anno, negli
innumerevoli osanna ed alleluia ripetuti nel tempo, nel “Cantico delle
creature” di S. Francesco; inno di lode infine del “Nunc dimittis servum
tuum” a Colui che fa tornare in vita i morti, “grato per il mio passato
ed il mio futuro ed anche per il passato e il futuro degli altri, il cui
destino io metto con la preghiera, per così dire, nelle mani di Dio. Sono
poi grato anche al mio prossimo, umano e non umano, penso anche agli animali
domestici, che hanno condiviso la nostra casa, i nostri cani e i nostri gatti…”
(De Benedetti, pagg. 77-78).
Gratitudine per il nostro prossimo, umano e non umano ... (F. Marc, Il cane bianco) |
Tuttavia anche la gratitudine, come ogni ambivalente aspetto
umano, può essere contraffatta, contrabbandata, tradita, banalizzata in
operazioni di trasformismo: da assertiva espressione di libero
(gratuito!) consenso, da moto spontaneo e sorprendente di ringraziamento e lode
può trasmutarsi nell’ironico sarcasmo di certi grazie (grazie tanto!...),
può rivelarsi strumento per accattivarsi l’altro o per pareggiare e
saldare conti e debiti con gli interessi.
Gratitudine senza maschere (G. de Chirico, Le maschere) |
Il grazie della gratitudine non è dunque di tutti e per
tutti: è un segno di profonda umanità, di sguardo amorevole verso chi è
prossimo, di esaltazione della loro esistenza, della loro diversità, del loro
lavoro e servizio; è partecipazione al bene che è la vita di tutti; è il
contrario del risentimento perché sintomo di benessere interiore, di
empatia, di congruenza con se stessi, condizioni indispensabili per il suo
esprimersi; è il grazie del malato e del sofferente, il volto di una solitudine
non più sola, la consapevolezza che l’amicizia l’amore la solidarietà sono più
forti della morte.
La gratitudine presuppone armonia, benessere interiore (H. Matisse, Armonia in rosso) |
Molti psicologi sono convinti che dire “grazie” non significa
solo rispettare le buone maniere, ma fare del bene a noi stessi, migliorare il
nostro benessere psicofisico e rafforzare le nostre relazioni sociali.
Diciamolo chiaro con le parole della psicanalista Melanie Klein, citata da
Giuliani: non tutti possono vivere nella dimensione della gratitudine, se
permangono chiusi in se stessi ed incapaci di centrarsi sull’altro.
Tre blocchi
psichici impediscono loro la possibilità di riconoscere e dunque provare
gratitudine: l’invidia (sentimento di rabbia perché un’altra persona possiede
qualcosa che desideriamo e ne gode), la gelosia (timore e angoscia di perdere
ciò che abbiamo, una persona o un oggetto amati), l’avidità (desiderio
imperioso e insaziabile). Forse la lista potrebbe essere anche più lunga,
ma è certo che ”il sentimento di gratitudine è una delle espressioni più
evidenti della capacità di amare. La gratitudine è un fattore essenziale per
stabilire il rapporto con l’oggetto buono e per poter apprezzare la bontà degli
altri e la propria” (M. Klein, Invidia e gratitudine,
Giunti, Firenze, 2012, pag. 26-27, citata da Giuliani a pag. 24).
Gli aculei dell'ingratitudine... (V. Kandinskij, Punte nell'arco) |
La gratitudine è vietata agli invidiosi, ai gelosi e agli avidi (E. Munch, Gelosia) |
Forse non ha torto Maestro Eckhart quando afferma che “se la
sola preghiera che dirai mai nella tua intera vita è “grazie”, quella sarà
sufficiente”.
Si consiglia di mettere in pausa la musica del blog prima di avviare il video.
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Molto bello, complimenti.
RispondiEliminaUn grazie non rituale!
RispondiEliminaAncora una volta, l'inesauribile Gianmaria, centra tutti gli aspetti della "gratitudine": filosofico, psicologico,antropologico e sociale. Non posso che unirmi in toto; non c'è nulla da aggiungere. Certamente uno dei ringraziamenti meno espressi, e' forse quello verso il Creatore e il creato - il ringraziamento alla vita e, per la vita. Siamo spesso parchi di ringraziamenti, ancor più' di quelli sentiti. E' vero: vale piu' una stretta di mano, magari accompagnata da un sorriso. Anche quest'ultimo scarseggia. " sara' forse per gli innumerevoli muscoli facciali che sono interessati?"
RispondiEliminaVedo comunque che non ti scarseggia lo humour: un bel segno, che mi convince a riproporre quanto prima alcune riflessioni sull’allegrezza del cuore. A proposito di gratitudine verso il Creatore, il mio grazie vale anche per quella degenza ed intervento chirurgico di fine 2012 all’ospedale di Pietra e alla clinica S. Michele, senza cui non avrei vissuto e non vivrei incontri significativi…
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