“Un vento
nuovo soffia sulla Chiesa,
anche
se è ancora una brezza leggera”.
(Card.
Georges Marie Martin Cottier)
Un vento nuovo soffia nella Chiesa... |
“Alcuni
giornalisti mi chiesero: “E’ soddisfatto del Concilio?”:
questa la mia
risposta: ”Sì, è una primavera per la Chiesa,
ma una
primavera sul finire di febbraio e l’inizio di marzo;
ci
saranno ancora piovaschi e gelate notturne,
ma
stiamo procedendo”.
(Card.
Léon-Joseph Suenens)
“Credo che se
il Concilio non ha raggiunto
tutte
le mete prefissate, o stenta a conseguirle,
ciò
significa che la nostra conversione è di là da venire”.
(Card. Loris
Capovilla)
... sarà ancora troppo presto?... |
Descrivere
in poche righe le sfide che i cattolici oggi vivono non è possibile: la fuga
nel presente di una società liquida pervasiva, il deserto spirituale della
post-secolarizzazione, le forbici spaventose tra povertà dei molti e ricchezze
dei pochi, le persecuzioni dei cristiani in Asia ed Africa, “la globalizzazione
dell‘indifferenza” di fronte all’alluvione di violenze di ogni genere, gli
eventi che dappertutto incalzano e la Chiesa che non cessa di sorprendere: dal “gran rifiuto” di papa Benedetto alla tenerezza e misericordia di papa
Francesco che guida con fermezza tutto “il popolo di Dio” in nome del
paradosso dell’Incarnazione e della Redenzione, sapendo bene che deve
fare i conti con l’ostilità esterna di un becero laicismo ma anche con il
“fuoco amico”.
... un rinnovamento che deve fare i conti con il fuoco amico... |
Stiamo
vivendo un profondo trapasso epocale, al quale il Vaticano II aveva dato
una brusca accelerata. E’ forte la sensazione dell’imminenza di un punto di
svolta, di una corsa contro il tempo, senza saper bene quale sia la
strada giusta.
...con le resistenze interne alla chiesa stessa... |
Forse a
tutti è richiesto un supplemento di fatica e di fiducia, evitando il
rischio del genericismo dei buoni propositi: lo spazio del possibile non è
quello dell’assumersi il presuntuoso compito di salvare il mondo ma di compiere
i due-tre passi di cambiamento concreto che vicino a casa è possibile
realizzare assumendo ognuno la sua quota di responsabilità verso chi è
prossimo.
... per mettere in atto un cambiamento concreto... |
Non
molto tempo fa qualcuno sosteneva di voler proteggere e difendere i
cattolici “medi”. Non so - e non mi interessa - che cosa voglia
significare “cattolico medio”, ma so invece, anzi mi sforzo ogni giorno di
capire, che cosa voglia dire il coraggio di essere cattolici laici oggi.
... un rinnovamento che coinvolga tutti ... |
Si sa
che laico e laicità sono parole ambigue: secondo il linguaggio comune
nella società è chi non ha religione o la contesta; nella chiesa cattolica
chi non appartiene al clero. Nel secondo capitolo della Lumen gentium (”popolo
di Dio”) i laici non sono più compresi a procedere dal riferimento al loro
rapporto subalterno e costitutivo nei confronti della gerarchia ma compresi a
procedere dalla vocazione comune a tutto il ‘popolo di Dio’. Anzi, commenta
Roberto Mancini in “Sperare con tutti", la laicità non si definisce
per contrapposizione, perché laici sono tutti, compresi i presbiteri ed i
vescovi, in quanto appartenenti al ”laòs”, al “popolo” non contrapposto
al popolo profano o pagano, ma in quanto coincide con esso, poiché tutta
l’umanità è chiamata a diventare popolo di Dio in un mondo partecipe della
redenzione dell’uomo e che impegna tutti alla responsabilità per la vita
comune.
La laicità non è un’ideologia, ma “consapevolezza che
si fa carico dell’universale condizione terrestre, della corresponsabilità,
dell’ospitalità, del dialogo come dinamica di gestazione delle decisioni
collettive, della giustizia verso chiunque”. Laici dunque sono
coloro che decidono di farsi carico della condizione umana e di “amare la
terra come noi stessi” (E. Bianchi, che a "laici" preferisce
"fedeli"), che "abitano ciascuno nella propria patria ma come
immigrati che hanno il permesso di soggiorno, dimorano sulla terra, ma sono
cittadini del cielo" (Lettera a Diogneto).
... tutto il popolo di Dio... |
... per farsi carico della condizione umana... |
Mi sovviene l’accusa di Péguy ai cattolici "languidi e senza carne”: “Perché non hanno
forza e grazia per essere della natura, credono di essere della grazia. Perché
non hanno il coraggio temporale, credono di essere entrati nella comprensione
profonda dell’eterno. Perché non hanno il coraggio d’essere del mondo, credono
d’essere di Dio. Perché non hanno il coraggio di scegliere tra i partiti
dell’uomo, credono d’aver scelto il partito di Dio. Perché non amano nessuno,
credono di amare Dio”.
... ognuno nel proprio ruolo e con la propria responsabilità... |
In
altre parole ad ognuno di noi spetta la responsabilità del discernimento della
nostra esperienza storica concreta: la valutazione dell’appello che Dio rivolge
nella situazione concreta e la decisione che ciascuno di noi assume per
rispondere a Dio che chiama. Si deve ricorrere alla preghiera, ma anche qui non
ci sono ricette per un corretto discernimento: è un atteggiamento di ricerca
soprattutto richiesto nel decodificare le zone oscure del nostro quotidiano
locale e globale, abituale disponibilità ad accogliere l’imprevisto, habitus
mentale intriso di speranza che si impara praticandolo, sapendo che si può
sbagliare. Ma è possibile solo se si ha l’audacia di affrontare il
rischio della storia.
... per trovare la strada giusta. |
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