Anna Forlati, Il veliero lascia l'isola |
L’irrompere della frenesia della disgregazione e della frammentazione non può non avere ripercussioni su tutti gli aspetti della vita organizzata, scuola compresa.
Anna Forlati, Primo Manifesto per commemorare la strage dell'Istituto Salvemini, 2014 (Illustrazione digitale) |
Anna Forlati, Io sono Adila (particolare), Storia illustrata di Malala Yousafzai, Testo di Fulvia degl'Innocenti |
Anna Forlati, Io sono Adila, Storia illustrata di Malala Yousafzai, Testo di Fulvia degl'Innocenti |
Non saranno né il ministro né il governo né il parlamento (che debbono fare la loro parte istituzionale e legislativa) a comporre il dilemma. Tocca ad ogni operatore scolastico nel suo quotidiano lavoro. Immaginiamo migliaia e migliaia di docenti, ognuno ogni giorno paladino dell’I Care, ognuno con il suo stile, i suoi orizzonti culturali, i suoi limiti e le sue grandezze, ma tutti convinti che la speranza di una umanità meno sofferente e socialmente più progredita è fondata principalmente sull’educazione: una rivoluzione silenziosa che potrebbe cambiare significativamente il nostro presente ed il futuro dei nostri giovani.
Anna Forlati, Illustrazione de I libri di Maliq, Testo di Paola Predicatori, Rizzoli |
Umanissima: uomini e donne che nella
scuola si ritrovano per aiutare i giovani e se stessi a dare risposta positiva
ai reciproci bisogni di conoscenza, di correlazione, creatività, radicamento,
orientamento, identità.
Agapica: uomini e donne, tra silenzio e parola, centrati sull’altro, forti di comprensione empatica e di imprescindibile congruenza.
Aperta e dinamica: uomini e donne, sale della vita, che educano alla libertà come responsabilità; vedono la sofferenza e l’estraniazione del perdente, di chi è a rischio, “diverso”, respinto; non educano al conformismo gregario, non danno risposte uguali a persone in situazioni disuguali; segnano le relazioni interpersonali ed i rapporti sociali per il tempo che verrà.
Una professione che è una promessa: da
“pro-mittere”, mandare innanzi, lasciar crescere, garantire, annunziare,
presagire, sottoporre allo sguardo…
Sta ai docenti, a tutti e ad ognuno, fiutare i segni dei tempi e riformulare il senso della loro professione nella nostra Europa frantumata e far comprendere che gli sradicamenti globali di milioni di persone, le loro angosce collettive ed individuali, proprio loro, sono la via per nuove forme di com-unione tra i popoli.
Non aveva forse ragione H. Arendt? “L’educazione è il punto in cui si decide se noi amiamo abbastanza il mondo da assumerne la responsabilità, anzi da salvarlo dalla rovina che sarebbe inevitabile senza il rinnovamento costituito dai giovani e dai nuovi venuti” (H. Arendt).
Agapica: uomini e donne, tra silenzio e parola, centrati sull’altro, forti di comprensione empatica e di imprescindibile congruenza.
Aperta e dinamica: uomini e donne, sale della vita, che educano alla libertà come responsabilità; vedono la sofferenza e l’estraniazione del perdente, di chi è a rischio, “diverso”, respinto; non educano al conformismo gregario, non danno risposte uguali a persone in situazioni disuguali; segnano le relazioni interpersonali ed i rapporti sociali per il tempo che verrà.
Anna Forlati, Illustrazione de I libri di Maliq, Testo di Paola Predicatori, Rizzoli |
Sta ai docenti, a tutti e ad ognuno, fiutare i segni dei tempi e riformulare il senso della loro professione nella nostra Europa frantumata e far comprendere che gli sradicamenti globali di milioni di persone, le loro angosce collettive ed individuali, proprio loro, sono la via per nuove forme di com-unione tra i popoli.
Non aveva forse ragione H. Arendt? “L’educazione è il punto in cui si decide se noi amiamo abbastanza il mondo da assumerne la responsabilità, anzi da salvarlo dalla rovina che sarebbe inevitabile senza il rinnovamento costituito dai giovani e dai nuovi venuti” (H. Arendt).
Anna Forlati, Logo de Lo spazio dell'educazione |
Post di Gian Maria Zavattaro
Iconografia di Rossana Rolando.
Mi sono commossa, leggendo questo post. Tanti anni fa, ho lasciato una comoda e redditizia carriera bancaria per essere un'insegnante, illuminata dalla lettura di don Milani ... Non le nascondo che faccio fatica a continuare a fare, oggi, un'azione didattica umana, agapica, aperta e dinamica. Ci tento, ancorata alle parole di Hanna Arendt, che sono affisse nella stanzetta della scuola dove continuo a occuparmi di lotta alla dispersione scolastica. Grazie. Buona giornata.
RispondiEliminaUna scelta coraggiosa e fortunata per i suoi allievi. Negli anni del mio insegnamento (16) e della mia presidenza (26) ho progressivamente trovato - tra alti e bassi come succede a tutti i docenti, ma non a tutti i presidi… - una costante, che debbo anch’io a don Milani: la cultura intesa come possesso della parola ed appartenenza alla comunità. Arrivavo a scuola, pensavo e sovente mi capitava di esternarlo: oggi tutti insieme - ognuno secondo il proprio ruolo, le proprie competenze e responsabilità, identità e differenze -, percorreremo un comune cammino teso a rispondere a “Che cosa insieme possiamo conoscere? Che cosa insieme dobbiamo fare? Che cosa insieme ci è concesso sperare?”. Le tre domande kantiane, dove però – e non è cosa da poco - io diventa noi. Non so naturalmente quanto ci sia riuscito sia come docente sia come preside, ma so che ogni giorno è stato la mia resistenza. Grazie per il suo commento ed un caro saluto dalla mia Rossana.
EliminaGrazie ogni e-ducatore dovrebbe scolpire questo
RispondiEliminaprogetto nella mente e nel cuore
Antonietta
Grazie, gent.le Antonietta. Sono convinto che siano tanti, tantissimi, gli e-ducatori che ogni giorno vivono e testimoniano quanto ho tentato di esprimere.
EliminaQuando mia madre tornava a casa era come se avesse lasciato una famiglia per ritrovarsi nella "sua" famiglia. A tavola c'era il pane, ogni giorno... erano le sue emozioni, sentimenti, preoccupazioni... Di lì a poco avrebbe avuto sullo stesso tavolo una pila di quaderni... e lei ogni tanto sorrideva. non si importava tanto dell"errore", quanto di scrutare da quei pensieri le anime e i desideri.
RispondiEliminaSenza volerlo "ammaestrava" anche me... La "cura" non si improvvisa, non si progetta, non si scrive e non si consegna "agli atti"... Ma" cammina " da un cuore ad un altro.
Grazie GianMaria, buona domenica
Alle belle cose che scrivi (ricordi, emozioni,valori perennemente impressi, sentimenti di gratitudine …) vorrei aggiungere solo un flash tratto ancora da don Milani: la scuola “siede fra il passato e il futuro e deve averli presenti entrambi. E’ l’arte delicata di condurre i ragazzi su un filo di rasoio: da un lato formare in loro il senso della legalità […], dall’altro la volontà di leggi migliori cioè il senso politico […] E allora il maestro deve essere per quanto può profeta, scrutare “i segni dei tempi”, indovinare negli occhi dei ragazzi le cose belle che essi vedranno chiare domani e che noi vediamo solo in confuso” (Lettere di don L. Milano priore di Barbiana, Mi, Mondadori, 1970, p.250). Come tua madre, ogni docente dovrebbe porsi nell’ordine dell’utopia e della profezia. Grazie e buona serata.
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