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mercoledì 17 luglio 2019

"Chiamatemi Tiresia". Andrea Camilleri.

“Da quando io non ci vedo più, vedo le cose assai più chiaramente” (Andrea Camilleri).
Post di Rossana Rolando.

Henry Fuseli, 
Tiresia e Ulisse (1780 circa)
E' morto oggi, 17 luglio 2019, Andrea Camilleri.
Lo scrittore siciliano, nato a Porto Empedocle, vicino ad Agrigento, nel 1925,  è entrato nel cuore della gente - come attestano i numerosissimi interventi sui social - non solo per il suo Montalbano e la variegata produzione artistica, ma anche per la lucida e umanissima presenza di osservatore, capace di guardare dentro la contemporaneità, illuminandone i lati più oscuri, attraverso l'occhio critico e acuto dell'intellettuale.

Proprio sullo sguardo si è giocata l'ultima sua opera: il monologo Conversazione su Tiresia, scritto dallo stesso Camilleri e da lui interpretato, nel Teatro greco di Siracusa, l'11 giugno dello scorso anno: Chiamatemi Tiresia, sono qui di persona personalmente. E finalmente, dopo secoli, persona e personaggio si sono ricongiunti. 
Tiresia, come tutti sanno, è l'indovino cieco dell'Odissea - vero e proprio archetipo, ripreso nella letteratura e nel cinema - che predice il futuro e “vende cerini per strada” (Woody Allen, nel film La dea dell'amore). Proprio la sua cecità fisica, infatti, diventa la condizione per profetizzare.

Sul senso del “vedere” - e sul paradosso del cieco che vede meglio di chi possiede la vista - si è innestata anche l'espressione del Camilleri più intimo, nel suo rapporto con l'oltre: “le limitazioni che comportano l'età ti fanno sempre più pensare a qualcosa d'oltre, che non è Dio, non so qualcosa...” (come ha detto egli stesso).
Il silenzio della cecità, che è sopravvenuta nella vecchiaia di Camilleri, ha costituito una sorta di cerniera tra la vita e la morte, come se l'essere privati dello sguardo, fisicamente inteso, costituisse un privilegio: “Da quando io non ci vedo più, vedo le cose assai più chiaramente”. 
E, ancora: 
“Diventato cieco m'è venuta una curiosità immensa di capire... no capire no, è un verbo sbagliato, non si può capire, ma di intuire cosa sia l'eternità, quell'eternità che ormai sento così vicina a me. E allora ho pensato che venendo qui, in questo teatro, tra queste pietre veramente eterne, sarei riuscito ad averne almeno un'intuizione” (vedi qui).

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Lo sguardo di Camilleri - antico e nuovo Tiresia - si è completamente interiorizzato, è divenuto occhio della mente, luogo in cui la bellezza, l'arte, la cultura si sono sedimentate per dar vita a nuove visioni:
“Non vedere più le donne, non vedere più la bellezza femminile: questa è la cosa che mi ha fatto diventare realmente malinconico. Non vedere più le tele che ho amato... non i paesaggi, ma le tele, le pitture. Uno dei primi esercizi che ho fatto, non vedendoci, è ricostruirmi mentalmente La flagellazione di Piero della Francesca e cercare  di ricordare i colori dei tre personaggi a destra, dei vestiti che indossano”.

L'eredità che l'ultimo Camilleri ci consegna è tutta raccolta in questo invito ad andare oltre il semplice “guardare” per “vedere” autenticamente, per cogliere la profondità delle cose, nella convinzione che il vero sguardo implichi una tensione di tutto l'essere, una concentrazione della mente e dei sensi, ben oltre la sola fisicità della vista.
“E poi mi piace andare subito a letto perché nel sonno rivedo, nel sonno vedo benissimo, ogni tanto nel sonno stesso mi sorge la domanda:
«Ma non sei cieco?»
«Non ha importanza, per ora stai vedendo.»
Vedo con colori vivissimi, m'arrivano con una bellezza, una forza... straordinaria. Tutti gli altri sensi corrono... ho scoperto che corrono in soccorso di quel senso che ti viene a mancare. Tocco tutto, il tatto mi è diventato veramente sensibilissimo. Mi piace toccare questo legno che sto toccando, seguirne le circonvoluzioni qui, capite... fumando tanto inevitabilmente ho perso un po’ dell'odorato, del gusto... no m'è tornato tutto. Il corpo umano è veramente miracoloso”.

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10 commenti:

  1. Fortemente convinto e curioso dell’eternità!
    Rimango in attesa di leggere il dialogo tra Camilleri e i due diversi Montalbano.
    Saprà adesso?

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    1. Saprà... che cos'è l'eternità?
      Chissà.
      Chissà se ha riaperto gli occhi sui colori, sulla luce - intensissima - che avvolge la sua terra di Sicilia.

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  2. Maria Antonietta la Barbera17 luglio 2019 alle ore 18:23

    Un grande insegnamento del Camilleri cieco è proprio il suo invito «ad andare oltre il semplice “guardare” per “vedere” autenticamente, per cogliere la profondità delle cose, nella convinzione che il vero sguardo implichi una tensione di tutto l'essere, una concentrazione della mente e dei sensi, ben oltre la sola fisicità della vista».
    Grazie.

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    1. L'esempio calzante di Camilleri è quello del dipinto: noi non lo guardiamo soltanto, ma ci entriamo dentro con tutto quello che noi siamo, con le nostre precomprensioni (il gusto che abbiamo maturato, la sensibilità per la bellezza e la poesia che abbiamo affinato...) e solo allora - nell'incontro tra noi e l'opera del pittore - "vediamo".

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  3. Grandissimo Camilleri nel suo richiamo ad andare oltre il semplice guardare, cogliendo il più profondo senso del vedere! Le sue sono parole da vivere.
    Grazie di cuore di questo post, cara Rossana!!!

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    1. La capacità di dire cose che arrivano a tutti, con semplicità ed ironia, ha caratterizzato la figura di Camilleri, non rendendolo meno "intellettuale", ma permettendogli anzi di dispensare la propria saggezza - "parole da vivere" come tu dici - a un largo pubblico.

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  4. Sarò parziale nel giudizio, visto che condivido l’origine siciliana? Per certi versi sono infastidito, perché a lui stanno arrivando tanti consensi ed omaggi e pochi erano andati ad illustri scomparsi : Sciascia ( anche Sciascia... e forse era stato d’intralcio l’ultimo Sciascia), Bufalino. Camilleri si era esposto - ed aveva avuto coraggio in tale esposizione - come autore popolare, subendo anche qualche contraccolpo in sede di limitazione artistica. Si fa in Italia gran questione dell’esistenza degli intellettuali , della loro importanza, della utilità del loro ruolo, e Camilleri, senza ostentazione, aveva finito per assumere questo ruolo. Svolgendolo al meglio, per esortazione civile , per educare ai valori universali.
    Il tempo certificherà ila sua autentica qualità letteraria, intanto è indubbia la sua discendenza dalla triade : Pirandello Sciascia Bufalino.
    Sul tema specifico, ben selezionato da Rossana, il “ classico “ invecchiamento di Camilleri ( e per classico, intendo l’appartenenza alla tradizione del “ de senectudine “ greco-Latina ) ha tirato fuori la sinergia tra i sensi e l’intelletto, e dei sensi soprattutto la vista ( interiore ). Ancora un “ classico “, che i Greci antichi, Platone in ispecie conoscevano, la relazione tra visione sensibile e visione sovrasensibile .
    Rispunta la quaestio che ci ha occupato a lungo , noi del blog, la valenza della “ terza età “, tanto bistrattata nella società presente.
    Grazie Rossana : sei andata a bersaglio!

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  5. Il tuo commento arricchisce di molto - con opportuni riferimenti letterari e filosofici che permettono di comprendere la ricchezza culturale espressa dalla terra di Sicilia - il mio ricordo di Camilleri, scritto sull'onda dell'emozione, una volta appresa la notizia della sua morte. Perciò grazie a te, ancora una volta.

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  6. Cara Rossana, grazie di questo tributo ad Andrea Camilleri. Avevo il desiderio di conoscerlo "di persona, personalmente" prima che morisse. Non ci sono riuscita. Camilleri è un grandissimo. Me ne sono "innamorata" qualche anno fa. Da qualche mese, sto leggendo tutte le sue opere, in ordine cronologico. Due suoi scritti, tra i più vecchi, "Una strage dimenticata" (che è la ricostruzione di un tragico fatto storico accaduto a Porto Empedocle) e il suo secondo romanzo "Un filo di fumo" erano già, a mio sommesso avviso, dei gioielli letterari. Mi sento più sola, come cittadina siciliana, senza il "mio" Camilleri. Un abbraccio.

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  7. "Di persona personalmente": questa capacità di sorridere e di far sorridere è la vera forza. Aspetto un tuo scritto sul "tuo" Camilleri. Penso che la vasta conoscenza dei suoi scritti, anche quelli più vecchi, e la comune "sicilianità" - unite alla classe della tua penna - siano le premesse per un post (o una serie di post) memorabile/i. Un abbraccio.

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