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lunedì 3 aprile 2023

L'educazione, Tara Westover.

"La vita non è qualcosa di immutabile" (Tara Westover).
Post di Rossana Rolando.
Immagini delle illustrazioni di Patrik Svensson (qui il sito).
 
Tara Westover, L'educazione
Ho letto in pochi giorni il libro di Tara Westover, L’educazione, uscito nel 2018: una narrazione biografica e non solo una finzione letteraria. Avevo già avuto modo di meditare la recensione di Massimo Recalcati che, da psicoanalista, la definiva una storia esemplare (qui) e poi altre interessanti analisi (qui).
 
💥 Una prigione familiare.
Si tratta di un’epopea che impressiona e scaraventa in un mondo familiare in cui convivono, in una mistura inestricabile, lucidità e convinzione con assurdità e violenza.¹
La storia si svolge nell’Idaho, una terra americana dai paesaggi selvaggi e vasti, belli e crudeli, dove la natura è così grande da rendere irrilevante ogni dramma umano.² Ai piedi della grande Montagna vive una famiglia mormone, la cui fede fondamentalista è contrassegnata dalla netta distinzione tra la Verità, che è una sola, e le Menzogne che attraversano il mondo, dominato da Satana e dagli infedeli. Da questa certezza discende il rifiuto della modernità, nel suo sviluppo culturale e scientifico: infatti, lo Stato è il nemico da cui salvare i figli (quattro su sette figli non frequentano la scuola pubblica e non sono iscritti all’anagrafe), la medicina è demonizzata e sostituita dai rimedi omeopatici, caricati di un valore salvifico. In un isolamento totale tutti – compreso Tara, la protagonista - lavorano nel preparare le riserve utili ai giorni dell’Abominio (la fine del tempo) e nella discarica del padre, tra ferri, ruspe, rimorchi, scarponi dalle punte d’acciaio, fiamma ossidrica - e non mancano atroci incidenti…
 
💥 Educazione (tirarsi fuori).
Patrik Svensson, La stagione più bella
I rapporti familiari, sebbene malati, sono fortissimi, con marcate dinamiche di dipendenza: il padre, detentore dell’unica Verità, soggioga tutti i familiari, immettendoli nel suo universo di visioni apocalittiche; la stessa moglie ne è sempre più succube, collaborando nel ruolo di levatrice, guaritrice, da cui dipenderà la ricchezza successiva della famiglia; tutti poi temono e coprono in vario modo le ire paranoiche e violente di Shawn, il fratello maggiore, che sottopone le sorelle e le fidanzate a sopraffazioni psicologiche, verbali e fisiche.
Come già Tyler, il figlio che non va al ritmo degli altri,³ anche Tara, l’autrice del libro, riuscirà a guardare il gorgo da fuori, intraprenderà studi che la porteranno a conoscere la malattia del padre – disturbo bipolare –, riuscirà a vedere la sottomissione della madre e della sorella, conquisterà faticosamente strumenti per leggere quel suo passato tormentoso.
Ma la grande sfida sarà liberarsi da sé stessa, da quella “lei” che andrà al College e guarderà il mondo con gli occhi del padre o, ancora, da quella “lei” che, a Cambridge come ad Harvard, avrà bisogno di fare ritorno.
Andarsene davvero, rompere con la prigione interiore risulterà difficilissimo. Tanto più quando essa avrà il volto degli affetti ancestrali, il cui abbandono produrrà sensi di colpa, di smarrimento e di tradimento.
Il dramma di fondo troverà il suo apice nelle ultime pagine. Più che mai l’educazione si rivelerà un “tirarsi fuori da”, un liberarsi dai ceppi delle scelte obbligate. 
 
💥 Identità e memoria.
Patrik Svensson, Dettagli
Ma il vero cuore del libro - a mio avviso - riguarda la funzione della scrittura. Non a caso il disegno della prima di copertina, di Patrick Svensson, rappresenta una piccola figura umana che si staglia dentro una matita. E’ nella scrittura della propria storia che Tara conquista se stessa. Prima di allora la sua trasformazione è fonte di una straziante alienazione.
Il racconto cucito su di lei si sostituisce ancora a lei, è dentro di lei, la fagocita ogni volta che mette piede nel passato ed entra in contatto con la madre, la sorella, il padre, il fratello maggiore. Tara, andandosene, ha lasciato che la sua storia fosse quella scritta dalla sua famiglia: preda di Satana, come la definisce il padre, “puttana” secondo uno dei tanti epiteti che Shawn utilizza per lei e che lei identifica come: “la mia parola”. Il padre le offre il suo perdono e il suo rinnovato affetto, se accetta di tornare e riconoscersi in quella storia di perdizione. La madre non intende vederla senza il padre, rifiutando le sue richieste. La sorella la considera una cattiva influenza, barattando l’iniziale invocazione di aiuto (anche lei ha subito le violenze di Shawn) con la sottomissione alle pressioni familiari.
Tutto vacilla se non c’è memoria condivisa: la storia che le hanno imbastito addosso conquisterà fratelli, zie, zii, cugini e l’intera valle. L’educazione che le ha permesso di “pensare con la propria testa” ha un prezzo altissimo, per certi versi intollerabile: lo straniamento e la solitudine. Umiliarsi, considerarsi pazza, inaffidabile, non credere più in se stessa, accettare di essere purificata dal male - come vuole il padre - , appariranno, per un certo tempo, vie preferibili alla perdita di quegli affetti.
Patrik Svensson, Meditazione
Finché capirà che il demone, di cui dovrebbe liberarsi, è la persona che si è formata in lei. E troverà il coraggio di dire no, di riscrivere la sua storia. Il libro L’educazione avrà dunque il valore terapeutico di un cammino psicanalitico di riappropriazione di sé, l’ultimo passo per abbandonare l’altra se stessa.
I diari che ha tenuto nel tempo, intrecciati con i ricordi di altri – i fratelli Tyler e Richard che, inaspettatamente, l’aiutano e la sostengono - le permetteranno di avere dei testimoni capaci di dare consistenza alla sua memoria e, quindi, alla sua identità.
 
💥 Note.
1. Tara Westover, L'educazione, Feltrinelli, Milano 2020, p. 48.
2. Ibidem, p. 45.
3. Ibidem, p. 62. 
4. Ibidem, p. 345. 
5. Ibidem, p. 337. 

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