Ripensare la democrazia
Post di Rosario Grillo
“La democrazia è l’unico regime a riconoscere, istituzionalizzandola, l’assenza di fondamento” (1)
Roberto Esposito, Pensiero istituente |
L’appellativo usato chiarisce da sé che si tratta di uno slittamento in tono glocal. Più volte è stato ribadito che l’identità vive se si intinge di diversità; nella argomentazione che mi accingo a svolgere, il motivo è perciò: dall’identità alla alterazione.
💥 Sul potere
La democrazia addomestica il potere? Potrebbe, se andasse dietro alla volontà del popolo che si riconosce Uno per decidere la Costituzione a fondamento. Ma la Costituzione è un prius?
Il contrattualismo giuridico si riconosce in due versanti: giusnaturalismo e giuspositivismo. La decantata democrazia greca non può essere portata a paradigma del potere inclusivo, considerata la ristrettezza del demos di allora.
Meglio prendere spunto dai Romani, piuttosto, che hanno distinto la potestas magistratuale dall’imperium basandosi sulla duplice esperienza dell’età repubblicana e dell’età imperiale. L’imperium si riveste, al culmine, di auctoritas in veste assoluta.
Con l’avvento del Cristianesimo - bisogna premettere anche il dettato degli antichi stati teocratici –è stato dato un fondamento trascendente, la volontà di Dio, all’imperium. Mail registro della modernità, al seguito del groziano etsi Deus non daretur, ha poi scelto un impianto di pura razionalità umana.
Roberto Esposito (Festival della filosofia) |
Dunque ci muoviamo fuori dell’asse teologico politico dello Stato.
💥 Dentro il libro di R. Esposito
Assunta la scelta di cui sopra, lo studioso campano scinde tre comparti: A - potenza destituente, B - potere costituente, C - pensiero istituente.
A- Protagonista del destituente è Martin Heidegger, fiancheggiato da Nietzsche e da Simone Weil. Nietzsche chiama in causa il nichilismo con la lunga traiettoria della metafisica, che si propaga per il ramo della istituzione - Stato. Stato e società, quella democratica in ispecie, imbrigliano gli individui, unici accreditati alla “volontà di potenza” correlata al nichilismo attivo. Simone Weil indica nella forza la potenza d’urto nichilista.
Heidegger, preso il tracciato dell’ontologia (essere) per la via della storia (tempo) s’imbatte nella tecnica, dispensatore di prassi impolitica che non accetta rivali.
B- Il potere costituente ha il suo alfiere in Gilles Deleuze. L’essere differente è la risposta ad Heidegger, concepito in ambito rigorosamente immanentistico, teatro di una virtualità scambiata con realtà. “Alla storicità verticale dì Heidegger risponde la simultaneità orizzontale di Deleuze. Quello che per l’uso ha una profondità temporale, per l’altro si muove lungo una linea di fuga spaziale”. (2)
C - Il pensiero istituente deve a Lefort il distacco critico da Marx, attraverso una rivisitazione di Machiavelli, per poter demolire l’impianto marxiano della ideologia, sostituendola con un nuovo simbolico. L’aggiustamento reintegra il negativo con una permanenza resistente a qualsiasi evanescenza – in Marx la società comunista senza classi portava invece alla scomparsa del conflitto - . Mauss, il potlach con l’economia del dono esplorati da certa antropologia, quindi il pensiero di Clastres ed una maggiore concentrazione sul tema del totalitarismo sono momenti di un lavoro a tutto tondo del pensatore francese.
💥 Impulsi da Lefort
Assodato che il negativo sta dentro la democrazia - conferma che ci arriva per via ontologica (ontologia politica, intesa come integrazione della politica al piano dell’essere) e nella chiave esperienziale (fenomeni di travaglio continuo di qualsiasi impianto democratico) -.
Rimosso il potere come mandante originario, bisogna arrivare ad introdurlo nei rapporti sociali riconoscendo il conflitto come divisione intrinseca, interna alla società. (3)
Ecco allora che, per le suggestioni di Machiavelli e di Spinoza, nel secondo dei quali il Trattato teologico politico mette in azione il conatus della Naturanaturata leggendolo come cifra di libertà, la società democratica acquista il carattere di democrazia insorgente, dove il popolo conserva il potere, senza equilibrismi tecnici, ma per via di Costituzione repubblicana vivente.
(1) R. Esposito, Pensiero istituente, Einaudi2020.
(2) Op.cit. p. 84.
(3) Opportuno qui fare un momento di sospensione per notare la ricchezza del potere gestito in forma assoluta dal sovrano medievale-moderno, che aveva integrato il suo corpo (anche il palazzo) alla rappresentazione della maestà regale. Vedi studi di Kantorowicz. Di fronte a ciò, il suffragio universale, la sovranità popolare, è apparsa come una minaccia terribile. “Rappresentando il monarca allo stesso tempo il corpo e la testa della società, la sua decapitazione, simbolica e reale, manda in frantumi l’intero dispositivo dell’Antico Regime. Al suo crollo è come se l’intera società esplodesse, disinteressandosi in infiniti frammenti costituiti da individui passati dallo statuto di corpi, interni ad un corpo più ampio, a quello di numeri da contare nel suffragio universale…A questa prima disintegrazione ne succedono altre, non meno inquietanti: da un lato quella tra Stato – non più rappresentato dal corpo del re - e la società, ormai polverizzata. Dall’altro quella tra gli ordini… Anche all’interno del sapere, i suoi vari comparti – politico economico tecnologico -, una volta autonomizzati, si suddividono nelle diverse branche delle scienze sociali. Il culto borghese dell’Ordine, della Patria, della Famiglia rispondono all’esigenza di supplire tramite nuove forme di sacralizzazione, all’assenza di corpo che connota la società democratica” (op.cit. p. 213).
Da leggere e rileggere e meditare... per recuperare tutti , a destra e a sinistra, "la cifra di libertà" di una democrazia risorgente... Grazie, Rosario.
RispondiEliminaMolto gentile, Gian Maria!🤗🍀
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