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martedì 17 settembre 2024

Su "Metafisica concreta", di Massimo Cacciari.

“Inosservabilità in nessun modo vale come sinonimo di inesistenza”

Post di Rossana Rolando

Massimo Cacciari, Metafisica concreta

Ho finito di leggere il poderoso libro di Massimo Cacciari dal titolo Metafisica concreta (Adelphi, Milano 2023), un bellissimo impegnativo testo che riabilita – secondo una precisa linea teorica – la filosofia come metafisica, ricollocandola nel cuore del reale, quale via che fiancheggia la fisica e ne sollecita le aperture più ardue: “l’esito metafisico è richiesto dallo sviluppo dell’indagine fisica” (p. 67). Il termine, com’è noto, nasce in modo apparentemente casuale: nell’ordinare le opere di Aristotele, Andronico di Rodi pone i libri di filosofia prima, dopo (meta) quelli della fisica (filosofia seconda). La fortuna della parola deriva però dalla verità nascosta dentro questa semplice successione: i libri di filosofia prima non sono soltanto “dopo” nel loro posizionamento dentro lo spazio dello scaffale, ma vengono “dopo” nella logica del loro contenuto, dal momento che intendono rispondere alle questioni lasciate aperte dalla fisica.

💥 Tra Ottocento e Novecento la metafisica ha perduto ogni fascinazione, sotto il martello di Nietzsche e la ricostruzione critica di Heidegger: identificata, dal primo, con l’illusoria invenzione di un mondo falso, al di là del mondo “sensibile”, e dal secondo, con il cammino di un pensiero che ha trovato compimento nel dominio della tecnica.
 
Articolo di Leo Lestingi su Gazzetta del Mezzogiorno
💥 Eppure la metafisica, nelle sue origini e nel suo più autentico significato, indica lo studio della realtà - la stessa che noi conosciamo attraverso la scienza e l’osservazione dei fenomeni fisici - relativamente a quegli aspetti che rimangono inosservabili e non sono tuttavia meno reali. La ripresa di questa impostazione, da parte di Massimo Cacciari, è supportata dalla svolta messa in atto dalla stessa scienza contemporanea, non più chiusa nel recinto positivistico del visibile in senso stretto, ma aperta a questioni che approdano alla dimensione filosofica: per es. la coscienza è riducibile al funzionamento neuronale? Cosa vi è all’Inizio e alla Fine? Come intendere la morte? Cacciari ripercorre la storia della filosofia rintracciando il filo di questa metafisica e prendendo distanza dalla visione fuorviante di Nietzsche ed Heidegger.

💥 La grandezza dell’operazione è duplice. Da una parte la filosofia, che oggi rischia continuamente di occuparsi di aspetti parziali, specialistici (temi etici, politici, estetici… p. 206), riacquista la centralità con la quale è nata ovvero il rapporto stretto con lo studio dei fenomeni e gli interrogativi che il loro apparire suscita (thaûma).

Pietro del Soldà sul Sole24Ore

Dall’altra parte la vocazione filosofica ritorna ad essere paradossale, atopica (p. 355), capace di prendere distanza dalla doxa ossia dal pensiero unico dominante, che “rincorre i fatti e basta” (p. 373), secondo la mentalità largamente diffusa di un approccio scientifico che stenta ad essere abbandonato (nonostante sia superato – come si diceva - nell’ambito della stessa scienza, da figure come quelle di Heisenberg, Schrödinger, Einstein, Boltzmann…).

💥 L’ultima parte del testo, che fa seguito ad una lunga ed avvincente ricostruzione storiografica, è quella cui lo stesso Cacciari ha dichiarato di tenere maggiormente. Si tratta di una teorizzazione sulla morte alla luce della categoria esistenzialistica della possibilità.
Se per Heidegger l’esserci (l’uomo) è quel poter essere cui la morte mette fine, per Cacciari la mortalità come dissoluzione nientificante è certamente un dato condiviso dalla comune opinione, ma non un acquisto definitivo della filosofia che si sforza di andare oltre l’osservabile. In accordo con la scienza, la morte può essere descritta come il termine dalla nostra visione, “ciò che non rientra nel nostro cono di luce, che non ci dona più la sua luce, che non ci informa più” (p. 319). Il limite ultimo del possibile - a rigore logico - non può essere la morte come fine di ogni possibilità, ma l’Impossibile (p. 349).

💥 Alcune citazioni:

“Inosservabilità in nessun modo vale come sinonimo di inesistenza” (p. 240)

“Eppure, proprio all’inosservabile termina la via” (p. 252)

“La ragione genera mostri non quando sogna, ma quando elimina da sé la forza immaginativa del sogno” (p. 392).

“Chiamo morte soltanto la vita che non vedo, l’inosservabile” (p. 294).

4 commenti:

  1. Complimenti Rossana per la piega che hai saputo dare alla presentazione del libro di Cacciari. Tra le righe si legge con chiarezza che la metafisica è una parte indivisibile ( tanto meno trascurabile) della filosofia ( presa nella sua accezione comune di : ricerca e conoscenza delle questioni chiavi). Cacciari, che spesso si diverte a fare “ il mattatore”, ha la struttura solida del filosofo. Da lui, da uno che si è formato sui testi di Marx ( e dell’Estetica) non poteva non venire fuori un “ metafisica concreta “ Un abbraccio da Rosario

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  2. Grazie, Rosario. Credo che Cacciari, in questo testo, affronti questioni cruciali, tra cui il ruolo che deve avere oggi la filosofia (sempre alla fine - a rischio di sopravvivenza - perché sempre deve dimostrare di essere necessaria). Saper riproporre, in modo aggiornato, rispetto al mondo scientifico, gli interrogativi ultimi, mi pare il grande merito di questo testo. Un abbraccio, Rossana.

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  3. Cara Rossana, negli ultimi anni alcune posizioni di Massimo Cacciari non mi hanno convinta appieno, ma mi pare che questo questo testo meriti attenzione. Grazie e complimenti per la tua recensione. (Poiché ritengo preziose le tue segnalazioni, ho comprato il testo di Nuccio Ordine, L'utilità dell'inutile, e acquisterò anche quello sulla gratitudine della professoressa De Monticelli)

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    1. Grazie, Maria, per la tua attenzione e per il dialogo "a distanza" che si intreccia tra noi. Un grande abbraccio, Rossana.

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