Oggi è la festa dell'Assunta per chi crede e di ferragosto per tutti. Senza
alcuna pretesa, vorrei pormi qualche interrogativo: che cosa è la festa?
Un optional, un bisogno? Come si rapporta con il tempo della mia vita
e con il mio tempo libero? Quante feste ho trascorso! Ma
quali tracce hanno lasciato? La festa unisce o divide gli
uomini?
La lotta tra Carnevale e Quaresima. |
Vi è un'ambiguità già nel termine festa. Penso per esempio
all’espressione “guastafeste” e all’antifrasi “far la festa a qualcuno”. E'
un'ambivalenza alla quale neppure la festa, come ogni modalità umana, si
sottrae e che si esprime nella contraddittorietà delle esperienze e
dei vissuti personali. A me pare una parola chiave, un “indicatore”,
come si dice oggi, della nostra esistenza individuale e collettiva, di
cui è una parte rilevante, non diversamente dal cosiddetto “tempo
libero”, quello sciolto dal lavoro.
Che cos'è la festa? |
Non tutti possono far festa. C’è chi passa la vita in una continua festa
(anzi carnevale), mentre altri, “i residui dell’umanità”, conoscono sulla
terra solo l’inferno e per loro la festa non c’è mai.
... non tutti possono fare festa .... |
Quando la si può vivere la festa si presenta comunque con un duplice senso.
Evoca riposo, ri-scoperta di sé, ri-creazione, gioco, gioia, sapore di
felicità, pausa per riprendersi dalla quotidianità: le modalità “belle”
dell’essere al mondo.
La festa come gioco .... |
Ma mi ricorda anche gli opposti non tanto perché si definisce nella
contrapposizione alla ferialità – pur essa altrettanto "ricca",
vitale, umana, ma che richiama lavoro, fatica, vincoli temporali di scadenze ed
incombenze e, in qualche caso anche costrizione e alienazione -, ma perché può
essere frenesia per non ritrovarsi con se stessi, occultamento di sé dietro la
maschera di un perenne carnevale, dissipazione, asservimento, stress,
fuga nello stordimento, recita collettiva di forzata allegria, accaparramento
avido di sensazioni brucianti, sino alla violenza degli stadi, al
conflitto, alla trasgressione di norme che regolano la vita quotidiana, sfogo
compensativo, noia, insoddisfazione, ritualità compulsiva abitudinaria,
tristezza infinita: le modalità “brutte” dell’essere al mondo.
... ma anche come stordimento ... |
Così anche nel rapporto con chi mi sta
intorno la festa può avere una duplice valenza. Può essere occasione di
autenticità, condivisione, convivialità, affetti familiari, momento di
incontro, di ospitalità, di accoglienza, di solidarietà oppure chiusura
egocentrica, solitudine, solipsismo nel consumo orgiastico della tv o di
internet, esperienza di massificazione, manipolazione da parte di persuasori
più o meno occulti.
La festa come convivialità ... |
... o come espressione di solitudine e manipolazione ... |
Vorrei comunque sottolineare che il tempo della festa non
coincide con il tempo libero. Essa implica modalità di decisioni diverse
rispetto al “tempo libero” da preoccupazioni ed occupazioni
quotidiane, per fare od organizzare questo o quell’altro,
andare in un luogo o in un altro. Il tempo libero suggerisce l’idea di un
vuoto da ri-occupare e riempire, tanto che la sua costrizione al consumo
rischia di non essere diversa dalla costrizione del lavoro. In effetti il
lancinante problema, cruccio di tante persone, non è forse come occupare
oggi, domani, dopodomani il proprio “tempo libero”? E più
questo cresce più si aggrava il problema di come occupare il
pomeriggio o la sera, la domenica, il fine settimana, le vacanze, le ferie, la
pensione … Occupare il tempo libero: «che parola spaventosa, questa, una parola
che indica già che non si è abbastanza liberi per il tempo libero»
(Gadamer).
La distanza tra tempo libero e tempo liberante ... |
A questo punto potrei sottoscrivere la fondamentale diversità fra
tempo libero (da e per) e tempo liberante della festa, tempo
invece da non occupare per essere liberi.
Tutte le immagini riproducono opere di Pieter Bruegel il Vecchio e Pieter Bruegel il Giovane.
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