Riporto in due puntate alcuni estratti della relazione dal sottoscritto tenuta ad Albenga, in occasione dell’inaugurazione del circolo ingauno ACLI. Alla prima (“L’Europa ad un bivio?”) seguirà “L’Europa, la scuola, l’Islam, il laico cristiano”.
Il sogno dei padri fondatori (Spinelli, De Gasperi, Schumann,
Adenauer, Monnet…) ha trovato un progressivo inveramento solo
parziale perché il loro sguardo mirava molto più lontano, ad una
Federazione degli Stati Uniti d’Europa.
L’Europa è un sogno antico ed una speranza nuova. Vi racconto perciò il mito di Europa, un’invenzione dei Greci più di 2500 anni fa. Europa è una principessa che una mattina coglie fiori nei prati lungo la marina asiatica del Mediterraneo. Viene scorta da Zeus, che si muta in torello, emerge dalle onde e si avvicina alla fanciulla. Europa, splendida e coraggiosa, sale sulla groppa, il toro balza in piedi e si butta tra le onde. La conduce nell’isola di Creta, dove si unisce a lei presso una fonte trasformata in talamo nuziale ed Europa diventa “madre di nobili figli”.
L’Europa è un sogno antico ed una speranza nuova. Vi racconto perciò il mito di Europa, un’invenzione dei Greci più di 2500 anni fa. Europa è una principessa che una mattina coglie fiori nei prati lungo la marina asiatica del Mediterraneo. Viene scorta da Zeus, che si muta in torello, emerge dalle onde e si avvicina alla fanciulla. Europa, splendida e coraggiosa, sale sulla groppa, il toro balza in piedi e si butta tra le onde. La conduce nell’isola di Creta, dove si unisce a lei presso una fonte trasformata in talamo nuziale ed Europa diventa “madre di nobili figli”.
Pompei, Il ratto di Europa. |
E’ il sogno ad occhi aperti, in pieno conflitto mondiale, di
A. Spinelli e E. Rossi, antifascisti confinati sull’isola di Ventotene dal 1941
al 1943 perché considerati ostili al regime mussoliniano. Scrivono “Per
un’Europa libera e unita. Progetto di un Manifesto”. Molti aspetti appaiono
datati o dichiaratamente ideologici, ma l’idea di fondo è splendida
follia profetica. “In attesa di un più lontano avvenire, in cui diventi
possibile l’unità politica dell’intero globo”, delineano il futuro della
Federazione degli Stati Uniti Europei, la cui premessa è la riforma della
società secondo “il principio cardine che non è la sottomissione degli uomini
all’economia, ma un suo controllo ed indirizzo”.
Ebbene, consideriamo ora la nostra Europa di oggi sotto
stress: dilagano euroscetticismo, paure e diffidenze; difficoltà a
trovare un percorso comune di accoglienza per impedire le stragi dei migranti
nel Mediterraneo; prevalere degli egoismi ed interessi nazionali… Non ho
competenze per entrare nel merito di questa Europa, per quanto ben consapevole
che senza la crescita dell’occupazione e degli investimenti, senza una politica
economica funzionale tutto sarebbe perduto. Mi limiterò ad offrire qualche
riflessione, porre interrogativi e soprattutto invitare a voler vivere questo
tempo di intermezzo tra il non più ed il non ancora, nell’attiva speranza di una
compiuta Europa.
Le domande sono: Quale Europa si sta costruendo e che cosa
vuol dire essere europei? Che sarà l’Europa senza la passione, i sogni dei
giovani? Educare alla cittadinanza europea è un’opzione
o un dovere della scuola? Quale rapporto tra Europa ed Islam? E io laico
cristiano che ci sto a fare in un’Europa multiculturale? Parlare
dell’idea di Europa non è parlare di una “res” fumosa, ma di noi, del
nostro futuro, del nostro quotidiano vivere le
relazioni con gli altri, della nostra casa in cui abitiamo.
L’Europa non può ridursi solo a un concetto geografico o
politico od economico. Scriveva
Morin:“ La sua originalità è per così dire la sua mancanza di unità. L’Europa è una
nozione dai molti volti. […] L’Europa non ha unità se non nella sua
molteplicità e attraverso essa. Sono le interazioni tra popoli, culture,
classi, stati, che hanno intessuto un’unità, essa stessa plurale e
contraddittoria”. Europa significa pluralismo, identità con diverse
appartenenza: un concetto complesso dai mille volti.
La vocazione universale dell’Europa è così vera che all’UE nel 2012 non a caso è stato assegnato il premio Nobel per la pace, perché si presenta come strumento di pace e di rispetto per ogni uomo. A dare slancio all’Unione è dunque una scelta di cultura. Dopo secolari contrasti e guerre le diversità nazionali cessano di essere motivi di conflitto ma arricchiscono un comune patrimonio culturale, superando progressivamente e faticosamente le idee stantie e false di nazione intesa come etnia o unica fonte dei diritti di cittadinanza.
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