La forma spirituale dell'Europa, secondo Edmund Husserl
Post di Rossana Rolando
Il richiamo di Michele Serra ad una piazza per l’Europa si innesta su un doppio binario. Per un verso la necessità di ripensare l’Europa come soggetto autonomo, dentro la grande crisi dell’Occidente, nel momento in cui gli Stati Uniti hanno voltato altrove il loro interesse e stanno di fatto abbandonando il vecchio continente; per l’altro verso, il timore e lo sgomento che nascono dalla constatazione di realtà politiche sgretolate in opposti sovranismi, incapaci di pensare se stesse in termini comunitari nuovi.
Le proposte messe in campo fino ad oggi (Ursula von der Leyen, Emmanuel Macron…) portano verso l’unico sbocco del riarmo nazionale o sovranazionale (integrare gli investimenti per una comune difesa) e del non meglio precisato prolungamento dello sforzo bellico, affinché l’Ucraina possa continuare la sua disperata resistenza, non solo per sé, ma per tutti gli altri territori che potrebbero diventare oggetto di ulteriori mire espansionistiche da parte delle malcelate ambizioni imperiali russe.
Molti, però, pur convinti della necessità di ritrovare un nuovo spazio politico per l’Europa, si defilano rispetto alla sola proposta bellicista. Si tratta quindi di vedere se la piazza per l’Europa possa essere qualcosa di diverso, meno riduttivo e divisivo.
Il “senso dell’Europa”¹
In questa ora drammatica, non è forse inutile il riferimento al padre filosofico dell’idea europea: il grande pensatore - filosofo e matematico - Edmund Husserl (1859-1938), fondatore della corrente fenomenologica. Egli, nel pieno della crisi degli anni ’20 e ’30 del XX secolo, propone una ben precisa idea di Europa, un modello cui legare l’unica possibilità di sopravvivenza. Si è alle soglie di una grande catastrofe e il pericolo maggiore è dato dalla stanchezza dell’Europa, dalla sua mancanza di spirito: “Le nazioni europee sono ammalate, la stessa Europa, si dice, è in crisi”.²
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Una piazza per l'Europa |
L’Europa è, piuttosto, una dimensione spirituale, la cui nascita risale “all’antica Grecia del VII e del VI secolo a.C. Qui si delinea un nuovo atteggiamento di alcuni uomini verso il mondo circostante. […] Per quanto possa sembrare paradossale, io considero la nascita della filosofia, di una filosofia che include tutte le scienze, il fenomeno originario dell’Europa spirituale”.⁴ Tutti quei popoli che si riconoscono in questo sviluppo, “nella comunione dell’amore per le idee, per la produzione di idee e per la normatività ideale”,⁵ appartengono all’Europa, ben al di là dei confini nazionali,⁶ mentre ne sono esclusi – anche all’interno dei paesi geograficamente europei – quanti sono guidati da progetti tecnocratici di dominio industriale e militare sulla natura e sugli altri popoli: “anche le nazioni straniere imparano a comprenderla e prendono parte alla poderosa trasformazione culturale che irradia dalla filosofia”.⁷
Che cos’è lo spirito della filosofia?
L’approccio filosofico - come inteso da Husserl - indica un comune “contegno critico, ben deciso a non assumere nessuna opinione già data, nessuna tradizione, senza indagarle”. Ma esso indica anche un impegno a cercare norme ideali da cui far discendere l’azione, per far sorgere una particolare umanità “fondata su interessi puramente ideali”: “coloro che vivono per le idee sono sospetti. Eppure: le idee sono più forti di qualsiasi forza empirica”.⁸ Questo atteggiamento teoretico (teoria significa visione) ha radici nel passato – nell’antica Grecia –, ma rimane sempre ancora da raggiungere. E’ l’inclinazione al logos, all’uso sistematico della ragione e della parola, nel rapporto reciproco e nella risoluzione dei conflitti.
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Parlare europeo |
Difendere l’idea di Europa
Nella situazione difficilissima in cui ci troviamo oggi, l’impostazione husserliana richiama ad una razionalità che si fa dialogo, che cerca convergenze, che unisce in un disegno sovranazionale. Un'idea regolativa che non fornisce soluzioni immediate, ma rappresenta l'orizzonte spirituale entro cui muoversi. Niente di più lontano dagli egoismi delle singole patrie e, invece, costruzione di quel tessuto europeo che gli Spinelli, gli Adenauer, gli Schuman, i De Gasperi… hanno sognato. Difendere l’idea di Europa significa cercare di proteggere una certa concezione di umanità, contro il primato del denaro, della violenza, della diseguaglianza, dell’intolleranza, dell’inimicizia, della sopraffazione…
Note
1. Edmund Husserl, La crisi dell'umanità europea e la filosofia, contenuto in La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, Edizioni EST, 1997, p. 335.
2. Ibidem, p. 328.
3. Ibidem, p. 347.
4. Ibidem, p. 334.
5. Ibidem, p. 335.
6. Ibidem, p. 346.
7. Ibidem, p. 345.
8. Ibidem, p. 345-346.
9. Ibidem, p. 333.
Cara Rossana
RispondiEliminaHo letto con attenzione il tuo intervento su Husserl e l’Europa, e devo dire che le tue riflessioni offrono un punto di vista interessante. Tuttavia, credo che ci sia uno spazio per approfondire ulteriormente alcuni aspetti del discorso, specialmente quando parli della "dimensione spirituale" dell’Europa. Sebbene l’idea di un’Europa fondata su valori filosofici e ideali sia affascinante, potrebbe essere utile considerare anche le sfide concrete che oggi affrontiamo in Europa. Il concetto di "Europa come spirito" è sicuramente importante, ma la realtà dell'Europa contemporanea è fatta anche di tensioni politiche, disuguaglianze economiche e divisioni sociali che non possono essere ignorate. Non si può negare che l'Unione Europea sia una costruzione economica che, purtroppo, sembra troppo spesso distante dai bisogni quotidiani dei suoi cittadini. In questo contesto, sarebbe interessante esplorare come la filosofia e l’idea di un’Europa spirituale possano essere messe in relazione con le necessità pratiche di un'unione che deve fare i conti con le sue contraddizioni interne. In altre parole, credo che l’Europa abbia bisogno di un nuovo approccio che vada oltre la retorica filosofica. È essenziale trovare un modo per unire l’idealismo con azioni politiche concrete che possano davvero rispondere alle sfide attuali. Solo così l’Europa potrà tornare a essere un progetto valido e significativo per le persone, riscoprendo quella "comunità di spirito" che Husserl immaginava, ma in un modo che risponda anche alle necessità materiali e pratiche.
La difesa dell’idea di Europa, dunque, non può limitarsi a un richiamo a un passato ideale, ma deve tradursi in un impegno concreto per costruire una comunità più giusta, inclusiva e solidale. Questo richiede un impegno a rivedere le politiche europee, a colmare il divario tra Nord e Sud, a trovare soluzioni efficaci per la gestione delle crisi migratorie e a superare il crescente scetticismo verso le istituzioni europee. Apprezzo molto il tuo impegno nel sollevare queste riflessioni, e sono sicuro che una discussione più profonda su come rendere concreta la visione filosofica dell'Europa potrebbe essere davvero stimolante.
Ti ringrazio per il tuo contributo e spero che questa mia riflessione possa aggiungere qualche elemento utile al dibattito.
Cordiali saluti
Gianluigi
Ho scritto il post ben sapendo di muovermi su un piano che non era quello delle soluzioni concrete di problematiche spesso laceranti. Ma mi sembrava utile spostare l'attenzione sulla specificità dello spirito europeo di cui fa parte chiunque (sia geograficamente europeo, sia russo, sia statunitense...) si riconosca nell'atteggiamento filosofico inaugurato da Socrate e dal mondo greco. Questa "idea regolativa" - come l'ho chiamata pensando a Kant - di un'Europa che ha le sue radici nella filosofia è certamente al di là di tutte le necessità materiali e pratiche, ma ne costituisce la cornice di riferimento, l'ideale ispiratore di ogni scelta. Dal mio punto di vista, si tratta proprio di non considerare questo discorso husserliano come astratta retorica filosofica: se l’Europa non fa appello alla sua anima filosofica, rimane solo una costruzione economica e geografica, senza alcuna stella polare verso cui dirigere i propri passi.
EliminaGrazie per le riflessioni che certo sono utili al dibattito. Buona giornata, Rossana.
Certo, occorre concretezza, cara Rossana, ma sono d'accordo con te! Io lo dico in parole molto più povere: l'Europa non può limitarsi ad affrontare problemi economici o prospettive belliche senza aver prima un orizzonte spirituale in cui orientarsi e senza prima reclamare a gran voce la rinascita dei valori di libertà, democrazia, solidarietà ormai da più parte calpestati. Inoltre ha una storia che dal mondo greco a quello cristiano non può essere ignorata perché è quella che ci ha costruito e ancora ci sostiene!
RispondiEliminaTi ringrazio!
Grazie del tuo messaggio, cara Annamaria, in piena sintonia con quanto ho cercato di dire. Sono l'esercizio del pensiero critico, la cultura del diritto, le regole democratiche, l'attenzione ai più deboli, tradotta in politiche sociali... a contrassegnare l'anima dell'Europa e a farne, oggi più che mai, il presidio di determinati valori, in contrapposizione alle logiche del dominio imperiale, della disonestà e della sopraffazione.
EliminaTi auguro una buona domenica, Rossana.