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martedì 11 ottobre 2016

Napoli è teatro.

In questo articolo si respira tutta l'affascinante effervescenza di Napoli: città pienamente inserita nel processo della civiltà urbana che connota la storia italiana, eppure anche città teatrale per eccellenza, imprevedibile esplosione di vitalità, poliedrica espressione della vita.
Post e fotografie di Rosario Grillo.
Scavi di Pompei
La civiltà italiana si è espressa e riconosciuta in buona parte  nei conglomerati urbani.
Il mondo della Magna Grecia ha dato origine a molte città, lasciate in eredità poi ai secoli successivi, conservando la propria vitalità, e gestendo, in continuazione nel tempo, ruoli e di natura economica e di irradiazione culturale.
Napoli, Siracusa, Agrigento, Taranto e via enumerando.
Urbana è di certo stata la civiltà romana, e sulle città era imperniato il dominio di Roma.
Piazza 
San Domenico Maggiore
Il corso del tempo ha confermato la nota distintiva, raggiungendo la sua acme durante il Rinascimento.
Lo splendore delle città italiane si rifletteva soprattutto nel ruolo “protagonista” della civiltà delle Signorie, arricchito dalla nascita delle corti di tali Signori, luoghi solenni e sfarzosi.
In seguito, quando lo Stato moderno ha cominciato a muovere i primi passi, alcune di esse si sono evolute in solenni centri amministrativi, incardinati attorno alla sede tangibile di residenza, e di governo, dei re, vice re o governatore che fossero.
Piazza Dante

Torino, Milano, Napoli, Palermo (con discontinuità), Roma (con la caratteristica di sede del potere temporale della Chiesa), Venezia (arroccata nella sua tradizione repubblicana). Da qui è disceso il “volto” riconoscibile di parecchie di queste città. La mia esplorazione di viaggiatore lo ha ritrovato a Torino, a Roma, a Venezia, a Milano... Sorpresa!!
Golfo di Napoli
La mia recente visita a Napoli (vedi Napoli e poi puoi morire!) ha disorientato il mio punto di vista.
Napoli, luogo di feconde esperienze storiche, nel tempo, a partire dai Greci, ha ricevuto cure ed attenzioni da re e vice re spagnoli, ma non rivela immediatamente lo sfarzo connesso a queste cure.
Via Benedetto Croce a Spaccanapoli
Eppure, fin dalla pianta urbana – forse anzitutto in essa – è nascosta una “ingegneria umana” ad alto tasso di intelligenza e razionalità. I decumani lo provano!
Quando ho messo piede a Napoli, mi è sembrato di essere piuttosto in un immenso suk!
Forte e trascinante, palpabile: la sua vocazione meridionale e mediterranea; e da essa discende, a getto continuo, caos, energia, fantasia, irregolarità dei ritmi di vita, teatralità.
Teatro:  questo è innanzitutto Napoli!
Tomba di Leopardi 
a Mergellina
Dentro il teatro si rappresenta la gioia, la malinconia, la tristezza, il “lazzo scherzoso, il motto beffardo, la poliedricità della vita.
Non puoi dire che a Napoli la vitalità sia spenta.  Spunta da ogni parte! Le sorgenti sono continue, fluenti e numerose!
Seguendo questo filo, si entra in sintonia con Napoli e con i napoletani, si respira il “fuoco” della loro simpatia.
Chiostro 
della Certosa di San Martino
Solo così riesco a spiegare l’esteriorità sbiadita, anzi “macchiata” (una miriade di scarabocchi deturpano la facciata dei palazzi e delle chiese) congiunta agli interni sorprendenti dei suoi monumenti.
Il contrasto va esteso alla “casualità dei suoi rioni. Un esempio estremo lo si ritrova in via Benedetto Croce, infilata nel cuore di Spaccanapoli.  Spiegazione fittizia, quella che motiva solo con la fortuita scelta dell’abitazione in quel luogo, trascinato dal desiderio
Mergellina 
con vista di castel dell'Ovo
di omaggiare l’amato G.B. Vico.
Il “composto “ Croce, teorico di un sistema composito e sempre ordinato (“quadrato”) di filosofia dello Spirito, si trova perfettamente inserito nel cuore di un rione sfavillante, vociante e popolare.
Andate a vedere il luogo della cappella Sansevero: l’emblema
Soffitto a cassettoni 
nella Chiesa di S.Maria Nova
di una superba fede (celebrata e cantata, sì, per la gloria della propria famiglia) rispecchiata nel “Cristo velato”, contestualizzato in un esterno “qualsiasi”.
Caravaggio, che vi soggiornò a lungo e vi lasciò vari capolavori, incarna la stessa contraddizione: il divino nell’umano, il lusso e la dovizie accanto alla povertà e agli straccioni (piedi nudi e sporchi nelle figure di certi suoi dipinti), la luce che squarcia l’oscurità.
Mi fermo qui, perché. aperta la via, si entra in un universo di immagini, di performance di vario tipo, teatrali, musicali, letterarie, e non basterebbero pagine su pagine.
Il barocco trionfa a Napoli, nella qualità sia spettacolare sia intimista: da Cuntu de li cunti ad Eduardo De Filippo, a Massimo Troisi, a Pino Daniele.






4 commenti:

  1. VOGLIO RINGRAZIARE,di cuore,Gian Maria Zavattaro che, grazie al suo blog,diffonde cultura varia! Voglio ringraziarlo per il presente articolo sulla mia città, Napoli, definita giustamente, "Teatro "! Dalle origini remote greche ai tempi attuali ,al folklore, al cenno sull'indole del popolo partenopeo,alle foto che descrivono frammenti dell'arte e della suggestione di tanti rioni cittadini! Insomma, un articolo con sequenze di immagini che conserverò caro, anche, per lo spigliato ed accattivante stile con cui è stato scritto!

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  2. Grazie, ma il merito è tutto di Rosario! Buon pomeriggio.

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  3. Ringrazio, anche, Rosario!

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    1. Quale miglior complimento di quello ricevuto da una napoletana verace ?
      Rosario

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