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venerdì 30 marzo 2018

Venerdì santo e contemporaneità.

Piccola riflessione sul "venerdì santo" nel suo odierno valore simbolico.
Post di Rossana Rolando.

Antonio Ligabue, 
Crocifissione (foto personale)
Il venerdì santo - memoriale della passione e della morte di Gesù Cristo all’interno della fede cristiana - può essere anche assunto come simbolo epocale della morte di Dio (nel significato filosofico teologico del venir meno di ogni orizzonte religioso) per larga parte del sentire “contemporaneo”. Un venerdì - quest'ultimo - che non precede la domenica della resurrezione, rimanendo chiuso nel cerchio del tempo,  del tutto indifferente alla speranza.
La pagina di Guido Ceronetti sotto riportata esprime il senso potentemente tragico della morte di Dio - fatta coincidere con l'estinzione di ogni attesa messianica - avvertendo in essa l'effetto di una privazione che non libera, anzi impoverisce e disumanizza. Solo il seme di questa consapevolezza può far risorgere, nella terra odierna del disincanto, l'inquieta domanda dell’Altro e dell’Oltre.

Pensare il Messia.
E’ un tema che non mi dà molto calore, ma fluttua nel mondo mentale, centrale e sigillato come l’ombelico.  […] Non l’aspetto, non mi pare di averlo mai aspettato. Resta però nell’armadio delle speranze cieche,  le sole che valgano, e mai ne butterò via la chiave. Si è nel messianismo finché si è nell’umano. […]
La morte dell’attesa, morire all’attesa, è il peggior morire. Così dicendo pallidamente risuscito me stesso dal sepolcro della mia privazione d’attesa. […] Pensare messianicamente, sia pure con una forzatura malinconica, trattiene la mente dal precipitare nell’incretinimento generale… […].  Pensare il Messia è soffrire per qualcosa che vale perché ci oltrepassa, per qualcosa che dai confini della carne scruta il Deserto dei Tartari che avviluppa, mare ignoto,  mantenendole disperatamente vigili,  le possibilità umane. 
Come se un limo aurifero messianico giacesse nel fondo del suo suono, dicendo alla terza persona dell’indicativo, presente o futuro,  il verbo venire, un brivido mi attraversa.
Siano sorrisi o lacrime è bello dire, sfidando un potere funesto, dappertutto drizzato contro la luce, MARANATHÀ.


✽ Guido Ceronetti, Messia, Adelphi, Milano 2017, pp. 13-16.
✽ Sulla posizione di Guido Ceronetti, relativamente al religioso, cfr. Ceronetti e Quinzio, anticonformisti divisi dalla fede.

13 commenti:

  1. Risposte
    1. Grazie a te Gianni, anche per il testo intenso che hai proposto qui sotto. Buona Pasqua con tutto il cuore da parte mia e di Gian Maria.

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  2. Zoppicando, il mio incedere, seguo Marco Guzzi e il suo "Darsi pace", ma oggi, nell'apice del calvario, la mia adesione è forte:


    L'ultima lezione

    Non rifiutare l’afa di questo pomeriggio calabrese.
    Non rifiutare la tua paura.
    Non rifiutare la tua meschinità e il tuo orgoglio,
    Il senso pungente della tua inferiorità e la percezione di una superiorità
    Che giudica e pone sotto o sopra le persone
    In base a scale di giudizio inflessibili e crudeli.

    Tu non giudicare il tuo giudizio, non condannarti.
    Non rifiutare quell’ombra che odi dentro di te,
    Né quell’altra che la odia, non separarti da niente.
    Non rifiutare l’amarezza della prima mattina
    Né il tuo peccato più frequente.

    Lascia che io ti dilati: tu
    Contieni, accogli, accetta, risana.
    Guarda con dolcezza la tua avidità di bambino defraudato.
    Guarda con amore la tua arroganza, la tua chiusura.
    Guarda alle tue piccolezze come guarda una madre
    Al figlio che agita i pugnetti per respingerla piangendo.

    Così amerai il tuo assassino e pregherai per lui.
    Guarderai con dolcezza il persecutore, chi ti esclude crudelmente,
    Chi ti umiliò e ti sconfisse, senza nemmeno riconoscerti.

    Non rifiutare niente. Non giudicare. Non condannarti.
    Resta uno, unanime, un’anima indivisa. Resta coerente.
    Non resistere al male. Non raddoppiarlo. Fattene madre.
    Fattene intermediario, medico.
    Fattene carico.
    E cura.

    Allora la misericordia lo scioglierà nel tuo cuore,
    Perché è sempre un rifiuto che alimenta il fuoco distruttivo.
    Mentre l’accettazione scioglie il ghiaccio e unge le ferite.
    E non rifiutare nemmeno il tuo rifiuto. Non ti accanire.
    Giocaci piuttosto, cantagli una canzone, fanne una storia,
    E lo vedrai sfumare quanto meno ti ci contrapponi.

    Comprendi questa mia lezione? Ti suona? Vuoi questo mio cuore
    Che non nega? Vuoi conoscere il mio divino amore?
    Vuoi la perfezione?

    E’ tutta qui, in queste braccia
    Comunque aperte, anche se mi uccidi.

    Marco Guzzi

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    Risposte
    1. Gianni sei tu che pubblichi Marco Guzzi? giusto per rispondere..comprendo questa lezione. mi suona. mi lascio dilatare...puoi rispondermi per favore? anche non oggi etc..ma quando puoi. danke

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    2. Buona Pasqua Roberta! Un caro saluto da parte nostra.

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  3. .....Maranatha' ....raccogliamo Gesù con questo canto....per esprimere il nostro amore per Lui....per sentirlo amico della nostra vita.....
    Buona Pasqua ....tanti auguri carichi di speranza....
    La speranza sia quella luce sempre accesa per conoscere la Potenza Divina.....
    ......Auguri.....

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  4. Risposte
    1. Ricambiamo i nostri più cari auguri!

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  5. Cara Rossana, bellissima, intensa e autentica questa riflessione laica di Guido Ceronetti. Grazie. Buona Pasqua

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    1. Grazie di cuore Maria! Buona Pasqua.

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