Il punto sull'Europa nel suo cammino fino ad oggi.
Post di Rosario Grillo
Immagini della carta politica dell'Europa, attraverso la più celebre opera artistica di ciascuno stato, tratte e autorizzate da Vanilla Magazine (qui).
Europa attraverso l'arte |
Un piccolo passo indietro e si staglia, con contorni
definiti, la “possanza” del fenomeno.
Lo Stato-nazione è creatura prettamente occidentale,
diversa dalle conformazioni statuali orientali, che non mancavano al suo tempo
e non erano mancate neanche prima di allora.
STATO MODERNO
Protagonista della storia moderna, lo Stato-nazione
esalta la guerra, la tecnica dell’amministrazione e la burocrazia degli
amministratori, il cerimoniale del sovrano (1), il diritto positivo (2).
Purtroppo però, la storia odierna si sposa meglio
con formazioni sovrane a larghe maglie, provviste di una corporatura
continentale. Stati Uniti e Cina sono già pronti, ricchi, in aggiunta, delle
potenzialità economiche che esprimono. Metterei anche la Russia, se non fosse
monca di adeguate risorse economiche.
Europa attraverso l'arte (Francia) |
RILETTURA DELLA STORIA MODERNA.
La storia, si deve sapere, si presta, ferma restando
la sua dimensione scientifica, a continue riletture, risentendo di una ratio
cognoscendi che matura nel presente. Per questa via la storia moderna offre
testimonianza della pregnanza del rapporto dialettico tra potere sacro potere
sovrano e potere economico. I suoi frutti si ritrovano nel diritto moderno e in
una sorta di “rivoluzione permanente”, con precisione colta dallo storico Paolo
Prodi.
Europa attraverso l'arte (Germania) |
Appunto, seguendo il secondo piano prospettico (5),
possiamo confermare il senso - da cui la vocazione - che ha caratterizzato
l’agire dei padri costituenti dell’Europa nella crisalide della CEE.
IL CAMMINO DELLA COMUNITÀ EUROPEA.
Non si era ancora conclusa la guerra e nel 1943 Jean Monnet, membro del Comitato francese di Liberazione nazionale, affermò: “Non ci sarà pace in Europa se gli Stati verranno ricostituiti sulla base della sovranità nazionale […] gli Stati europei sono troppo piccoli per garantire ai loro popoli la necessaria prosperità e lo sviluppo sociale. Le nazioni europee dovrebbero riunirsi in una federazione”.
Non si era ancora conclusa la guerra e nel 1943 Jean Monnet, membro del Comitato francese di Liberazione nazionale, affermò: “Non ci sarà pace in Europa se gli Stati verranno ricostituiti sulla base della sovranità nazionale […] gli Stati europei sono troppo piccoli per garantire ai loro popoli la necessaria prosperità e lo sviluppo sociale. Le nazioni europee dovrebbero riunirsi in una federazione”.
Europa attraverso l'arte (Italia) |
Dall’accordo CECA ai Trattati di Roma, questa
ispirazione era ben presente agli uomini, che spinti da mente illuminata e
spronati dall’esperienza della disastrosa guerra mondiale, improntarono gli
ingranaggi transitori per la federazione europea.
DIFFICOLTÀ ODIERNE.
Oggi non entusiasma più di tanto l’idea della federazione,
e se aggiungiamo le distorsioni provocate da meccanismi spuri, contaminati di
egoismo sovranitario (Consiglio dei ministri e Commissione europea), abbiamo la
risultanza di una impasse dell’Organo europeo. Né la ristrutturazione proposta
dai movimenti populisti, a mio avviso, è la cura adatta. Essi invocano una Europa
del popolo, dove popolo è parola mitica dei rigurgiti sovranista e
nazionalista. (6)
Europa attraverso l'arte (Spagna) |
NOTE.
1. Con
cerimoniale rappresento sia i principi dell’assolutismo sia l’azione condotta
per “la visibilità” del sovrano, sia tutto il retaggio della reggia e della
corte.
2. Si prenda
nota che la bellicosità è intrinseca, a ragione , allo Stato nazionale in
qualsiasi epoca e a qualsiasi
latitudine.
3. Oggi
pienamente dispiegate nella Borsa, nel movimento dei capitali, nella preminenza
dei broker.
4. P. Prodi, Il tramonto della rivoluzione, il Mulino
p. 54
5. Il primo
piano potrebbe apparire ai più troppo viziato dalla fede che ispira l’Autore.
Richiederebbe
comunque l’integrazione di ciò che P. Prodi Intende con “redenzione”.
6. Il populismo
dei giorni nostri conserva le tare del populismo che si sviluppò nel dopoguerra,
nei paesi latinoamericani (Argentina soprattutto) e vi aggiunge la miscela
esplosiva della demagogia spinta dalle masse in epoca digitale.
7. Debbo
contenere la disamina che meriterebbe il lavoro storiografico di P.Prodi, che,
navigando in un liquido di rilevanza mondiale ( Bockendorf, Schmitt, Waltzer) “cuce”
i punti nodali di un ordito, la storia moderna, attenta al concorso di potere
sacro e potere politico con l’aggiunta del potere economico. In essa ha la sua
culla l’Europa, che da tale simbiosi ricava alimento e sostanza. Ecco perché si
è insistito tanto, da certe angolazioni, sulle radici cristiane dell’Europa. Ci
fu allora una levata di scudi degli accoliti dell’Illuminismo, in difesa della
laicità. Furono scambiati i termini e ci fu fraintendimento! P. Prodi richiama
un campione dell’Illuminismo, come Voltaire, per confermare la consapevolezza
di questo sostrato dell’Europa.
L’insistenza su
fattori rigorosamente razionalistici, esplicitati nel meccanismo dei calcoli
razionali, che fugge la paura del “bellum omnium contra omnes” e contratta il “patto
originario” dello Stato moderno (“stato artificiale”, appunto), predilige il “modello macchina” dello Stato ai fattori
culturali e spirituali che portano “ un’anima”.
Questa la
ragione con la quale P. Prodi, nel finale della sua operetta, scritta già con
il sentore dei primi scricchiolii dell’Europa, denuncia la stanchezza della
Comunità e rileva la sua passività nella tempesta della globalizzazione. Per
completezza avviso che numerosi e più corposi volumi sono stati dedicati da
Prodi a tale argomento.
Se considero la nostra Europa di oggi, mi è difficile non provare smarrimento di fronte allo strapotere del sovranismo e populismo euroscettico, al rifiuto di un percorso comune di accoglienza dei migranti, al montare degli egoismi nazionali, allo strapotere delle lobby finanziarie, al modo nefasto di intendere e praticare la globalizzazione, all’assenza di una politica estera europea… Poi le tue riflessioni, caro Rosario, mi riportano sulla strada maestra dell’utopia, al gusto di vivere insieme con ferma speranza questo tempo di intermezzo tra il non più ed il non ancora, come diceva Bauman. Hai ragione: parlare dell’Europa significa parlare di noi, del nostro passato, presente e futuro, del nostro modo di vivere le relazioni con gli altri e di intendere la nostra presenza nel mondo. Come te anch’io, sulla scia dei grandi padri che tu citi, ritengo che la vocazione dell’Europa sia oggi la promozione dell’uomo. Il problema è che la casa europea non può sussistere se non è e non si sente europeo colui che la deve abitare. Tocca perciò a noi – anziani adulti giovani – ricominciare da capo, come ogni generazione - lo ricordava tempo fa Cacciari – dovrebbe fare: l’Europa è un cantiere, un progetto storico da costruire e ricostruire di volta in volta, essa reca sé come premessa e pericolo massimi il proprio tramonto (occasus!), ovvero il perenne tramontare dell’Europa coincide con il suo rinascere e rinnovarsi. Lo dobbiamo soprattutto ai nostri giovani: non ci sarà Europa senza la loro passione ed i loro sogni.
RispondiEliminaTi ringrazio Gian Maria delbel commento : appropriato, esplicativo e tormentato.
RispondiEliminaIl tormento è nella condizione, ma non direi contingenza, del tema : già di per se Europa comporta tramonto come eskaton.
Senza dichiararlo stiamo dipanando quel problema, che inseguiamo da tanto tempo - gli ebrei dicono dal “tempo dei tempi”. - che è il “ potere frenante, che si rimpalla tra la Chiesa e lo Stato ( Stato nella forma topica).
Come tu dici, ci rivestiamo di utopia, se utopia non è vista come ideale irraggiungibile ma come fermento con cui impastiamo il reale per renderlo mutabile, dinamico.
Profezia, speranza, utopia si richiamano reciprocamente nella Vita vera e la storia vi si deve alimentare non per farsi determinare - resta sempre umana ! - ma per avere senso.
Uscendo dalla sfera del “ momentaneo “ , ecco allora che si ritrova una delle idee-forza per cui impegnarsi. Un’altra - mi permetto di ricordarla - ce la consiglia oggi una ragazza svedese.
Un commento piccolo piccolo: mi piace molto questa Europa unita nel nome dell'arte dove ogni paese è contrassegnato dagli artisti che lo hanno reso grande. Un'unità europea immaginata nel segno della bellezza e della cultura. E sarebbe già tanto...
RispondiEliminaGrazie!!!
Cara Annamaria, anche io sono stata conquistata da queste immagini. Una casa comune - l'Europa - unita dalle stesse radici culturali: l'arte, la musica, la grande letteratura, la scienza non conoscono muri. Buona domenica e grazie del pensiero.
EliminaGrazie a Rosario Grillo per avermi fatto riflettere sull'utopia, vista non come ideale irraggiungibile, ma come fermento con cui impastiamo il reale...
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