La lezione - molto attuale - di Emmanuel Mounier sui fascismi, sui meccanismi di attrazione che essi esercitano, sulle difficoltà dei democratici a farvi fronte.
Post di Gian Maria Zavattaro
Video a cura di Giovanni Grandi, professore di Filosofia Morale presso Università di Padova (qui il sito).
Rileggendo Emmanuel Mounier |
Per noi, che sei anni fa, iniziando
la nostra avventura digitale, abbiamo voluto denominare il nostro blog “Persona
e Comunità” come costante richiamo al “personalismo” di Emmanuel Mounier
(1), è stata spontanea l'istanza d’invitare chi ci legge alla visione del
filmato.
Non aggiungiamo considerazioni alla
grazia efficace delle parole del prof. Grandi.
Solo ci permettiamo, a mo’ di
cornice, due citazioni tratte entrambe da “Cos’è il personalismo?”.
La prima richiama la debolezza
storica e morale di una posizione attendista che ha lasciato crescere la
potenza della bestia hitleriana (e con questo ci ricorda di non rimanere inerti
di fronte al riemergere dei fascismi).
La seconda mette in guardia dal
pericolo di essere trattati come uomini oggetti, manipolati da un potere che
sfrutta, ai fini della propria affermazione, la nostra distratta inerzia (tanto
più oggi, attraverso i social, vere macchine per creare consenso).
✴️ 1. “Noi abbiamo cura che le nostre
adesioni si conservino vigili e non trapassino nel sonno conformista: ma
la vigilanza ha per scopo l‘assiduità dell’impegno, non lo scoraggiamento. A
ogni svolta sta in agguato la tentazione dei né-né: né fascismo né comunismo,
né dittatura né anarchia, né questo né quello, né capra né cavoli. Il
non-intervento, sotto questo aspetto pacifico, è un’arma camuffata. Noi
sosteniamo che ci sono quelli che hanno tradito col nazismo e
quelli, come Chamberlain o Daladier, che hanno tradito di fronte al
nazismo; ed è una debolezza della coscienza europea non averli citati al
medesimo tribunale (2).
✴️ 2. “Uomo, svegliati! Il vecchio
appello socratico, sempre attuale, è il nostro grido di allarme a un mondo che
si assopisce nelle sue strutture, nei suoi comodi, nelle sue miserie, nel suo
lavoro e nel suo ozio, nelle sue guerre, nella sua pace, nel suo orgoglio e nel
suo accasciamento. […] Bisogna pur giungere a distinguere oggi gli
uomini-oggetti, padroni e schiavi, dagli uomini d’umanità. Il secolo tende
sempre più, attraverso le più diverse dottrine, a instaurare un universo di
uomini-oggetti. Noi prepariamo, traversando tutte le audacie politiche, sociali
o economiche che si vorrà, un mondo di uomini di umanità. Ma proprio qui sta
forse la massima audacia, quella che accumula contro di sé il massimo di odio.
Poiché essa vuole un mondo di uomini liberi, e quando l’uomo non ama la propria
libertà più di ogni cosa al mondo, nulla egli detesta di più.” (3)
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Note.
1 . “Questo nome
risponde al dilagare dell’ondata totalitaria: da essa è nato e contro di
essa, e accentua la difesa della persona contro l’oppressione delle strutture.
Sotto quest’angolo visuale corre il rischio di trascinare con sé vecchie
reazioni individualistiche, felici di adornarsi di un nuovo blasone: di
deliberato proposito l’abbiamo fin da principio associato a “comunitario”; ma
un’insegna non è una qualificazione completa; e, quando noi ricorderemo le vie
maestre della nostra filosofia dell’uomo, vedremo che la persona non è una
cellula, nemmeno in senso sociale, ma un vertice, dal quale partono tutte le
vie del mondo” (E. Mounier, Che cos’è il
personalismo?, Einaudi, 1948, pp.13-14). E’ illuminante la premessa di
Mounier all’ edizione del 1948 , in cui precisa che il personalismo “non
sarà mai un sistema né una macchina politica“, ma una prospettiva
per la soluzione dei problemi umani. “Respingo pregiudizialmente ogni
tentativo di utilizzare “il personalismo” in favore dell’ignavia storica,
in difesa delle forme di civiltà che la storia condanna. Respingo la
tentazione, molto forte in alcuni, di chiamare “personalismo” la loro
incapacità a sopportare una lunga disciplina di azione. Mi auguro
che queste pagine aiutino a pensare e a creare, e non a difendersi contro i
richiami del mondo. La miglior sorte che possa toccare al personalismo è
questa: che dopo aver risvegliato in un sufficiente numero di uomini il
senso totale dell’uomo, si confonda talmente con l’andamento quotidiano dei
giorni da scomparire senza lasciar traccia”. cfr.o.c., pp. 9-10.
2.o.c.,
pp.99-100.
3. o.c. pp. 79 e
81-82.
Molto interessante e attuale. Per vivere l'uomo ha bisogno di ideali di grandezza, e i fascismi soddisfano questo bisogno attraverso il dominio, l'ordine e il controllo e non attraverso il servizio, la cura, libera circolazione delle idee, il rispetto.
RispondiElimina@Maria Paola Moglia. Sintesi perfetta che aiuta a cogliere il succo del discorso. Grazie. Buona giornata.
EliminaIl personalismo è stata una dottrina fondamentale nella preparazione del Concilio Vaticano II, in grado di raccogliere le istanze della società travagliata dalla crisi “ fine secolo “ e del dibattito che la teologia del primo ‘900 aveva condotto. Bisogna ricordare, per ciò, il grosso contributo dato allo spirito della nuova Costituzione repubblicana per il tramite dei padri costituenti cattolici.
RispondiEliminaIl video riassume bene l’intento di Mounier: combattere il Fascismo, muovendosi dentro le acque della cresciuta società di massa. In questo modo si combatte il Fascismo, non con la nostalgia restauratrice, ma con la verve democratica, arricchita della tensione spirituale cristiana.
Quanto mai opportuno la ricerca di Gian Maria, alla luce dello scontro in atto con chi inalbera simboli cristiani “ in veste di neo paganesimo “ ( cito in proposito quanto hanno appurato gli storici su Hitler ed il mito del fuhrer ) e del “ peso” della scelta da fare alla prossima prova elettorale.
Caro Rosario, il tuo commento colloca benissimo l'importanza storico culturale del personalismo e la sua natura profondamente "antifascista", nella concezione della vita, della religione e della politica.
RispondiEliminaGian Maria che, come sai, ha studiato e amato profondamente Mounier - continuando anche oggi a considerarlo un pensatore di riferimento - è in piena sintonia con la lettura di Giovanni Grandi e con la sua convinzione che "Mounier sia un autore da riscoprire specie in questo tempo che richiama molto le dinamiche dei primi anni Trenta". Ciao. Un abbraccio.
Grazie per avermi "presentato" il prof. Giovanni Grandi. Condivido immediatamente il video nel mio blog. Grazie ancora.
RispondiEliminaIn piena sintonia, come sempre! Un caro abbraccio.
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