La memoria dell'avventura spirituale e culturale di Emmanuel Mounier può illuminare i tempi oscuri.
Post di Gian Maria Zavattaro
Le immagini sono riprese dalla pagina facebook dedicata a Mounier (qui).
Emmanuel Mounier |
Nel pieno della virulenza del coronavirus in
Italia e nel mondo ricorre il 70° della morte - notturna
improvvisa per infarto - di E. Mounier non ancora 45enne. Indubbia
casualità che tuttavia mi consente qualche riflessione correlata con il nostro
smarrimento in questo inquietante ed incerto interregno temporale che ci
sollecita a “riconciliarci
profondamente con la nostra umanità”: “non pensavamo di essere anche noi
vulnerabili e così tremendamente fragili”, convinti del “privilegio di una
sostanziale e durevole immunità dalla paura e dal senso così umano di
insicurezza […] tanto da sentirci in dovere di negare agli altri - i popoli più
poveri e svantaggiati - il diritto a sedere al banchetto della nostra felicità”
(1). Ebbene scriveva Mounier a J. Guitton nel
1928 “Io voglio accogliere e donare: è tutto”; due giorni prima di
morire ancora scriveva a l'abbé Depierre:"Io vorrei con mia moglie dare
almeno un po', e prepararmi al giorno in cui gli avvenimenti forse ci
spingeranno a donare tutto". A questa istanza è
rimasto fedele per tutta la vita.
Emmanuel Mounier, firma |
Rimando ai post che questo blog ha dedicato alla sua
persona, al suo pensiero e azione. Qui vorrei limitarmi a narrare
l’avventura spirituale e culturale di Mounier, cattolico integrale
(mai integralista!), che ha influito fortemente sulle generazioni e la
cultura del secondo Novecento (3), snobbato da certi ambienti accademici e
politici, incompreso da certa gerarchia ecclesiastica (4).
Vorrei narrare
la sua passione sociale e politica vissuta nell’impegno concreto per
i più deboli, la sua presenza alle vicende del tempo scevra da
preclusioni e settarismi, l’impegno nel riconciliare “la vera
intelligenza e l’amore”. Vorrei infine narrare il calvario suo e
della moglie Paulette Leclerc trafitti dall’incurabile malattia della
primogenita.
Il pensiero di Charles Péguy (Mounier tra i curatori) |
Mounier ha amato tutti a cominciare dai nemici, ha
scelto la povertà, ha congiunto in modo esemplare vita pubblica e privata,
interiorità ed esteriorità, ha compreso il dolore degli altri, ha attestato il
coraggio della resistenza politica (la prigione sotto Vichy!) e della
protesta del digiuno quando non era moda spettacolare, non si è mai piegato a
scoraggiamenti, compromessi, tradimenti. La sua presenza cristiana si è
tradotta nel comporre - scriveva A. Rigobello - “audacia e pazienza, mistica e
politica, generosità e raccoglimento, carità e fortezza, stupore e fedeltà sia
sul piano dei concetti sia nel concreto del vivere”.
Di fronte allo sfacelo generale degli anni 30 il
giovane Mounier nel primo numero (ottobre 1932) della rivista da lui fondata
“Esprit” lanciava la sua sfida “Refaire la Renaissance”. Che cosa
ha comportato?
* Si è collocato nel cuore della miseria. Per lui,
come per Péguy, la “povertà” è virtù dell'uomo che non si lascia corrompere e
sedurre dal possesso (l’”avere”), ma sceglie di partecipare
alla comunione gioiosa con il creato e tutte le creature viventi.
E’
la condizione della renaissance e della “conversione” interiore, il
principio di un'economia comunitaria e di una società libera di persone
riconsegnate ai loro bisogni autentici. ‟Contro la ricchezza e contro la
miseria ad un tempo, noi conduciamo la rivolta della Povertà, una
povertà dalle forme indubbiamente imprevedibili che, senza volger le spalle al
mondo nuovo, si servirà dell'abbondanza per rendersi sempre più feconda nel
distacco dai beni materiali”(5).
Mounier e Ricoeur, il dibattito sempre aperto |
* Il suo personalismo comunitario,“lotta per l’uomo”, ha
rivendicato il primato della persona e dello spirituale in antitesi con l’individualismo,
“metafisica della solitudine integrale”, mondo di chiusura agli
altri, di avarizia spirituale, indifferenza che non ama nessuno all’infuori di
sé. Ogni persona (6) è relazione e
incontro con l’altro. La comunicazione è al suo centro. Non è forse
l’esperienza della seconda persona la nostra prima esperienza? Io-Tu… tutti:
persone “immerse nella natura che trascendono la natura”, chiamati ad una
duplice fedeltà: al cielo e alla terra, ad incarnarsi nel mondo ed
aprirsi alla trascendenza. (7)
* La rottura con il “disordine stabilito” che
dietro l'apparenza di ordine e legalità democratica è in realtà ingiusto
ed ineguale, perché il potere del denaro si esercita nella
costrizione del consumismo, nello sfruttamento del lavoro, nella manipolazione
dei media e dei partiti, rendendo illusoria ogni libertà. “Le
più solenni Dichiarazioni dei diritti sono presto capovolte, se non vengono sostenute
da una società sufficientemente ricca di caratteri indomabili, e, nello stesso
tempo, da solide garanzie nelle strutture. Una società in cui i governi, la
stampa, le classi colte non diffondano che lo scetticismo, l’inganno e la
sottomissione è una società in rovina e che fa della morale soltanto per
nascondere il marcio che ha in sé” (8).
Emmanuel Mounier, il filosofo di Grenoble |
*Affrontement: l'avventura di ogni cristiano, “nel mondo
ma non del mondo”, si svolge tra mistica e politica (9). Scriveva il
5.6.1934: “Lasciato a me stesso, io passerò la mia vita a fare di Esprit una
pura testimonianza, io darò la mia vita affinché questa testimonianza
non cessi”. Sarà sempre fedele alla tensione “polo politico”-“polo
profetico”. Polo politico: si rende compartecipe e presente al mondo
sociale e naturale, vive e si carica di tutto ciò che di tragico impuro
contradditorio vi è in esso, alla ricerca di realistiche risposte alle urgenze
del momento. Polo profetico: testimonia il primato della fede e
dell’etica, trascende il contingente, annuncia e persegue i valori
che configurano la comunità delle persone anche se al momento irraggiungibili;
denuncia i meschini compromessi e cedimenti delle tattiche politiche, smaschera
senza esitazioni intrighi, ipocrisie, falsità. Mounier ha preso posizioni nette
(contro il capitalismo, il fascismo, lo stalinismo…), ben consapevole
che spezzare la tensione mistica-politica condanna la politica ad ogni
cedimento cinico e converte la denuncia profetica in sterile
invettiva. (10)
Emmanuel Mounier, l'impegno. Il pensiero e l'azione |
Emmanuel Mounier, la filosofia della persona |
Ha senso oggi la testimonianza di Mounier? La risposta
è nel Manifesto che annunciava la pubblicazione di “Esprit”: “Come non
essere in continua rivolta contro le tirannie del nostro tempo?” A me laico
cristiano pare al tempo stesso monito ed invito.
Monito. La nostra società è radicalmente
diversa ma non dissimile dalla sua: imperversano egoismi vecchi e nuovi,
potentati economici e finanziari, guerre, terrore, razzismo, ingiustizie,
corruzione, fame, povertà, massive migrazioni…“Muore il personalismo, ritorna
la persona” scriveva P. Ricoeur: l’inattualità di Mounier può essere chiave
preziosa per interpretare e comprendere questa nostra contemporaneità. Ad
esempio quando il cristiano laico si assume il compito stringente dell’affrontement:
testimone di un cristianesimo maturo radicato nella realtà terrena, “nel mondo
ma non del mondo”, prende sul serio l’attenzione evangelica ai poveri; si
confronta con tutti senza piegarsi a compromessi; parla un linguaggio che vale
per credenti e non credenti, per chi è giovane e non giovane, per chi vive in
solitudine, è oppresso, disperato, profugo, per chi insieme vuole
costruire comunità; opera anzitutto su se stesso “la purificazione
interiore da cui scaturisce ogni fecondità”; vive “l’ottimismo tragico” come
denuncia del “disordine costituito” ed annuncio della speranza.
Invito: è vivere come tempo spirituale questo nostro odierno
smarrimento oscuro incerto desolato fragile. "Il tempo spirituale -
scriveva Mounier - è fatto di salti violenti, di crisi e di notti
interrotte da rari istanti di pienezza e di pace. Somiglia più al tempo del
poeta che non a quello dell’ingegnere. Vi si potrebbe porre questa
iscrizione: alla certezza attraverso l’ambiguità, alla gioia attraverso la
desolazione, alla luce attraverso la notte. Sul limite, la mistica dice: alla
pienezza del Tutto attraverso la prova del Nulla" (12).
Note
Emmanuel Mounier, la resistenza |
https://www.chiesadituttichiesadeipoveri.it/quarantena-e-quaresima/
2. La filosofia “personalista e
comunitaria” di Mounier (1905-1950) non è un sistema speculativo
né un movimento politico. E’ una filosofia “provvisoria”, destinata ad
essere superata al momento della realizzazione della comunità di persone.
Anti-ideologica per vocazione, si oppone ad ogni distorsione
mistificatoria del pensiero in funzione di interessi particolari e
intende smascherare il “disordine stabilito” ed ogni forma di
potere che minaccia la libertà delle persone.
3. Attorno alla rivista Esprit da lui
fondata nel 1932 - rivista volutamente non cattolica (“anche se si
può essere insieme integralmente cattolici e sinceramente rivoluzionari”) -
ha riunito filosofi, teologi, sociologi, politici, artisti, uomini e
donne come Buber, S.Weill, Merlau-Ponty, Berdiaev, Lacroix,
Domenach, Borne, Ricoeur, Danielou, De Rougemont,
Ulmann, Veritè, Marrou, Bazaine…, con forti riscontri
culturali, soprattutto nella seconda metà del 900, in Francia, Polonia, Italia
( Dossetti, gruppo del Gallo a Genova, Comunità di Olivetti…), nel Concilio
Vaticano II e nella visione filosofica di S. Giovanni Paolo II, Interessante
l’influenza del suo pensiero personalista nell’elaborazione della Costituzione
italiana, come più volte ha ricordato Giuseppe Lazzati, rettore dell’Università
Cattolica. In particolare il testo della “Déclaration des Droits des
Personnes et des Communautès", elaborato da Mounier durante
l’occupazione tedesca e poi incluso in 4 numeri di Esprit tra il 44 e il
45 - punto di partenza in seno alla “Commission de la
Costitution”francese nel 1945/46 - anche in Italia sarà introdotto nella
preparazione della nostra Carta Costituzionale da Giorgio La Pira e
troverà esplicazione nell'articolo 2.
4.
Soprattutto nel 36, quando gli avvenimenti che incalzano e la guerra di
Spagna producono profonde lacerazioni anche all'interno della Chiesa.
"Esprit" si pronuncia a favore di coloro che difendono la
repubblica minacciata dalle armate di Franco, ma nel contempo il Vaticano
riconosce la dittatura franchista. Serpeggia nella curia romana l’idea di
una condanna di Esprit, anche a seguito di che una dura
campagna di diffamazione orchestrata dall'"Action
Francaise" e dalla destra monarchica. Sarà l’amico Maritain ad
intervenire in sua difesa ed a consigliarli di inviare all’arcivescovo
di Parigi un dossier riservato dove Mounier rende inequivocabili le sue
posizioni. Nel corso della sua vita il cattolico Mounier si trova
sovente più a suo agio nel mondo “laico”, anche tra gli atei, che non in certi
ambienti ”cristiani” troppo immersi in un’atmosfera di sacrestia
che confonde sacro e profano. "Nostri amici non credenti (incroyants), che
desiderate il Cristo più ardentemente di tanti nostri 'fratelli' frequentatori,
voi siete i poveri spogliati dai farisei della pienezza spirituale, come gli
altri lo sono dai ricchi della sicurezza materiale: voi siete il corpo di
Cristo, anche voi...”(lettera del 7 marzo 1936 a Pierre-Amé Touchard).
“Quanto alle scelte politiche dei cattolici - scriveva nel 1949 - ci sono
cattolici di destra e cattolici di sinistra: è un fatto ed è un fatto
opportuno. Ciò prova che il cattolicesimo supera tutte queste vicende
politiche. Non progressisti perché cristiani ma neppure reazionari perché
cristiani”.
5. E.
Mounier, 1935, in Oeuvres 1961,I;, tr,it. p.410.
6. “E’ sufficiente per definire una posizione personalista
pensare che ogni persona ha un significato tale da non poter essere
sostituita nel posto che essa occupa nell'universo delle persone. Tale è
la maestosa grandezza della persona che le conferisce la dignità di un
universo; e tuttavia la sua piccolezza, in quanto ogni persona le è equivalente
in questa dignità, e le persone sono più numerose delle stelle”(E. Mounier, Il
Personalismo, o.c. p. 81).
7. Pensando
alla Chiesa di oggi ed a papa Francesco non è difficile cogliere l’aspetto profetico
di Mounier. ‟Una delle deviazioni fondamentali del capitalismo è quella di aver
sottomesso la vita spirituale al consumo, il consumo alla produzione e la
produzione al profitto, mentre la gerarchia naturale è quella inversa […]
Un'economia personalista, al contrario, regola il profitto sui servizi resi
nella produzione, la produzione sul consumo
e il consumo su un'etica dei bisogni umani ricollocati nella prospettiva totale
della persona”. cfr. Mounier, 1934, in Oeuvres, 1961, I, p. 453;
Mounier, 1936, in Oeuvres, 1961, I; tr. it., p. 172; Mounier,1935.
in Oeuvres 1961,I;, tr,it. p.410.
8. E.
Mounier, Il personalismo, AVE, Roma,2004, 12a ed. p.92.
9. Il
termine affrontement, intraducibile in italiano, è più volte richiamato da
Mounier nei suoi scritti (ad es. il cap.4 de Il Personalismo; , Affrontement
chrétien del 1944…). Evoca insieme rottura e accoglienza, interiorità ed
apertura agli altri, annuncio e denuncia, leale deciso confronto e
comprensione empatica, forza e generosità, politica (“essere nel mondo”) e
mistica (“ma non del mondo”). Politica:esercizio, nei più diversi gradi e
responsabilità, della cittadinanza attiva, immergendosi nella realtà viva di
tutti i giorni. Mistica: per chi non crede equivalente dell’etica, per il
credente esperienza spirituale orientata e diretta dal
primato della fede che vuole non “una città comoda” ma “una città
giusta”.
10. Esempio
emblematico di cedimento fu per Mounier l'accordo di Monaco, firmato da Hitler,
Mussolini, Chamberlain e Daladier il 30 settembre 1938: non fu nient'altro che
una beffa per chi credeva che così la pace, in Europa, venisse salvaguardata.
Sarà invece decisivo passo nel tollerare la politica di potenza che
condurrà al disastro della seconda guerra mondiale.
11. “Che
senso avrebbe tutto questo se la nostra piccola bambina non fosse che un pezzo
di carne smarrita non si sa dove, un po’ di vita tormentata e non questa bianca
piccola ostia che ci supera tutti, un’infinità di mistero e di amore che ci
abbaglierebbe se la vedessimo a faccia a faccia, se ogni più duro colpo non
fosse una nuova elevazione che ogni volta quando il nostro cuore comincia ad
abituarsi, ad adattarsi al colpo precedente, è una nuova richiesta di amore. Tu
senti la piccola voce, povera e supplichevole, di tutti i bambini martiri nel
mondo e il rincrescimento d’aver perso la loro infanzia nel cuore di
milioni di uomini che ci domandano, come un mendico ai bordi di strada” “O voi
che avete ancora il Vostro amore, le mani piene di luce, voi vi impegnerete certamente
a donare ancora questo per noi”. Per tutte le citazioni in nota e
nel testo cfr. E. Mounier, Lettere sul dolore, uno sguardo sul mistero della
sofferenza, Milano, Bur, 1995, pp.61-62) e E. Mounier, Il pensiero
pedagogico Un’antologia, a cura di Carlo Nanni, LAS, Roma, 2008, pp.
98-104.
12. E.
Mounier, L’avventura cristiana, Libreria Editrice Fiorentina, 1990, pp.
32-33.
Grazie Gian Maria!
RispondiEliminaIl tuo contributo, sentito come dovere - e do’ alla parola dovere il suo alto profilo morale- risponde ad un bisogno reale, tanto più che la società attuale, contorta nel suo dolore e dubbiosa sul futuro abbisogna di un Maestro come Mounier , di una Luce, di speranza.
Il nucleo dell’affrontement resta intatto nel suo ardore e sarebbe in grado, riproposto ed interpretato coscienziosamente, di muovere macigni, come necessita in questo periodo.
Figli di un “ cristianesimo maturo”, in virtù di tale insegnamento, con la guida del nucleo attivo del Concilio Vaticano II, sulla strada della Chiesa di servizio, combattiamo per la promozione dell’Uomo.
Caro Rosario, la conclusione del Vangelo di oggi (“Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane”) ci sprona proprio ad un “cristianesimo maturo”, che pur nell’oscurità del momento, riconosce i tempi forti della vita cristiana, come quello che stiamo vivendo in queste settimane, e “crede nel Figlio dell’uomo”.
EliminaComplimenti e grazie per il Suo Post chiaro, ricco di spunti e soprattutto di condivisione della sua visione del mondo, del suo profondo credo ed impegno (“Sette anni fa iniziava l’azzardo digitale del nostro blog che mia moglie ed io abbiamo voluto denominare “persona e comunità”, richiamo al “personalismo comunitario” di Mounier”).
RispondiEliminaMi consenta una piccola riflessione sul dolore (“narrare il calvario suo e della moglie Paulette Leclerc trafitti dall’incurabile malattia della primogenita” … “Che senso avrebbe tutto questo se la nostra piccola bambina non fosse che un pezzo di carne smarrita”) e sul senso della vita (“Mounier ha amato tutti a cominciare dai nemici, ha scelto la povertà, ha congiunto in modo esemplare vita pubblica e privata, interiorità ed esteriorità, ha compreso il dolore degli altri, ha attestato il coraggio della resistenza politica (la prigione sotto Vichy!) e della protesta del digiuno quando non era moda spettacolare, non si è mai piegato a scoraggiamenti, compromessi, tradimenti.”), in questa società in cui Dio è morto (Nietzsche), inteso non se Dio esiste o non esiste, ma nel senso che si riesce a capire, interpretare la nostra società senza la parola Dio (“una società in rovina e che fa della morale soltanto per nascondere il marcio che ha in sé”).
Non possiamo accettare quel che dice il satiro Sileno a re Mida, “stirpe miserabile ed effimera, perché mi costringi a dire, meglio per te non esser mai nato, ma essendo nato la cosa migliore che ti posso augurare è quella di morire presto”.
L’uomo per vivere ha bisogno di trovare, di costruire, un senso alla propria vita, in quanto “la morte per il nostro Io (che progetta … che ha amore di se) è l’implosione di ogni senso (dimensione tragica della vita)”. “L’uomo a differenza degli altri animali (come della pecorella che felice bruca l’erba …) conosce un dolore ben più grande, per essere felice, deve dare un senso alla propria vita, deve avere una speranza, non riesce ad accettare che il suo destino sia come quello della “pecora” (ciclo della natura, luogo della nostra disperazione), non vuole la felicità “come” quella della “pecora”, l’uomo non accetta che con la morte si debba lasciare gli altri, le cose e soprattutto abbandonare noi stessi perché anche se non lo vogliamo ammettere siamo profondamente innamorati di noi stessi e della vita.”
Grazie a Dio (la fede in un Dio, qualunque esso sia) come per il cristianesimo, il dolore (che salva) e la morte hanno un senso (per una vita futura, il paradiso, dopo la morte).
Raimondo Brunello
Gentile Raimondo Brunello la ringrazio di cuore per il suo intervento, così accorato ed intenso nel cogliere quei problemi essenziali che tutti, uomini e donne, prima o poi si pongono, ma che non tutti hanno il coraggio di esternare e di formulare con domande che esigono risposte non astratte ed accademiche, ma scelte di vita. Ci sentiamo profondamente compagni di strada con Lei in questo cammino di ricerca incessante mai esaustiva del senso primo ed ultimo della vita (soprattutto nella sua dimensione tragica), del dolore, dell’amore, della nostra fede e speranza in Dio salvifico.
Elimina