Iscriviti ai Feed Aggiungimi su Facebook Seguimi su Twitter Aggiungimi su Google+ Seguici tramite mail

Iscriviti alla nostra newsletter!

sabato 4 dicembre 2021

Immaginare il possibile.

"La possibilità è l'unico rimedio... se l'uomo rimane senza possibilità è come se gli mancasse l'aria" (Søren Kierkegaard).
Post di Rosario Grillo.
Immagini del pittore tedesco Carl Spitzweg (1808-1885).
 
Carl Spitzweg, Una visita
Quando  vogliamo dare una carica di energia al possibile, finiamo di norma per uscire dal riparo naturale e sconfiniamo nell’utopia. Se però commisuriamo il nostro approccio alla situazione angusta, connotata da molteplici distopie, per guarire, non solo auspichiamo un tantino di utopia - aiuta ad uscire dal catastrofismo e a rigenerarsi nello sguardo profetico - ma anche diamo spinta alle componenti euristiche ed insieme fondative della possibilità.
Il possibile ha, a questo riguardo, una serietà epistemologica esplorata al tempo di Mach, di Musil, di Kafka… In più, mi aiuto a rafforzare il mio proponimento con la considerazione di Paolo Giordano. (1) Uno scrittore che ha saputo narrare - che in lui è svelare - avvicinando l’immaginazione al pensiero scientifico. Esempio tipico nella “solitudine dei numeri primi”.
Da lui prendo la sollecitazione a servirci della relatività (2) in una chiave costruttiva non distruttiva. Esempio viene da Einstein e ci porta dentro la relatività del tempo. Questione che noi usiamo confinare nella fisica; che, invece, ci interessa da vicino. Di più, nella situazione che stiamo vivendo sotto la minaccia della pandemia. (2) Ecco che allora aiuta a stendere una base di permanenza, ovvero il tessuto connettivo, per ragionare sulle cause, sui limiti e sulle possibilità di uscita dalla pandemia.
 
Carl Spitzweg, Pittore sdraiato sotto l'ombrellone
Punti di svolta
.
L’ingestione di brodo culturale ad ingrediente storicistico, (3) fatta nei miei anni universitari, è stata successivamente contrastata dalla lettura delle opere di Walter Benjamin.( 4) Da questa fonte è più facile addivenire a cogliere i momenti critici di mutamento nel divenire storico.
Si spezza allora la causalità per via deterministica; si invoca talvolta la rivoluzione ed altre volte l’immaginazione del potere. Così si interrompe, quasi irridendo, il rito del Blah Blah Blah. (5)
Oggi Ezio Mauro (6) scrive, a mio giudizio con intelligenza, che lo scontro Greta Thunberg /Obama /Cop26 non va spiegato con la diversità dei contenuti nelle risposte, ma con la irreconciliabilità dei linguaggi. Il linguaggio - ai lettori del nostro blog dovrebbe risultare ormai chiaro - è organo del tempo, è documento fedele.
Si stagliano le differenze di sostanza tra un linguaggio che muore: è quello dell’establishment attuale, inadatto ad uscire dall’impasse e legato alla Weltanschauung industriale tecnografica.
Dall’altra, il linguaggio di Greta e del movimento Friday for Future che si avventura nell’immaginazione del nuovo, del possibile. Linguaggio libero dalle ripetizioni, creativo ed esplorativo, libero da pregiudizi e aperto agli incontri.
 
Sentimenti - emozioni- inconscio- coscienza.
Carl Spitzweg, Lettera d'amore
Non sono il solo a provare un senso di fastidio nell’ascolto delle vuote parole della politica nazionale ed internazionale. Con ciò non intendo orientare il fastidio verso uno sbocco antipolitico. Occorre presenza politica per contrastare, piuttosto, la degenerazione patologica della crisi in direzione autoritaria con fiammate di “nuovo fascismo”. Occorre smentire i valori identitari e cripto razziali, complementari alle visioni nazionalistiche e rigorosamente individualistiche.
 
Il vuoto denunciato resta e può essere curato facendo spazio ad altri paradigmi. Non quelli del calcolo, del tornaconto, del profitto privato, ma quelli della solidarietà, dell’accoglienza, dell’ibridazione. 
Il supporto cambia e si sposta dalla “ragione strumentale” al recupero dei sentimenti e delle emozioni. Il proposito diventa: il governo dell’alchimia tra impulsi dell’inconscio e divieti della coscienza, la navigazione nel “mare in tempesta” di Eros e Thanatos.
In questa prospettiva, con flash riprendo l’immagine di un intellettuale eretico: Elvio Fachinelli  figura di ostinato e sfortunato eretico nella scuola freudiana. 
Quando gli insegnamenti del maestro della psicoanalisi rischiavano di girare a vuoto, nel disco dell’ipse dixit  nel dormitorio del dogmatismo, egli lavorò, attraverso riviste di avanguardia (Erba voglio, soprattutto) illustrando i concetti del possibile. 
In questo spirito, riprese lo spunto della Lettera a una professoressa di Don Milani, aiutando a spingere lo sguardo del priore di Barbiana. (7) Ed era il “mare in tempesta” del conflitto sociale, era la dura negatività dell’esclusione sociale.
 

Carl Spitzweg, Lettore di giornali
Note.

(1) Raccomando La Lettura, numero del 14/11/21
(2) La relatività, quando viene ridotta al relativismo, pregiudica di solito ogni condizione di fondamento ontologico.
(3) Nello storicismo bisogna distinguere. I miei maestri erano crociani e già Croce riformava lo storicismo assoluto (o logico) di Hegel .Resta fuori lo storicismo tedesco del primo novecento, a sfondo metodologico.
(4) Lievito ebraico e vicende esistenziali in lui si intrecciano portandolo ad una diversa filosofia della storia.
(5) L’espressione ormai famosa di Greta Thunberg.
(6) In La Repubblica del 15/11/21
(7) Dal blog di Lea Melandri, La domanda con cui si chiude la voce Freud – “Come si passa da questo individuo alla generalità degli individui?” – viene ripresa e articolata su un versante più specificamente sociale e politico nello scritto del ’67, pubblicato su “Quaderni piacentini”. Il punto di vista da cui guardano il mondo “il ragazzo contadino e anche operaio”, bocciati a scuola, riporta alla coscienza “quello che già sappiamo e che abbiamo dimenticato, allontanato da noi”.“Quello che dice il libro – lo sappiamo già; o lo sapevamo; è già tutto inquadrato e sistemato. Ma lo dimentichiamo continuamente. La sorpresa, insieme al disagio, nasce appunto dal fatto che ora vediamo una cosa che sapevamo, e che abbiamo dimenticato, allontanato da noi (…) la mia rimozione individuale del sociale è parallela alla rimozione sociale degli individui (…) questo rimosso permane, sta sempre sveglio, mi deforma dal di dentro anche se lo ignoro (…) il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia.” Sul rapporto individuo e società, psicanalisi e politica, Fachinelli ritorna più volte negli scritti giornalistici e nelle interviste, che coprono circa un trentennio: un materiale prezioso che non può essere considerato solo un’appendice dei suoi libri. Se con la fine dei movimenti non autoritari degli anni ’70 – la rivista “L’erba voglio”, il movimento giovanile del ’77, le radio libere, ecc. – la ricerca condotta nell’ambito della relazione analitica sembra prendere il sopravvento sull’impegno politico, la lettura che Fachinelli stesso dà di questa “svolta” conferma che l’orientamento iniziale non è cambiato. Compito della psicanalisi resta la domanda “cosa sia l’uomo” – l’attenzione verso ciò che non è noto, l’inatteso, il sorprendente; il suo fallimento storico: “non essere riuscita a intervenire, se non occasionalmente, nei luoghi in cui si forma l’individuo socializzato”.

2 commenti:

  1. "Il mantra suona: non c'è alternativa. Lo spazio del possibile è contratto e come dissolto. [...] Scippati del senso della possibilità e inchiodati nella trappola della falsa necessità, noi abbiamo perso fiducia. Non abbiamo futuro e abbiamo dimenticato o rimosso il passato. In parole povere: non c'è alcuno spazio per esercizi di immaginazione e di visione politica. Il mio invito all'immaginazione politica, morale e sociale si basa sulla convinzione che l'idea che non vi sia alternativa dipenda dall'ignavia, quando non dall'ipocrisia cognitiva". Sono le parole di Salvatore Veca, in "Il senso della possibilità" (p. 90). Mi pare siano in piena sintonia con il messaggio che tu affidi al post. Grazie!

    RispondiElimina
  2. Scusa il ritardo con il quale rispondo. Altre contingenze mi hanno impedito di visionare e rispondere ai commenti. Il tuo , Rossana, è anche allettante perché mi mette accanto ad un intellettuale di levatura.
    Comunque, a prescindere, o per l’età che stringe o per l’andamento poco promettente delle cose, la via migliore diventa l’esplorazione del possibile. Poi, come anche tu hai sottolineato in altro commento su Twitter, si ha l’onore di percorrere la via di Kierkegaard…magari togliendo un po’ di angoscia.🌹🍀🎈🫂Grazie

    RispondiElimina