Dalla locandina di invito... |
“...perché di
guerre ce ne sono già tante,
ed è ora di costruire la pace.
Perché è ora di smettere di aver paura di chi non si conosce,
ed è ora di costruire la pace.
Perché è ora di smettere di aver paura di chi non si conosce,
che alla fine
risulta essere molto simile a noi.
Perché una parola buona fa del bene,
Perché una parola buona fa del bene,
una parola
cattiva può cambiare in peggio la vita delle persone.
Perché è bello convivere nonostante le differenze,
Perché è bello convivere nonostante le differenze,
che sono una
ricchezza e non difetti.
Perché i paesi sono tanti, ma in fondo la Terra è una sola,
Perché i paesi sono tanti, ma in fondo la Terra è una sola,
e Dio l'ha
donata a tutti”.
(dalla
locandina della conferenza-dibattito del 21 maggio
“Coesistere
per esistere”)
...per abbandonare la logica della guerra ... (Luigi IX parte per la crociata, Miniatura medievale) |
Ieri
- 21 maggio, giornata mondiale della diversità culturale per il
dialogo e lo sviluppo – ho partecipato, su invito dell’amico Andrea Crespiani e
dell’Associazione Donne e Mamme Musulmane di Albenga, ad un tavolo di
riflessione ed ascolto sul tema “coesistere per esistere”, incontro intriso di
rispettosa fraternità e di reciproca ospitalità tra uomini e donne di fede e di
convinzioni diverse. Li ringrazio di cuore, perché è stata una serata che né io
né mia moglie dimenticheremo, dalla quale tutti speriamo non tardino a fiorire
le rose. Riporto il mio intervento.
... e intraprendere il cammino del dialogo ... (Giotto, San Francesco e il Sultano) |
... poco prima dell'inizio del convegno, presso l'auditorium San Carlo di Albenga... |
Vorrei iniziare le riflessioni scegliendo, tra tanti eventi di dialogo
interreligioso, due
vicende emblematiche del dialogo con l’Islam, entrambe legate a tempi di
guerre, inimicizie, stragi, non dissimili dal presente.
...l'apertura del convegno, con i saluti dell'Amministrazione... |
La prima è l’incontro, variamente
interpretato dagli storici, tra S. Francesco
d’Assisi e il sultano Al-Malik
al-Kamil nell’agosto 1219, 800 anni fa, in piena quarta crociata, tra due mondi
ed eserciti in aperto conflitto. Non sappiamo che cosa si siano detti ma in
ogni caso lì è la
culla del dialogo, del reciproco ascolto, accoglienza, rispetto.
... la presidente dell'Associazione Donne e Mamme Musulmane ... |
La seconda è l’esperienza condotta
a Tibhirine in
Algeria nella seconda metà del secolo scorso da un gruppo denominato
“Legame di pace”, composto da musulmani e monaci trappisti, dove
insieme si pregava, si rifletteva, si ascoltava, si condividevano momenti
di vita quotidiana. Sette di questi monaci sono stati trucidati nel 1996 - il
21 maggio! - per mano di un fanatismo la cui lettura fondamentalista e
violenta, ieri come oggi, altera e tradisce l’ispirazione profonda del Libro
sacro. Il “Legame di pace” tra cristiani-musulmani è poi rinato, più forte, a
Midelt, in Marocco.
... Andrea Crespiani presenta e modera l'incontro... |
Leggo in questi
due eventi “profetici” del passato remoto e prossimo un’invocazione rivolta ad ognuno
di noi: abbiate coraggio; impegnate la vostra libertà a servizio gli uni degli
altri; mettetevi in gioco; non rassegnatevi alle ingiustizie
sociali, alle guerre, agli squilibri della fame e della povertà; non pensate
come ineludibili fatalità le divisioni, le discriminazioni, l’odio, i
pregiudizi, l’indifferenza, il cancro della diffidenza e dei sospetti. Diceva
M. L. King:
“Può darsi che non siate responsabili della situazione in cui vi
trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla”.
Che cosa
vogliamo che diventi Albenga? Una città multietnica in cui ognuno
prende le distanze dall’altro, pieno di sospetti, in uno spezzettamento della
città in sottosistemi chiusi e confinati in mondi a parte, dove
tolleranza vuol dire indifferenza?
... Nanni Russo parla di Costituzione ... |
Oppure vogliamo una città plurale
interculturale, società aperta, variegata da appartenenze multiple che
non nascondono la propria identità e cura dell’altro? Ad Albenga, che
giustamente aspira ad essere europea e perciò cosmopolita, sono in tanti a
dimostrare che viviamo in una città in cui i diritti umani di
tutti sono al primo posto, dove è possibile incontrarsi senza sospetti,
sorridersi, riconoscersi come persone, sognare insieme il futuro dei nostri
figli e nipoti, eredi di un cammino da noi aperto di fratellanza e convivenza
pacifica.
... un'esperienza di fraternità... |
Tra tutte le beatitudini del Vangelo
ne ricordo qui una: beati coloro che fanno regnare la pace, perché saranno
chiamati figli di Dio. La pace suppone la giustizia e la riconciliazione con
noi stessi e con gli altri. L’altro giorno papa Francesco, dopo aver precisato
che non c’è pace senza giustizia sociale, auspicava la creazione di “fabbriche
di pace”, in cui promuovere “un clima di accoglienza e di incontro senza
barriere ed esclusioni”. Infine ricordava che il comandamento dell’amore non è
debolezza, fragilità, sadomasochismo, ma fortezza che richiede di
farsi carico non solo di chi ti è caro, vicino e simpatico, ma anche e
soprattutto del diverso, dell’altro, l’estraneo che disturba la mia quiete, dà
fastidio alla mia sonnolenza; amore che giunge sino al paradosso tutto
cristiano dell’amore verso i nemici.
...il Professor Ricci documenta la situazione della scuola e la presenza sempre più numerosa di “stranieri”... |
Possono allora le religioni
incontrarsi su un’idea di uomo e di umanità che porti alla pace? Come devo comportarmi io laico cristiano nei confronti dei
fratelli musulmani? Il documento conciliare Nostra Aetate del
28 ottobre1965 è la pietra miliare per me laico cattolico:
“…La Chiesa cattolica
nulla rigetta di quanto è vero e santo nelle altre religioni. Essa considera
con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle
dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede
e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità
che illumina tutti gli uomini… La Chiesa esorta i suoi figli affinché, con
prudenza e carità, per mezzo del dialogo e della collaborazione con i
seguaci delle altre religioni, sempre rendendo testimonianza alla fede e alla
vita cristiana, riconoscano, conservino e facciano progredire i valori
spirituali, morali e socio-culturali che si trovano in essi” (NA2).“La Chiesa
guarda con stima i musulmani che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente,
misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato
agli uomini. […] Se, nel corso dei secoli, non pochi dissensi e inimicizie sono
sorte tra cristiani e musulmani, il sacro Concilio esorta tutti a dimenticare
il passato e esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché difendere e
promuovere insieme per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali,
la pace e la libertà”. (NA 3)
... l'esperienza del migrante ... una lettura poetica di Simonetta Pozzi... |
... Luca Bauccio ci offre una lezione che apre su un futuro diverso e possibile... |
Ascolto non solo per una comprensione reciproca e pacifica convivenza, ma
per essere capaci di riconoscere i valori degli altri, comprendere le
preoccupazioni soggiacenti alle loro richieste, fare emergere convinzioni
comuni. In due recenti convegni interreligiosi celebrati in questo mese di
maggio a Perugia ed Assisi la conclusione unanime è stata che oggi “il
prendersi cura dell’altro e dell’altra religione” è la via della pace e di
questo si nutre la capacità di dialogo. Ecco allora anche dai tre
rappresentanti delle tre religioni monoteistiche la proposta di creare
gruppi di lavoro sulla pace nei quali invitare le varie fedi per un ascolto
reciproco: scuola di dialogo in cui “imparare ad essere amici senza nascondere
la propria identità, per discernere che cosa è conforme alla fede nell’unico
Dio e cosa è proiezione del nostro egoismo”.
... sulla via dello scambio e dell'arricchimento reciproco... (un momento informale del convegno) |
A questo punto vorrei ritornare
all’esperienza profetica di Tibhirine, con un’ultima riflessione tratta dalla
conferenza tenuta da Guido Dotti, monaco di Bose, qualche anno fa su “I
monaci di Tibhirine e il dialogo con i musulmani”. Guido individuava alcuni fondamentali
tratti. Prima di tutto la condivisione di momenti della vita quotidiana, dove
“si imparava progressivamente a convivere nel rispetto
dell'altro che vive accanto a te una diversa esperienza di fede”. Per
questo i monaci avevano trovato normale mettere a disposizione una stanza
come luogo di preghiera di tutti all’unico Dio, nel rispetto di distinti
spazi, tradizioni e modalità. E poi la condivisione delle gioie e
dei dolori degli altri “per capire che cosa fa gioire, che
cosa fa soffrire l'altro, che cosa l'altro spera, che cosa desidera, perché è
così che si può conoscere realmente concretamente la fede religiosa
diversa”, non distorta dai media o dai libri.
E ancora il gruppo “Legame
di pace” tra cristiani e musulmani: gruppo di ascolto, di studio,
che “prende apertamente le parti contro l'odio e la violenza”; che
“riconosce la differenza di ognuno, ma anche le affinità, pur con
significati diversi”, per es. nella preghiera, nell’elemosina,
digiuno, ospitalità, pellegrinaggio, conversione del cuore…
... la sala del San Carlo durante il convegno, mentre parla Lorenzo Peruzzi... |
Non so quanto di Francesco
d’Assisi e del sultano Al-Malik
al-Kamil, dei monaci trappisti e dei loro fratelli islamici, si possa
assumere qui ad Albenga, senza presunzioni e senza illusioni. Ma
sicuramente anche da noi è possibile tessere insieme un ”legame di pace”,
potenziare insieme “fabbriche della pace” in aperta opposizione ad ogni
fabbrica di guerra. Basta un po’ di coraggio, il coraggio di avere
più coraggio.
... l'inizio di un percorso. |
Chi
desidera intervenire può andare qui sotto su "commenta come", nel menù a
tendina selezionare "nome/URL", inserire solo nome e cognome e cliccare
su continua. Quindi può scrivere il proprio contributo sul quale
rimarrà il suo nome ed eventualmente, se lo ritiene opportuno, può
lasciare la sua mail.
Nessun commento:
Posta un commento