Post a cura di Rossana Rolando.
Omaggio ad Emmanuel Lévinasa 20 anni dalla morte.
Omaggio ad Emmanuel Lévinas (Ernest Ludwig Kirchner, Danza colorata) |
«Vedere un volto è già udire “non
ucciderai”,
è udire “giustizia sociale”»
(E. Lévinas, Difficile Libertà).
(E. Lévinas, Difficile Libertà).
La nudità del volto (Ernest Ludwig Kirchner, Marcella). |
Emmanuel Lévinas e l'ombra oscura del nazismo.
La filosofia dell'hitlerismo.
La grande tradizione del pensiero occidentale.
L'altro, il diverso, come ostacolo alla libertà.
Proponiamo
oggi un passo molto bello di Emmanuel Lévinas (1905-1995). Si tratta di un
pensatore lituano, di origine ebraica, che si trasferisce e si forma in Francia,
divenendo una delle voci filosofiche più rilevanti e interessanti del
Novecento. Sulla sua biografia, le cui tracce sono riassunte in Difficile libertà, pesa “il
presentimento e il ricordo dell’orrore nazista”. Tra il 1940 e il 1945 Lévinas
rimane internato come prigioniero di guerra in Germania.
L'orrore della bestia nazista ... (Kirchner, Combattimenti) |
Questa drammatica
esperienza viene a saldarsi con il suo pensiero: Lévinas riconosce nel nazismo
la bestia orrenda nata nel ventre dell’Occidente, nell’alveo di una cultura che - di quel mostro -
non ha saputo impedire la genesi e lo sviluppo perché quel mostro lo portava dentro, come una delle possibilità, la più terribile. Di questo si parla in Alcune riflessioni sulla filosofia dell’hitlerismo, un saggio pubblicato nella rivista Esprit nel 1934, appena un
anno dopo l’assunzione del potere da parte di Hitler in Germania.
... nel cuore dell'Europa ... (Kirchner, Autoritratto come soldato, 1915) |
Nel
pensiero di Lévinas e nel brano che proponiamo di seguito, tratto dall’opera Dal sacro al Santo, si respira la grande
lezione antica e moderna del pensiero esistenziale e sapienziale dell’Occidente:
dal “Conosci te stesso” di Socrate, al “Non uscire fuori, rientra in te stesso,
nell’uomo interiore abita la verità” di Agostino, al “Tutta la dignità dell’uomo consiste nel
pensiero” di Pascal…
... nell'alveo della cultura occidentale ... (Kirchner, I pittori della Brücke) |
Ma
nello stesso tempo si intuisce, in Lévinas, la rottura con uno degli esiti del
pensiero occidentale, quello che ha posto al centro l’io e la libertà assoluta
di un soggetto che tutto riduce a sé, non tollerando alcuna diversità e
alterità. Sul piano politico tale pensiero si è tradotto nel totalitarismo,
concependo il grande corpo dello stato come un tutto che ingloba ogni
individualità.
... che ha permesso un'ideologia di morte (Kirchner, La danza macabra di Mary Wigman). |
La metafora del caffè.
Per
Lévinas dunque ritornare alla propria interiorità (“nella propria stanza”, come si dice nel brano sotto riportato), non dissipare se stessi e il proprio tempo nella chiacchiera che non impegna, nella distrazione, nella fuga da se stessi (ed ecco la metafora del “caffè”, luogo simbolico della dispersione di sé), non vuol dire ritirarsi in un
proprio mondo separato e contrapposto agli altri, in un “io” che fagocita e
annulla l’altro, ma significa piuttosto porre le condizioni per ascoltare il
diverso, per fare spazio alle sofferenze e alle ingiustizie del mondo, rispondendo
così all’appello che viene dal volto dell’altro.
La metafora del caffè, luogo simbolico della dispersione e della dissipazione... (Kirchner, Due donne al caffè) |
Nota al testo.
Naturalmente il caffè, nell’esperienza di ciascuno di noi, può essere stato ed
essere spazio positivo di incontro e di scambio. Il brano di Lévinas non va
quindi inteso come una demonizzazione del luogo fisico del caffè. Esso viene
assunto invece nel senso metaforico del divertissement e della dispersione di
sé e come tale va compreso.
Il “caffè” può essere interpretato in molti modi. (Kirchner, Caffè giardino). |
Dice Lévinas ...
“Il caffè è la casa aperta, al livello della strada, luogo della socialità facile, senza responsabilità reciproca. Si entra senza necessità. Ci si siede senza stanchezza, si beve senza sete. Pur di non restare nella propria stanza. Voi sapete che tutte le disgrazie provengono dalla nostra incapacità di restare soli nella nostra stanza. Il caffè non è un luogo, è un non-luogo per una non-società, per una società senza solidarietà, senza domani, senza impegni, senza interessi comuni: società del gioco.
... il caffè inteso simbolicamente come “non luogo”... (Kirchner, Caffè di Davos) |
... il caffè come metafora dell'estraneità reciproca ... (Kirchner, Cinque donne per strada) |
Non costruire il mondo è distruggerlo”
(E. Lévinas, Dal sacro al Santo, Città Nuova, Roma 1985, pag. 49).
... della solitudine (Kirchner, Marcella). |
Ernest Ludwig Kirchner, nato nel 1880 e morto suicida nel 1938, è stato
un pittore espressionista tedesco, cofondatore del gruppo “Die
Brücke” (Il ponte). Molte delle sue opere, considerate “arte
degenerata” dai nazisti, furono distrutte.
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