Il vortice del tempo (Piet Mondrian, Mulino a vento) |
La vera drammaticità della nostra esistenza storica è il tempo come forma esistenziale dell’uomo. Non il “tempo della natura” in
cui tutto scorre ciclicamente uguale, ma la nostra esperienza del
tempo, dimensione drammatica del nostro esserci-nel-mondo: tempo della celebrazione concreta della vita oppure della sua concreta mortificazione e degradazione in tutte le forme attuali di indifferenza, violenza
e sopraffazione.
Le linee geometriche orizzontali e verticali, simbolo di una dimensione perfetta, sottratta al divenire (Piet Mondrian, Composizione in rosso, giallo, blu e nero) |
Per
me è difficile, se non impossibile, definire veramente il tempo: quanti ci
hanno provato da Agostino a Kant a Bergson! … Io con la sola ragione temo di non riuscirci, ma forse
il cuore può attingerlo: “l’èsprit de finesse” direbbe Pascal. Il tempo – il
mio tempo, il tuo, il nostro, il “loro” –
è cambiamento continuo: tutto ciò che possediamo sembra sgusciare via nell’ambiguità,
precarietà, inconsistenza della condizione umana.
“Non
ci teniamo mai fermi al tempo presente. Anticipiamo l’avvenire quasi fosse
troppo lento a venire, quasi per affrettare il suo corso, oppure richiamiamo il
passato, per arrestarlo quasi fosse troppo fugace; imprudenti al punto di aggirarci nei tempi
che non sono nostri e di non pensare al solo che ci appartiene […]. Il presente
non è mai il solo nostro scopo, il passato e il presente sono i nostri mezzi; l’avvenire
è il nostro scopo. In tal modo non viviamo mai, ma speriamo di vivere” (Pascal, Pensieri, Bompiani, 168).
L'invito a vivere il presente... (Piet Mondrian, Albero rosso) |
Pascal fortemente richiama al presente, al tempo che
è nostro, a quello solo che ci appartiene. Richiama all’intensità centrale del
presente, non al “tempo della vita” ma
al “tempo degli atteggiamenti”, che misura la storia di
ognuno di noi: tempo delle decisioni significative e delle opzioni che
contrassegnano il nostro esserci nel mondo. Il tempo insomma di ognuno è
quello della parabola dei talenti e quello del Qohelet.
...il tempo delle decisioni e delle scelte... (Piet Mondrian, Albero) |
Il
rischio dell’ora attuale è il rischio del carpe diem, del perdersi e non
ritrovarsi nel presente, del ridursi come il gregge nietzschiano, immerso e
dominato dal presente, che non vive nella storia: “Osserva il gregge che ti
pascola innanzi: esso non sa cosa sia ieri, cosa sia oggi, salta intorno,
mangia, riposa, digerisce, torna a saltare, e così dall’alba al tramonto e di
giorno in giorno legato brevemente al piolo dell’istante e perciò né triste né tediato”
(F. Nietzsche, Sull’utilità ed il danno della storia per la vita).
... il tempo degli occhi chiusi o degli occhi aperti... (Piet Mondrian, Evoluzione) |
Non è
questo forse il paradigma del tempo
nostro o di troppe persone, chiuse nel loro guscio? Nascere, vivere, vegetare e morire, incapaci
di profondi patimenti, di grida laceranti, di coraggiose scelte dirompenti.
La
storia di ognuno di noi è movimento e profondità diacronica, dove l’abisso
del tempo non è dissimile dall’abisso dello spazio: “Quando considero la breve durata della mia
vita assorbita nell’eternità che la precede e la segue, il piccolo spazio che
riempio e che vedo, inabissato nell’infinita immensità degli spazi che ignoro
che mi ignorano, io mi spavento e mi stupisco di vedermi qui piuttosto che là, perché non vi è motivo
perché qui piuttosto che là, perché ora piuttosto che allora. Chi mi ci ha
messo? Per ordine e per opera di chi mi è stato destinato questo luogo e questo
tempo?” (Pascal, Pensieri, cit., 88).
... il tempo degli interrogativi che vanno oltre l'apparenza immediata delle cose... (Piet Mondrian, Alberi in fiore) |
Anch'io, pieno di spavento e di stupore, voglio
porre questi interrogativi nei giorni del grande esodo dei “fuggitivi
altrove”, perché questa è la condizione per non lasciarsi intrappolare dal
presente e vivere il “tempo degli atteggiamenti” che esige domande e pretende
decisioni ed opzioni.
Non
so se sono capace di rispondere agli interrogativi pascaliani. Conosco i miei limiti, ma so che non
necessariamente si può o si deve arrivare a risposte conclusive. E so soprattutto
che la cosa più importante – sempre, in ogni tempo, e tanto più in questo
nostro mondo delle vite di corsa – è “abitare
le domande”, che è già alzare il velo sulle proprie convinzioni ed accettare di prendersi cura gli uni degli altri.
Piet Mondrian è stato un pittore olandese, vissuto
tra il 1872 e il 1944. L’evoluzione della sua opera, come si è cercato di dare
traccia in questo post, si è sviluppata a partire da una pittura quasi naturalistica per poi approdare all’astrazione della forma cromatica (albero
rosso) e successivamente del purismo geometrico. Il percorso dell’artista è
segno di una forte tensione metafisica, data dalla volontà di superare la
tragicità del divenire - e l’ambiguità del tempo - attraverso l’arte:
dimensione capace di introdurre in un mondo perfetto e immutabile, la cui cifra
stilistica è quella della rappresentazione geometrica e del colore puro. Per
chi desidera ascoltare una breve presentazione di Piet Mondrian proponiamo il
link della Treccani (cliccare qui).
... nella capacità di “abitare le domande”... (Piet Mondrian, Composizione 1920) |
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