Che cosa possiamo conoscere? (Jan Mankes, Autoritratto) |
Legno storto. Incedere eretti.
(H. Gollwitzer)*
Tre grandi domande.(H. Gollwitzer)*
Da giovane sognatore pensavo ad un possibile patto di fedeltà tra noi tutti – ognuno con i suoi impegni, non importa a quali livelli, interpersonali, familiari, professionali, sociali, amministrativi, politici… - e le tre domande kantiane, purché queste ultime si ponessero in versione plurale e non individualistica. “Che cosa insieme possiamo conoscere, che cosa insieme dobbiamo fare, che cosa insieme ci è concesso sperare?”. In sintesi: chi siamo noi?
Oggi non so
sinceramente quanti decisori delle piccole e grandi scelte politiche
economiche e sociali possano essere d’accordo e soprattutto quanti di
loro ogni giorno siano fattivamente impegnati nell’operare perché tutti
possano conoscere, orientarsi criticamente su ciò che debbono fare,
continuare o ritornare a sperare. Eppure una laica, laicissima, riflessione su
questo patto di fedeltà potrebbe essere un cerino acceso nell’oscurità del
vuoto di pensiero, di orientamenti, di speranza
del nostro tempo sempre più liquido.
Che cosa dobbiamo fare? (Jan Mankes, Autoritratto) |
Che cosa ci è concesso sperare? (Jan Mankes, Vaso di gelsomini) |
Un aggiornamento delle tre domande kantiane.
Ogni giorno, ogni nuovo incontro - amicale, familiare, professionale, sociale,
persino virtuale - è un’avventura che contiene in sé incognite, ma anche promesse ed
attese che troppo spesso si trasformano in disillusioni.
Ci si mette o rimette
in gioco, ci si interroga, si affronta da variegati punti di vista
l’impatto con l’altro, con la realtà sociale e la vita culturale in cui
siamo inseriti ed in cui dobbiamo prendere le nostre decisioni. Ogni
giorno ci si inoltra in un terreno caratterizzato da cambiamenti
repentini, da notizie fulminanti di eventi da ogni dove, nuove invenzioni
paradossali, nuove incertezze, nuove coazioni, di cui non sempre siamo consapevoli,
imposte dalle più svariate fonti contrastanti, in prima fila i soliti
media totalizzanti.
Il problema
per ognuno di noi, o perlomeno per chi il problema se lo pone, è come rimanere
fedeli alle tre domande kantiane, in versione plurale, rese concrete e
riportate alle vicende del nostro tempo e del nostro spazio.
Siamo come un ramo che ogni giorno rischia di cedere... (Jan Mankes, Ceppo spezzato) |
Come rimanere fedeli a una prospettiva... a quelle tre grandi domande? (Jan Mankes, Paesaggio con luna) |
Oggi mia
moglie ed io così le interpreteremmo: che significa vivere oggi nella società
globale delle conoscenze? Che sta succedendo e che cosa c’è che non va nel
mondo cui apparteniamo? Quali sono i costi umani e sociali della
globalizzazione? Perché i cittadini delle più ricche e dinamiche società mai
esistite sembrano così scontenti del presente e così spaventati del futuro? Si
può sperare che l’Unione europea trovi un accordo di accoglienza e
solidarietà verso i fuggitivi altrove? Dove risiede oggi la nostra
libertà’? Domani ai nostri figli sarà concesso di sperare di vivere liberi tra
persone libere?
Saremo capaci di condividere? (Jan Mankes, Uccelli e un piatto) |
L’esercizio della nostra libertà.
Nessuno ci
ha regalato o ci regala la libertà, conquista quotidiana e sofferta di
generazioni, mai definitiva e sempre da rinnovare. Perché essere liberi
significa:
1. Pensare in autonomia ed esercitare il dovere del dubbio: eppure oggi ci si è conformati in tutto, nei pensieri e nelle azioni, negli interessi e nei gusti, nel comportamento e nel linguaggio, nella vita domestica e in quella pubblica, nei bisogni e nelle aspirazioni…
2. Riconoscere il “dovere” come autonomo consenso e riconoscimento (“sollen”) e non forzata costrizione (“müssen”) in un mondo che giudica ogni cosa dal successo…
3. Proiettarsi oltre l’istante, anticipando il futuro: tutt’altro che facile nell’attuale disincanto delle vite spogliate…
La custodia delle parole forti.1. Pensare in autonomia ed esercitare il dovere del dubbio: eppure oggi ci si è conformati in tutto, nei pensieri e nelle azioni, negli interessi e nei gusti, nel comportamento e nel linguaggio, nella vita domestica e in quella pubblica, nei bisogni e nelle aspirazioni…
2. Riconoscere il “dovere” come autonomo consenso e riconoscimento (“sollen”) e non forzata costrizione (“müssen”) in un mondo che giudica ogni cosa dal successo…
3. Proiettarsi oltre l’istante, anticipando il futuro: tutt’altro che facile nell’attuale disincanto delle vite spogliate…
Il destino
delle parole “forti” (conoscere – dovere – sperare) è inesorabilmente legato al
nostro amore per loro: noi le amiamo in base a ciò che davvero siamo ed esse ci
pungolano a scegliere le nostre vite.
Non credo affatto che ci si debba rinchiudere in un inerte pessimismo, piuttosto invece - ognuno nell’ambito delle sue piccole o grandi responsabilità - aprirsi ad un attivo “ottimismo tragico” fatto di denuncia ed annuncio, di pensiero ed azione in cammino, tensione corale verso la terra promessa di una società comunitaria.
C’è lavoro per tutti!
Non credo affatto che ci si debba rinchiudere in un inerte pessimismo, piuttosto invece - ognuno nell’ambito delle sue piccole o grandi responsabilità - aprirsi ad un attivo “ottimismo tragico” fatto di denuncia ed annuncio, di pensiero ed azione in cammino, tensione corale verso la terra promessa di una società comunitaria.
C’è lavoro per tutti!
Sapremo lavorare per il futuro? (Jan Mankes, Prossimi uccelli e tronco di betulla) |
*Il
riferimento della citazione posta in limine è al libro di Helmut Gollwitzer, Legno
storto. Incedere eretti, Marietti: «Legno storto - questa la definizione
che Immanuel Kant dava degli uomini. Incedere eretti – questa l’immagine che
Ernest Bloch usa per indicare la destinazione dell’uomo, destinazione che
questi non ha ancora raggiunto, ma deve ancora conquistare» (p. 5).
Ho intanto ammirato i quadri delicati e intensi di Jan Mankes, artista crepuscolare ... Tornerò a leggere con più tempo e con la dovuta attenzione il blog. Buona settimana.
RispondiEliminaGrazie. Seguiamo con attenzione e interesse il Suo blog – mari da solcare (bellissimo nome, molto evocativo) – che troviamo delicato nella presentazione e sostanzioso nei contenuti. Buona settimana anche a Lei!
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