Le contraddizioni interiori (Kazimir, Malevič, Busto di donna) |
Un chassid del Veggente di Lublino decise un giorno di
digiunare da un sabato all’altro. Ma il pomeriggio del venerdì fu assalito da
una sete così atroce che credette di morire. Individuata una fontana vi si
avvicinò per bere. Ma subito si ricredette, pensando che per un’oretta che
doveva ancora sopportare avrebbe distrutto l’intera fatica di quella
settimana. Non bevve e si allontanò dalla fontana. Se ne andò fiero di
aver saputo trionfare su quella difficile prova; ma, resosene conto, disse a se
stesso: “E’ meglio che vada e beva, piuttosto che acconsentire a che il mio
cuore soccomba all’orgoglio”. Tornò indietro, si riavvicinò alla fontana e
stava già per chinarsi ad attingere acqua, quando si accorse che la sete era
scomparsa. Alla sera, per l’apertura del sabato, arrivò dal suo maestro. “Un
rammendo”, esclamò lo zaddik [il maestro] appena lo vide sulla soglia” (Martin Buber, Il
cammino dell'uomo, ed. Qiqajon).
Questo breve racconto suggerisce diverse
letture. Con la sapienza chassidica e con Martin Buber, esponente del filone
novecentesco della filosofia ebraica, ci muoviamo nell’ambito di una
riflessione che vuole parlare dell’uomo nella sua esperienza vitale, nelle sue
contraddizioni e inquietudini più vere e profonde, un pensiero esistenziale e sapienziale,
che utilizza l’aneddoto come insegnamento.
Dare una direzione alla propria vita... (Kazimir Malevič, Cavalli rossi) |
...non dividersi in mille esperienze inconclusive... (Kazimir Malevič, Suprematismo 1915) |
In
questa linea interpretativa si potrebbe collocare il significato della conclusione
a tutta prima un po’ enigmatica. Perché il maestro, riferendosi allo sforzo del
discepolo, dice “un rammendo”? Ricucire, rattoppare, riprendere, rinforzare… e, metaforicamente, indietreggiare, oscillare,
ritornare...: questo vuol dire rammendare. Ed è una bellissima descrizione del
lavoro interiore del discepolo: non un andare sicuro, deciso alla meta, ma un andare
e poi ritornare sui propri passi, un metter mano ad un’impresa per poi rischiare
di abbandonarla. E allora “rammendo” suonerebbe come un rimprovero: “l’opposto
del rammendo è il lavoro fatto di getto”. La vita di un uomo può essere un “rammendo”,
in una molteplicità di sentimenti, di esperienze, di contraddizioni che
dividono e paralizzano l’anima, oppure un “lavoro fatto di getto”, in cui si sceglie che
cosa essere e lo si segue con fedeltà e risolutezza.
...non perdersi nell'insensatezza... (Kazimir Malevič, Mucca e violino) |
Ma
il racconto potrebbe contenere un altro messaggio, per certi versi opposto. Potrebbe
significare: “ricordati che sei una cosa fragile, che puoi cadere in ogni
momento e che tutti i tuoi progetti possono andare in fumo. Se lo sai, se lo
tieni ben presente, la tua debolezza non ti dominerà, non sarà la tua ossessione”.
Nel
racconto il discepolo - una volta accettata la sete - si avvicina alla
fontana per bere un sorso d’acqua e si accorge che la sete è scomparsa, la sua ossessione non lo domina più.
E allora il “rammendo” potrebbe non essere un rimprovero. Suggerirebbe piuttosto
la reale condizione di ciascun uomo, che continuamente deve fare i conti con un’anima
molteplice, in conflitto con se stessa, spezzata e sfilacciata. L’arte del
rammendo permette di convivere con le proprie lacerazioni
interiori, di perdonare le proprie indecisioni e contraddizioni, per rimettere
insieme i pezzi dell’esperienza interiore e non lasciarsi soggiogare, riprendendo
ogni volta il cammino.
... le oscurità e le lacerazioni della mente... (Kazimir Malevič, Circolo nero) |
... le ricomposizioni interiori... (Kazimir Malevič, Suprematismo 1916) |
...per riprendere il cammino (Kazimir Malevič, Inverno). |
Kazimir
Malevič, pittore russo vissuto tra il 1879
e il 1935, è stato il precursore della pittura astratta e il fondatore del
movimento suprematista, così chiamato per la superiorità che ha attribuito alle
forme astratte e al colore – come il cerchio nero su fondo chiaro riportato in
questo post o il più famoso quadrato nero su fondo bianco - rispetto alla
tradizionale rappresentazione della realtà. L’astratto esprime l’inconoscibile
proprio perché non rappresenta nessun oggetto conosciuto. Nella concezione di Malevič
l’arte diventa perciò indicazione di una realtà altra rispetto a quella
percepibile, linguaggio metafisico che vuole esprimere l’essenziale e dire ciò
che trascende il mondo degli oggetti visibili.
"Un pensiero mattutino"
RispondiEliminaPerché decise di digiunare da un Sabato all'altro? Probabilmente voleva mettersi alla prova? Forse sì, forse no. Delle due versioni, peraltro bellissime, di Rossana, sono particolarmente orientato verso la seconda: " ricordati che sei una cosa fragile...ecc."
La prima interpretazione richiede una ferma determinazione, perciò anche un forte carattere "Prova comunque ardua e credo da pochi perseguibile".
La seconda, al contrario, rivela i nostri timori, le fatiche, i pregiudizi e le debolezze che albergano nell'animo umano. Da qui, le difficoltà nel sapere, volere affrontare e superare determinati ostacoli, per raggiungere l'obiettivo prefissato. Ritengo più ripido questo percorso, data la fragilità umana. " Concordo sul rammendo." La nostra esistenza è un continuo cucire e ricucire tutte quelle lacerazioni che altrimenti ci distoglierebbero dal perseguire e raggiungere i nostri scopi . "Molto più difficile risollevarsi dopo essere caduto."
Caro Franco, grazie per aver aggiunto la tua riflessione e aver dato la tua interpretazione, ricca di un vissuto che avverte fino in fondo gli aspetti dell’umana fragilità, del “cucire e ricucire” che solo permette di mantenersi in piedi. Un caro saluto a te e ad Enrica.
RispondiElimina