Il limite (al liberismo, all'individualismo, alla denigrazione, all'anarchismo plurisprospettico) come concetto chiave per riscoprire il senso vero della democrazia, passando attraverso la formazione culturale.
📝 Post di Rosario Grillo.
🎨 Le immagini di Hans Vredeman de Vries, pittore fiammingo vissuto
tra il 1526 e il 1609, sono tutte relative a studi prospettici incisi su rame e stampati su carta, la
cui modernissima complessità ci ricorda, in alcuni casi, le elaborazioni matematico
figurative delle opere di M. C. Escher. Le abbiamo inserite in questo post per il
legame ambivalente che sussiste tra prospettiva (la quale rimanda metaforicamente a pluriprospettivismo,
pluralismo, molteplicità di punti di vista) e democrazia.
Hans Vredeman de Vries, Parte di una scala a chiocciola in prospettiva centrale |
Ai limiti la nostra società è indifferente, anzi direi, di essi è insofferente.
Bodei
conosce la differenza tra l’uomo greco, legato al limite del Cosmo (Ordine), e
l’uomo moderno proiettato ad andare oltre i limiti imposti (dall’autorità,
dalla Chiesa istituzione, dalla tradizione). Conosce anche la frattura
culturale tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, racchiusa nel
concetto della “morte di Dio”, conosce il nichilismo.
Ma
il nichilismo è bifronte: può portare alla “nudità” più radicale, mutante in sterile
quietismo, o in un vortice di esaltato libertarismo anarcoide.
Hans Vredeman de Vries, Arcata in prospettiva centrale |
Per
chiarezza, comunico l’intento del mio scrivere: andare un po' più in profondità
nella disamina della crisi odierna della democrazia.
L’attuale
voga del Liberismo, prendendo forma dal
reaganismo-tatcherismo e rinvigorendosi della “morte del Comunismo”, celebra indefinitamente la spinta al libero
arbitrio e al “laissez faire”, non preoccupandosi di essere attento (e fedele)
alla coscienza del limite, che era propria
del Liberismo delle origini.
Solo
ristabilendo questa dialettica, si può focalizzare il nesso tra liberalismo e democrazia. E svolgere,
dalla loro reciprocità, il complemento necessario, integrativo, del Liberalismo
che è la Democrazia, e il supporto necessario della Democrazia che è il
Liberalismo.
Hans Vredeman de Vries, Scala in prospettiva cavaliera |
La
democrazia, tenendo conto dei molti, denuncia la riduttiva formalità
legalitaria dei diritti enunciati dal Liberalismo. Essa allarga
l’orizzonte alla uguaglianza, che chiede
la prova della “traduzione pratica”.
Nel
frattempo, l’esplorazione del campo dei diritti ha consentito di specificare
che, al di là della universalità astratta (diritti di tutti, diritti dell’uomo universale),
subentra la declinazione storico
concreta (e potremmo dire: per una parte politico-nazionale, e per l’altra nazionalpopolare) del diritto. È stato questo il tema agitato dal
Gius-positivismo.
Bisogna
prendere coscienza che nel seno di questi “aggregati storico-politico-culturali”
si annidano fomenti di differenziazioni, che se non controllati, portano ad un nuovo sciovinismo.
Nella
democrazia, constatiamo così, c’è il peso determinante dei molti.
Hans Vredeman de Vries, Colonne e pilastri a piramide in prospettiva centrale |
Michele
Ainis, di recente, ha parlato della democrazia come di un “sistema a rischio”,
appunto perché pericolosamente esposta ai suoi denigratori. Denigratori che
prendono attualmente le fogge di internauti
e frequentatori disinibiti di social, illusi di poter passare
incondizionatamente la propria opinione al di fuori di un dialogo costruttivo e
senza il rispetto del confronto dialettico- problematico.
Maurizio
Ferraris ha rincarato la dose, portando ad osservare le ragioni più profonde
delle remore platoniche sulla democrazia.
Hans Vredeman de Vries, Vista prospettica di oggetti |
Mettiamo
così il primo punto fermo: la Democrazia richiede un investimento capitale
in CULTURA.
Vien
data in tal modo risposta negativa alla domanda popolare, ingenua, di
restringere la sovranità popolare, basamento della democrazia, per ovviare
all’ignoranza della gente comune.
Hans Vredeman de Vries, Esercizi per rappresentazione prospettica di porte |
Si
arriverebbe alla stessa conclusione, se si prendesse la strada dell’esame del
ruolo ingigantito dei mass-media.
Questi
ultimi, certamente, subiscono il peso dell’ingerenza delle forze
economico-sociali dominanti, ma è solo dal lato dei fruitori che si può erigere
la barriera regolatrice per un loro corretto uso e consumo.
Occorre
mettere ben in chiaro che siamo andati al di là della fase di alfabetizzazione e che bisogna, con
urgenza, programmare la rialfabetizzazione
(contro l’analfabetismo di ritorno), per la digitalizzazione e formazione
informatica, per un’ampia, qualificata e continua crescita culturale.
Hans Vredeman de Vries, Chiostro in prospettiva centrale |
Sociologi
avvertiti (ma fuori delle “sale di palazzo”) hanno da tempo suggerito meno lavoro, più produttivo (perché
effetto di uno status di felicità) e più
tempo libero (fantasia, creatività, impegno: semi della Democrazia).
In
quest’ottica la crisi in cui si è imbattuto il sistema economico dal 2008 non
ha una natura congiunturale ma strutturale e dovrebbe essere l’occasione per un
ripensamento totale ed organico del modello di vita e di conseguenza dei
rapporti internazionali.
A
questo punto c’e modo di rivisitare (e riproporre) l’orizzonte del cosmopolitismo, aggregato istituzionale
correttamente e concretamente complementare della Globalizzazione.
Hans Vredeman de Vries, Scala a chiocciola |
Rispolverato
questo banco di lavoro, può essere dato lo sprone necessario ai partiti,
rimasti invischiati negli ingranaggi anacronistici dei partiti nazionali.
Non
c’e alcun dubbio sul ruolo che ancora spetta ai partiti, organi fondamentali in
quella organizzazione della democrazia
rappresentativa che andiamo a
confermare.
Chiusa
la porta alla democrazia diretta, vanno rinforzati i corpi intermedi, tra cui
un posto di primo piano spetta ai partiti. Qualcuno parla di costo della politica per diffidare o per mettere in guardia. Al
costo della politica si risponde agevolando le nuove forme di comunicazione,
temperando la professionalità della politica per respingere la corruzione ed il
clientelismo, rimotivando l’affezione sociale al sistema dei partiti, vissuti
non più come comitati d’affari, ma
come convogli di democrazia dal basso.
Hans Vredeman de Vries, Rappresentazione geometrica della prospettiva |
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RispondiEliminaArticolo interessante; grazie e buon giorno.
RispondiEliminaGrazie a lei . Buona serata.
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RispondiEliminaMolto interessante. Condivido l'analisi e la proposta di cambio del modello di società. Anche secondo me è necessario un grande investimento in cultura, non solo nella conoscenza dell'informatica.Grazie. Continuo a seguirvi con interesse.
RispondiEliminaUn grazie convinto. Buona serata a lei.
EliminaInteressante sì. Se consideriamo ancora fondamentale il ruolo dei partiti nello sviluppo democratico della società, globalizzata, è sufficiente stimolare dall'esterno nel mare dell'opinione pubblica o non sarebbe meglio impegnarsi direttamente all'interno dei partiti?
RispondiEliminaCaro Gianni, da parte mia vorrei esprimerti una riflessione, senza pretese e senza decidere se sia meglio stimolare dall’esterno o impegnarsi all’interno del partito in cui si crede, lasciando ad ognuno la libera scelta. Mi preme piuttosto insistere su un’ovvietà: la politica non sta solo dentro il palazzo e nei partiti, ma abita nelle situazioni che quotidianamente viviamo. E’ una consapevolezza scomoda perché impone ad ognuno di noi una quota relativa di responsabilità. Il “potere” non è tutto concentrato in un’unica stanza dei bottoni, anche il comune cittadino ha possibilità di decisioni. La scheda elettorale non è l’unico strumento a disposizione: ci sono – oltre allo sdegno, l’indignazione, la denuncia – altri mezzi non meno morali come la raccolta e diffusione di informazioni, la sensibilizzazione, le proposte, l’uso dei media…. E’ qui che poi subentra il “discernimento” dell’assumersi responsabilità dentro o fuori dei partiti. Credo che oggi la democrazia continui ad aver bisogno delle grandi battaglie sui principi, ma essa vive e cresce solo se “i comuni cittadini” sono attivi, se nel quotidiano s’impegnano, ognuno come può, nei processi decisionali della politica. Oggi soprattutto c’è urgente necessità di un costante lavoro di formazione in questo senso.
EliminaGià Gian Maria mi ha preceduto nel sottolineare la priorità de l''impegno personale, corredato di spirito critico attinto da un'offerta formativa opportuna. Agire dall'interno dei partiti? Sì, certo, ma bisogna " sfondare" il muro del " cursus honorum" ch'essi sono diventati.
EliminaGrazie a entrambi per le riflessioni proposte. E'un giorno particolare questo che ha visto la scheda elettorale tornare prepotente a dettare una sua volontà, nello specifico per me amara.
EliminaSi è verissimo che per poter far sentire la propria voce dall'interno di un partito sia necessario avere una voce ben robusta e modulata in tonalità compatibilili con un "mercato" molto competitivo. Ho prospettato un impegno all'interno dei partiti forse pensando ad altri, certamente non è nelle mie corde principali. Mi consolano le considerazioni di Gian Maria che comunque riservano a ciascuno la possibilità e la responsabilità di incidere, sempre che, umilmente, lo si voglia. Ci attende un periodo difficile, speriamo che in buoni frutti.
Caro Gianni, ci unisce l’amarezza (un’amarezza che ritengo stringa tante persone, anche del no) che, alla mia età e per la mia formazione personale, trova soccorso nella lezione (ancora una volta ) di Mounier: l’impegno non è dato dalla scelta del partito, ma dal cambiamento personale, dalla testimonianza come fedeltà permanente alla verità, dalla capacità di unire forza e generosità, mistica e politica, affrontando incomprensioni e delusioni, senza temere né l’accusa di utopia né i rischi dello scacco. E così ritrovare il senso dell’avventura umana e (per noi) cristiana.
Elimina@Rosario. Il primo passo per una possibile rinascita civile è rendersi consapevoli dei limiti (rischi, confusioni, aporie, pericoli…) che tu hai descritto, rendendo con ciò il concetto di democrazia (letteralmente = partecipazione di tutti) meno oscuro e a tutti comprensibile. E’ anche condizione per inoltrasi su altri non secondari nodi e sgombrare la strada da una serie di equivoci e falsità: la democrazia è insieme strumento e valore in sé ed i due termini non sono opposti ma vanno congiunti; la democrazia è insieme funzione descrittiva e prescrittiva e vuole entrambe; la democrazia diretta non sempre si accompagna ad una vocazione democratica e la democrazia rappresentativa è tale solo se c’è fiducia, accettazione del limite, separazione, differimento nel tempo; la democrazia è un ideale da trasformare progressivamente in possesso duraturo non senza rischi continui; la nostra attuale democrazia è più formale che sostanziale e lo sarà fino a quando non sarà risolta la dialettica tra libertà (intesa come non impedimento, libertà da per essere liberi di) e uguaglianza (intesa come equilibrio tra disuguaglianze esistenti, sistema di reciprocità e concreta compensazione tra disuguaglianze). Forse allora si può capire ed anche accettare quanto Maritain affermava: “la democrazia è per essenza evangelica” (Cristianesimo e democrazia, Mi, 1953, p.51)
RispondiEliminaTu tocchi, Gian Maria, i nodi " nevralgici", che confermano la necessità del'impegno in prima persona, coadiuvato da partiti rigenerati. Ci siamo adagiati sugli allori, in primis i partiti, che, degenerando, hanno solo parlato di " esportazione " della democrazia. Con questo intendo dire, che il possesso della democrazia non è mai " compiuto" ed aveva ragione Renan, quando diceva che è " un referendum quotidiano ". Sono andate così a vuoto le lezioni de vari Kelsen, Maritain, Mounier....
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