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venerdì 23 marzo 2018

Verità è giustizia.

Fondamenti filosofico teologici dell'affermazione secondo cui la verità è l'unica forma di giustizia.
Post di Rosario Grillo
Le immagini dei dipinti riproducono opere del pittore tedesco Lucas Cranach il Vecchio (1452-1553).

Lucas Cranach il Vecchio, 
Ritratto di Martin Lutero
Martin Lutero, liberato dalla consacrazione nazionalistica (addirittura, divenuta pangermanista) appare come personaggio che ebbe il coraggio di mettere a fuoco la giustificazione per fede.
La sua appartenenza all’ordine agostiniano lo spinse a leggere il principio in sintonia con la filosofia del vescovo di Ippona.
Di per sé non è uno scandalo e nemmeno una svista. Il difetto sta piuttosto nell’effetto,  derivato dall’incidenza della polemica antipelagiana. Nello sviluppo di questa diatriba, Agostino aveva ristretto di molto i margini del libero arbitrio, per rimarcare la gratuità della Grazia.
In verità, Agostino aveva, anche lui, toccato il tema della giustificazione per fede, come risulta dalle Confessioni e dal De vita beata.
Conosciamo dalle sue vicende biografiche la preparazione che aveva sulle letture classiche: da esse possiamo far scaturire quella dottrina. Non vi è estraneo il concetto greco di giustizia, fondato sulla dea Dike.
Parmenide aveva richiamato quest’ultima a garante dell’aletheia - l’essere è - Platone identificava la Giustizia con il Bene. Aristotele, che diede maggiore articolazione alla dottrina (giustizia distributiva e giustizia commutativa), partiva, anche lui, dal concetto supremo di Giustizia.
Lucas Cranach il Vecchio, 
Il sacrificio di Abramo
Altro filone decisivo è quello biblico. In esso bisogna operare una distinzione tra la chiave veterotestamentaria e quella neotestamentaria, recuperando il senso di Genesi 22,14 integrandolo con il libro della Sapienza  15,3 e suggellandolo con Paolo, Lettera ai Galati.
Nell’episodio del sacrificio di Isacco, conosciuto per la schiacciante richiesta divina, il risultato ci rivela la natura giusta di Dio, che, avuta la prova del superamento dell’egoismo da Abramo, lo ricambia non solo con la salvezza di Isacco ma con la proliferazione della sua stirpe.
“Conoscere te, infatti, è perfetta giustizia/ e riconoscere la tua potenza è radice/ d’immortalità” (Sapienza  15,3): si esplicita il capovolgimento del peccato di Adamo.
La conoscenza ha come oggetto Dio nella figura della “perfetta giustizia”.
La lettera ai Galati di Paolo, infine, facendo il resoconto delle deviazioni dei Galati dopo la prima predicazione, conferma e suggella la superiorità della Fede sulla Legge, rendendo centrale la giustificazione per fede.
Lucas Cranach il Vecchio, 
La legge e la Grazia
Occorre chiarire fino in fondo che si richiede la presa d’atto della natura attiva del verbo giustificare: iustum facere.
Arrivati qui, accostiamo gli attributi che Gesù rivendica: “Io sono la Via, la Verità, la Vita”: per avere la conferma della simbiosi tra Verità e Giustizia.
Non è solo uno scrupolo teologico ad avermi portato su questa riflessione.
Mi ci ha rinviato la lettura di una recente intervista del figlio dello statista Aldo Moro.
L’intervista è condotta da Ezio Mauro: “Moro poteva essere salvato?” “Certo, in uno dei due modi che dicevo prima. Sicuramente”. “Ma oggi, 40 anni dopo, lei è più interessato alla verità o alla giustizia?” “La verità è l’unica forma di giustizia possibile. È la verità che fa la giustizia¹.
La giustizia, presa nella confezione della legalità, rimane vincolata ad un sistema formale, che non va sottovalutato di sicuro, ma che deve apparire per quello che è: un artificio della razionalità umana.
Lucas Cranach il Vecchio, 
La bocca della verità
Diversamente è se la giustizia si associa alla Verità per farsi da essa sostanziare. In essa trova il fondamento, a conferma della caratteristica che i Greci avevano assegnato alla Verità: a-letheia (svelamento).
La gestione del rapimento di Moro diede luogo ai sublimi giochi della ragion di Stato. In essa non si racchiudeva solo il confronto dello Stato con la sfida lanciata dal terrorismo. Un terrorismo che toccava l’apice della sua “follia eversiva”, irrorato più che dalla strombazzata ideologia eversiva del Sistema capitalistico, da un sostrato di inconsapevole anarchia.
Si racchiudeva soprattutto la “ragnatela” dei giochi di potere, quindi la natura medusea del Potere.
In essa erano invischiati molti apparati dello Stato e i quadri dirigenti della DC dell’epoca.
Leonardo Sciascia toccò il problema², anche se sembrò che smentisse la linea della durezza, a difesa dello Stato, davanti al ricatto brigatista.
Il figlio di Moro, secondo me, rivendica questo tipo di svelamento.
Ne trarrebbe luce e vigore tutto lo Stato italiano.

1. La Repubblica del 13/03/18.
2. L. Sciascia, L’affaire Moro.

5 commenti:

  1. Di recente, i ripetuti attacchi alla lapide commemorativa e certe polemiche a latere delle interviste rilasciate dagli ex brigatisti, mi confermano l’opportunita’ della mia riflessione.
    Il clima politico in Italia non è certo idilliaco e nemmeno costruttivo. Qualcuno direbbe : ci si guarda In cagnesco l’un l’altro.
    A mio avviso, le bugie vanno rimosse. Non si costruisce nulla di solido sulle bugie.

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  2. Diceva M. L. King: “Può darsi che non siate responsabili della situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla”. Raccolgo il tuo invito in questo “tempo di privazione” a scoprire o riscoprire la verità, sempre a-letheia, non nascondimento di ciò che finora (e non solo sul caso Moro) ci è stato e ci viene celato. Un cammino insieme che ci aiuti a squarciare il velo, a sondare il profondo del nostro io interiore, a comprendere che “la verità è giustizia” perché “la verità è una relazione” (papa FRANCESCO), ad accendere la vita di questo nostro tempo tormentato da contrastanti passioni: vita che si faccia ora elegia di com-passione ora pianto funebre ora inno corale di ringraziamento ora canzone di speranza o quel che si vuole (penso a Cranchi, Anni di piombo). E tutti gridino ”basta” contro l’annientamento dei propri simili. Un cammino oggi difficile, ma non impossibile per aprirsi all’Altro agli altri al creato, per vivere “la diversità, l’inestricabile alterità che divide l’uomo dall’uomo, come prodigiosa realtà di un vivere e di un pensiero comuni e solidali”, come legame sociale, capace di accogliere tutti in una comunità in cui ciascuno s’impegna a includere gli altri.

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    1. Il vostro plauso mi è di grande conforto 🌷👍🌈

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  3. Aggiungo il video di Cranchi, "Anni di piombo".
    [video]https://www.youtube.com/watch?v=d7drVYTWeG4[/video]

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  4. Cara Rossana, grazie del filmato che hai inserito. Lo apprezzo molto e mi piace il gruppo, che non conoscevo , ed il contenuto.
    Sei anche talent scout di giovani cantanti 🌷🎈

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