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giovedì 7 febbraio 2019

L'urlo dell'oppresso. Lettera immaginaria.

Ti scrivo perché tu possa provare a capire, immedesimandoti nella mia storia.
 Post di Gian Maria Zavattaro.

Sebastião Salgado, Africa
📩 Mi chiamo Seif Sadat Modou Kingsley Hamed Himed…, fate voi…
Sono nigeriano ivoriano senegalese togolese sudanese…, fate  voi….
Non sono un numero, non do spettacolo.

Sapete che cosa vuol dire guerra?
A voi devo ricordare che cosa è la guerra? Chiedete ai vostri nonni: le due guerre mondiali vi hanno causato più di 2 milioni di morti, senza parlare dei feriti, degli invalidi, delle vedove e degli orfani minorenni.
A voi devo ricordare che cosa significhino brutalità violenza atrocità torture massacri macelli bombardamenti deliri di morte tradimenti pianti a non finire di vedove e di orfani, disperazione, privazione di ogni bene ed affetto, di ogni diritto? E  fame sete miseria desolazione.
Pensate che la mia fuga dalla guerra  potesse avere alternative?

Sebastião Salgado, Africa
Sapete che cosa sono  la fame, la sete?
Sono i peggiori guai che possano capitare ad un essere vivente, sono il più grave male dell’umanità che non solo ci abbruttisce fisicamente (provate ad immaginare i vostri figli torturati da lancinanti dolori della fame!), ma ci degrada psicologicamente, ci deforma nello spirito oltre che nel corpo, ci sollecita alla rabbia incontenibile, alla bestemmia, alla violenza, al delitto.
Non capite che la ribellione alla fame ed alla sete investe le radici della vita in pericolo ed è qualcosa che nasce dal profondo dell’anima?
Pensate che la fame e la sete  non siano impedimenti e possano consentire ”l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana” (art.10)?
Pensate ancora che la mia fuga dalla fame e dalla sete potesse avere alternative?

Sebastião Salgado, Africa
Sapete che cosa sono i lager libici, i ricatti alle nostre famiglie, i tormenti, le torture, le più strane e crudeli vessazioni?
Come potete liquidarmi dicendo di tornare a casa ed ipocritamente aggiungere che là potrete aiutami? Il vostro scherno è la vera desolazione.

Sapete dei barconi, dei gommoni e dei morti annegati? E dei porti che ci sono interdetti, alla faccia della Dichiarazione dei diritti universali? E degli scafisti (quelli veri, non i manovali) che nessuno tocca?
Ve lo godete lo spettacolo televisivo quotidiano dei nostri barconi alla deriva, delle Ong interdette tra mille contumelie e chiacchiere inutili? 
Io ho un volto, sapete? E un nome, una famiglia e la mia solitudine che ogni giorno mi  accompagna nella nostalgia degli affetti familiari.

Sebastião Salgado, Africa
Sapete che fine farò in nome della sicurezza, cacciato  dagli Sprar, perché ho solo un permesso “umanitario” che non vale più nulla?
Di sicuro mi  nasconderò, di sicuro mendicherò  davanti alle vostre chiese, supermercati farmacie ed agli angoli di strada, pronto  a rendermi invisibile alla security. A mendicare non la vostra pietà, perché per legge è morta. Forse il vostro obolo, ancor più il vostro sguardo: guardatemi negli occhi, non volgete gli occhi sfuggenti altrove, non cancellatemi, non fate finta che io non ci sia così come le migliaia di vostri connazionali diventati invisibili.
A voi invece voglio dare la mia solidarietà, disturbandovi con la mia presenza fastidiosa, magari provocandovi smarrimento e senso  di colpa. Lo farò solo con lo sguardo ed un sorriso di  fraternità. Per questo accetterò il vostro euro prima di tornare invisibile, in attesa di reciproca accoglienza.
Alcuni di noi sono fuggiti a Ventimiglia e di là sono riusciti, non so come, a passare in Francia dai loro parenti, ma prima o poi è facile che li riprendano e li ricaccino in Italia, dove però non possono più stare… E allora? E se ci fossero al mio e loro posto i vostri figli e nipoti, o vostro padre e vostra madre?

Sebastião Salgado, Africa
Sapete che cosa voglio da Voi?
Una impossibile protesta collettiva, scene di popolo in tumulto, una ribellione sociale a mio favore? Per carità, assolutamente no!  Semplicemente che vi rendiate conto e riconosciate che sono uno schiacciato, sradicato,  alla ricerca di nuove radici e di quella  dignità, data dal lavoro e da una nuova cittadinanza,  che voi vi arrogate come  diritto imprescindibile per voi ma non per gli “altri”.
Un amico volontario, uno di voi, tra le tante cose un bel giorno mi ha dato un libro da leggere, per saggiare il mio italiano, condizione indispensabile  per una sana integrazione. Così ho letto le prime pagine della Costituzione Italiana: non ho capito tutto, ma ho capito che forse mi potrebbe rimanere qualche speranza, se voi che avete il potere di decidere del mio destino sarete capaci di riconoscermi e riconoscervi negli art.2 e 10, che   non trascrivo,  sicuro che voi  li conoscete  a memoria.

Lo sapete che se non c’è speranza il mio è stato un viaggio verso il nulla? 
Sapete che cosa vuol dire essere disperati?
Lo volete sentire sì o no il mio urlo di oppresso?

Albenga, Genova, Roma, Biella, Treviso…., fate voi…, febbraio 2019.
Seif, alias Sadat Amman Modou Kingsley Hamed Himed…, fate voi…

p.s. L’amico volontario  ha corretto il mio stentato italiano rendendolo, forse, leggibile. Grazie, amico.

Sebastião Salgado, Africa
“Ci rendiamo conto che non abbiamo politici in grado di affrontare l’immane fatica di pensare un mondo “altro”. Ma saremmo fuori dalla civiltà e dalla stessa fede, se stabilissimo che è “naturale” far pagare agli “ultimi” la nostra voglia di vivere e la smodata presunzione di essere “superiori” ai comuni mortali. L’Occidente è ad un bivio. O smette di dirsi umano e cristiano […], oppure “condivide” ciò che è ed ha: cultura, tradizione umanistica, diritti umani, fino a questa terra che è di Dio, e dunque di tutti, questo pane che la terra ancora ci dona. Nessuno pensa che sia cosa da poco, ovvia e di immediata attuazione. Non è follia, è l’unica saggezza possibile” (F. Scalia  S J, in Adista n. 17, 09.05.2015).

Sebastião Salgado, Africa
“Anche quando sono stato nei campi profughi non ho fotografato gente povera o disperata, ma persone. Io non ho mostrato i miserabili, ma gente che viveva in equilibrio e poi ha perso la casa, la terra e cercava un altro luogo dove vivere. Questa è la fotografia: rispettarli e mostrare una storia” (Sebastião Salgado).
 
🌟 Le meravigliose fotografie di Sebastião Salgado, inserite nel post per gentile autorizzazione, sono in mostra dal 9 febbraio al 24 marzo 2019 presso Reggio Emilia nelle sedi di Binario 49 e Spazio Gerra.
Per i siti di riferimento vedere: qui e qui

Sebastião Salgado, Africa

6 commenti:

  1. Caro Gian Maria metti ognuno davanti alla sua coscienza. Ecco: la coscienza! Richiamata ad abundantiam eppure sempre disattesa...
    Nel tuo “quadro” solleciti più questioni : la politica ( sempre più degradata ed ormai in mano a vettori incontrollabili, senza anima e senza alcuna considerazione della politica); la morale ( anch’essa soggetta ad un “ gioco di ruolo “); l’Africa, quel continente derubato e saccheggiato che, per finta, si dice di voler aiutare partendo “ da casa loro”. Un continente che in se’ sarebbe asse centrale del sistema geopolitico: da tutti i punti di vista ( le ricchezze, la giovinezza dei suoi abitanti, le risorse, la collocazione ). La fede, che per non essere contemplativa, deve trovare qui il suo “ grumo”. La democrazia che allarga i suoi confini e non potrà mai separare il piano interno da quello esterno.
    Mi fermo qui, ma ci sarebbero da dire mille e più cose.

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  2. La coscienza! La politica ! L’Africa! La fede! La democrazia! E’ così, caro Rosario: sono intrecci della nostra vita personale e sociale che, in luogo di formare un mondo armonico (“cosmos”), sono invece un labirinto caotico (“caos”) che non sappiamo più comporre o ricomporre. Ci resta la Parola per ricordare, prima di tutti a noi – pur nella consapevolezza della nostra singolarità impotente -, che coscienza politica fede democrazia non possono fruttificare in una società senz’anima, senza cioè respiro e soffio vitale, senza pensiero, senza passione dedizione (tu diresti semplicemente: senza amore!). E l’Africa è la cartina di tornasole di questa impudica questa nefanda odierna globalizzazione. Mentre i paesi africani vegetano al limite della sopravvivenza, i paesi (ricchi, potenti, armati, occidentali ed orientali) espropriano e si accaparrano le terre africane (Italia compresa, v. Eni), accumulano tesori senza limiti: un gigantesco prelievo di minerali, pietre preziose, energie non rinnovabili, risorse genetiche, “ risorse umane” (sportivi, ricercatori, scienziati, informazioni, artisti e prodotti culturali - musica, arti plastiche -, medici, medicine), rimborsi del debito,.. Scandalo intollerabile.

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  3. Molto forte e coraggioso, questo post, che delinea una realtà difficile e complessa. Mi viene immediata solo una considerazione: da troppo tempo si è dato il primato alle cose invece che alle persone.
    E anche nella ricerca di soluzioni ci si dimentica spesso - e a tanti livelli - che non esistono problemi da risolvere, ma prima di tutto persone che hanno problemi. E' una prospettiva, uno sguardo da cambiare che può aiutarci a uscire dalla teoria per muoverci verso la concretezza. Anche quella evangelica.
    Grazie!!!

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  4. Gent.le Annamaria, La ringrazio per le sue riflessioni, altrettanto forti e coraggiose, visti i tempi. Io penso che oggi ogni persona pensante sia chiamata a schierarsi, senza giudicare o condannare nessuno, ma per prendere chiare distanze da comportamenti e decisioni che ignorano o calpestano la dignità della persona, chiunque essa sia. Oggi sono in causa i cosiddetti migranti; domani…, Non si può rimanere neutrali. Non voglio essere un uomo pacificato, ma,come direbbe don Tonino Bello, pacifico sì, che sa cogliere il significato conflittuale della povertà e dell’ingiustizia sociale. Non ci è consentito, oggi più che mai, starcene buoni in un angolo a guardare… Buona serata.

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  5. Le considerazioni di base, lei dice bene GianMaria, prima che politiche devono essere umanitarie, etiche, antropologiche ... Molti votano (o hanno votato) pensando che le idee (o convincimenti ideologici o u bagagli etico-antropologici) fossero ormai un fardello inutile. Errore grossolano e madornale. Bisogno dare alla politica e all'economia il giusto posto nella scala dei valori: prima l'etica - umana, solidaristica, nonviolenta, universale, di comunione - poi la traduzione politica ed economica di tale visione. Grazie sempre delle sue riflessioni. Speriamo bene. Che lo Spirito del Bene ci illumini.

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  6. Gent.le Maria, mi unisco alla sua invocazione “Che lo Spirito del Bene ci illumini”. Ovvero – così interpreto ed intendo l’invocazione – ci apra ad una continua conversione e riconoscimento del primato dell’etica, senza cui non ci sarà mai un vero cambiamento. Ci illumini per vedere l’uomo vero in chi è debole angosciato, nel grido silente di questi uomini e donne. Soprattutto - per quanto mi riguarda - non mi abbandoni alla tentazione dell’intellettualismo etico, privo di coerenti azioni quotidiane di testimonianza. Grazie.

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