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giovedì 13 giugno 2019

Martin Buber, Il "presente" della rivelazione.

La rivelazione «è il racconto della costruzione della tenda, della tenda del "presente", ossia del Dio che diventa presente: della tenda, nella quale Dio si rende di volta in volta presente al popolo» (Martin Buber).
Post di Rosario Grillo
Immagini dei dipinti di Vincent van Gogh.

Vincent van Gogh, 
Natura morta con bibbia
Riprendo il filo del discorso interrotto parlando del mistero che circonda la comunicazione di Dio: la effusione della Parola.
Lo riprendo in forza delle argomentazioni di Martin Buber, intellettuale ebreo operante nella prima metà del ‘900 (1878-1965), cantore della intersoggettività (1).
Buber ha una potente fiducia nella Bibbia, che riesce a leggere risalendo al più antico senso delle parole semitiche (2). Ne ricava una “segreta” risonanza della Parola di Dio, alfa ed omega della vicenda cosmica.
Tre i momenti salienti di una vicenda che fa tutt’uno con la Fede: la creazione, la rivelazione e la redenzione.
In tutta la vicenda cosmoteandrica (3) non va disgiunto lo spirito dalla vita (che implica la materia sensibile): ne consegue una “facies sensibile” dell’atto creativo congiunta, indisgiungibilmente, alla “facies spirituale”. Entro questo “flusso” opera il Rauch (spirito, vento) che si rivela a Mosè, che soffia su Adamo dandogli la vita, che crea il mondo nei sei giorni mitici, riposandosi il settimo.
Vincent van Gogh, 
Il seminatore
Buber è stato attento lettore della filosofia rinascimentale, tra Cusano Paracelso e Jacob Boehme, e da lì fa scaturire il richiamo al significato profondo della “vita dentro la Natura”  (metamorfosi), che riconosce nell’essenza del Rauch  (4).
Stando così le cose, la creazione è un processo ininterrotto che coinvolge, da protagonista, l’uomo (creazione continua), la rivelazione, chenon è momento di scissione tra un Principio che rivela e i referenti, uditori della rivelazione, ma è compartecipazione nel segno della “Parola che vive” (entra nella vita), la redenzione, che non è momento di là da venire, ma Evento  che accade sempre, senza infirmare il finale del ritorno in Dio.
Ci si può aiutare con l’immagine del circolo e confermare l’unità della triade (creazione rivelazione redenzione). Sovviene ancora una volta la proprietà de l’Uno-fondamento, dell’ “unità che tutto tiene” (5).
Vi aggiungo l’interesse che desta la problematica del tempo, rivisitato da Buber alla luce dell’economia biblica. “Solo a partire dal carattere di presente (Gegenwartgkeit) della rivelazione la creazione e la redenzione sono vere” (6).
Vincent van Gogh, 
La chiesa di Nuenen con i fedeli
C’è qui un ripensamento del “tempo agostiniano”, che abbandona la “distensio animae” (tempo psicologico) per assumere il passo della simultaneità dell’evento salvifico, comprensivo della creazione rivelazione redenzione.
Il presente richiede di essere interpretato come incarnazione o immanenza della Parola divina. (7)
Nella conclusione è necessario esplicitare con chiarezza che tra la rivelazione e la redenzione prende forma la natura sociale, comunitaria, dell’atto di fede. Si svolge così quel profilo che fu all’inizio riconosciuto a Buber: la proprietà insostituibile della intersoggettività. La fede, per Buber, non chiama verso una chiusura intimistica ed individualistica, richiede piuttosto “la comunità di quelli che gli appartengono come modello di una comunità di molti e diversissimi popoli” (8).
In questa sfera si manifesta la relazione io-tu e il tu con il quale nomino chi mi accompagna è lo stesso di quello con il quale mi rivolgo a Dio. (9)

፠Note.
Vincent van Gogh, 
Strada con cipresso e stella
1.Fondamentali nella vita di Buber due incastri: il primo con la tradizione chassidica, il secondo con Franz Rosenzweig. Intrigato con il sionismo, ne fece parte e partecipò al ritorno nella "terra eletta", ma non condivise il nazionalismo.
2.Buber operò assieme a Rosenzweig per ri-tradurre, dopo Lutero, in tedesco la Bibbia, apportando l’autenticità ebraica . “Pensiamo di dover imparare ed ascoltare. Non c’è altro ritorno se non quello della conversione (Umkehr), che ci fa ruotare... sulla via dove è da udire la voce! Vogliamo percorrerla fino all’essere parlato (Gesprochenwerden) della parola”. (Buber, L’uomo d’oggi e la Bibbia ebraica)
3.Compenetrazione cosmo-Dio-uomo.
4.Buber, Umanesimo ebraico, il Melangolo pp. 30-31.
5.Nello specifico Buber manifesta la sua idiosincrasia al concetto neoplatonico di emanazione dei molti dall’Uno.
6.Id., p.19.
7.Buber è più esplicito nell’esempio della tenda: «È il racconto della costruzione della tenda, della tenda del "presente", ossia del Dio che diventa presente: della tenda, nella quale Dio si rende di volta in volta presente al popolo», p. 33.
8.Id., p.16.
9.Cfr. Vita monologica e vita dialogica. Di grande spessore la “ filosofia del Tu” concepita da Buber.

5 commenti:

  1. buongiorno, è da un po' di tempo che, dopo aver cliccato su like, poi conferma, la pagina mi dice che non è disponibile. forse qualcuno vorrà rispondermi? grazie

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    1. Grazie per la segnalazione. Controllo al più presto. Un saluto.

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  2. p.s. l'articolo è bellissimo. grazie

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  3. Van Gogh, una cesellatura importante! Grazie Rossana!

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