Carlo Ginzburg, nel suo ultimo libro - "Nondimanco. Machiavelli, Pascal" - si lascia guidare da una parola-simbolo: nondimanco. Una congiunzione, caduta in disuso, che squaderna il contrappunto (la tecnica del contrapporre ad una nota quella opposta).
Post di Rosario Grillo.Stefano Ussi, Niccolò Machiavelli nello studio,1894 |
In mezzo all’intricato percorso per addivenire alla messa a punto di un testo in edizione critica, affiora una sterminata conoscenza della cultura del Rinascimento e, per essa, una serie di rinvii, da Machiavelli a Pascal, dal primo a Galilei e nell’insieme all’Illuminismo.
Ginzburg compie dei viaggi di andata e ritorno, con acute letture intertestuali, guidato da una parola-simbolo: nondimanco. Una congiunzione, caduta in disuso, che squaderna il contrappunto. (2)
Filosoficamente (logicamente) parlando, esso mette capo alla disposizione alternativa.
Della congiunzione fece abbondante uso Niccolò Machiavelli, differenziandolo da un quasi simile nondimeno.
Meglio far parlare il fiorentino, per averne un esempio lampante. Dal cap. XVIII de Il Principe “Quanto sia laudabile in uno principe mantenere la fede e vivere con integrità e non con astuzia, ciascun lo intende; nondimanco si vede per esperienza ne’ nostri tempi quelli principi avere fatto grandi cose che della fede hanno tenuto poco conto e che hanno saputo con la astuzia aggirare e’ cervelli degli omini, e alla fine hanno superato quelli che si sono fondati in sulla lealtà”.
Santi di Tito, Niccolò Machiavelli, seconda metà XVI secolo |
Ginzburg indaga in lungo e in largo, fino a far venire in evidenza: la casistica.
Essendo più comune la sua derivazione dall’uso (e abuso) che ne fecero i Gesuiti (3), la sorpresa è piena quando, secondo indicazione di Ginzburg, si risale alla Patristica. Dunque si tratta di un metodo, di un modo di procedere che s’innesta nel corpo della cultura classica e da lì arriva a Machiavelli, che non era digiuno di questa cultura, assunta attraverso la biblioteca del padre.
Ecco data la spiegazione della sua diffusione nella cultura moderna: ad informare la ragion di Stato e l’arte del governo.
Puntigliose le precisazioni di Ginzburg: per attribuire a Machiavelli, nel registro del pensiero politico, non l’abito dello scienziato, ma quello dell’artista, perché il governo degli uomini, prendendo spunto da Aristotele, rientra nel fare, attiene al campo dell’arte (in greco: techne).
Anonimo, Blaise Pascal, XVII secolo |
L’ironia di Pascal, attingendo alla maestria di Montaigne, ridicolizzava il lassismo della casistica gesuita e, dialetticamente, affermava le ragioni della coscienza morale specie giansenista.
Finisco, dopo aver messo in luce la specifica forma letteraria introdotta ed utilizzata: relativa all’arte del dire/non dire, cioè quella di scrivere tra le righe.
Dopo aver aleggiato per tutta l’argomentazione, è la chiave dell’appendice conclusiva, relativa all’approccio del critico letterario Francesco Orlando all’opera di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
In essa si penetra il paradosso del Gattopardo: mutar perché tutto si conservi (5).
Note.
Anonimo, Blaise Pascal, XVII secolo |
2.In musica,il contrappunto è la tecnica per contrapporre ad una nota quella opposta, chiave per ricavare da una melodia più melodie (polifonia).
3.L’ordine nacque nel 1534 e fondatore fu Sant’Ignazio di Loyola. Rientra nello spirito della Controriforma/ Riforma cattolica, visto che raggruppa sia elementi di rigidezza dottrinale sia apertura ed innovazione (centralità dell’istruzione, attività missionaria condotta attraverso un approccio alle diversità culturali). Fu famoso il conflitto, alla fine del Seicento tra il “lassismo morale” dei Gesuiti e l’intransigenza morale dei Giansenisti.
4.Le Lettere provinciali, uscite in forma anonima, vengono attribuite a Pascal, che in esse impiega i suoi strumenti più sofisticati per mettere in ridicolo le convinzioni pratiche dei Gesuiti.
5.Adottando la sottigliezza di saper leggere tra le righe si riesce ad attribuire a Giuseppe Tomasi l’identità politica di un conservatore, in conformità con le sue origini sociali, a salvare la Sicilia dalla forma stereotipata di “isola del permanente”, a riconoscere alla storia la sua natura di mutamento.
Il nondimanco, oltre ad essere uno splendido titolo, raccoglie la problematica tensione tra i principi morali – nella loro altezza e integrità - e le sfilacciature della coscienza all’interno dei molteplici singoli casi.
RispondiEliminaGrazie Rosario per aver segnalato e recensito il libro di Carlo Ginzburg.
Ho letto, su Doppiozero (https://www.doppiozero.com/materiali/il-caso-i-casi), la bella presentazione, da parte dello stesso Carlo Ginzuburg, del modo in cui egli è giunto al “Nondimanco” e alla casistica (come tu, Rosario, ben spieghi: tutti i casi, le eccezioni, le situazioni di fatto rispetto alla norma morale). Racconta come sia passato dai “casi” (processi di stregoneria) dei suoi precedenti libri alla casistica. Si sofferma sull’incontro ricorrente del termine “nondimanco” ne “Il Principe” di Machiavelli, segno della “dimensione tragica della politica”, (“Quanto sia laudabile in uno principe mantenere la fede e vivere con integrità e non con astuzia, ciascuno lo intende”, seguita immediatamente da un’eccezione: “Nondimanco…) e sottolinea il ritardo con cui egli stesso si è avvicinato allo studio della casistica: “Penso che il ritardo con cui affrontai questo tema fosse legato alla mia educazione, nettamente orientata in una direzione opposta, imperniata sull’assolutezza della legge morale. Per quanto non abbia ricevuto un’educazione religiosa, credo di aver assorbito un atteggiamento nei confronti della morale che può essere considerato, per dirla in termini un po’ sbrigativi, una versione secolarizzata del rifiuto della casuistica (e in particolare della casuistica gesuitica) da parte di Pascal”.
Machiavelli rientra a buon diritto nei padri del pensiero politico moderno. Eppure c’è diatriba tra chi lo reputa fondatore della scienza politica e chi ( tra questi, Carlo Ginzburg) lo contrassegna come “artista della politica “.
EliminaIl Rinascimento fu un’epoca di artisti, ma conta ancor di più ricordare la classificazione aristotelica della politica tra le technai.
Non è una sminuizione!
Così si fa rientrare al meglio Machiavelli nello “ spirito del tempo” quando simulazione e dissimulazione erano tecniche di alto profilo politico, non disgiunte dalla “virtù “ che Machiavelli celebrò assieme alla “ fortuna “.
Si deve ricordare inoltre che così si rientrava nel “ gioco delle variazioni”, che si conformava alla “centralità dell’uomo” ( Umanesimo).
Grazie per questo contributo, Rosario. Avevo letto qualcosa su questo libro di Ginzburg e, da appassionato di Machiavelli (personaggio molto ironico, oltre che acutissimo e, purtroppo, anche molto manipolato, anche in tempi recenti) mi ripropongo di approfondirne la lettura.
RispondiEliminaObiettivo raggiunto! Grazie del contributo, che , brevemente, ha fatto intravvedere le sfaccettature del personaggio Machiavelli!
Elimina..."con integrità e non con astuzia...". grazie
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