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domenica 28 luglio 2019

Primo Levi con Repubblica. Non solo un fumetto.

La felice scelta di Repubblica per ricordare il centenario della nascita di Primo Levi.
Post di Rossana Rolando.

Repubblica, 26 luglio 2019
E’ uscito laltro ieri per Repubblica il “graphic novel” - sorta di “fumetto” - dedicato a Primo Levi, in occasione del centenario della sua nascita (31 luglio 1919). Il testo – già edito da BeccoGiallo nel 2017 -  è stilato con intima partecipazione da Matteo Mastragostino, scrittore e sceneggiatore lecchese, e le tavole grafiche sono affidate alla sapiente matita di Alessandro Ranghiasci, disegnatore romano.

La scelta di Repubblica è felice per diverse ragioni:

⭐ In primo luogo, perché il graphic novel si ambienta in una scuola elementare di Torino – la Rignon - frequentata da Levi nella sua infanzia e rivisitata nella finzione del racconto: egli ritorna lì, chiamato dalla maestra, per narrare la propria storia, in un periodo che precede di poco la sua morte (11 aprile 1987).
La scuola è il luogo privilegiato della memoria, della resistenza all’usura del tempo e alla banalizzazione del passato. Ad un bambino che in un primo momento paragona il lager alla scuola, in mezzo alle risatine  inconsapevoli dei compagni, Primo Levi rivolge un deciso, severo “No”. E rimette subito in chiaro le dimensioni e le distanze: da un’aula si entra e si esce; si hanno libri, vestiti, cibo; in un’aula si impara ad essere liberi, ad aprire la mente e il cuore: a questo servono le lezioni. Il lager è il luogo dei vestiti a righe che riducono tutti al numero impresso sul braccio, delle scarpe dure e spaiate, del freddo e della fame; soprattutto è lo spazio chiuso delle recinzioni - fisiche, mentali, spirituali - oltre le quali non vi è nulla.

Matteo Mastragostino, Alessandro Ranghiasci, 
Primo Levi, p. 73
⭐ In secondo luogo perché, nella ridondanza che accompagna in questo anno la memoria di Primo Levi, il fumetto può essere uno strumento efficace, capace di arrivare a tutti, con effetti comunicativi straordinari (come è accaduto in altri casi, per esempio con Maus). Esso racconta la vicenda di Primo Levi, attraverso le domande dei bambini, dall’adesione alla resistenza in Valle d’Aosta fino alla reclusione nel lager. Lo scopo è quello di risvegliare alla lettura diretta dell’autore, indicando, introducendo, suggerendo… senza pretese di esaurire la complessità della sua opera.

⭐ In terzo luogo perché utilizza l’immagine e, attraverso essa, rende possibile la sovrapposizione dei piani temporali mettendo in evidenza l’intensità del lavorio della memoria e la dinamicità del tempo interiore. Levi racconta nel presente dell’aula scolastica e l’immagine riporta nel passato del lager, traboccando rispetto alla possibilità delle parole, lasciando quindi intatto il margine indicibile della Shoah. Già all’inizio del testo la considerazione di un bambino - che si aspetta un eroe e non il “vecchietto” Primo Levi - innesca il ricordo di un vecchio picchiato durante il viaggio che conduce ad Auschwitz.
Primo Levi con Repubblica
“Il dolore del ricordo” e “la paura di non essere creduti, che tutto venga dimenticato” sono i due poli entro i quali si gioca il fragile equilibrio del sopravvissuto, di cui viene fatto percepire il dramma con delicatezza e riserbo, secondo i tratti del carattere di Primo Levi: “ultimamente il buio che mi circonda si è fatto ancora più scuro”.
L’immagine comunque non è solo funzionale al racconto. In alcune pagine campeggia da sola, costringe a guardare soffermandosi sui particolari. I disegni, infatti, sono curati nel dettaglio; gli ambienti – da Torino alla Valle d’Aosta, dal campo satellite di Monowitz allo stesso Auschwitz  – risultano immaginati o ricostruiti con cura; i personaggi vengono indagati nella loro profondità psicologica.

⭐ In quarto luogo perché, nell’elaborazione del fumetto, si percepisce uno studio scrupoloso, che non riguarda soltanto gli scritti di Primo Levi, ma anche la critica sviluppatasi intorno ad essi.
Basta citare, a questo proposito, due tematiche, presenti nel racconto di Mastragostino, che richiamano una vastissima bibliografia filosofica, storica e letteraria: la prima riguarda la problematica conciliazione dell’esistenza di Dio con la realtà storica di Auschwitz, la seconda concerne la “zona grigia”, quella in cui le vittime – per sopravvivere – accettano di farsi a loro volta carnefici, realizzando appieno lo scopo ultimo dell’abbruttimento voluto dai nazisti per i prigionieri ebrei: rubare loro l’anima rendendoli davvero bestie, incapaci di ogni umanità e bontà.

Prima di copertina
⭐ In quinto e ultimo luogo perché emerge nel fumetto, come nella ricostruzione di Primo Levi, il rimando ad una salvezza che può andare oltre la legge feroce della sopravvivenza: “Il mio primo colpo di fortuna avvenne quando mi selezionarono per il laboratorio”; “il mio secondo colpo di fortuna fu quello di incontrare un vero e proprio angelo custode… Lorenzo”; il terzo colpo di fortuna fu la conoscenza del tedesco e la possibilità di capire ed esprimersi.
La cultura, la conoscenza, l’amicizia, la parola sono i piccoli appigli che hanno permesso a Primo Levi di conservare un residuo salvifico di umanità e che ancora possono permettere di restare umani nella “guerra mai finita” e che “è sempre” – come si legge nella pagina conclusiva.

8 commenti:

  1. Ho letto il graphic novel su Primo Levi proposto da Repubblica e concordo in pieno con le considerazioni espresse da Rossana sulla validità dell'opera. Davvero un'opera ben costruita, meditata, per nulla 'agiografica', ma da cui traspare tutta l'umanità e l'intima sofferenza di Primo Levi. Da biblioteca scolastica, e non solo.

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    1. Sono contenta per questa convergenza di considerazioni sulla comune lettura del graphic novel "Primo Levi". Concordo sulla biblioteca scolastica (potrebbe anche essere un valido spunto per la celebrazione della Giornata della memoria). Grazie e buona giornata.

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  2. Molto interessante e - come hai scritto nel titolo - "non solo fumetto", ma a quanto leggo, operazione più complessa e ricca di svariate finalità. E' un testo che non conoscevo e che mi propongo di leggere.
    Al di là di tutto però, c'è una tua frase, cara Rossana, che mi colpisce:
    "La scuola è il luogo privilegiato della memoria, della resistenza all’usura del tempo e alla banalizzazione del passato."
    Quanto è importante questo, soprattutto oggi! Ma il discorso mi porterebbe forse un po' fuori argomento e mi fermo qui.
    Un caro abbraccio e grazie!

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    1. Sì, cara Annamaria. La scelta di ambientare il "fumetto" in una scuola mi sembra non casuale. Primo Levi chiamato dall'insegnante a raccontare la propria storia: anche questo è indicativo. La forza della testimonianza, infatti, è quella che maggiormente smuove e trasforma l'iniziale risolino dei bambini in coinvolgimento pieno. Un caro abbraccio.

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  3. In effetti è un lavoro molto bello - perché unisce narrazione e riflessione sulla narrazione con straordinaria fluidità, ma senza ridurre, banalizzare, eccedere.

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    1. Narrazione e metanarrazione, in un sobrio equilibrio: credo anch'io che questa sia la motivazione della riuscita di questo lavoro.

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  4. Oggi pomeriggio vedrò se lo trovo ancora in edicola. Amo profondamente Primo Levi, pietra miliare del '900: per la sua dolorosa esperienza, per come ce l'ha raccontata, per la sua scrittura fine e profonda. Grazie, cara Rossana.

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  5. Anch'io lo amo molto, per gli stessi motivi. Mi auguro tu possa trovarlo. Un caro abbraccio.

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