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domenica 22 settembre 2019

Risvolti del nichilismo.

Il Nulla dei mistici.
Post di Rosario Grillo
Immagini dei dipinti di Edward Burne-Jones, pittore inglese preraffaelita, vissuto tra il 1833 e il 1898.

Edward Burne-Jones, 
Hero, sacerdotessa di Afrodite, 
dea della bellezza e dell'amore
Sento attrazione per il misticismo ma confesso di non aver facilità a sintonizzarmi con un’esperienza mistica. È la triste conferma della pochezza della mia fede!
Nell’ordinario - Kierkegaard avrebbe detto: nel generale - s’intende esperienza, solo ed esclusivamente come sequenza di fenomeni. Invece qui, esperienza chiama in causa il sentimento della vita.
Il percorso che i mistici ci propongono in exemplum è la scarnificazione fino alla radice, all’inizio: al Nulla. Nichilismo, in questo caso, è prendere le mosse dal Nulla, aver con-fidenza con il Nulla (1). Arturo Paoli, figura esemplare di Cristiano, sinteticamente ma con fulminea lucidità, descrivendo il suo cammino di conversione, ne parla attingendo alle parole di un filosofo, B. Welte: “non si deve dimenticare che fare l’esperienza del nulla è diverso dal non fare nessuna esperienza. Chi fa l’esperienza del nulla fa veramente un’esperienza, incontra cioè qualcosa che lo colpisce, lo sconvolge e lo trasforma. Ed è appunto per questa ragione che gli uomini cercano di sottrarsi a tale esperienza” (2).
Edward Burne-Jones, 
Angelo che suona il flauto
Arturo Paoli si preoccupa di sconfessare una lettura in chiave di “religiosità kierkegaardiana”; io voglio, invece, seguire questo filo del discorso e provare a leggere in aderenza al parametro della  fede kierkegaardiana. 
Timore e tremore è l’opera che il filosofo danese concepisce per definire in Abramo il cavaliere della fede.  (4) Abramo e il sacrificio di Isacco: esempio di ascolto, ubbidienza e fedeltà. Abramo supera la prova della fede-rischio, mettendo il sigillo alle norme etiche.
Due, infatti, le polarità. Una: quella della incondizionatezza della fede religiosa, che rifiuta ogni mediazione e celebra il singolo. L’altra: l’inconsistenza della eticità, inadeguata a supportare l’Assoluto. Per Kierkegaard, la fede si vive nel timore e tremore.
Ma il timore non assomiglia qui, per nulla, alla legalità di stampo veterotestamentario. È piuttosto riferito ad una totale fiducia in Dio: è il rischio della fede!
Bisogna, seguendo le tracce che ci ha lasciato il filosofo danese, “restare in silenzio davanti a Dio” (4). L’opera che richiamo è un collage di brevi scritti concepiti subito dopo la stesura di Timore e tremore; in essa viene illustrata la vera “ grana” della preghiera.
Edward Burne-Jones, 
La notte
Kierkegaard rintuzza la prepotenza umana e suggerisce di prendere esempio dalla semplicità della Natura: in particolare dal giglio del campo e dall’uccello in volo.
L’uomo celebra la sua superiorità nella parola, è trascinato dalla foga delle parole, fino a confondersi (celebre la torre di Babele).
Per stare davanti a Dio, è meglio avere la semplicità del bambino, che il poeta invano cerca di imitare, e applicarsi a togliere via il superfluo, fino a raggiungere il silenzio.
“L’inizio non è ciò con cui si inizia, ma ciò a cui si giunge, e vi si giunge a ritroso. L’inizio è quest’arte di diventare silenziosi […] Gli accadde una cosa sorprendente: man mano che scendeva sempre più nel proprio intimo pregando, aveva sempre meno da dire, e alla fine divenne del tutto silenzioso. Divenne silenzioso, anzi, cosa che, se possibile, si oppone al parlare ancora di più del silenzio, divenne uno che ascolta (5).
In verità, Kierkegaard suggerisce un essere somigliante al giglio del campo, che nel silenzio rappresenta lo spettacolo della sua fioritura, della sua bellezza come anche la sofferenza muta del suo sfiorire. Simile anche alla leggerezza dell’uccello, che canta dentro il concerto dei suoni della natura e, con naturalezza, vive sia i momenti felici come quelli tempestosi.
Edward Burne-Jones, 
La scala d'oro
Poetico il bozzetto immaginato dal filosofo, descrittivo di una Bellezza intrinseca alla Natura, che ho trovato ripresa nell’opera di Vito Mancuso, La via della Bellezza (6).
Kierkegaard aggiunge che il modus del giglio e dell’uccello è perfettamente sincronizzato all’istante  ed è questa la difficoltà più grande per l’uomo. “E di certo l’infelicità della vita della stragrande maggioranza degli uomini dipende dal fatto che non hanno mai percepito ‘l’istante’; che nella loro vita l’eterno e il temporale sono stati sempre separati. E perché? Perché non hanno saputo tacere(7).
Sono queste, quindi, le forme della positività che stanno dentro il Nulla (nulla-silenzio-attesa-ascolto). Il volto interno del Nulla rivela un’energia, che non grida, non aggredisce, piuttosto com-unica. Di questa energia, che denominiamo Amore, ci parlano tanti teologi, a cominciare dal già citato Vito Mancuso (8). 

✴️ Note.
1.È bene chiarire che si distingue dal significato che gli diede Nietzsche: dire di no alla vita. Resta inteso che non mancano chiavi di lettura in tono mistico della filosofia di Nietzsche (M. Vannini). Rimando anche ad interpretazioni “più amiche (o forse dialettiche) del nichilismo in G. Penzo e S. Givone.
2.A. Paoli, L’esperienza del Nulla, p.34.
3.Ricordo sinteticamente i tre stadi dell’esistenza definiti da Kierkegaard: estetico, etico, religioso.
4.Cfr..Kierkegaard, Il giglio nel campo e l’uccello nel cielo.
5.Idem, in formato ebook, p. 37.
6.Vito Mancuso, La via della Bellezza, Garzanti. Rimando al post  che Rossana Rolando ha dedicato al tema.
7.Kierkegaard, idem, p.40.
8.Cfr. Io e Dio, L’anima e il suo destino.

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6 commenti:

  1. Ringrazio per questi contributi così importanti. Grazie.

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    1. Ringraziamento reciproco e ,da parte nostra, grande gioia per aver saputo destare il vostro interesse.🙏🌈🎈

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    1. In negativo o in positivo, la teologia è innanzitutto culto di Dio. Grazie dell’interesse!
      🙏

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  3. Grazie, Caro Rosario per quanto hai scritto sulla mistica e sulla “radice, all’inizio: al nulla” . Ho letto il tuo post, in silenzio, come “uno che ascolta”, come uno che, sapendo che non sarà mai in grado di percepire, ogni giorno tenta di rendersi almeno disponibile all’attesa di intravvedere “l’istante”. Non so dire altro, se non esortare te, me e tutti i tuoi lettori a continuare a cercare, sulla via indicata oggi da papa Francesco (splendido il suo commento odierno sulla parabola evangelica dell’amministratore disonesto e della disonesta ricchezza), di comporre – penso a Péguy, a Mounier… - la mistica con la politica, facendo nostra l’esortazione della mistica S. Teresa d’Avila che nulla ci turbi.
    [video]https://www.youtube.com/watch?v=djwIe4u4npk[/video]

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    1. Caro Gian Maria, avrai capito che nel viaggio di ritorno ho ottenuto due riscontri : il primo: la sentita e commovente cerimonia religiosa al santuario di Loreto, il secondo è nella pubblicazione di questo post, arricchito alla grande da Rossana.
      Il tema, che circola spesso nei miei scarabocchi, tocca il “ delicato “ tema dell’ineffabile, che si può raggiungere o con l’estasi o con “il silenzio che si mette in ascolto “. Kierkegaard è grande maestro ed è sempre da riscoprire. Sono giunto a Montebelluna e non vedo l’ora di fare una chiacchierata con te. Un grande grazie è un grosso abbraccio!

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