Sicurezza e/o libertà.
Post di Rosario Grillo
Immagini delle illustrazioni di Marco Melgrati (qui il sito instagram).
Marco Melgrati, Affronta le tue paure |
Psicanalisi ed etologia hanno riconosciuto questa matrice che accomuna l’uomo agli animali.
Freud la esplorò in lungo e in largo, approntando ragioni clinico-analitiche e scrupoli umanistici. Si soffermò sul principio di piacere, che porta il bambino a superare il trauma della nascita relazionandosi con la mamma (1).
È già la presenza dell’Altro! Che apre l’orizzonte della soggettività e mette in comunicazione con un universo, che andrà allargandosi fino alla società.
Non ho intenzione però di esporre minutamente le fasi del quadro psicanalitico; descrivo così con stretta sintesi il ruolo del padre che investe il Super-Io, al quale è demandato il compito della normazione etico sociale.
Evidentemente non tutto trova equilibrio e soluzione nello sviluppo della personalità, considerate le tracce della morbosità, delle nevrosi e delle défaillance.
Freud, fedele al metodo scientifico, procede per via empirica.
Vado ad aggiungere il contributo della antropologia culturale, che mette a disposizione il vasto retaggio di riti e tradizioni, di miti e religioni. Da esso si evince il contorto filo di sviluppo dell’umanità, attraverso le sue guerre, i cerchi concentrici di comunità via via allargate, i suoi elaborati culturali.
Einstein e Freud, si sa, si scambiarono opinioni sulla guerra. Da esse risulta il realismo del medico viennese con il quale frena la facile utopia sui successi della Società delle Nazioni (2). La presenza di thanatos contrapposta ad eros, spinge alla distruzione e alla morte. (3)
Marco Melgrati, Alcune cose non cambiano mai |
La morte è descritta diversamente quando la si pensa nel ciclo della rigenerazione continua.
Del resto thanatos è sempre frenato da eros.
Con l’ausilio delle Scienze umane consideriamo l’attendibilità delle dottrine, letterarie e politiche, che hanno predicato la cultura della morte... inevitabilmente si son sempre accompagnate alla esaltazione della guerra.
La guerra, offensiva o difensiva, è qui presentata come mezzo di affermazione del diritto di esistere (4): di nuovo il principio di auto conservazione!
Se scendessimo nel solco della storia, potremmo verificare ogni angolo della personalità sociale di quelle comunità che si sono angustiate - stessa radice del tedesco angst = ANGOSCIA - dietro all’incubo dell’auto sufficienza, del sospetto di un nemico, che produce ricorso continuo alla guerra.
La friabilità di questa scelta si trova nella condizione sospesa della libertà. (5)
Marco Melgrati, Libero dentro |
Parecchi, intellettuali scrittori filosofi e poeti, sono concordi nel riconoscere il disagio umano davanti alla libertà. La libertà implica dure prove, superabili con coraggio e resistenza.
Questa la ragione che ha portato gli uomini a delegare parte della loro libertà preferendo uno stato sorvegliato di libertà. (6)
Di recente M.Recalcati ha scritto: “Libertà è una parola fondamentale, se non la parola fondamentale per ogni lessico civile. La vita umana non è solo domanda ma anche esigenza di libertà, desiderio di erranza. Tuttavia, la libertà non è solo esperienza di liberazione, di affermazione della singolarità della propria vita, ma è anche paradossalmente una condanna. L’uomo è, infatti, come affermava Sartre, condannato a essere libero. L’esistenza umana è, in quanto tale, sempre condannata alla libertà”. (7)
Demagoghi e speculatori politici sono stati lesti a provvedere, lanciando messaggi sul bisogno di sicurezza e approntando muri e confini. Il populismo, oggi diffuso nei variopinti colori di destra e di sinistra si nutre di questo clima.
Clima culturale ed habitat sociale nei quali i legami sociali si sciolgono a causa della paura, si frantumano nella cifra di singolarità isolate, si nutrono della restaurazione della religione, assunta alla stregua di milizia dell’anima popolare.
Marco Melgrati, Ama i tuoi nemici |
Recalcati risponde con i principi della psicoanalisi, rivisitati lacanianamente, suggerendo il fronte dell’uno per uno piuttosto che quello dell’uno più uno, proponendo la pluralità delle singolarità, fatta di convivenza e di comunità, al posto delle singolarità isolate, rinvigorendo il legame della Alterità nel tessuto di ogni psiche.
Infine, consiglio di munirci di questa libertà forte, accenderci dell’Amore universale, lasciandoci coinvolgere nella solidarietà. Potremo affrontare la sfida del futuro post coronavirus. (9)
Note
1.La relazione con la mamma, nel bambino, è il primo
segno dell’Altro.
2.La S.D.N., fondata alla fine del primo conflitto
mondiale, non riuscì a superare la prova dei fatti e andrà a morire prima
dell’inizio del secondo.
3.Per qualsiasi organismo naturale, la morte è una
regressione fino all’anno della disaggregazione di ciò che si era unito.
4.Si pensi al detto comune: mors tua, vita mea.
5.Hobbes ce la mise tutta per dare una logica - la
sicurezza sociale dei membri - allo Stato. Pur lasciando all’individuo il
diritto di eccepire davanti all’attentato alla sua vita, non trovò di meglio
del rafforzamento dei poteri sovrani. Anche se bisogna esplorare il “respiro
liberale” di un corpo sovrano, voluto ed artificiale, assemblato con metodo
razionale.
6.La più celebre discussione dentro I fratelli Karamazov di Dostoevskij, in
particolare nella vicenda del Grande Inquisitore.
7.M. Recalcati, La
tentazione del muro, Feltrinelli p. 99.
8.La conferma più convincente nel doc. di Abu Dhabi.
9.Lascio in nota un cenno alle continue sollecitazioni
del desiderio, non delle piccole cose, non
gretto ed egoista, ma acceso e dinamico, concretato negli “esercizi spirituali”
di sant’Ignazio, fondatore della Compagnia di Gesù, partite da Papa Francesco.
Quindi, non c’è da aver paura del piacere (Freud). Anche Spinoza, con la
dottrina del conatus, lo valorizza.
Stupende illustrazioni! Grazie Rossana 🌹
RispondiEliminaCaro Rosario, come sempre, non smentisci la tua arte e capacità di cogliere, sviscerare un punctum dolens (l’aggressività) particolarmente attuale, indicando una pluralità di interpretazioni diverse ma tra loro complementari, le varie sfaccettature epistemologiche che la identificano e la caratterizzano sia come istinto in sé ambivalente ovvero sia nelle sue potenzialità positive sia nelle sue perversioni patologiche. Senza rinunciare, anzi!, alla speranza di una possibile risoluzione, personale e comunitaria, “lasciandoci coinvolgere nella solidarietà”. Anch’io sono convinto del rapporto tra aggressività paura ed insicurezza nel nostro tempo sospeso. Aggressività come furore - troppo spesso indotto, manipolato, diretto - del mediocre e della folla verso tutto ciò che compromette il loro passivo istinto di sicurezza e di immobilità contro i diversi, i deboli indifesi, i migranti, i nemici…).Vedo pure contiguità dell’aggressività e della crudeltà (sino al sadismo dei torturatori, “gusto abituale della crudeltà”, nei lager campi di detenzione dei migranti in Libia , di cui ben poco si parla). Ma vedo soprattutto insieme a te che “potremo affrontare la sfida del futuro postcoronavirus”.
RispondiEliminaCaro Gian Maria, rispondo con ritardo, ringraziandoti del bel commento. Fulminante, di suo, l’interpretazione di Rossana, quando aveva selezionato le immagini a corredo. In esse , il tema trova, meglio che nelle parole, compiutezza e spirito. Doppio volto! E se ne uscissimo per una sola via, pericolo della “ unidimensionalita’. Combattiamo, nella nostra fragilità!
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