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mercoledì 1 luglio 2020

Il rimaneggiamento delle persone.

L'oro che si nasconde in questo tempo difficile.
Post di Gian Maria Zavattaro
Illustrazioni di Angelo Ruta (qui il sito).

Angelo Ruta, 
serie Aria
“Numerosi credenti appartenenti a diverse confessioni cristiane, a Milano, si sono messi a riflettere “in questo tempo sospeso e difficile, con l’interiore convincimento che in esso ci sia non solo fatica e sofferenza, ma anche dell’oro, pur nella consapevolezza che bisogna scavare per trovarlo”; ed ha redatto un vero e proprio programma d’azione e di cambiamento, che va dalla povertà al lavoro, dai migranti alla sanità, dall’ambiente all’Europa, spiegando che non si tratta di ricominciare da dove l’epidemia ci aveva interrotto, ma di “rinascere”, facendo una lettura “apocalittica”, cioè di svelamento, della condizione infausta ed errata in cui abbiamo vissuto fin qui. Lo si può fare approfittando del fatto  che il Covid-19, non “il grande livellatore”, ma “il grande rivelatore”, ha fatto cadere la maschera sugli aspetti patologici del nostro modo di vita” (da L’ORO DEL TEMPO, Newsletter n. 2012 del 18.6.20,qui).

E’difficile capire in questa fase apparentemente recessiva se l’interludio del coronavirus abbia trasformato o almeno inquietato tutti noi. Forse sì, forse no, chi più, chi meno, chi in peggio.
Angelo Ruta, 
Città in fiamme
Scorgo ogni giorno una variegata tipologia di persone, di reazioni e comportamenti. Mi scuotono innanzitutto le vittime di questo tempo di massima vulnerabilità, il loro silenzio, le persone più indifese che non fanno più notizia se mai l’hanno fatta: anziani morti in solitudine, naufraghi ogni giorno nel Mediterraneo, famiglie senza lavoro ridotte alla miseria, donne e uomini disoccupati, abbandonati, disperati e, nella persistente cronica secolare indifferenza di ieri di oggi e di domani, centinaia di migliaia, ovvero milioni, di persone sparse nel mondo, anonime senza volto, condannate alla  fame, alla guerra, umiliate, offese, succubi di ogni malattia endemica e soprattutto annichilite dalla permanente violenza che si chiama sfruttamento. 
Invece suscitano in me sentimenti disparati di deplorazione, indignazione e rivolta altre tipologie, tra loro interconnesse: da una parte i predatori vogliosi e bisognosi di incrementare le loro truppe cammellate, dall’altra le loro prevedibili potenziali prede, convinte che il virus sia un’esagitata montatura ordita da oscuri potentati e decise a ritornare sic et simpliciter  ai costumi di prima, come se niente fosse. Finita la parentesi del languore, rimuovono dimenticano, incitati  e spinti a rimaneggiare la percezione di  sé, degli altri, del mondo.  
Angelo Ruta, 
serie Acqua
Ciechi e sordi di fronte al virus che ha fatto cadere la maschera sugli aspetti patologici del nostro mondo deragliato, che rivela solo a chi vuol vedere tutti i suoi frantumi, le sue contraddizioni, l’assurdità di continuare ad “andare  zoppicando”, ad arrivare sempre troppo tardi per consegnare alle prossime generazioni solo mani vuote. Ciechi e sordi ai moniti di prudenza e di rispetto delle norme ancora in pieno vigore sulla incolumità e salvaguardia altrui, eppure disponibili ad essere quotidianamente colonizzati contagiati addormentati anestetizzati da frastuoni maliosi, slogan, gesti e sceneggiate accortamente dosate. I manipolatori-predatori sanno bene come incidere in questo tempo di incertezza ed insicurezza sulle pulsioni profonde dell’irrazionale e dell’inconscio dei più fragili, largamente utilizzando la quintessenza della manipolazione: accusare gli altri di manipolare e di mentire. Concentrano i messaggi  su un unico canale, un pensiero unico (primum vivere deinde -leggi:mai - philosophari); assillano sulla tutela della sicurezza individuale contro gli altri, contro tutti, il resto non conta, perché  la solidarietà può divenire reato a tutti i livelli sociale culturale politico economico psicologico ed anche religioso. L’obiettivo neppure nascosto è addomesticare ad una “signoria politica”. 
Angelo Ruta, 
L'impostore
E lo ripetono continuamente miriadi di volte, perché la reiterazione martellante induce a credere come vero il falso, sonda gli umori, stordisce i creduli, canalizza rabbia e rancori sociali contro gli avversari ed ancor meglio contro i “diversi”, assicura truppe cammellate  e la connivenza dei  media,  abitua ad essere radiocomandati e teleguidati. 
E’ difficile non sentirsi allo sbaraglio, alla mercé di questi rimaneggiatori che ricompongono riordinano pilotano per noi le nostre vite ed i nostri pensieri,  suggeriscono comportamenti, dettano emozioni, spacciano  come inevitabili i loro rimedi. “Rimaneggiamento” che insinua addirittura  l’illusione che il popolo di abbindolati sia un popolo di libertà. E diffonde il disprezzo sia di chi governa sia del Parlamento ridotto a luogo di spettacoli indecenti, teatrino di bassifondi dove è lecito l’oltraggio dei “doveri inderogabili di solidarietà” dichiarati dalla Costituzione e dal diritto internazionale. 
Angelo Ruta, 
serie Acqua
Infine i profittatori del virus, per lo più nascosti ed anonimi: tipologia la più miserabile di chi costruisce la sua rete di affari e di alleanze   a spese di chi non ha difese, sulle miserie e bisogni altrui. Sono  quelli che hanno gonfiato e continuano gonfiare i prezzi di beni essenziali, quelli che imboscano i prodotti per far lievitare oltremisura i prezzi, quelli che vendono lucciole per lanterne, quelli che sfruttano la mano d’opera disperata, quelli che richiedono ed ottengono aiuti che non spettano né meritano, mentendo turlupinando truffando. Sono gli usurai, i corrotti e corruttori, gli evasori,  le mafie e le consorterie… 
Questi sono gli aspetti oscuri, confusi, subdoli, disorientanti, striscianti, desolanti del nostro tempo virale. Pare che nulla sia cambiato, se non in peggio. Ma… Proprio in questo tempo sospeso “la luce non viene meno” anche solo ad illuminare le risorse visibili ed invisibili di questo nostro straordinario paese. Ben altre tipologie ci scorrono davanti, tutte dedite a scoprire “l’oro di questo tempo”.
Sono persone in trincea ed in prima linea ad ogni livello sociale sociosanitario scolastico culturale solidale amministrativo…, sparsi in ogni comune ed in ogni regione. Persone che non lasciano morire la speranza, anzi quotidianamente si educano a sperare, confermando la loro sorprendente volontà di “con-versione”, vissuta come volontà di mutamento radicale, metanoia. 
Angelo Ruta, 
serie Aria
E ancora persone - tra queste con titubante ardire mi sforzo e provo e tento ogni giorno di collocarmi anch’io - che vivono  una forse imprevista ma significativa apertura a nuovi orizzonti e prospettive prima trascurate se non ignorate. Ogni giorno difendono la propria ed altrui libertà di pensare (che è annunciare e denunciare), se credenti non rifuggono la preghiera (Mt 6, 5-15), mantengono salda ed integra  la convinzione che la speranza è “memoria del futuro”, è comunione, riscoperta - ognuno a suo modo - del prossimo sia vicino sia lontano.  Ci si può liberare dal deragliamento del mondo, dalla manipolazione dei profanatori e divoratori di anime, dagli assoldatori di replicanti.
Se non siamo ciechi e sordi possiamo vedere ed ascoltare questo tripudio di speranza che sta rinascendo e rifiorendo: non sarà vano, perché  “in questo tempo sospeso e difficile c’è non solo fatica e sofferenza, ma anche dell’oro, pur nella consapevolezza che bisogna scavare per trovarlo”.

7 commenti:

  1. Grazie, Gian Maria Zavattaro, è quello che in questo particolare momento, sento anch'io. Fino a qualche mese fa c'era un mondo alla deriva in fatto di umanità: il REATO di solidarietà ne era l'espressione manifesta. Veniva penalizzato chi aiutava i naufraghi a salvarsi dall'annegamento. E assistevamo sgomenti al numero quotidiano di morti in mare, ai corpi dei bambini restituiti dal mare, abbandonati sulla spiaggia. E le notizie delle torture nei lager libici, cui erano soggetti i migranti, soprattutto donne e giovani, non ci facevano arretrare dal contribuire allo scempio, rifornendo di soldi e di armi gli aguzzini. La Siria martoriata da una guerra decennale le cui prime vittime sono state migliaia di bambini o quelli dello Yemen che non erano nemmeno ricordati dai quotidiani e dai telegiornali. Questo era il nostro mondo pre-covid e noi vogliamo ritornare a prima? Cosa vogliamo rimpiangere di quel mondo ingiusto? La nostra egoista tranquillità, il nostro benessere pagato con la vita di migliaia di persone?
    La vita riesce ad essere sorprendentemente generosa nel darci l'opportunità di rinsavire. Certo il prezzo è alto, molti l'hanno pagato con la vita.
    Ma per non far sì che siano morti invano è necessario cambiare, non essere sordi, ciechi e muti, difronte alle ingiustizie, allo sfruttamento lavorativo, alle disuguaglianze sociali, l'avidita` di ricchezze di alcuni che calpestano i bisogni primari di milioni di persone, l'indifferenza di molti che sanno badare solo al cortile di casa loro.
    Un sistema iperproduttivo che provoca inquinamento globale, malattie, morte è un sistema che va cambiato. Subito.
    Abbiamo visto che può essere già troppo tardi.

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    1. Gent. Maria Paola, grazie per le sue appassionate riflessioni che rafforzano il nostro comune sentire e ci confortano nel continuare a non tacere ma a perseverare nell’annunciare e denunciare, ben consapevoli della nostra pochezza.

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  2. Nella pagina del blog leggo già un commento vibrante e profetico.
    Il prima era il “ tempo malato”!
    Grazie a Dio, il tempo rinasce...e, dopo il “tempo sospeso “, Gian Maria, può venire il “ tempo della rinascita “. Ci hai indicato il marciume, gli inganni e i trabocchetti, a noi spetta metterci alla “ ricerca dell’oro”.
    Solo : non sia “ corsa all’oro” da farwest. Sia l’oro della fraternità, della reciproca accoglienza!

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    1. Caro Rosario, una bella sfida ed un preciso impegno per il futuro: occorrerà – parlo ovviamente soprattutto per me - scavare un bel po’ in noi per trovare, far rinascere fraternità ed accoglienza.

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. Buongiorno, Gian Maria. Ho letto con attenzione le sue considerazioni, che sostanzialmente condivido. Grazie. Speriamo di essere 'illuminati' nel presente e nel futuro, che avverto però davvero in salita, difficile e incerto.

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    1. Condivido la salita, difficile ed incerta ed ancora la speranza di essere “illuminati”. Grazie.

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