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giovedì 30 settembre 2021

Tatto.

Tatto, mano, intelligenza, relazione.
Post di Rosario Grillo.

Caravaggio, La buona ventura, 1594-1595, dettaglio
“E’ questo il livello estremo in cui cessa ogni distinzione fra il Sé e l’oggetto e che Matte Blanco ha denominato matrice di base della proiezione e dell’introiezione per sottolineare come proprio la simmetrizzazione estrema sia alla base di questi due fondamentali processi della vita psichica. Se il livello della matrice di base avesse la possibilità di parlare forse utilizzerebbe le stesse orgogliose parole con cui si descrive il Punto in Flatlandia, il quale, non distinguendosi dal mondo, parla di sé in terza persona: «Esso riempie ogni spazio…e quello che Esso riempie, esso è. Quello che Esso pensa, Esso lo dice; e quello che Esso dice, Esso lo ode; ed Esso è Pensatore, Parlatore, Ascoltatore, Pensiero, Parola, Audizione; è l’Uno, e tuttavia il Tutto nel Tutto. Ah, la felicità, ah la felicità di Essere!» (p. 141). Ipotizzare un oggetto che diventa potenzialmente tutti gli oggetti e in questo modo coincide sostanzialmente con il soggetto stesso di cui è l’emanazione implica che vi sia un livello in cui le relazioni spaziali e temporali sono catapultate l’una nell’altra fino a rendere ogni cosa e avvenimento identico ad ogni altro” (1).
 
Pontormo, Deposizione, 1526-1528, dettaglio
“Non tutto il male viene per nuocere”. Agli ostacoli che la quarantena ci impone si accompagna qualche nota positiva, tra cui la disponibilità di tempo maggiore da dedicare alla lettura.
Curiosando e leggendo, ho cooptato il tema di un libro di F. Capitoni: Toccare. Da qui ho tratto le mie riflessioni.
Per cominciare, la questione “toccata” ha il suo centro nel divieto principe della quarantena: toccarsi, stabilire un contatto fisico.
Capitoni mette subito in evidenza il conflitto tra invito/inclinazione al contatto sociale (e tecnologico) e il divieto in atto. Nella società difatti si moltiplica la tecnologia del touch mentre passa tra i rapporti interpersonali il messaggio propiziatore della facilitazione al contatto umano.
Non basta. C’è una sofferenza di natura morale, vista la pregnanza della relazionalità avente al suo apice lo scambio fisico del segno di affetto. Si conferma, ancora una volta, che si riconosce l’importanza di certe cose: modi, atteggiamenti, principi, quando se ne patisce la mancanza.
 
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Michelangelo, Creazione di Adamo, 1511, dettaglio
Insistendo allora sulla qualità del toccare, andiamo ad esplorare il tatto, che è il senso corrispondente.
Capitoni recupera gli interventi in argomento di Platone ed Agostino. Il secondo, soprattutto, che ne riconosce l’estensione per tutta la superficie della pelle umana, quindi per tutto il corpo.
Di grande effetto anche l’esplorazione delle peculiarità di pelle-mano-gesto, compresi nell’arco della potenza tattile (pelle = tatto passivo, mano = tatto attivo, gesto = tatto visivo).
Partendo da qui, si può ripensare il distinguo di Anassagora sul proprium humanum
Anassagora lega in simbiosi le mani con l’intelletto, riconoscendo in questo nesso il progredire della conoscenza e quindi della esperienza. La mano è fissata: come parte attiva del tatto, dentro il proliferare delle “protesi” tecniche dell’intelligenza. Era dato l’abbrivio a Democrito, altro esponente della “scuola fisica” del V secolo, per passare in rassegna tutto il patrimonio delle technai umane, leggendolo come storia della civiltà.
Jan van Eyck, Ritratto degli Arnolfini, 1434, dettaglio
Ora, però, soffermo la mia attenzione sulla pelle. Organo dilatato ed anche performante, se si pensa alla capacità di rigenerarsi dopo ogni ferita, e di adattarsi a certe manipolazioni di chirurgia plastica. Soprattutto, comunque, conduttore del respiro: la pelle respira, i pori trasudano. Conferma esplicita della attitudine a lasciare interagire: dentro e fuori, soggetto ed oggetto, io ed altri.
La latitudine della proprietà va estesa cioè per il lato gnoseologico e per quello etico-sociale.
Semplici cenni presenti nella recensione del libro di Capitoni si prestano ad essere articolati nella “avventura” esploratrice che l’interiore, il , fa della alterità, dell’ignoto, cercando modi di adattamento, senza alcuna rinuncia davanti alle difficoltà della relazione.
È la proiezione verso un oltre e porta con sé il problematico rapporto tra inconscio e coscienza.
Qui seguirò, sulla base dello stimolo di E. Abbott, autore di un romanzo (2), a suo modo fantascientifico, nella realtà fortemente pedagogico, l’argomentazione della psicanalisi di Matte Blanco.
Adolph von Menzels, Mano destra con libro, 1864
Quest’ultimo ha cercato di “forzare” la chiusura di certe nevrosi, raccolte da Freud dentro la fenomenologia della coazione a ripetere, svelandone l’arcano nel desiderio di uscire dal limite della propria ristretta dimensione. Secondo Blanco, cioè, l’inconscio, matrice di un universo pluridimensionale, confligge con la coscienza, conformata sulla tridimensionalità (adeguamento conformistico sociale).
Abbott, nel suo romanzo, preannunciava la geometria di Rieman procedente verso il superamento della geometria euclidea. In cifra logico- epistemologica, veniva toccato il difficile problema della indivisibilità “uno stato se possibile, ancor più inquietante perché è caratterizzato dalla soppressione di ogni criterio di differenza su cui poggia la capacità stessa di pensare” (3).
Il gioco della conformazione delle figure geometriche al mondo piatto, narrato nel romanzo di Abbott, nasconde la tensione al ritorno all’Indeterminato.
 
Note.
(2) Flatlandia di E.Abbott.
(3) Come nota 1.
 
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5 commenti:

  1. Spero che il mio post venga letto attentamente e compreso nello spirito che lo anima. Rossana lo ha già fatto e lo ha arricchito con immagini appropriate e con un video sorprendente ed arricchente. Grazie Rossan!🌹
    Aggiungo che in modo altrettanto sorprendente, di recente, ho letto spunti di Franco Berardi Bifo ( in particolare, opera E: la congiunzione) che sviluppano il tema in chiave fortemente critica versus la “ infosfera “, riconoscendo i pericoli della devastazione della sfera emotiva nelle generazioni che crescono con gli smartphone. Rimando a commento su Facebook dove metterò riferimento ad una intervista.

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  2. Letto. Molto interessante e, soprattutto, istruttivo. Grazie.

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  3. Queste acute e profonde riflessioni mi fanno anche ritornare con la mente ai tanti commenti sul caso Schreber e, forse, non di meno per altre vie al Genet di Sartre.
    Grazie.

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  4. Riconoscente per il complimento ed interessato alle suggestive chiavi di lettura.🌹

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