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lunedì 30 ottobre 2023

La Chiesa, nel pensiero profetico del cardinal Suenens.

Chiesa in stato di missione.
Articolo di Gian Maria Zavattaro, già pubblicato su Avvenire, pagina diocesana, nei giorni 22 e 29 ottobre 2023.

“Inquietatevi di non essere inquieti” 
(Newman).
 
Immagine tratta da Avvenire, pagina online
Il libro che mi azzardo ad esplorare è la nona edizione di “La Chiesa in stato di missione” del Card. L.G. Suenens (1), prefazione del Card. G.B. Montini (ora S.S. Paolo VI), Coletti ed,1956”: libro oserei dire profetico. Suenens subito evidenzia che la Chiesa da sempre - in specie su sollecitazione dei papi del suo tempo (Pio XI e Pio XII) - vive in stato di missione per adempire all’ultimo comandamento di Cristo (Mc16,15), consapevole di dover continuamente adattare la sua azione alle necessità deltempo storico in cui vive, secondo il motto del Card. Feltin (1883-1975) “La Chiesa stessa deve essere posta in stato di missione”. Tema dunque da sempre ricorrente sino al Sinodo dei nostri giorni voluto fortemente da Papa Francesco.
Nella Prefazione il card. Montini (S. Paolo VI !) ammoniva che la drammatica crisi spirituale del mondo “non può lasciare alcuno indifferente” nella diserzione del mondo civile da Cristo, in un momento quasi apocalittico in cui si decide, fra persecuzioni, abbandoni e “una superstite dolorante fedeltà di alcuni vittoriosamente amorosi, “se la civiltà sarà cristiana, sarà umana”. “Inquietante coraggioso” libro che, reclamando “il dovere per chiunque si dica ancora cattolico di lavorare per la difesa e la diffusione della fede, scuote, fa riflettere, investe la Gerarchia, il Clero, i Religiosi, “ma ora lo sforzo più impegnato e più visibile” è nel laicato chiamato alla cooperazione apostolica, lievito potente che trasforma il popolo cristiano. È l’ora dell’azione “capace di generare nella Chiesa l’avvento d’uno spirito nuovo e di un apostolato missionario, cioè salvare il mondo. Libro da leggere”. Era il 1956 e leggo nel 2023...
Immagine tratta da Avvenire, pagina online
Per Suenens il problema dell’evangelizzazione non riguarda solo chi non conosce il Vangelo ma anche noi che abitiamo nella terra della cristianità: come portare il messaggio di Cristo alla moltitudine di increduli indifferenti, di cristiani “battezzati a metà”? Ogni giorno diciamo a Dio “Venga il Tuo Regno, si compia la tua volontà”: che ne è del regno di Dio quaggiù? E della evangelizzazione del mondo affidata dal Cristo alla sua Chiesa? L’avvenire si profila come allargamento continuo della forbice tra numero dei cattolici e popolazione mondiale. S’impone un gigantesco sforzo di apostolato se vogliamo obbedire all’ultimo imperioso comandamento del Cristo di annunciare il Vangelo ad ogni creatura, “dum tempus abeti”. Non si è cristiani solo alla domenica in chiesa, ma lungo tutta la vita. Non c’è prima l’umanizzazione e poi l’evangelizzazione: “un cristianesimo pienamente incarnato concreto vissuto tutto il giorno, immanente a tutti i problemi farà scomparire la tentazione di far a meno del suo concorso per umanizzare il mondo e farà capire che solo il Cristo è la salvezza e la speranza dell’umanità”. Occorre un risveglio di vitalità, una mobilitazione dei cristiani: la preghiera “venga il tuo regno, si compia la tua volontà” impone una revisione del nostro cristianesimo missionario e apostolico “verso coloro che non vengono spontaneamente a noi, verso le masse scristianizzate o non cristiane” perché apostolato e missione “sono equivalenti”, ambedue significano “invio”, vocazione propria di ciascun cristiano, dovere comunitario nell’unità che deve guidare “questa collaborazione a “riannodare gli uomini a Dio e portare Dio agli uomini, a distinguere non separare la Chiesa in stato dimissione dalla Chiesa in stato di preghiera o di azione sacramentale”.
Immagine tratta da Avvenire, pagina online
Tralascio le squisite riflessioni sull’apostolato del clero e mi soffermo sull’unità dell’apostolato sacerdotale e dell’apostolato dei laici. Il dovere del laico non si limita al solo impegno temporale da svolgere con libertà di scelta su ogni piano (familiare, professionale culturale sociopolitico nazionale internazionale), missione insostituibile di incarnare nel mondo la fede cristiana. Come il sacerdote, non è del mondo, appartiene al Regno di Dio, alla Chiesa che lo impegna nella missione specifica della vocazione cristiana: sacerdoti e laici partecipano alla stessa profonda vocazione che non può concepirsi mai fuori dell’unità del sacerdozio generale incluso nel battesimo. Su questo fondo che ha le radici nel Corpo mistico nel quale le diverse funzioni non sono mai separate “mai si deve separare ciò che Dio ha unito”: il laico in funzione del sacerdote, il sacerdote in funzione del laico. “il laico in funzione del sacerdote” gli apre la strada “come S. Giovanni Battista
, l’accompagna e lo continua nella subordinazione: fondamentale dipendenza vissuta nella mediazione sacerdotale che non esclude in alcun modo la legittima autonomia del laico di libere scelte nel settore temporale, insostituibile dovere dell’apostolato laico. “Il sacerdote in funzione del laico” è a sua volta a servizio, pro hominibus constitutus, per aiutae il laico a compiere la vocazione di uomo o donna, di battezzato e pertanto di apostolo. Mediatori tra cielo e terra, si richiamano a vicenda. Il clero non convertirà il mondo se non si guarda da ogni isolamento e non collabora con il laicato al quale avrà fatto prendere coscienza delle sue responsabilità”. Triplice il compito del sacerdote: scoprire (è urgente reclutare, trascinare all’apostolato a partire dalla prima base il catechismo come postulato elementare, comprendere la parola, servire ma non in prospettiva individualistica, “servire Dio e farlo conoscere, farlo amare, farlo servire”); formare (renderli consapevoli delle loro ricchezze nascoste, risvegliare e orientare le loro energie, animare e sparire, essere tutto e nessuno, non spegnere o limitare, ma stimolare incanalare vivificare e dilatare…); collaborare (a immagine della chiesa primitiva e dei precursori dell’apostolato laico di cui S. Paolo scriveva mecum laboraverunt in Evangelio riportandone (Rm16,1-16) i nomi Prisca Andronico Giunia Ampliato Urbano… modelli di collaborazione nell’apostolato, diverso e indiviso, multiplo ed uno. Apostolato di tutti i battezzati, vera obbedienza all’ordine del Maestro di andare a portare il Vangelo a tutte le creature. Apostolato “in atto di missione”, non su base empirica, alla cieca, senza continuità, senza domani: è in gioco la salvezza del mondo e sta ai sacerdoti ed ai fedeli insieme rispondere alle esigenze dell’ora.
Lascio a chi vuole approfondire le riflessioni, puntuali e stimolanti, relative al capitolo 5° (“Compito apostolico degli ausiliari del clero: i fratelli laici, i religiosi non sacerdoti, le religiose nel senso canonico della parola, i membri degli istituti secolari, le anime consacrate a Dio”).
Immagine tratta da Avvenire, pagina online
Mi soffermo sugli “spunti per un’iniziazione diretta all’apostolato”. Non c’è uno schema tipico, diverse sono le modalità in rapporto alla gamma di possibilità: ogni paese, ogni situazione locale ha le sue esigenze secondo una triplice missione da compiere: elevare i credenti ferventi al livello delle esigenze del tempo presente, introdurre chi si attarda sulla soglia, ricondurre chi si é allontanato, non abbandonarlo. Fondamentale è “andare incontro”, il contatto personale. La parola “contatto” può indurre in errore: non è avvicinamento rapido e superficiale o incrocio di monologhi, ma ascoltare molto, perché avvicinare un’anima è
operazione complessa” di tatto simpatia dolcezza pazienza comprensione e soprattutto di “nascondimento” che permette alla grazia di passare e lascia al Cristo la possibilità di toccare i cuori. Siamo agli antipodi del propagandistico di chi si vuole imporre, viola l’intimità, non vede che il risultato immediato e la tessera di iscrizione. Il Metodo è “la parola viva ed immediata”, perché nella chiesa la tradizione orale precede ed illumina la tradizione scritta, come nella chiesa primitiva fidelis ex auditu. La religione del Cristo è la religione del Verbo e la fede si trasmette con la parola e la carità paziente: non un povero amore umano, ma l’amore stesso di Dio instancabile e disinteressato, infinitamente delicato, attento al ritmo proprio di ogni anima, sincero, leale, che sa imparare a creare una atmosfera di amicizia, dosare la gradazione interiore dell’evangelizzazione, preparare i cuori al vero incontro, il Cristo. “L’iniziazione apostolica è una scuola pratica di santità di cui il primo beneficiario non è chi riceve ma chi dà il dono”. Il comandamento del Signore di annunciare il Vangelo (Mc16,15) trascende il tempo e lo spazio, vale per tutte le generazioni. “Cristo non ha detto se gli uomini lo accetteranno, ha detto semplicemente che bisogna annunciarlo. L’accettazione dipende dal mistero della libertà: sappiamo che la grazia non manca a nessuno”. Egli domanda ai suoi discepoli di mettersi in cammino e ha aggiunto “Sarò con voi sino alla fine dei secoli”: garanzia che dovrebbe bastare per far fronte all’ampiezza della missione “compito da giganti, promessa che non riguarda solo gli apostoli ma tutti coloro che li seguono sino alla fine dei secoli, noi compresi. Bisogna pesare le parole del Vangelo ed accettarle con tutta la loro ineluttabile intransigenza: l’ordine di andare a portare il Vangelo ad ogni creatura vuol dire “a ciascuno” senza eccezioni, “più ai malati che ai sani” e non ci si deve accontentare di un avvicinamento globale ed indiretto. Dio ama ogni anima con la totalità del suo amore come se fosse sola al mondo e “non può rassegnarsi ad essere sconosciuto, non amato”. L’ordine di andare a portare il Vangelo ad ogni creatura deve essere eseguito: l’appello di Dio vale anche per il nostro tempo. “La risposta dipenderà dall’intelligenza e dal coraggio con il quale preti religiosi fedeli riusciranno, con la grazia di Dio, a porre la Chiesa del nostro secolo in stato di missione”. Come il sinodo di ottobre 2023! (2)
 
Note.
1. Léon-Joseph Suenens (1904-1996) ordinato sacerdote nel‘27, docente di filosofia e pedagogia nei seminari, rettore dell’Università di Lovanio, consacrato vescovo nel‘45 e da papa Roncalli creato cardinale nel ’62. Partecipa al Concilio dove si distingue per le posizioni innovative. Nei lavori preparatori sviluppa un triplice piano di dialogo con i fedeli, i fratelli separati, il mondo contemporaneo. Nella seconda sessione caldeggia la causa dei diaconi come ordine permanente aperto anche a uomini sposati e pronuncia un discorso a lungo applaudito, nonostante il divieto per egolamento. Nel '74 e ‘77 partecipa alle assemblee ordinarie del Sinodo dei vescovi, nell‘85 all’assemblea straordinaria.
2. Suenens, dopo il Concilio Vaticano, ha ripreso il tema della Chiesa in stato di missione in un articolo, che in termini più contenuti riespone i temi trattati dal libro su esposto, con riferimenti specifici agli immediati anni post-concilio. Cfr. L’ateismo contemporaneo, a cura di Giulio Girardi della facoltà filosofica del PAS di Roma, vol.IV (Il Cristianesimo di fronte all’ateismo) art. del sig. Card. L. J. Suenens arcivescovo di Malines (Bruxelles), Cap.IV UMANIZZARE O EVANGELIZZARE, pp. 659-671, ed. SEI, Roma 1969.

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