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giovedì 16 aprile 2015

Don Rinaldo Bertonasco: “un prete per la gente”.

Grazie, don Rinaldo
da parte di tutti noi ...
che ti abbiamo conosciuto
e abbiamo ricevuto il dono della tua Amicizia.
 
Don Rinaldo, 
con il sorriso che tutti ricordiamo.
Nel giorno in cui don Rinaldo ci ha lasciato per entrare nel Mistero di Dio, il 17 aprile 2014, mentre si recava alla celebrazione crismale in S. Michele, proprio in quel giorno, ma un anno prima, il 28 marzo 2013, papa Francesco rivolgeva ai sacerdoti un appello: «Questo vi chiedo: di essere pastori con “l’odore delle pecore”, pastori in mezzo al proprio gregge, e pescatori di uomini».

... con l'odore delle pecore ...
Alla luce di questo richiamo suona particolarmente suggestiva l’espressione che la Comunità di Andora ha utilizzato in una lettera rivolta a don Rinaldo: sei stato “un prete per la gente”.

... un prete per la gente ...
Gli sarebbe piaciuta questa immagine, perché è quello che ha cercato sempre di essere, mettendosi a disposizione, dicendo sempre sì. E questo “dire sì” è testimoniato dal via vai di persone che giornalmente suonavano a casa sua e che trovavano la porta aperta, dalle serate quasi sempre impegnate, dallo squillare continuo del telefono.

... sempre disponibile ... 
sempre pronto a dire sì ...
Di questo “dire sì” sono segno i molti ruoli che Rinaldo ha ricoperto da quando è stato ordinato sacerdote, nel 1972. Si è dedicato all’attività parrocchiale senza risparmio di energie,  nelle varie chiese di cui è stato viceparroco e parroco, da S. Nicolò a Pietra Ligure al Sacro Cuore di Albenga, dalla parrocchia di Leca d’Albenga al Cuore Immacolato di Andora.

... in parrocchia ...
Con altrettanta solerzia è stato assistente degli Scouts e formatore nei campi scuola AGESCI, assiduo collaboratore nell’organizzazione dei pellegrinaggi diocesani a Lourdes - tanto da essere eletto Cappellano d’Onore della Basilica di Lourdes - assistente diocesano dell’Azione Cattolica, responsabile diocesano della pastorale per la famiglia, assistente per oltre 10 anni del Serra club …

... nei pellegrinaggi diocesani 
a Lourdes ...
Ma il suo modo di “dire sì” non era solo e semplicemente esteriore, era un sì che significava “ci sono”, “sono con te”, “sono lì dove sei tu”, “parto da dove parti tu”.

... sempre accanto 
nei momenti importanti...
Non c’era situazione - fosse pure la più imbrogliata, dal punto di vista psicologico, affettivo, morale - che potesse impedire questo “parto da dove sei tu”. E il suo modo di esserci - accogliendo sempre, aiutando a capire senza giudicare - trovava la sua più esplicita espressione nel momento della confessione o del colloquio personale. Da don Rinaldo non arrivava mai una  soluzione precostituita, una ricetta bella e pronta: la risposta ai problemi, se risposta ci poteva essere, si faceva strada nel discorso, nasceva piano, nell’ascolto.

... nell'ascolto ...
Don Rinaldo dava grande importanza e spazio giornaliero alle confessioni e ai colloqui che un tempo si definivano di “direzione spirituale”, forse perché aveva capito che essere “prete per la gente” voleva dire anzitutto farsi compagni di strada con tutti coloro che venivano a bussare alla sua porta: ed erano davvero tanti.

... nel farsi compagno di strada ...
E così ciascuno di noi ha un ricordo, un’immagine, un “pezzo” di don Rinaldo che conserva nel cuore.

... il don Rinaldo delle grandi Amicizie ...
... il don Rinaldo degli affetti familiari...
Il don Rinaldo della battuta sempre pronta, il don Rinaldo dei nomignoli e dei soprannomi – sgorbietto, ravatto, rospetto -, il don Rinaldo delle grandi amicizie e dei rapporti familiari, improntati a fedeltà e dedizione (e chi non ricorda mamma Elena?), il don Rinaldo della predica asciutta e incisiva, perché – teorizzava - «a parte occasioni o situazioni particolari, 10-12 minuti sono più che sufficienti, a mio avviso (7-8 ancora meglio). Se ho una cosa da dire e parlo in modo bello e attraente, in 8-12 minuti riesco a dirla ampiamente; se invece parlo in modo involuto, difficile o un po’ sconclusionato, fino a quel limite di tempo riescono a sopportarmi quasi tutti»[1].

... il don Rinaldo 
della predica asciutta e incisiva ...
E poi il don Rinaldo della montagna, in tutte le sue forme, da quella della fatica fisica, liberante e  “corroborante”, a quella dell’elevazione spirituale, che gli faceva scrivere: «per me, sicuramente [la montagna] sta a indicare un incontro con Dio e una contemplazione facile facile: ogni volta che riesco a staccare e a scarpinare o sciare su per le montagne, magari anche solo per mezza giornata o per poche orette “rubate” all’attività della parrocchia …»[2].

... il don Rinaldo 
della montagna ...
Ecco, forse “questo” don Rinaldo è il meno conosciuto: il don Rinaldo della meditazione, che alla preghiera dedicava uno spazio ben cadenzato nel corso della giornata, dal Mattutino all’Ora media alla Compieta, oltre alle celebrazioni delle Messe, e che diceva: «Tutte le volte che mi viene in mente che, forse, non ne vale la pena; che, forse, è tempo perso; che, forse tanto non cambia nulla; che, forse, le cose vanno male e chissà dove andremo a finire: in tutti questi casi credo che sia utilissimo mettermi davanti a un crocifisso, rileggere e/o meditare la Passione e la Morte di Cristo»[3].

... il don Rinaldo segreto ...
Forse “questo” è il don Rinaldo più segreto: il don Rinaldo della tensione verso lo studio e l’approfondimento, per i quali, molti anni dopo esser stato ordinato sacerdote, nel 1986,  decideva di frequentare un corso di Teologia Pastorale presso la Pontificia Università di Bologna.

... il don Rinaldo della tensione 
verso lo studio e l'approfondimento ...
Forse “questo” è il don Rinaldo più riservato: il don Rinaldo che collaborava alla rivista Presbyteri e scriveva articoli di riflessione teologica, sacramentale e pastorale, mettendovi dentro tutta la passione per una verità sentita come inesauribile.

... il don Rinaldo 
della rivista Presbyteri...
Certo però la tensione contemplativa,  la continua ricerca personale, lo spazio lasciato alla riflessione devono essere stati la fonte nascosta di quella energia inesauribile che lo ha contraddistinto, permettendogli di continuare ad essere un riferimento per tanti, e lo ha portato a testimoniare in modo convinto un messaggio di autentica gioia: «E’ evidente che qui parliamo di una gioia profonda, che investe le motivazioni e le certezze ideali, e non semplicemente di un vago star bene o esser contenti per qualcosa di piacevole che capita. Noi cristiani abbiamo una fortuna enorme (Grazia è il termine  più appropriato …): sappiamo che la nostra vita, e la vita di tutto ciò che esiste, non dipende dal caso e non è legata a un “destino” cieco, più o meno benevolo. Sappiamo, dalla nostra fede, che siamo nelle mani di Dio …»[4].

Grazie, caro 
nostro Amico Rinaldo.
[1] Presbyteri 29 (1995), n. 3.
[2] Presbyteri 33 (1999), n. 4.
[3] Presbyteri 33 (1999), n. 4.
[4] Presbyteri 33 (1999), n. 4.

Articolo scritto da Rossana Rolando per il bollettino parrocchiale di Cervo. 
Tutte le immagini sono tratte dalla pagina facebook "Amici di don Rinaldo" e sono quindi frutto di una corale memoria.  

2 commenti:

  1. Una energia luminosa e positiva, una carica vitale carismatica e contagiosa, metteva voglia di fare del bene!

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  2. Rossana Rolando e Gian Maria Zavattaro17 aprile 2016 alle ore 08:04

    Condividiamo pienamente quanto dice Vincenzo Fabio. Aggiungiamo il commento che abbiamo inserito sulla pagina facebook del caro amico Livio Bertonasco.
    Oggi, 17 aprile 2016, sono due anni… eppure sembra di sentirlo tra noi, vivissimo, pieno di gioia, felice del nuovo corso della Chiesa di papa Francesco, vicino agli affanni di tutti… ci manca e nello stesso tempo c’è: in noi, nei nostri pensieri, nei nostri discorsi, nelle nostre preghiere.
    L’assenza può essere una forma potentissima di presenza.

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