A cura di Rossana Rolando.
“Il cuore umano è fragile e vulnerabile”
(Jean Vanier).
(Jean Vanier).
Jean Vanier, Vincere la depressione |
Certo, la depressione viene raccontata per quello che è: una malattia dalle molteplici forme, che richiede cure, anche farmacologiche, che ha radici genetiche e non solo psicosociali, che va trattata in modo specifico e con competenza.
Premesso questo, continuo a pensare che potrebbe essere utile a tutti, perché in qualche forma, in qualche momento, per qualche motivo, tutti possiamo essere sfiorati, se non travolti, dalla condizione depressiva, specialmente oggi.
Acedia... paralisi esistenziale |
L'“acedia”. C’è una parola antica –
come si dice nella bella introduzione al libro, curata da Enzo Bianchi – che richiama
la condizione oggi definita di depressione ed è la parola “acedia”, uno stato
psichico di paralisi esistenziale in cui viene meno la voglia di vivere, in cui
tutto perde senso e significato, un “taedium vitae” che corrode ogni iniziativa e
possibilità di azione o di impegno.
La gabbia della mente. La condizione della depressione si accompagna alla vergogna di svelare quel grumo inestricabile di pensieri e retro
pensieri che attanaglia il cuore e quindi all’incapacità di affrontare i fantasmi del profondo. Il
soggetto si chiude in un silenzio muto, nell'impossibilità di comunicare,
nella prigione delle proprie tenebre intessute di desideri di morte. Sì, perché le dominanti mentali
sono quelle della tristezza e dell’autodistruzione.
L'origine della depressione. |
La depressione e la sua origine. L’autore descrive la
condizione della depressione come un coagulo mentale fatto di pensieri e
sentimenti cupi: “non valgo niente, non mi ritengo amato/a, non sono all’altezza,
mi sento in colpa”. Stati d'animo che possono essere scatenati da un trauma - una
separazione coniugale, un fallimento economico, una grande frustrazione, la morte di una persona cara … -, ma che
hanno radici nell’infanzia, in antiche ferite affettive vissute in famiglia. Il bambino che ne ha
sofferto e ha sviluppato sentimenti di odio verso coloro che lo hanno fatto
sentire abbandonato o non amato, ha poi rimosso ovvero nascosto tali sentimenti
– insopportabili per l’io cosciente - nella
sfera dell’inconscio, dalla quale tuttavia essi riemergono sotto forma di sensi di colpa e di
inadeguatezza.
Il labirinto della nostra mente... |
... un garbuglio inestricabile di fili... |
L'attività frenetica. In qualche caso, per sfuggire queste potenze mortifere ed evitare di trovarsi nudo di fronte a se stesso e alle proprie angosce, l'individuo occupa il tempo in mille attività, si riempie di impegni, si nasconde sotto la maschera di un iperattivismo che non ammette soste.
La liberazione è possibile. Vincere la depressione - continua Jean Vanier - vuol dire anzitutto
collocarla nelle giuste proporzioni. I sensi di inadeguatezza, di colpa, di
nullità del proprio essere sono immagini che imprigionano, ma non sono la
persona. Questo è il primo passaggio importante: convincersi che al fondo dell’identità
di ciascuno c’è una dimensione intima che è bellezza, che è dignità di esistere, che è la persona
nella sua luce, nel suo immenso inestimabile valore e che i sentimenti di morte non si
identificano con quel nucleo identitario, ma sono alla superficie e possono
essere vinti.
... la maschera dell'iperattivismo ... |
... come aprire un varco nelle tenebre?... |
Se di questo ci si
convince, si può allora trovare il coraggio e il modo per affrontare la lotta con
se stessi, scendere nelle proprie tenebre interiori e confidare il garbuglio del cuore a qualcuno in cui si
ha fiducia: un amico, una persona che sa ascoltare e poi naturalmente - qualora la depressione abbia la rilevanza della malattia - un
medico. Parlare, riuscire a comunicare e formulare il proprio male, vuol dire
cominciare a liberarsi.
Soprattutto, ed è la
conclusione del libro rivolta a chi è credente, non si può pensare di
risolvere il male oscuro della depressione spiritualizzandolo ovvero invitando
semplicemente alla preghiera e alla devozione. La depressione va trattata sul proprio terreno
– che è quello psichico e affettivo - e non su un altro.
... come uscire? ... |
Il mistero della persona è più profondo di tutti i fantasmi della mente. |
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