“ORA
E SEMPRE RESISTENZA”
(Piero Calamandrei).
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Resistere ai vari poteri ... |
“La Resistenza è un fatto di gratuità. La
vera: la Resistenza al potere, non per instaurare un altro potere ma per la
libertà dell’uomo. Per questo Resistenza è gratuità, e Partigiano l’uomo
gratuito. Il Dio Gratuito non è forse il Dio partigiano, che prende le parti di
chi, in un modo o nell’altro, è perseguitato dal potere? La Resistenza del
1944-45, dei morti e di quei vivi che non l’hanno mai svilita ad instaurazione
di nuovi poteri, fu la grande parola laica di gratuità, che ha generato e
genera ancora figli ogni qualvolta si resiste al potere dell’uomo in nome
dell’uomo"
(Don Luisito
Bianchi, DIALOGO SULLA GRATUITA’).
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... resistere per la libertà. |
Tra pochi
giorni saremo tutti subissati dalle celebrazioni agiografiche della
Resistenza: 70 anni! Celebrazioni doverose, necessarie, se veramente ci si
soffermerà a riflettere sui suoi valori, per mantenerci fedeli ad
essi nella costruzione dell’oggi e del domani.
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La Resistenza non è
un prodotto da vendere. |
Per
questo, senza mezzi termini, vorrei che coloro che non onorano
lo spirito della Resistenza si astenessero da ogni forma di ipocrita
retorica, così come già 55 anni fa – era il 24 luglio 1960 -
sollecitava Carlo Arturo Jemolo in un articolo apparso su “La
Stampa”.
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La Resistenza non sia argomento
di una retorica ipocrita. |
Inviterei a
prendere le distanze, con umiltà ma con fermezza, dai facili pensieri,
dalle sicurezze classificatorie di tanti benpensanti (non importa se di destra
o di sinistra) che, sordi e ciechi alla drammaticità del
nostro presente e delle sofferenze cogenti di chi è meno garantito,
antepongono i loro interessi e gli intrighi delle loro consorterie alla
risoluzione del dramma che il Paese, il Mediterraneo ed il mondo intero stanno
vivendo e soffrendo.
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La Resistenza è estranea
a chi gioca con le sofferenze del mondo. |
Inviterei a guardarci bene dall’inneggiare alla
Resistenza ed ai partigiani, se gli odierni comportamenti non
corrispondono ai valori per cui essi s’immolarono, perché “si parla
troppo della Resistenza e poco si riflette sui suoi valori”.
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La Resistenza interroga
sui valori. |
Forse si
assottiglierebbe il numero di coloro che oggi a gara
plaudono alla Resistenza, ma rifiorirebbero le speranze in una
vera unità europea dei popoli e non solo dei governi, nella
collaborazione tra i diversi partiti per il bene del paese, nella
solidarietà e mobilità sociale, nella democrazia sostanziale e non formale,
nell’equità fiscale, nel ripudio della guerra, nel dovere da parte di tutti i
governanti di vivere una vita limpida, estranea ad ogni forma di corruzione,
pravilegio e clientelismo.
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La Resistenza non ammette la ricchezza
che nasce dalla guerra, dalla corruzione, dall'ingiustizia... |
Celebrare la
Resistenza significa liberarsi una volta per tutte da certi
modi di fare politica, dalla sottesa aridità spirituale, dal
disincanto che non ammette aneliti, ma solo maschere, simulacri,
formule trite, diversivi ed intrighi di consorteria. Significa non dare pace
all’idolatria del paganesimo politico, non scendere a patti con chi crede
gli altri per forza somiglianti alla propria mediocrità, non rinunciare
all’obbligo di pensare e prendere coscienza del rovinio della futilità;
soprattutto significa ristabilire le grandezze, continuando l’impegno pervicace
quotidiano di fare crescere la speranza e la fiducia nelle istituzioni
politiche, in sé né dannate né prevaricanti.
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Resistere vuol dire
coltivare la speranza ... |
Celebrare la
Resistenza significa far cadere i veli e le illusioni, precisare i contorni del
vecchio e del nuovo, che non sono il passato o il futuro, gli anziani o i
giovani, ma dimensioni spirituali. “Nuovo” significa ritornare a
pensare in grande, riappropriarsi degli orizzonti che appartengono a chi
ben conosce la miseria e la grandezza dell’uomo, a chi non aspira ad
impossibili purezze, ma esige con ogni sforzo la via della coerenza e della
testimonianza più autentica da parte di tutti, soprattutto di coloro che hanno pubbliche, e non
solo politiche, responsabilità.
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Resistere vuol dire costruire il tempo
e non lasciarsi vivere nel tempo... |
La
Resistenza fu fenomeno europeo, avviamento ad una Europa (di popoli non solo di
governi) unita nella libertà, solidale (per la quale sarebbero risultate
inconcepibili l’inerzia e l’indifferenza per le ecatombi nel Mediterraneo,
senza dimenticare lo stillicidio quotidiano delle morti anonime dei
fuggitivi migranti nelle lande africane, ai confini tra Messico ed Usa, in
Australia…).
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Resistere vuol dire uscire
dall'indifferenza verso gli altri,
bersagliati dalla vita. |
La
Resistenza, che fu collaborazione fra partiti diversi, è tradita
dall’esasperazione di contrasti tra i partiti senza un perché, dove maggioranze e minoranze si demonizzano a vicenda, rifiutando ogni
collaborazione perché non sanno e non vogliono guardare alle mete comuni.
La
Resistenza fu unione di credenti e di atei, ognuno rispettoso della diversità e
dei valori dell’altro.
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Resistere significa unire gli sforzi
nella tensione verso mete comuni. |
La
Resistenza si espresse nel sacrificio, nella rinuncia ai vantaggi personali,
nella generosità e solidarietà che mal si combinano con l’iniquità fiscale,
“gli alti redditi ed i munifici stipendi”, l’impudico tenore di vita di
troppi politici, i pravilegi, le corruzioni, le mille forme di nepotismo che in
troppi bandi o esami o concorsi pubblici impediscono la selezione dei più
capaci, negano i meriti e frenano la mobilità sociale.
Lo spirito
della Resistenza è la democrazia, ma “sono i democratici - così
scriveva G. Bernanos - che fanno le democrazie, è il cittadino che fa la
repubblica. Una democrazia senza democratici, una repubblica senza cittadini, è
già una dittatura, la dittatura dell’intrigo e della corruzione” (cfr. La
Francia contro la civiltà degli automi, Brescia 1947, pag.25).
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Resistere vuol dire
uscire dal gregge ... |
“Se così si fissasse lo spirito
della Resistenza - concludeva Carlo Arturo Jemolo -, si vedrebbe quanti
realmente lo onorano e quanti lo aborrono. Certo si assottiglierebbe
molto il numero di coloro che oggi inneggiano alla Resistenza, ma son certo
che, “se cosa di qua in ciel si cura”, quanti caddero per la Resistenza
sarebbero ben lieti di vedere dimenticati i loro nomi, senza un fiore le loro
lapidi, pur che restassero vivi (fosse pure coltivati da una minoranza) quei
valori per cui essi s’immolarono”.
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Resistere vuol dire
raccogliere un'eredità. |
Tutte le immagini - a nostro avviso potentissime - riportate in questo post sono tratte dalla pagina facebook di Angel Boligán Corbo, un artista cubano che denuncia, attraverso le sue vignette, le storture e le malattie della società contemporanea.
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Resistere significa
denunciare e annunciare. |
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