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mercoledì 13 settembre 2017

Michel Foucault, Parresia.

Alle radici della parola "parresia" e del suo significato, al fine di esplorare il valore interpersonale, civile e filosofico del "dire la verità".
Post di Rossana Rolando 
Immagini delle opere di Ida Budetta (qui il sito).

Foucault, Discorso e verità 
nella Grecia antica
Il testo uscito in italiano nel 1996 riporta le lezioni tenute da Foucault nel 1983 presso l’Università di Berkeley ed è diviso in quattro parti. Qui ricostruisco i contenuti della prima sezione, dedicata al “significato ed evoluzione della parola parresia”
1. Origine della parola: la parola compare per la prima volta nella letteratura greca in Euripide (484-407 a. C.) per poi essere utilizzata dal V secolo a. C. al V secolo d. C. rispettivamente nel mondo greco e nei testi patristici cristiani (molte volte in Giovanni Crisostomo).
In italiano il termine “parresia” significa “parlare chiaro”, dire la verità e colui che si esercita in essa viene chiamato da Foucault parresiasta.
2. Etimologia: parresiazestai significa “dire tutto”, da pan (tutto) e rhema (ciò che viene detto). La parresia implica quindi l’espressione chiara di ciò che si pensa, senza orpelli retorici, in modo diretto e schietto, in una identificazione totale tra ciò che viene detto e colui che dice.
Ida Budetta, 
Adagio sussurrato
3. Parresia e verità. Vengono distinti due tipi di parresia. Da una parte la cattiva parresia, intesa come la chiacchiera di chi dice tutto quello che gli passa per la testa (quindi un atteggiamento da evitare, contrapposto all’esercizio del silenzio); dall’altra parte la parresia, in senso autentico e positivo, identificata con la capacità di dire la verità. Nel periodo letterario e filosofico preso in esame da Foucault è di questa seconda che si parla.
Per essa Foucault precisa che il parresiasta non dice semplicemente quello che egli pensa sia la verità, ma quello che è realmente la verità (nel mondo antico, infatti, non vi è ancora il dubbio introdotto da Cartesio sulla corrispondenza tra pensiero e realtà o tra certezza e verità).
4. Parresia e pericolo. L’autentica parresia si riconosce nelle situazioni di rischio. Quindi, l’insegnante che dice agli alunni la verità circa le regole grammaticali non esercita la parresia, mentre un filosofo che si rivolge ad un potente – un tiranno – e lo accusa delle sue ingiustizie, mettendo in pericolo la propria carriera o addirittura la propria incolumità, è un parresiasta. 
Ida Budetta, 
Ascoltante
La stessa cosa vale per chi ha il coraggio di avvertire un amico degli errori che sta commettendo, non rischiando certo la vita, ma potendo causare l’irritazione dell’amico o addirittura la rottura dell’amicizia. In tutti i casi, colui che esercita la parresia ha uno specifico rapporto etico con se stesso preferendo dire la verità piuttosto che essere una persona falsa con se stessa (come sarebbe se non avesse la determinazione necessaria, costi quel che costi, per dire la verità).
5. Parresia e critica. L’atteggiamento critico – che la parresia implica - può essere esercitato nei confronti degli altri o di se stessi. Anche in questo secondo caso si tratta di parresia, nel momento in cui la confessione di certi errori di fronte ad un superiore può portare a conseguenze spiacevoli. Quindi la parresia si svolge sempre in una situazione di inferiorità rispetto all’interlocutore. Gli esempi eloquenti di Foucault sono i seguenti: non esercita la parresia il padre che critica il figlio o l’insegnante che rimprovera l’alunno, ma il figlio che critica il padre o l’alunno che rivolge le proprie rimostranze all’insegnante. Dal punto di vista politico la parresia è lo stigma della democrazia, qualora una minoranza abbia il coraggio di affrontare la maggioranza, potendone subire conseguenze drammatiche (per esempio l’esilio nel mondo antico).
Ida Budetta, 
Angelo bifronte, particolare
6. Parresia e dovere. La parresia è tale quando viene sentita come un dovere morale. Essa quindi si svolge in una situazione di libertà (Kant). Infatti, per esempio, non c’è parresia se si confessa sotto tortura. Invece, l’oratore che sente l’obbligo interiore di affermare la verità su qualche argomento, pur potendo incorrere in pericoli per sé, è un parresiasta.
7. Parresia e filosofia (intesa come “arte della vita”). Vi è anche una parresia filosofica (cui Foucault dedicherà l’ultima sezione del suo seminario, a cui facciamo qui cenno brevemente). In Platone la figura parresiastica per eccellenza è quella di Socrate, autentico “maestro” dei suoi concittadini (contrapposto ai retori sofisti, cattivi maestri), che invita ad avere cura di sé, della saggezza e verità della propria anima, per educare spiritualmente se stessi. Socrate, attraverso il dialogo, costringe l’interlocutore a “mettersi alla prova” per scoprire se la propria vita è coerente con i propri discorsi. Poiché in Socrate vi è armonia tra quello che pensa, dice e fa, egli ha l’autorità per sottoporre al vaglio il suo interlocutore. Mentre un sofista può fare bellissimi discorsi sul coraggio senza essere coraggioso, Socrate è in un rapporto coerente con se stesso e quindi può costituire una pietra di paragone. L’attività parresiastica di Socrate consiste quindi nel portare l’interlocutore ad un scelta di vita coerente con il pensiero e la parola, nella convinzione pedagogica secondo cui “una persona non è null’altro che il suo rapporto con la verità e tale rapporto si modella e prende forma nella vita delle persone”.

Ida Budetta, 
Interrogante con maschera
Per leggere una nostra presentazione dell'artista Ida Budetta cliccare qui: Ida Budetta, il filo della soggettività.

5 commenti:

  1. M. Foucault, un maestro di indagine critica nell'orizzonte di " un' archeologia storica".
    Come ci dimostra il libro presentato da Rossana, conduce sempre un discorso esigente sotto ogni punto di vista, in ispecie morale.
    L'illustrazione di Rossana, come sempre, puntuale, è arricchita dalle illuminanti rappresentazioni pittoriche. 🤗

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    1. Grazie Rosario. In effetti ho trovato lo sviluppo del tema - da parte di Foucault - molto lucido ed efficace, ricco di esempi che rendono tutto il discorso ben aderente alla vita e all'esperienza di tutti. Poi, come tu notavi, c'è una tensione morale e civile che conquista.

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  2. Sorriderà allo stesso modo l'angelo nel suo viso nascosto?
    Se il post vuole essere una prima risposta alle domande suggerite da Lyotard, ero rimasto a quell'articolo, devo dire che anche a me, sicuramente per letture in corso, era venuto in mente il mondo classico: sofisti, sempre presenti, e plstonici, qua e là resistenti. Alla definizione di persona scolpita da Foucault preferisco le matasse di Ida.
    Ho riletto con grande piacere la tua presentazione.
    Buona giornata.

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    1. Grazie Gianni del tuo gentile commento. Ida Budetta , nei suoi lavori, è molto sensibile alla tematica della verità, tanto che la mostra da lei tenuta a Milano nel 2014 si intitolava proprio “Le verità nascoste”. Anche in lei c’è una volontà di denuncia che ha una valenza civile e politica, nella logica della “parresia”.

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  3. Grazie Rossana. Prendendo spunto dalla "parresia" di Foucault, ha affrontato in modo esemplare un tema cruciale: il difficile confronto con la verità e l'agire conseguente, punto cruciale di ogni azione etica nonviolenta. Saluti cordiali e grazie ancora.

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