Tutti viviamo le nostre fatiche. Capita di
sentirsi oppressi, quasi schiacciati, ognuno con i suoi pesi. Alle volte basta
cambiare lo sguardo per trovare sollievo. Con questo intento riproponiamo oggi, 5 settembre 2014,
questo piccolo racconto, per noi e per tutti.
Volare in un altro spazio. |
Nei momenti in
cui il regno dell’umano
mi sembra condannato alla pesantezza,
mi sembra condannato alla pesantezza,
penso che dovrei
volare come Perseo in un altro spazio.
Non sto parlando
di fughe nel sogno o nell’irrazionale.
Voglio dire che
devo cambiare il mio approccio,
devo guardare il
mondo con un’altra ottica,
un’altra logica …
Italo Calvino.
C’era una volta un giovane uomo che viveva continuamente in affanno, sentendosi minacciato da molti pericoli, sotto il peso opprimente delle sue difficoltà, grandi come massi e feroci come artigli.
... grandi come massi ... feroci come artigli ... |
Cercava di fuggire da se stesso, ma le difficoltà lo
rincorrevano e non lo lasciavano mai riposare.
Erano troppo grandi per lui, non le poteva
affrontare.
... le difficoltà lo rincorrevano ... |
Stanco
della propria vita non riusciva più a vedere nulla di bello, tutto quello che
lo circondava e che un tempo lo appassionava aveva perso la sua attrattiva e il
suo colore, tutto era avvolto nel silenzio opprimente di in una notte oscura.
... una notte oscura ... |
Fu in sogno che una voce gli suggerì di mettersi in
viaggio verso un paese lontano lontano, un luogo che non aveva mai visto prima.
Lì avrebbe trovato un saggio cui chiedere consiglio
su come liberarsi dai suoi pesi.
... un paese lontano lontano ... |
Si mise in cammino e raggiunse quel luogo.
Il saggio era un vecchio reso accorto dal tempo e
curvo dagli anni.
Nel libro della sua vita aveva conosciuto l’amore,
aveva assaporato i frutti più dolci, aveva affrontato i pericoli più grandi,
aveva accumulato esperienza e sapienza.
... il saggio era un vecchio reso curvo dagli anni ... |
... aveva conosciuto l'amore ... |
... assaporato i frutti più dolci ... |
... affrontato i pericoli più grandi ... |
Forse poteva aiutarlo, pensò il giovane uomo.
E, così riflettendo, gli rivolse queste
parole:
“Sono disperato, schiacciato dal peso
insopportabile delle mie angosce. Come posso liberarmene?”
Il saggio tacque a lungo. Quindi prese una manciata di cenere, riempì una scodella di acqua pura e cristallina, vi lasciò cadere la cenere dicendo:
“Queste che getto nella scodella sono le tue sofferenze”. Immediatamente l’acqua perse la sua limpidezza, divenendo torbida e sporca come quella di una pozzanghera. Non si poteva più utilizzare. Era acqua da gettar via.
Il saggio tacque a lungo. Quindi prese una manciata di cenere, riempì una scodella di acqua pura e cristallina, vi lasciò cadere la cenere dicendo:
“Queste che getto nella scodella sono le tue sofferenze”. Immediatamente l’acqua perse la sua limpidezza, divenendo torbida e sporca come quella di una pozzanghera. Non si poteva più utilizzare. Era acqua da gettar via.
Così fece il vecchio saggio.
... torbida e sporca come quella di una pozzanghera ... |
Poi invitò il giovane uomo a seguirlo. Si recò in
riva al mare, prese un’altra manciata di cenere, la gettò tra le onde. La
cenere in un attimo si disperse nella vastità dei flutti e il mare tornò subito
chiaro, limpido, azzurro, intatto nella sua trasparenza.
“Ecco disse il vecchio saggio. Ogni giorno dobbiamo
decidere se essere come quella scodella d’acqua o come questo mare”.
Il giovane uomo rimuginò a lungo sul significato di
quel responso. Pensò, ripensò, capì che da allora in avanti voleva esser mare.
... voleva esser mare ... |
La favola è frutto di un nostro libero rifacimento, operato sulla base di un aneddoto anonimo riportato sul web.
Tutte le immagini riproducono opere di Virginia Francis Sterret, artista americana vissuta tra il 1930 e il 1931.
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