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domenica 16 febbraio 2014

Voler esser mare. Favola.


Tutti viviamo le nostre fatiche. Capita di sentirsi oppressi, quasi schiacciati, ognuno con i suoi pesi. Alle volte basta cambiare lo sguardo per trovare sollievo. Con questo intento riproponiamo oggi, 5 settembre 2014, questo piccolo racconto, per noi e per tutti.

Volare in un altro spazio.

Nei momenti in cui il regno dell’umano 
mi sembra condannato alla pesantezza,
penso che dovrei volare come Perseo in un altro spazio. 
Non sto parlando di fughe nel sogno o nell’irrazionale.
Voglio dire che devo cambiare il mio approccio,
devo guardare il mondo con un’altra ottica,
un’altra logica …
Italo Calvino.


C’era una volta un giovane uomo  che viveva continuamente in affanno, sentendosi minacciato da molti pericoli, sotto il peso opprimente delle sue difficoltà, grandi come massi e feroci come artigli.

... grandi come massi ... 
feroci come artigli ...

Cercava di fuggire da se stesso, ma le difficoltà lo rincorrevano e non lo lasciavano mai riposare.
Erano troppo grandi per lui, non le poteva affrontare.


... le difficoltà lo rincorrevano ...
Stanco della propria vita non riusciva più a vedere nulla di bello, tutto quello che lo circondava e che un tempo lo appassionava aveva perso la sua attrattiva e il suo colore, tutto era avvolto nel silenzio opprimente di in una notte oscura.

... una notte oscura ...
Fu in sogno che una voce gli suggerì di mettersi in viaggio verso un paese lontano lontano, un luogo che non aveva mai visto prima.
Lì avrebbe trovato un saggio cui chiedere consiglio su come liberarsi dai suoi pesi.

... un paese lontano lontano ...
Si mise in cammino e raggiunse quel luogo.
Il saggio era un vecchio reso accorto dal tempo e curvo dagli anni.
Nel libro della sua vita aveva conosciuto l’amore, aveva assaporato i frutti più dolci, aveva affrontato i pericoli più grandi, aveva accumulato esperienza e sapienza.
... il saggio era un vecchio 
reso curvo dagli anni ...
 ... aveva conosciuto l'amore ...
... assaporato i frutti più dolci ...

... affrontato i pericoli più grandi ...
Forse poteva aiutarlo, pensò il giovane uomo.
E, così riflettendo, gli rivolse queste parole:
Sono disperato, schiacciato dal peso insopportabile delle mie angosce. Come posso liberarmene?
Il saggio tacque a lungo. Quindi prese una manciata di cenere, riempì una scodella di acqua pura e cristallina, vi lasciò cadere la cenere dicendo:
“Queste che getto nella scodella sono le tue sofferenze”. Immediatamente l’acqua perse la sua limpidezza, divenendo torbida e sporca come quella di una pozzanghera.  Non si poteva più utilizzare. Era acqua da gettar via.
Così fece il vecchio saggio.


... torbida e sporca come quella 
di una pozzanghera ...
Poi invitò il giovane uomo a seguirlo. Si recò in riva al mare, prese un’altra manciata di cenere, la gettò tra le onde. La cenere in un attimo si disperse nella vastità dei flutti e il mare tornò subito chiaro, limpido, azzurro, intatto nella sua trasparenza.
“Ecco disse il vecchio saggio. Ogni giorno dobbiamo decidere se essere come quella scodella d’acqua o come questo mare.
Il giovane uomo rimuginò a lungo sul significato di quel responso. Pensò, ripensò, capì che da allora in avanti voleva esser mare. 


... voleva esser mare ...
La favola è frutto di un nostro libero rifacimento, operato sulla base di un aneddoto anonimo riportato sul web.
Tutte le immagini riproducono opere di Virginia Francis Sterret, artista americana vissuta tra il 1930 e il 1931.

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