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giovedì 15 maggio 2014

Opinioni sull'Europa, qual è la vostra?


“Il demone dell’ideologia è sempre dall’altra parte”
(W. STARK).

12 stelle dorate su campo blu: 
la bandiera europea, 
simbolo di unità e solidarietà tra i popoli.
L’unificazione  europea non è  scelta innocua: è un rischio teso a un possibile futuro planetario che cambierà noi, le nostre abitudini, attese e convinzioni. Una grazia o una maledizione? Una federazione di persone e culture diverse o una furiosa contrapposizione di interessi ed ideologie? Secondo un’opinione largamente diffusa dai media le prossime elezioni europee saranno essenzialmente uno scontro tra  buoni (filoeuropei) e  cattivi (antieuropei, euroscettici, eurocritici). Le cose forse non sono così. Ho molta difficoltà a considerare filoeuropee forze politiche e socioeconomiche che hanno fatto l’Europa in questi anni e pretendono di continuare a farla così come è. Altrettanta difficoltà ho a considerare antieuropeo chi  rifiuta di accettare un’Europa lontana dalla partecipazione dei cittadini, socialmente ingiusta, economicamente serva di stati egemoni e nelle mani  di voraci gruppi economico-finanziari...

L'inno alla gioia, 
tratto dalla Nona sinfonia di Beethoven, 
è la composizione musicale scelta per l'Europa,
espressione della fratellanza tra gli uomini.
Sono invece sicuramente antieuropee tutte quelle forze politiche che si oppongono ad ogni forma di solidarietà e fraternità, che irridono la miseria, che non credono nella giustizia sociale e nella democrazia partecipata, che parlano di un popolo bue da relegare in recinti e preservare da ogni meticcia contaminazione.
La sfida elettorale mette a confronto diverse concezioni della società e divergenti visioni del futuro, che mi pare si possano ridurre a  quattro  differenti opinioni. 

Gli stati membri 
dell'Unione europea sono 28 
(qui nella cartina colorati in blu).
Prima opinione. 
Lasciamo perdere ….
L’unificazione europea non serve, anzi è perniciosa. La crisi attuale  ha  fran­tu­mato ogni progetto di unità europea, dimostratosi  un disastro  per i singoli stati nazionali, i quali invece devono riprendersi la loro sovranità monetaria ed uscire al più presto dall’euro. La rispo­sta alla crisi, basata sulle  tera­pie di auste­rità, non ha fatto che peggiorare  la sperequazione fra i vari stati. Nelle prossime  elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo, è bene che si affermino le forze anti-europeiste e nazionaliste, perché impongano iniziative di tutela esclusiva dei diritti nazionali, di difesa armata dei confini e delle coste contro i clandestini (1).
"Unita nella diversità" 
è il motto scelto per l'Europa.
Seconda opinione.  
Europa   per fronteggiare il mercato globale. 
L’Unione europea è necessaria per fronteggiare lo strapotere di USA, Russia e paesi emergenti (Cina, India, Brasile…). L’Europa va bene così, purché si dia i mezzi finan­ziari  per creare posti di lavoro, piani  di inve­sti­mento  per colmare il diva­rio tra i vari stati. Si deve respin­gere il fiscal com­pact che oggi puni­sce il Sud Europa. La BCE dovrà avere poteri simili a quelli della Banca d’Inghilterra o della FED, garan­tendo  prezzi sta­bili, svi­luppo del red­dito e dell’occupazione (2).

Il Manifesto di Ventotene, 
la cui prima edizione risale al 1944, 
è il testo che prefigura 
l'istituzione dell'Unione europea.

Terza opinione. 
L’unità politica europea. 
L’Europa deve riprendere l’idea originaria dell’Unione, per  essere soggetto di pace  non più a rimorchio degli USA  e  di rispetto dei diritti di cittadinanza di tutti. L’euro resi­sterà solo se diventerà  la moneta di un governo demo­cra­tico sovra­na­zio­nale. Occorre un’unione poli­tica con una  nuova Costi­tu­zione scritta non  dai governi ma dal Par­la­mento; occorrono politiche non imposte dall’alto, ma discusse ed approvate da tutti i cittadini europei, dove si affrontino  temi decisivi quali  la salva­guar­dia del lavoro in tempi di recessione, la tutela dell’ambiente, la cul­tura, le auto­no­mie locali e dei ser­vizi sociali, la  riap­pro­pria­zione dei beni comuni materiali ed immateriali, la lotta alle  mafie, al rici­clag­gio, alla corruzione ed evasione fiscale, alla pro­te­zione ed anonimato di capi­tali “grigi”, al segreto ban­ca­rio quando contrasta con le inda­gini della magistratura (3).

Il "Trattato di Lisbona", 
approvato nel 2007, 
è il documento che fonda l'Unione europea.
Quarta opinione. 
Unità politica e culturale, nel rispetto delle identità e diversità.
Oltre l'unificazine politica, il punto chiave per una nuova prospettiva europea è la cultura che si intende trasmettere alle future generazioni. Nell’epoca che ci apprestiamo a vivere gli scontri di civiltà rappresentano la più grave minaccia alla pace mondiale. L’Europa deve affrontare l’incontro fra civiltà, Islam in particolare, attraverso  una nuova educazione alla cittadinanza, un nuovo modo di vivere la comunità e di percepire  la propria appartenenza ed identità a tutti i livelli  (familiare scolastico sociale locale nazionale europeo). Deve comprendere la diversità dell’altro per aprirsi al dialogo interculturale e condividere valori universali. Solo il pluralismo e l’interculturalismo possono assicurare una società pacificata, aperta a variegate appartenenze multiple; al contrario del multiculturalismo, che spezzerebbe l’Europa in sottosistemi di comunità chiuse e omogenee (4).

9 maggio, Festa dell'Europa 
(ricorda il giorno in cui Robert Schuman 
enunciò gli ideali dell'Unione europea 
nel 9 maggio 1950).
Note. Commenti personali, soggettivi
(1) L’Europa deve restare l’orizzonte politico unitario, per­ché gli Stati da soli oggi non sono in grado di eser­ci­tare sovranità.
(2) Le ragioni della paura non sono motivazioni sufficienti. L’unità economica da sola non è sufficiente: i soli interessi economici, spesso divergenti ed antagonisti,  da soli non garantiscono  benessere e dignità.
(3) Benissimo, ma l’unità politica ha senso solo a condizione che si persegua anche l’unità culturale.
(4) Accogliere l’altro non significa rinunciare alla propria peculiarità, cancellando di fronte all’altro la propria irriducibile identità.  Il pluralismo comprende ed accetta l’alterità ma al contempo la frena esaltando la propria identità. Una società aperta non accetta il razzismo sornione, l’etnocentrismo, che non accorda dignità a codici di valore differenti, che  esalta la differenza rendendo  impossibile qualsiasi unificazione.


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