J. Vermeer, Lettera d'amore, particolare (una donna riceve una lettera d'amore ) |
Al di là delle pur profonde, ma talora riduttive, letture psicoanalitiche, Platone ci racconta l’origine della creatività, non solo fisica, ma anche e soprattutto spirituale.
Amore
non è possesso ma mancanza, desiderio
di
ciò che è bello
e che può rendere felici
Quindi ciò che è bello è anche ciò che è bene per chi lo desidera.
Perciò “l’amore è desiderio di possedere il bene per sempre”.
E se siamo “gravidi” ovvero se c’è in noi una qualche creatività,
il bello suscita la capacità di generare,
e che può rendere felici
Quindi ciò che è bello è anche ciò che è bene per chi lo desidera.
Perciò “l’amore è desiderio di possedere il bene per sempre”.
Siamo
soliti restringere il significato dell’amore all’attrazione verso una persona,
ma
la passione può rivolgersi ad altre realtà: l’arte, la poesia, la musica, la politica, l’economia,
lo sport…
Quindi
vi sono tante forme di amore e tanti modi di essere amanti, in rapporto all’oggetto
che desideriamo.E se siamo “gravidi” ovvero se c’è in noi una qualche creatività,
il bello suscita la capacità di generare,
perché
vicino al bello l’animo diventa gaio ed è spinto a procreare, mentre accostandosi
al brutto lo spirito si intristisce e si contrae.
E
allora è quell’atto creativo che cerchiamo quando amiamo e che ci rende felici
più di ogni altra cosa,
poiché
creare vuol dire lasciare una parte di sé oltre la morte
e
quindi è gesto immortale - divino - di un essere mortale.
Perciò
amore è desiderio di immortalità.
E
l’immortalità può essere cercata fisicamente nei figli,
Considerazioni
conclusive.
L’amore
desiderio, di cui parla Platone, può voler dire tante cose.
Nella
interpretazione che proponiamo esso costituisce la carica vitale, la
motivazione che spinge ad alzarsi la mattina, la tensione ad essere e ad agire.
Desiderio, infatti, non ha necessariamente un significato egocentrico,
eticamente discutibile - come
potrebbe far pensare l’amore per il guadagno, che pure Platone cita. Esso può
addirittura coincidere con il vivere per l’altro, come puro atto oblativo.
Tenendo
dunque fermo il principio irrinunciabile della responsabilità che non dimentica
le ragioni dell’alterità, questo elogio del desiderio può aprire molti
possibili sentieri di riflessione.
Eccone
alcuni:Potrebbe significare che anche le vite più generose, i gesti più gratuiti, i percorsi di più alta abnegazione non sono nati dalla bruttezza di una cupa mortificazione di sé, ma dalla bellezza intravista nel dono di sé.
Potrebbe suggerire a ciascuno di cercare il proprio bello-bene che spinge a vivere più intensamente, perché ognuno diventi fecondo nell’atto creativo ed espansivo che meglio risponde al suo desiderio di eternità.
Perché solo nel bello-bene si genera e si crea.
Nessun commento:
Posta un commento