Sul tema del silenzio/parola
post
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Il mistero della creazione
(Tommaso D'Incalci,
Il primo respiro) |
Per il credente il silenzio è
atteggiamento che riconosce la finitezza umana, è annuncio del mistero di
fronte al mondo creato, è luogo privilegiato per entrare in contatto con Dio e
con il Sacro.
Qualche anno fa papa Benedetto XVI
annotava: “La grande tradizione patristica ci insegna che i misteri di
Cristo sono legati al silenzio e solo in esso la Parola può trovare dimora in
noi, come è accaduto in Maria, inseparabilmente donna della Parola e del
silenzio”.
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L'uomo voltato all'insù
(Tommaso D'Incalci,
Le parabole) |
Penso al documentario “Il Grande
Silenzio” che ci immerge nel monastero certosino della Grande Chartreuse
situato sulle Alpi francesi: silenzio stupefacente ed insieme sconvolgente, che
permette semplicemente di ascoltare, di raccoglierci per accogliere.
Penso agli ultimi mesi di vita di S.
Tommaso dì Aquino: tace, non scrive, prega e piange, sa che tutto quanto ha
scritto non è che “palea”.
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L'immersione nel silenzio
(Tommaso D'Incalci,
L'Ave Maria spiegata da Ermes Ronchi) |
«Il silenzio è carità e verità. Esso
risponde a colui che chiede qualcosa, ma non dà che parole cariche di vita. Il
silenzio, come tutti gli impegni della vita, ci induce al dono di noi stessi e
non ad un’avarizia mascherata. Ma esso ci tiene uniti per mezzo di questo dono.
Non ci si può donare quando ci si è sprecati. Le vane parole di cui rivestiamo
i nostri pensieri sono un continuo sperpero di noi stessi. “Vi sarà
chiesto conto di ogni parola”. Di tutte quelle che bisognava dire e che
la nostra avarizia ha frenato. Di tutte quelle che bisognava tacere e che
la nostra prodigalità avrà seminato ai quattro venti della nostra fantasia o
dei nostri nervi» (Madeleine Delbrel, Il silenzio nella città, in AA..VV., La solitudine, AVE, Roma, 1966, pag. 11).
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L'ascolto fecondo del silenzio
(Tommaso D'Incalci,
Le parabole). |
Post di Gian Maria Zavattaro
Iconografia di Rossana Rolando.
Il silezio è l'apice della comunicazione.
RispondiEliminamolto bello fecondo creativo.
Grazie! Ogni giorno mia moglie ed io ci proviamo e non sempre ci riusciamo, fermi però nella convinzione che “custodire il silenzio significa alimentare la parola […] poiché non è parlando che dobbiamo imparare a tacere, ma tacendo dobbiamo imparare a parlare” (Gregorio Magno).
RispondiEliminaMa non sarà quel "tacendo dobbiamo imparare a parlare" quel continuo e faticoso imparare ad "ascoltare" l'altro, fargli "spazio" vitale per rimodulare le nostre parole e così "creare" nuove vie??
RispondiEliminaPotrebbe essere??
Buona giornata
Sì Nele Nele, quella che tu indichi è certamente un’interpretazione suggestiva della citazione di Gregorio Magno. E allora potrebbe voler dire che il silenzio non è il vuoto, semplice assenza e negazione della parola o luogo della non parola, ma spazio lasciato all’altro - in tutte le sue accezioni – ,“riempito” dalla parola dell’altro… spazio che rende possibile una nostra più adeguata parola, come tu affermi “nuova”, “creativa”. Grazie per questo pensiero. Un caro saluto.
RispondiEliminaHo visto e apprezzato, undici anni fa, Il grande silenzio: ottimo tentativo cinematografico di comunicare la "sostanza" sottesa al silenzio regnante nel monastero certosino vicino Grenoble. Buona serata.
RispondiEliminaCommentava a suo tempo E. Bianchi che, solo se si ha la pazienza di vederlo ed ascoltarlo, il film “il grande silenzio” può offrire un messaggio a noi tutti, assordati dal rumore e dalla ridondanza delle parole vane. Ed aggiungeva: non narra la vita monastica che è molto di più, però sa dire il silenzio: quello della solitudine, dei corridoi, della cella, delle notti e delle giornate; quello rotto da un badile che spala la neve o dal passare di un gatto; quello interrotto dal canto della preghiera. Un silenzio, “abitato” dalla presenza di Dio, che permette di abitare nel mondo e leggerne gli accadimenti; un silenzio altrettanto “abitato” dalla presenza degli uomini, visti con lo sguardo di Dio nel cuore dell’intercessione, nell’amore, nella solidarietà più profonda. Che è, mi pare, la “sostanza” sottesa. Grazie..
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