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domenica 21 febbraio 2016

Il credente e il silenzio. Illustrazioni di Tommaso D'Incalci.

 Sul tema del silenzio/parola
post 

Il mistero della creazione
(Tommaso D'Incalci,
Il primo respiro)
Per  il credente il silenzio è atteggiamento che riconosce la finitezza umana, è annuncio del mistero di fronte al mondo creato, è luogo privilegiato per entrare in contatto con Dio e con il  Sacro.
Qualche anno fa papa Benedetto XVI annotava: “La grande tradizione patristica ci insegna che i misteri di Cristo sono legati al silenzio e solo in esso la Parola può trovare dimora in noi, come è accaduto in Maria, inseparabilmente donna della Parola e del silenzio”.

L'uomo voltato all'insù
 (Tommaso D'Incalci, 
Le parabole)
Penso al documentario Il Grande Silenzio” che ci immerge nel monastero certosino della Grande Chartreuse situato sulle Alpi francesi: silenzio stupefacente ed insieme sconvolgente, che permette semplicemente di ascoltare, di raccoglierci per accogliere. 
Penso agli ultimi mesi di vita di S. Tommaso dì Aquino: tace, non scrive, prega e piange, sa che tutto quanto ha scritto non è che “palea”.
L'immersione nel silenzio
(Tommaso D'Incalci, 
L'Ave Maria spiegata da Ermes Ronchi)
«Il silenzio è carità e verità. Esso risponde a colui che chiede qualcosa, ma non dà che parole cariche di vita. Il silenzio, come tutti gli impegni della vita, ci induce al dono di noi stessi e non ad un’avarizia mascherata. Ma esso ci tiene uniti per mezzo di questo dono. Non ci si può donare quando ci si è sprecati. Le vane parole di cui rivestiamo i nostri pensieri sono un continuo sperpero di noi stessi.  Vi sarà chiesto conto di ogni parola.  Di tutte quelle che bisognava dire e che la nostra avarizia  ha frenato. Di tutte quelle che bisognava tacere e che la nostra prodigalità avrà seminato ai quattro venti della nostra fantasia o dei nostri nervi» (Madeleine Delbrel, Il silenzio nella città, in AA..VV., La solitudine, AVE, Roma, 1966, pag. 11).

L'ascolto fecondo del silenzio
(Tommaso D'Incalci, 
Le parabole).

Tommaso D'Incalci




Post di Gian Maria Zavattaro
Iconografia di Rossana Rolando.


6 commenti:

  1. Il silezio è l'apice della comunicazione.
    molto bello fecondo creativo.

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  2. Grazie! Ogni giorno mia moglie ed io ci proviamo e non sempre ci riusciamo, fermi però nella convinzione che “custodire il silenzio significa alimentare la parola […] poiché non è parlando che dobbiamo imparare a tacere, ma tacendo dobbiamo imparare a parlare” (Gregorio Magno).

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  3. Ma non sarà quel "tacendo dobbiamo imparare a parlare" quel continuo e faticoso imparare ad "ascoltare" l'altro, fargli "spazio" vitale per rimodulare le nostre parole e così "creare" nuove vie??
    Potrebbe essere??
    Buona giornata

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  4. Sì Nele Nele, quella che tu indichi è certamente un’interpretazione suggestiva della citazione di Gregorio Magno. E allora potrebbe voler dire che il silenzio non è il vuoto, semplice assenza e negazione della parola o luogo della non parola, ma spazio lasciato all’altro - in tutte le sue accezioni – ,“riempito” dalla parola dell’altro… spazio che rende possibile una nostra più adeguata parola, come tu affermi “nuova”, “creativa”. Grazie per questo pensiero. Un caro saluto.

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  5. Ho visto e apprezzato, undici anni fa, Il grande silenzio: ottimo tentativo cinematografico di comunicare la "sostanza" sottesa al silenzio regnante nel monastero certosino vicino Grenoble. Buona serata.

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  6. Commentava a suo tempo E. Bianchi che, solo se si ha la pazienza di vederlo ed ascoltarlo, il film “il grande silenzio” può offrire un messaggio a noi tutti, assordati dal rumore e dalla ridondanza delle parole vane. Ed aggiungeva: non narra la vita monastica che è molto di più, però sa dire il silenzio: quello della solitudine, dei corridoi, della cella, delle notti e delle giornate; quello rotto da un badile che spala la neve o dal passare di un gatto; quello interrotto dal canto della preghiera. Un silenzio, “abitato” dalla presenza di Dio, che permette di abitare nel mondo e leggerne gli accadimenti; un silenzio altrettanto “abitato” dalla presenza degli uomini, visti con lo sguardo di Dio nel cuore dell’intercessione, nell’amore, nella solidarietà più profonda. Che è, mi pare, la “sostanza” sottesa. Grazie..

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