"Persona e Comunità" è un blog di riflessione culturale, filosofica, religiosa, pedagogica, estetica. Tutti gli articoli sono scritti da: Gian Maria Zavattaro, Rossana Rolando, Rosario Grillo.
“…amare
qualcuno significa dargli tempo, attenderlo, avere tempo per lui o per lei. […]
Così, ad esempio, educare significa aprire la possibilità di un tempo sensato a
chi cresce; perdonare significa rigenerare il tempo di una relazione che era
morta” (Roberto Mancini, Sperare con
tutti, Qiqajon, p.24).
(La percezione del tempo) Alessandro Gottardo, Shout
Tutti noi passiamo buona parte del
nostro tempo a dire “NON HO TEMPO” come se “il tempo reale” fosse
congelato sine die e non fosse inesorabilmente in divenire. Il
paradossale “non ho tempo” è come il condensato del nostro comune vissuto nella
costante percezione della sproporzione tra il tempo che abbiamo e le
sempre più numerose opportunità, pressanti scadenze ed incombenti
urgenze che ci incalzano.
Eppure il nostro vivere dovrebbe
consistere proprio nell’avere tempo. Sono i morti che non hanno più tempo.
(La linea del tempo) Alessandro Gottardo, Shout
Nulla riesce a fermare il tempo nel
suo inesorabile ed implacabile trascorrere, nel suo muto linguaggio di
finitezza. Fugit
irreparabile tempus. Non possiamo sfuggire al suo dominio né tanto meno
dominarlo, per quanto ci paia intollerabile un tempo noncurante ed indifferente
alle nostre singole vite, impietoso di fronte al trascorrere di ogni
vicenda umana. Eppure la temporalità è
determinazione essenziale dell’essere umano, insieme dono e compito. Porre un
realistico rapporto tra vita ed aspettativa è condizione per giungere alla
comprensione di noi stessi e possedere davvero la nostra esistenza.
(Dare senso al tempo) Alessandro Gottardo, Shout
L’agostiniana scansionetridimensionale del tempo in passato-presente-futuro conteneva (e contiene)
l’esigenza di plasmare la vita in modo sensato, l’accettazione della
sottomissione al nascere e al morire, la decisione non scontata di utilizzare
il tempo della vita nel modo migliore: tener conto di dove si viene
e dove si va; non perdere la visione dei compiti e delle possibilità
autentiche del presente; non rinunciare alla capacità di guardare oltre. Era
(ed è) il volto duplice del tempo vissuto con saggezza: da una parte la
capacità di vedere le cose che ci accadono nella loro provvisorietà e quindi
nella loro relatività; dall’altra la decisione di non indulgere a
tentazioni di disimpegno e di disamore per la vita, ma di vivere con
pienezza ogni momento.
(Tempo libero dalla produzione consumo) Alessandro Gottardo, Shout
Non so da quanti l’agostiniana scansione
tridimensionale del tempo sia di fatto percepita e vissuta: oggi il
tempo definisce il rapporto tra gli uomini come misuratore del lavoro e come
grande spartiacque tra la vita libera e l’attività che si svolge sotto la
coercizione dell’economia e della produzione-consumo. La società medievale
era in gran parte fondata sul tempo religioso, tempo della fede e della
preghiera. Nella nostra società il tempo non misura più la vita degli uomini,
anzi è diventato senza misura, si è dilatato fino a distruggere la stessa idea
del prima e dopo, è divenuto il qui ed ora di una puntiforme agitazione
individuale e di una permanente mobilitazione sociale: “tempo-freccia”. Un
presente unilaterale, non più ponte tra memoria ed attesa, disperso in singoli
atti sconnessi.
Nella nostra società sempre più liquida, come direbbe Z. Bauman, c’è chi, preso nel vortice di una ubris famelica, resiste
ad oltranza, sfida il tempo con l’ostentazione dell’avere e del potere, con
l’illusione dell’onnipotenza e le maschere dell’eterna giovinezza. C’è chi si
piega all’evasione anestetizzante, al godimento immediato qui e subito, al
culto spensierato del carpe diem e del consumismo, senza memoria,
senza attese e aspirazioni di orizzonti condivisi. C’è invece chi sa che il “non ho tempo” è la più grande mutazione
prodotta dalla postsecolarizzazione, postmodernità,
globalizzazione, progresso tecnologico, mondo virtuale e digitale….
(La sapienza del tempo) Alessandro Gottardo, Shout
Per quanto non abbia preordinate formule in tasca su che cosa si possa e
si debba inderogabilmente fare, sa almeno che insieme ci
si può impegnare a sostituire il “non ho tempo” con il “non perdiamo tempo”.
E sa in ogni situazione anche la più dolorosa inneggiare alla vita, vivere il
presente nella sua plenitudine, amare il mondo nell’unico modo possibile: quello
di prestare attenzione, prendersi cura dell’altro come di sé uscendo
da sé, scoprire che siamo liberi proprio perché possiamo
donarci e donare.
Ad ognuno di noi tocca
scegliere.
Post di Gian Maria Zavattaro Iconografia di Rossana Rolando
In alcuni momenti del mio vivere ho pensato... "meno male che il tempo passa"... sì, perché i" dolori " avessero anch'essi il tempo di prendere forma e di accomodarsi in" posti " meno visibili.. Forse è stato quello il mio" tempo opportuno ", il Kairos, per comprendere di fare del mio tempo il" tempo dell'attenzione ".... Un caro saluto a te e Rossana... e grazie come sempre.
Questa riflessione mi fa pensare Nele nele… i “dolori” sono vie per farci capire che il tempo “privo di sofferenza” è un dono grande, da vivere con gratitudine? … oppure sono momenti che intensificano la nostra percezione del tempo e quindi ci guidano a viverlo in modo più sapiente? Comunque il legame tempo/sofferenza è molto interessante. Grazie a te e buona giornata.
Sì, Rossana... tutti e due i tuoi pensieri... sono così imprescindibili, per me. Una sofferenza da cui non nasca un "buono" è terribilmente vissuta invano... A che serve? Intanto a comprendere che molte sono evitabili e quindi ce la metti tutta perché non accadano... Per quelle che non si possono evitare, invece,... la "sapienza" di gustare tutti i momenti e di essere parte attiva in quel "circuito" che io chiamo vita, perché divenga sempre più un inarrestabile "circuito d'amore".
Grazie Nele, per questa ripresa del discorso. Mi pare che tu suggerisca una visione del tempo come processo - difficile, sofferto - di liberazione dal dolore: quello di cui siamo in qualche modo responsabili e che quindi possiamo evitare e quello che non dipende in alcun modo da noi nella sua genesi, ma che “ci capita” e che possiamo vivere in modo distruttivo o “creativo”, trasformando la durezza del nostro vissuto in un cammino di crescita personale. La riflessione sul dolore è molto impegnativa… Grazie ancora e buona serata.
Riflessioni necessarie, pregne di verità esistenziale. Grazie.
RispondiEliminaGrazie a Lei. Buona giornata e buon fine settimana!
EliminaIn alcuni momenti del mio vivere ho pensato... "meno male che il tempo passa"... sì, perché i" dolori " avessero anch'essi il tempo di prendere forma e di accomodarsi in" posti " meno visibili.. Forse è stato quello il mio" tempo opportuno ", il Kairos, per comprendere di fare del mio tempo il" tempo dell'attenzione "....
RispondiEliminaUn caro saluto a te e Rossana... e grazie come sempre.
Questa riflessione mi fa pensare Nele nele… i “dolori” sono vie per farci capire che il tempo “privo di sofferenza” è un dono grande, da vivere con gratitudine? … oppure sono momenti che intensificano la nostra percezione del tempo e quindi ci guidano a viverlo in modo più sapiente? Comunque il legame tempo/sofferenza è molto interessante. Grazie a te e buona giornata.
EliminaSì, Rossana... tutti e due i tuoi pensieri... sono così imprescindibili, per me.
EliminaUna sofferenza da cui non nasca un "buono" è terribilmente vissuta invano...
A che serve?
Intanto a comprendere che molte sono evitabili e quindi ce la metti tutta perché non accadano...
Per quelle che non si possono evitare, invece,... la "sapienza" di gustare tutti i momenti e di essere parte attiva in quel "circuito" che io chiamo vita, perché divenga sempre più un inarrestabile "circuito d'amore".
Grazie Nele, per questa ripresa del discorso. Mi pare che tu suggerisca una visione del tempo come processo - difficile, sofferto - di liberazione dal dolore: quello di cui siamo in qualche modo responsabili e che quindi possiamo evitare e quello che non dipende in alcun modo da noi nella sua genesi, ma che “ci capita” e che possiamo vivere in modo distruttivo o “creativo”, trasformando la durezza del nostro vissuto in un cammino di crescita personale. La riflessione sul dolore è molto impegnativa… Grazie ancora e buona serata.
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