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venerdì 6 maggio 2016

Com-unità contro disgregazione. Immagini di Enrico Benaglia.

Estratto dalla relazione tenuta il 2/5/2016 al Campo Scuola Agesci, presso Sassello, diretto da Fabrizio Coccetti e Donatella Mela, appena eletta Capo Guida nazionale. A lei rivolgiamo un caro augurio per il suo nuovo incarico e servizio.

Enrico Benaglia, 
Eclissi all'alba.


Mi gridano da Seir:
«Sentinella, quanto resta della notte?».
La sentinella risponde: «Viene il mattino, poi anche la notte;
se volete domandare, domandate, convertitevi, venite!»
Is. 21,11-12.







Le mie sono riflessioni di chi ha dedicato 42 anni alla scuola ed ora ne è osservatore inquietamente interessato. L’Emergenza educativa oggi si presenta  come complessa situazione di pericolo che investe tutti, giovani ed adulti, chi educa e chi è educato, se assumiamo come parametro il significato letterale di “educare: e-ducere”, condurre fuori dall’ignoranza e dipendenza per rendere le persone autonome, responsabili, consapevoli dei propri ed altrui diritti-doveri. Quanti di noi lo sono?
Enrico Benaglia, 
L'incantatrice di farfalle
E chi educa? Famiglia e scuola, luoghi privilegiati della paideia. Di fatto tantissime agenzie alternative, suadenti, spesso irresistibili nel mediatico guazzabuglio di sirene incantatrici e pervasivi indottrinamenti.
Chi deve essere educato? Si sa: bambini, adolescenti, giovani. Di fatto tutti: uomini donne adulti anziani, consapevoli o meno, nello stillicidio di una sorta di permanente indottrinamento più o meno occulto: conformismo e consumismo liquidi, tv, media, condizionamenti ideologici, di mercato...
Enrico Benaglia, 
Il temporale improvviso
Oggi nel villaggio globale dell’interdipendenza l’emergenza si è fatta virulenta con le vicende di questi ultimi mesi:  terrorismo, tornado dei migranti, tensioni internazionali, corruzione estesa, forbice sempre più larga delle sperequazioni socioeconomiche, degrado dell’ambiente, smarrimento degli adulti, sradicamento dei giovani, il virtuale che sovrasta il reale… Cartina di tornasole la  dilagante disgregazione dell’Europa che, interrotto il sogno di un’unione europea dei popoli, innalza alle frontiere muri non solo fisici ma etnici e mentali. L’emergenza educativa è globale, più fuori che dentro la scuola, mentre l’irrompere della  frenesia della frammentazione e disgregazione non può non avere ripercussioni su tutti gli aspetti della vita organizzata: disordine è il marchio 2016, secondo la ricerca Ipsos (“Italia 2016: amministrare il disordine”).      
Enrico Benaglia, 
La chiave del tempo
Non sono pessimista, vivo semmai, direbbe Mounier, un “ottimismo tragico”. Se guardiamo a fondo ciò che succede nelle situazioni di vita quotidiana, internet compreso (e bisogna guardare bene), possiamo scoprire quei “segni del tempo”, che ci dicono di nutrire la nostra speranza. «Sentinella, quanto resta della notte?». Dipende da noi. Il segno forte che io vedo, sorprendente, travolgente, è, da parte di tante e tante persone, il donare il proprio tempo ad unire contro il disordine della disgregazione, a costruire com-unità in Europa, in Italia, nella scuola: coraggio di “abitare la terra”, di seguire l’esortazione della Laudato si’; vocazione di noi laici, ovvero “consapevolezza che si fa carico dell’universale condizione terrestre, della corresponsabilità, dell’ospitalità, del dialogo come dinamica di gestazione delle decisioni collettive, della giustizia verso chiunque”? (1).
Enrico Benaglia, 
Nella stanza
Se l’emergenza educativa è globale, tutti dobbiamo entrare nel circolo virtuoso dell’educazione  permanente. A far che? A ricostruire appunto comunità di persone, oltre la disgregazione e la divisione, cioè a fare vera cultura e politica solidale tutti i giorni. Ognuno di noi, quando partecipa nel suo ambiente alla rete di solidarietà  per chi  è in difficoltà oppure quando si impegna per una scuola inclusiva, fa cultura, la quale “non è ciò che occupa il tempo libero, ma  ciò che può impedire agli uomini di accanirsi l’uno contro l’altro… Grazie  ad essa la  diversità, l’inestricabile alterità che divide l’uomo dall’uomo, si fa superabile, anzi viene sublimata  nella prodigiosa realtà di un vivere e di un pensiero comuni e solidali” (2).  
Enrico Benaglia, 
Primavera
Fa più politica un assessore o un volontario? Lascio la risposta ad ognuno di noi, perché definire la politica non è un’operazione neutra. Non la incontriamo solo quando votiamo, ma è il nostro stesso difficile mestiere di vivere, abita in ogni situazione che quotidianamente viviamo: famiglia, gruppo, scuola, impresa, ogni qualvolta partecipiamo o rifiutiamo di partecipare alla vita della polis (3). Questa scomoda consapevolezza ci obbliga ad una quota di responsabilità in un mondo sempre più interdipendente: le mie azioni ed omissioni ricadono sugli altri anche se in tempi e distanze e modi che non so prevedere.  
Enrico Benaglia, 
Cacciatore di stelle
E allora non posso non amare il respiro di chi si fa ospite, parola unica in italiano che dice  insieme colui che ospita e colui che è ospitato: modo concreto per coltivare il dovere di sperare, il senso profondo del nostro concreto esistere nel mondo. Speranza che alimenta l’adolescente, alimenta  gli adulti, i genitori, gli insegnanti, ma soprattutto  li obbliga a non intaccare la fiducia nel futuro dei giovani. Speranza che non nasconde il pessimismo del percorso, perché nulla  è guadagnato o vinto in partenza, ma opta  per l’ottimismo del fine. “Proprio per questo bisogna sperare (che la vita ci stupirà) piuttosto che temere (che essa ci deluda)” (4). 

NOTE.
(1) Cfr. R. Mancini, Sperare con tutti, Qiqajon, Bose Magnano (Bi), 2010, pp.107-9.
(2) H. Gadamer, Elogio della teoria, discorsi e saggi, Guerini, Milano, 1990, p.24.
(3) Cfr. G. Mazzoli e A. Morlini, CAPIRE LA POLITICA un’esperienza e un metodo, EDB, Bologna, 1994 (in part. pp. 363-368).
(4) Ph. Jeammet, Crescere in un tempo di crisi - come aiutare i nostri figli a credere nel futuro, VP, Mi, 2015, p.127.

Enrico Benaglia, 
L'angelo e l'ulivo


Post di Gian Maria Zavattaro.

Iconografia di Rossana Rolando.
Per una presentazione dell'artista Enrico Benaglia si può vedere qui. Per visionarne il sito ecco il link.

4 commenti:

  1. "speranza.... Che opta per l'ottimismo"...
    Mi piace... essere partecipi e com_partecipi di una polis che abbia come trama il" bene comune ", sapendo che ogni sguardo, ogni parola, qualunque gesto porta in sé semi... mi auguro di questa" speranza"....
    Grazie e buona domenica a te e Rossana

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  2. Grazie Nele nele. Sì il filo del discorso tocca questi punti: speranza, comunità, bene comune… Soprattutto, in questa relazione di Gian Maria, mi è sembrata convincente – quando me l’ha comunicata – l’idea che la vera emergenza educativa (per tutti e non per solo per i giovani) sia la ricostruzione di sensibilità comunitarie, di tessuti solidali che sappiano superare egoismi individuali e istituzionali. Nei prossimi giorni pubblicheremo altri estratti della relazione. Ciao, buona serata.

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  3. Si respira un'aria sana, in questo blog. Ne ho proprio bisogno. Grazie. Nella scuola di oggi sento la mancanza di una comunità educante ...

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    Risposte
    1. Nel mio pellegrinare per varie scuole, in Piemonte ed in Liguria, ho conosciuto tanti e tanti docenti come Lei ed insieme si "respirava un 'aria sana"... Buona serata.

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