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venerdì 10 febbraio 2017

Giorno del ricordo... dei ricordi.

Il doppio ricordo delle vittime italiane in Istria ad opera del nazionalismo jugoslavo e della pulizia etnica messa in atto precedentemente dal regime fascista.
🖊 Post di Gian Maria Zavattaro.

Foiba di Basovizza (1)
“Quello ricordato come 'Le Foibe' è uno dei momenti più drammatici della storia italiana del secolo scorso. Il 10 febbraio è il giorno che in Italia si dedica alla memoria di tutte le vittime delle Foibe e dell’esodo dalle loro terre di Istriani,  Fiumani e Dalmati. Con il termine 'foibe' (dialettale di derivazione latina) vengono indicati alcuni 'pozzi' naturali tipici della regione carsica, nei quali vennero occultate molte fra le vittime degli eccidi dei partigiani dell’allora Jugoslavia comunista ai danni di fascisti e simpatizzanti (spesso solo ritenuti tali). Il numero delle vittime non è ben riscontrato, ma gli studiosi parlano di cifre tra i 5.000 e gli 11.000 uccisi, sia militari che civili.  Coloro che furono gettati nelle foibe non sono la maggioranza  (che invece morì di stenti o per malattia nei campi di concentramento slavi), benché ormai si tenda ad indicare come 'foibe' le località dell’eccidio” (da: Agenda della Famiglia 2016, 10 febbraio  – ed. Famiglia Cristiana).

Schema di una foiba 
(illustrazione tratta da una pubblicazione del CNL istriano, 
datata 1946)
Il 10 febbraio non può essere il giorno di un solo ricordo: è un dovere morale (sollen) - per quanto tardivo ed ancor inficiato da troppi ideologismi -  ricordare le vittime italiane delle foibe e dei campi di concentramento slavi e le migliaia di persone costrette all'esodo forzato, ad umiliazioni di ogni sorta volte a cancellare ogni traccia di italianità in Istria e in Dalmazia. Ma è altrettanto doveroso ricordare altre verità storiche, anch’esse per troppo tempo rimosse, come in particolare la “pulizia etnica all’italiana”, perpetrata dal regime fascista e dai suoi scherani, il cui obiettivo era ripopolare il territorio sloveno con gli italiani.
C'è vera autentica e solidale memoria solo se non si operano discriminazioni tra tutte le sterminate vittime innocenti, solo se si accoglie l’universale grido di dolore che si leva da tutti i campi di sterminio e da ogni esodo: struggente invocazione che deve servire a noi tutti,  giovani ed anziani,  per  aborrire - noi, qui, oggi -  ogni forma di violenza da qualunque parte provenga (2).

Cartina relativa alla posizione geografica delle Foibe.
Note.
(1) Per la foiba di Basovizza riportata nella prima immagine di questo post si può leggere questo articolo tratto dal sito Le Foibe - 1945/2005, a cura della Lega Nazionale di Trieste. 
(2) Settantacinque anni fa, tra il 1942 ed il 1943, in decine di campi di concentramento fascisti, in particolare Gonars,  vennero internati migliaia di persone: quasi 500 morirono in pochi mesi. Qualche nome dei responsabili? Commissario fascista di Lubiana Emilio Grazioli, gen. Mario Robotti, gen. Mario Roatta: mai incriminati per quegli eccidi. Per un primo approfondimento e documentate informazioni vale la pena leggere l’articolo di Alberto Bobbio, pubblicato su Famiglia Cristiana (n.6) l’8 febbraio 2004: cliccare qui.

4 commenti:

  1. Sono pienamente d'accordo.

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  2. Grazie del commento e della condivisione di idee. Buona giornata.

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  3. Preferisco la denominazione scelta da Gian Maria. Ricordi, che solo per i cocciuti delle ideologie sono a contrasto. Invece nascono dallo stesso ceppo : la barbarie di chi non accetta le diversità, il mito assurdo di chi sogna Imperi. La storiografia ha fatto correttamente il suo lavoro e sono inconfutabili i lavori di Oliva, di Boris Pahor, le ricerche di storia locale degli Istituti storici della Resistenza.
    Solo chi confonde la storia con la politica (la bassa politica) è ancora fermo alle recriminazioni!

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    1. Caro Rosario, permettimi uno sfogo con l’amico con cui condivido comuni orizzonti: la cecità e la sfrontatezza di ogni ideologismo settario e fazioso, sempre ad un passo dall’inumanità sanguinaria, mi sembra una tentazione oserei dire diabolica. Essa nega la prospettiva dell’ospitalità dell’altro come giustizia, prima ancora che come agape. Si perde così la possibilità data ad ognuno di noi di contribuire a costruire un’etica civile (v. Vidal) - nelle varie forme in cui essa si comprende e si propone storicamente - in prospettiva dialogica, come assunzione di responsabilità delle nostra scelte, come discernimento degli indicatori di umanità in ogni persona cui sono dovuti rispetto ed inviolabilità. Senza mai rifiutare l’inquietudine dell’etica che dà respiro alla volontà di negoziare le diverse esigenze per uno sfondo etico comune condiviso che salvaguardi la convivenza civile. Insomma l’esistere dell’altro entra nel mio progetto di vita, l’ospitalità del diverso è promessa a cui rimanere fedele ogni giorno, dove il tempo smette di essere “χρονος” – quantità delle ore, dei giorni, degli anni… - e diventa “καιρός”,qualità della vita, del “momento giusto”, dell’incontro. Oltre ogni proclama di diritti universali che rimane lettera morta. Ciao.

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